tag:blogger.com,1999:blog-39322191504293982002024-03-13T04:05:51.330+01:00Quintalgìamateriali di lavoro per la classe quinta superioreUnknownnoreply@blogger.comBlogger82125tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-16863522752784642182023-12-02T10:45:00.000+01:002023-12-02T17:34:13.340+01:00CARLO EMILIO GADDA (o della complessità)<p><span style="font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-86ezTT7GTUk/YC9zXY0WNyI/AAAAAAAAnY8/sp5tluVs060uqRYs4A4pdsoqywCPHV-QQCPcBGAYYCw/s1230/GOMITOLO-DEL-CAOS.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="838" data-original-width="1230" src="https://1.bp.blogspot.com/-86ezTT7GTUk/YC9zXY0WNyI/AAAAAAAAnY8/sp5tluVs060uqRYs4A4pdsoqywCPHV-QQCPcBGAYYCw/s320/GOMITOLO-DEL-CAOS.png" width="320" /></a></span></div><span style="font-size: medium;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white;"><div style="text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif">Accostandosi alla sua pagina per la prima volta, si può rimanere meravigliati di fronte ad una lingua diversa da quella utilizzata dagli altri narratori italiani coevi, e confusi per la difficoltà di cogliere sia i tanti riferimenti cui il testo rimanda, sia il significato letterale di molte frasi, nelle quali lo </span><b style="background-color: transparent; font-family: "Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif;">stravolgimento lessicale</b><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif"> e l’</span><b style="background-color: transparent; font-family: "Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif;">alterazione sintattica </b><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif">rivelano immediatamente la lontananza dall’uso più convenzionale e comunicativo della lingua.</span></div><div style="text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif"><b> </b></span></div><div style="text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif"><b>PER AGGIORNAMENTO SULL'AUTORE, SEGUI IL </b></span></div><div style="text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif"><b> CENTRO STUDI GADDA https://centrostudigadda.unipv.it/</b></span></div><div style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-size: large;"><br /></span></div></span></span><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DXTaFipm1wo/YC9zrTJBl3I/AAAAAAAAnZA/hoiumOdV_Eg2mv-jmjsM8wEhftvkhL3CgCLcBGAsYHQ/s1200/foto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-DXTaFipm1wo/YC9zrTJBl3I/AAAAAAAAnZA/hoiumOdV_Eg2mv-jmjsM8wEhftvkhL3CgCLcBGAsYHQ/w400-h266/foto.jpg" width="400" /></a></span></div><p></p><p><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white; font-size: large;"><a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-emilio-gadda/#:~:text=Scrittore%2C%20nato%20a%20Milano%20il,a%20numerosi%20giornali%20e%20riviste.">Biografia</a> (</span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white; font-size: medium;">Treccani.it</span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white; font-size: large;">)</span></p><p><span></span></p><a name='more'></a><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white; font-size: large;"><br /></span><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #333333;">Carlo Emilio Gadda</span> nasce il <span style="background-color: #6fa8dc;">14 novembre <st1:metricconverter productid="1893 a" w:st="on">1893<span> a</span></st1:metricconverter></span><span><span style="background-color: #6fa8dc;"> Milano</span>, in via Manzoni 5. Nel 1912, conseguita la licenza liceale a pieni voti, si iscrive all'Istituto Tecnico Superiore di Milano - Sezione Ingegneri (poi Politecnico). Il 1° giugno 1915, chiamato alle armi, è assegnato al 1° Reggimento Granatieri. Trasferito al 5° Reggimento Alpini, al fronte, il 25 ottobre 1917 viene fatto prigioniero durante la ritirata di Caporetto: trascorre la prigionia a Rastatt (Baden) e nel campo di Celle (Hannover).</span><span style="font-weight: normal;"><br /></span></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Tornato in patria nel gennaio 1919, riprende gli studi al Politecnico e l'anno seguente si <span style="background-color: #9fc5e8;">laurea in ingegneria industriale</span> (sezione elettrotecnica). Nello stesso anno comincia a lavorare come ingegnere. Con pause più o meno lunghe e diversi soggiorni all'estero (Argentina, Germania, Francia, Belgio), Gadda svolgerà la professione di ingegnere fino al 1940.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Nel febbraio 1924</b> decide di dedicarsi alla letteratura: avvia la stesura dei <em>Cahier d'études</em>, pubblicati postumi con il titolo <i>Racconto italiano di ignoto del Novecento</i> (Einaudi, 1983). Nel 1926 inizia la sua collaborazione alla rivista "Solaria". Tra il 1928 e il 1929 scrive la <span style="background-color: #cfe2f3;">tesi di laurea in filosofia su Leibniz</span> (tesi mai discussa), lavora a <em>Dejanira Classis</em> (Novella seconda) e <i>La meccanica</i> e avvia una collaborazione alla rivista "La Fiera letteraria". Nel 1931, con le Edizioni di Solaria, pubblica il suo primo libro: <i>La Madonna dei Filosofi</i>. Inizia inoltre le collaborazioni al quotidiano "L'Ambrosiano". Nel 1934 pubblica il suo secondo libro, ancora con Solaria: <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/il-castello-di-udine/"><span style="color: black;"><i>Il castello di Udine</i></span></a>. Nello stesso anno collabora alla "Gazzetta del Popolo". Nel 1937 la sua <em>Meditazione breve. Circa il dire e il fare</em> (poi raccolta in I viaggi la morte, Garzanti 1958) apre il primo numero della nuova rivista fiorentina "Letteratura". L'anno seguente, sempre su "Letteratura", pubblica il primo tratto della <i>Cognizione del dolore</i>. Nel 1939 pubblica il suo terzo libro: <i>Le meraviglie d'Italia</i> (Parenti).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #9fc5e8;">Nel 1940 si trasferisce a Firenze</span>, in via Repetti <st1:metricconverter productid="11. A" w:st="on">11. A</st1:metricconverter> Firenze si fermerà per un decennio (con uno "sfollamento" presso amici nella campagna fuori città, per evitare i bombardamenti, dall'estate 1943). In questo periodo pubblica Gli anni (Parenti), <i>L'Adalgisa</i> (Le Monnier) e, a puntate sulla rivista "Letteratura", <i><a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/quer-pasticciaccio-brutto/"><span style="color: black;">Quer pasticciaccio brutto de via Merulana</span></a>.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background-color: #9fc5e8;">Nel 1950</span>, per ovviare a una situazione economica precaria, <span style="background-color: #9fc5e8;">si trasferisce a Roma</span>, assunto dalla Rai come consulente presso la redazione letteraria del giornale radio, poi come redattore alla Direzione programmi del Terzo Programma. <span style="background-color: #9fc5e8;">Per la Rai</span> scrive le <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/norme-per-la-redazione/"><span style="color: black;"><i>Norme per la redazione di un testo radiofonico</i></span></a> (stampato anonimo per uso interno, è reso pubblico con un'edizione Eri nel 1973). Nello stesso anno vince il "Premio Taranto" con il racconto <em>Prima divisione nella notte</em>.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel 1952 pubblica <i>Il primo libro delle Favole</i> (Neri Pozza). L'anno seguente, <i>Novelle dal Ducato in fiamme </i>(Vallecchi) che vince il "Premio Viareggio".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel 1955 si dimette dalla Rai e si trasferisce, sempre a Roma, in via Blumenstihl 19, sua ultima residenza. Pubblica il <i>Giornale di guerra e di prigionia</i> (Sansoni).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel 1957 Garzanti pubblica in volume <i>Quer pasticciaccio brutto de via Merulana</i>, per il quale gli viene assegnato il "Premio degli Editori". </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Gadda diventa uno scrittore di successo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel 1961 pubblica <i>Verso la Certosa</i> (Ricciardi). Nel 1963 esce in volume <i>La Cognizione del dolore</i> (Einaudi), che vince il prestigioso "Prix international de littérature". Nello stesso anno è pubblicata la raccolta di racconti <i>Accoppiamenti giudiziosi</i> (Garzanti). Nel 1964 gli viene conferito il "Premio Montefeltro" per l'intera opera letteraria.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dal 1964 alla morte, anche per la pressione degli editori, pubblica in volume scritti già apparsi su riviste o inediti incompiuti la cui stesura risale a tempo prima: <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/i-luigi-di-francia/"><span style="color: black;">I Luigi di Francia</span></a> (Garzanti, 1964), <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/le-meraviglie-d-italia-gli-anni/"><span style="color: black;">Le Meraviglie d'Italia. Gli anni</span></a> (Einaudi, 1964), <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/i-racconti/"><span style="color: black;">I racconti</span></a> (Garzanti, 1965), <a href="http://www.carloemiliogadda.net/schede-delle-opere/il-guerriero-l-amazzone/"><span style="color: black;">Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo</span></a> (Garzanti, 1967), Eros e Priapo (Garzanti, 1967), <i>La meccanica</i> (Garzanti, 1970), Novella seconda (Garzanti, 1971).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel 1972 la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli conferisce il "Premio Penna d'Oro".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Carlo Emilio Gadda <span style="background-color: #9fc5e8;">muore a Roma il</span><span><span style="background-color: #9fc5e8;"> </span><span><span style="background-color: #9fc5e8;">21 maggio 1973</span><span style="background-color: white;">.</span></span></span> Con la morte, non cessa la produzione editoriale dei suoi titoli, anche con pubblicazioni di opere inedite e numerosi epistolari.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dal 2 novembre 2000 le sue spoglie si trovano nel <span style="background-color: #9fc5e8;">Cimitero acattolico di Roma</span>. L’epigrafe della tomba, composta dal poeta <span style="background-color: #9fc5e8;">Mario Luzi</span>, recita:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"> <span style="background-color: white;">«Qui nel cuore antico / e sempre vivo / di sogni e d’utopie / Roma dà asilo / alle spoglie di / Carlo Emilio Gadda / geniale e studioso artista / dalle forti passioni / morali e civili / <b>signore della prosa</b>». <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbuSHOjlYmrsI1PcLxSc5WghyrstngkM5_IY5tOeK6J3kHUqCKgBWZIw475PV04n7N3SOc-C3clGN2GS9wC-oeMJNsjG-GMhmrLV6fbUOlTh60Gze-KR81A66HDH7ckzgaBufiu4GzKO5UAPOZk3lxmHNODQ_GXkf-7sJ5cbGiJ4YBUB8zS7DRrML1hzw/s234/gadda%20tomba.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="234" data-original-width="155" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbuSHOjlYmrsI1PcLxSc5WghyrstngkM5_IY5tOeK6J3kHUqCKgBWZIw475PV04n7N3SOc-C3clGN2GS9wC-oeMJNsjG-GMhmrLV6fbUOlTh60Gze-KR81A66HDH7ckzgaBufiu4GzKO5UAPOZk3lxmHNODQ_GXkf-7sJ5cbGiJ4YBUB8zS7DRrML1hzw/s1600/gadda%20tomba.jpg" width="155" /></a></div><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Gadda va inteso nel contesto dei grandi esperimenti formali del Novecento europeo.<o:p></o:p></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Il suo romanzo più famoso:</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000; font-size: large;">QUER PASTICCIACCIO....</span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;"><blockquote>"Il Pasticciaccio: è uno dei pochissimi libri utili e necessari d’Italia" (scrive così Italo Calvino, nel 58)</blockquote></span><o:p></o:p></span></b></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><b><span style="font-size: large;">complessità manzoniana della storia</span></b></li><li><b><span style="font-size: large;">impossibilità della forma chiusa</span></b></li><li><b><span style="font-size: large;">in ogni sua frase un compendio della storia linguistica d’Italia</span></b></li><li><b><span style="font-size: large;">ha scritto nel primo novecento, ha pubblicato per il successo nel secondo: inattuale sempre.</span></b></li></ul></div><p><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="background-color: white; font-size: medium;"></span></p><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><a href="https://www.corriere.it/cultura/18_novembre_08/gadda-carte-ritrovate-cantiere-pasticciaccio-4ea80402-e371-11e8-85dd-706d19559ca8.shtml"><b>Il romanzo nacque da uno spunto di cronaca</b></a></span><br />---------------------------------------------------------------------------------------------</div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-IJvTITooJVk/YC92O2xBx-I/AAAAAAAAnZU/PVAeylarcwURzs38UfHj6lwtkqINDmz4gCLcBGAsYHQ/s438/md30550088743.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="300" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-IJvTITooJVk/YC92O2xBx-I/AAAAAAAAnZU/PVAeylarcwURzs38UfHj6lwtkqINDmz4gCLcBGAsYHQ/w274-h400/md30550088743.jpg" width="274" /></a><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXge7rmtRvxocYgFKZcXqaUDlxP-kqgPPL0tg3H7es2h46XwNEs1GOhMY08gXgXqZtxkwttZNOyw3b7Bi80YkbMG8J5DNhvq5-SAEA9sOjQ2TbSVUX602_mVdOvENhuR1XaAgPcl9r6uHWj2cskivsRxcQskJO6NX1BoH5CsQ0I1eIFRa5xnqNc1Am3dU/s179/cc2bef1dbccf731b61dfcabed18b4e22_w240_h_mw_mh_cs_cx_cy-U43060584597655Ow-U3060163410724EaC-140x180@Corriere-Web-Sezioni.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="179" data-original-width="114" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXge7rmtRvxocYgFKZcXqaUDlxP-kqgPPL0tg3H7es2h46XwNEs1GOhMY08gXgXqZtxkwttZNOyw3b7Bi80YkbMG8J5DNhvq5-SAEA9sOjQ2TbSVUX602_mVdOvENhuR1XaAgPcl9r6uHWj2cskivsRxcQskJO6NX1BoH5CsQ0I1eIFRa5xnqNc1Am3dU/w255-h400/cc2bef1dbccf731b61dfcabed18b4e22_w240_h_mw_mh_cs_cx_cy-U43060584597655Ow-U3060163410724EaC-140x180@Corriere-Web-Sezioni.jpg" width="255" /></a> </div><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><a href="http://wpage.unina.it/claudio.simeone/il_poliziesco_pedegani_simeone/Text/sezione_33303.php.html"><span style="font-size: medium;">QUI trovi <i>l'incipit del romanzo</i> e anche alcune domande di verifica e un approfondimento su quanto si trova su Gadda in rete ( sito Università di Napoli)</span></a></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: large;">Corrado Bologna su Quer Pasticciaccio: </span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><a href="https://youtu.be/eX26OAw2ibs?si=6rZiZuIY6GJnkRa5"><b><span style="font-size: large;">https://youtu.be/eX26OAw2ibs?si=6rZiZu</span>IY6GJnkRa5</b></a></div><br /><div class="MsoNormal"><br />__________________________________________________________________</div><div class="MsoNormal"><br /></div><div class="MsoNormal"><span face=""droid sans" , "arial" , sans-serif" style="font-size: medium; text-align: center;"><b><br /></b></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: inherit; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"><b> </b><a href="https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-07-01/buonannulla-genio-153914.shtml?uuid=Ab8t790F"><b>F. Forquet,</b><span style="font-weight: inherit;"> </span></a></span></span><b><span style="color: #800180;"><a href="https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-07-01/buonannulla-genio-153914.shtml?uuid=Ab8t790F"><em style="font-family: "Droid Serif", Times, serif; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; line-height: inherit;">Carlo Emilio Gadda I pasticciacci di un b</em><i><span style="font-family: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;">uonannu</span><span style="font-family: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;">lla di genio</span></i><span style="font-family: inherit; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"> </span><span style="font-family: inherit; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"> </span><span style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">(Il Sole24Ore, 2012)</span><span style="font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"> </span></a></span></b></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><b><span style="color: #800180;"><span style="font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"><br /></span></span></b></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">«Piuttosto che nominare gli oggetti e le cose, Gadda li sorprende nel loro farsi e testimonia della loro provvisoria esistenza». Per chiunque si trovi ad affrontare la gigantesca figura di Carlo Emilio Gadda, il massimo scrittore italiano del Novecento, c’è un’altra montagna da scalare: è quella «Disarmonia prestabilita» con la quale Giancarlo Roscioni aprì, ormai oltre 40 anni fa, il labirinto gaddiano a generazioni di lettori, Italo Calvino compreso, rivelando le ragioni profonde di percorsi digressivi acrobatici, di processi astrattivi, di un “pasticciaccio” linguistico che infiamma la prosa.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">«Conoscere – per il Gran Lombardo – è inserire alcunché nel reale, è quindi deformare il reale». </span></div><div class="MsoNormal"><div class="entry-content" style="border: 0px; float: right; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 611px;"><div style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; padding: 0px 0px 20px; vertical-align: baseline;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">Ma l’obiettivo del suo furore incendiario resta sempre quello di ricostruire il piano della realtà, </span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"><b>per non arrendersi al caos</b></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">. Il momento della </span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"><b>deformazione</b></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"> serve a disvelare, dietro la superficie delle cose, la trama che le unisce le une alle altre conferendo a ciascuna la sua provvisoria apparenza. </span><span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">Lo </span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit;"><b>gnommero</b></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"> di </span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"><span>Ingravallo</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;"> va dipanato</span></span><span style="font-family: inherit; font-size: large; font-style: inherit; font-variant-caps: inherit; font-variant-ligatures: inherit; font-weight: inherit;">. L’ansia dell’ingegnere non si ferma alla rappresentazione del magma del reale, non rinuncia mai a risalire la catena delle molteplici cause per arrivare al quadro, all’insieme.</span></span></div><div style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; padding: 0px 0px 20px; vertical-align: baseline;"><span style="font-size: large;"><span style="font-style: inherit;">Scrive Gadda stesso nella prefazione al romanzo </span><i>La cognizione del dolore</i><span style="font-style: inherit;">: </span></span></div></div></div></div><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p></p><blockquote><span face="Verdana, Tahoma, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: red; font-size: large; font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;">" ...il barocco e il grottesco albergano già nelle cose...... </span><span face="Verdana, Tahoma, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #2b00fe; font-size: large; text-align: justify;"><i style="font-weight: bold;">talché il grido-parola d’ordine «barocco è il G.!» potrebbe commutarsi nel più ragionevole e più pacato asserto «barocco è il mondo, e il G. ne ha percepito e ritratto la baroccaggine"</i></span></blockquote><span face="Verdana, Tahoma, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #2b00fe; font-size: large; text-align: justify;"><i style="font-weight: bold;"></i></span><p></p><p><br /></p><p></p><p style="text-align: justify;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-size: large; font-style: normal;">Per essere rappresentata, dunque, questa realtà barocca e grottesca, richiede una scrittura altrettanto barocca, che si avvale di lingue diverse, di espressioni ridondanti, di immagini non comuni. La scrittura non deve rispecchiare la realtà secondo i modi tradizionali, oggettivi, del realismo, che ne colgono solo lo strato superficiale, ma riprodurne <b>la</b> <b>complessità, la molteplicità</b>, le manifestazioni aggrovigliate come un gomitolo. </span></span></em></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Georgia; font-size: large;"><span style="background-color: white;">Italo CALVINO parla di Gadda nella quinta lezione americana, MOLTEPLICITA':</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #111111; font-family: Georgia, serif;"><span></span></span></p><blockquote><span style="background-color: white; color: #111111; font-family: Georgia, serif;"><span><span style="font-size: large;"><b>“Nei testi brevi come in ogni episodio dei romanzi di Gadda”, scrive Calvino, “ogni minimo oggetto è visto come il centro d’una rete di relazioni che lo scrittore non sa trattenersi dal seguire, moltiplicando i dettagli in modo che le sue descrizioni e divagazioni diventano infinite. Da qualsiasi punto di partenza il discorso s’allarga a comprendere orizzonti sempre più vasti, e se potesse continuare a svilupparsi in ogni direzione arriverebbe ad abbracciare l’intero universo.”</b></span></span></span></blockquote><p></p><p style="text-align: justify;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-size: large; font-style: normal;"><br /></span></span></em></p><p><span style="font-size: large;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-style: normal;">Vedi per intero il saggio di Gadda </span></span></em></span></p><p><span style="font-size: large;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-style: normal;">"LINGUA LETTERARIA </span></span></em></span><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; font-size: x-large; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-style: normal;">E LINGUA DELL'USO": </span></span></em></p><p><a href="https://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/lingualetterariauso.php" style="background-color: white; font-size: x-large;">https://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/lingualetterariauso.php</a></p><p style="text-align: justify;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-size: large; font-style: normal;"><br /></span></span></em></p><p style="text-align: justify;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span style="font-size: large;"><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-style: normal;">Lo stile di Gadda nasce da questo intento “realista” che si manifesta in primo luogo nella lingua: per fedeltà ai caratteri della realtà, <b>Gadda sceglie i più diversi registri linguistici e stilistici, ricorrendo alla mescolanza di termini letterari e forme popolari, alla deformazione e all’invenzione di parole, alla contaminazione di lingue antiche e moderne, compresi i dialetti.</b> Il risultato di tale operazione fondata sulla manipolazione di materiale eterogenei è definito dalla critica</span><em style="border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: "Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"> <b>pastiche</b></em><span face=""Droid Sans", Arial, Verdana, sans-serif" style="font-style: normal;">, ed è una delle manifestazioni più significative dell’espressionismo letterario, non solo italiano.</span></span></em></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><em style="background-color: white; border: 0px none; box-sizing: border-box; font-family: Georgia; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-style: normal;"><span>Dialetto, tecnicismi, latinismi, linguaggio settoriale e specifico (notarile, ingegneristico, bancario...) gli permetteranno di disintegrare il linguaggio tradizionale letterario, considerato retorico e vuoto, attraverso un "</span></span></em><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0;"><b>USO SPASTICO DELLA LINGUA"</b></span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0;"><b>_____________________________________________________</b></span></span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0;"><b>IL RACCONTO CHE MEGLIO ESEMPLIFICA TUTTO QUESTO E' <span style="color: red;">L'incendio di via Keplero, </span>scritto negli anni trenta.</b></span></span></p><p style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;"><b><a href="https://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/monographs/sarina/pdf/Keplertext.pdf">https://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/monographs/sarina/pdf/Keplertext.pdf</a> </b></span></p><p style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzLmdpl4JvOl6WwolnmHvwhQPU0yZ-QJZCb9u3ZlJv3SKaUuzCEIbL5ov3GEXpyBZ02hAc3exH8_c4Vt2cGk0WbxqqL_9Tr5s2rT1uyx0bD6DQt41BDhmDdKU0q0ZqhTXPZzj1YBPAK824c_6PeanuVcrM1ZwK143ooL0KyUJJpN4Qn93zcxeMwnJZFHw/s227/incendio%20keplero.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="227" data-original-width="222" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzLmdpl4JvOl6WwolnmHvwhQPU0yZ-QJZCb9u3ZlJv3SKaUuzCEIbL5ov3GEXpyBZ02hAc3exH8_c4Vt2cGk0WbxqqL_9Tr5s2rT1uyx0bD6DQt41BDhmDdKU0q0ZqhTXPZzj1YBPAK824c_6PeanuVcrM1ZwK143ooL0KyUJJpN4Qn93zcxeMwnJZFHw/w391-h400/incendio%20keplero.jpg" width="391" /></a></span></div><span face="Arial, Helvetica, sans-serif"><blockquote style="font-size: x-large;"><div style="text-align: justify;"><br /></div></blockquote><b><span style="background-color: #ffd966; font-size: medium;">Da questa motivazione si può fare un buon esercizio di riscrittura: descrizione di un disastro con uso di ripetizioni, elenchi, parole di gerghi diversi; descrizione di almeno tre personaggi diversi</span></b><br /></span><div><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;"><b>_____________________________________________<br /></b></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;">Vedi il recente lavoro confluito nel <b>GADDABOLARIO, a cura di PAOLA ITALIA</b>:</span></p><p style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: #f0f0f0; font-size: large;"><a href="https://www.ilpost.it/2023/11/14/gaddabolario-parole-carlo-emilio-gadda-gnommero/">https://www.ilpost.it/2023/11/14/gaddabolario-parole-carlo-emilio-gadda-gnommero/</a></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><b style="background-color: #ffd966;">Anche da qui si ricava un buon esercizio: cercare una parola "impossibile" e chiedere alla classe di inventarne la definizione; oppure creare una parola inesistente con la sua definizione e poi mettere ai voti le più efficaci.</b></span></p>_____________________________________________________________________________<br /><p><br /></p><p><b><span style="font-size: large;">DA <i>LA COGNIZIONE DEL DOLORE</i></span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6f-9seCZ52o/YC919h6xGcI/AAAAAAAAnZM/3hYET-PxWhYA46LMgAU1kJA8ilcHyy1dQCLcBGAsYHQ/s1600/s-l1600.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="938" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-6f-9seCZ52o/YC919h6xGcI/AAAAAAAAnZM/3hYET-PxWhYA46LMgAU1kJA8ilcHyy1dQCLcBGAsYHQ/w235-h400/s-l1600.jpg" width="235" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="font-size: medium;"><a href="https://www.adelphi.it/libro/9788845931437">Oggi <i>La cognizione del dolore</i> è stata ripubblicata da Adelphi. Vedi QUI la sintesi del romanzo</a></span></b></div><p></p><p><span style="font-size: medium;">IL PROTAGONISTA, GONZALO PIROBUTIRRO, SI FA VISITARE DA UN DOTTORE E IMPROVVISAMENTE FA UNA SFURIATA:</span></p><p><em style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;">E di nuovo si lasciava prendere da un’idea, e levò la voce, rabbiosamente: «Ah! il mondo delle idee! che bel mondo!… ah! l’io, io… tra i mandorli in fiore… poi tra le pere, e le Battistine, e il Giuseppe!… l’io, l’io!… Il più lurido di tutti i pronomi!…».</em><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;" /><em style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;">Il dottore sorrise della sfuriata, non capì. Colse tuttavia il destro di volgere un po’ al sereno le parole, se non l’umore e i pensieri.</em><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;" /><em style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;">«… E perché diavolo? Che le hanno fatto di male, i pronomi? Quando uno pensa un qualchecosa deve pur dire: io penso… penso che il sole ci passeggia sulla cucùrbita, da destra a sinistra…». (Nel Sud-America, difatti, e nella Canzone di Legnano).</em><br style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;" /><em style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #111111; font-family: Georgia, serif; font-size: 17.85px; text-align: justify;">«… I think; già: but I’m ill of thinking…» mormorò il figlio. «… I pronomi! Sono i pidocchi del pensiero. Quando il pensiero ha i pidocchi, si gratta, come tutti quelli che hanno i pidocchi… e nelle unghie, allora… ci ritrova i pronomi: i pronomi di persona…».</em></p><p><span style="font-size: medium;">Leggi questo famoso brano del romanzo in cui Gadda con pungente parodia descrive una cena borghese: </span></p><p><a href="https://habdia.wordpress.com/2012/01/11/carlo-emilio-gadda-e-della-loro-faccia-di-manichini-ossibuchivori/"><span style="font-size: medium;">https://habdia.wordpress.com/2012/01/11/carlo-emilio-gadda-e-della-loro-faccia-di-manichini-ossibuchivori/</span></a></p><p><b><a href="https://youtu.be/S7G9B7zAWtQ?si=6Q5vKFSFkCupU4DB">Ancora da TOTEM, Alessandro Baricco su questo brano</a></b></p><p><b style="text-align: justify;"><br /></b></p><p><b style="text-align: justify;"><a href="https://youtu.be/G8Y_5RaIAlA?si=nqdI6IgKyx_pwtQ4">ALESSANDRO BARICCO nel programma TV "TOTEM", SUL <span style="color: red;">FINALE DELLA COGNIZIONE</span></a></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;"><span style="font-size: medium;">"Il posto prezioso che hanno i veri grandi scrittori nella nostra vita, la cosa per cui noi abbiamo una grande gratitudine nei loro confronti, è che loro sono capaci di dare nomi alla vita, alla nostra esistenza. Erano grandi perchè riuscivano a nominare le cose, alcune molto semplici ed altre molto molto più complicate. Nominare è una cosa preziosa per tutti, dare i nomi alle cose; si danno i nomi alle cose per difendersi dalle cose. (...)</span></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-size: medium;">. Quello che scrisse fu questo:</span><br /><br /><i><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">-- Lasciamola tranquilla disse il dottore, andate, uscite.</span><br /><span style="background-color: white;">Nella stanchezza senza soccorso in cui il povero volto si dovette raccogliere tumefatto, come in un estremo recupero della sua dignità, parve a tutti di leggere la parola terribile della morte e la sovrana coscienza dell'impossibilità di dire: -Io- .L'ausilio dell'arte medica, lenimento e pezzuole, dissimulò in parte l'orrore.</span><br /><span style="background-color: white;">Si udiva il residuo d'acqua ed alcool delle pezzuole strizzate, ricadere gocciolando in una bacinella. </span></span></i></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Ed alle stecche della persiana già l'alba. Il gallo improvvisamente la suscitò dai monti lontani perentorio ed ignaro come ogni volta. La invitava ad accedere e ad elencare i gelsi, nella solitudine della campagna apparita. -</span></span></i><br /><br /><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="background-color: white;">_______________________________________________________________________</span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="background-color: white; color: #990000; font-size: large;"><br /></span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="background-color: white; color: #990000; font-size: large;">Percorso in slides su GADDA a cura del dott. Francesco Bortolotto</span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="background-color: white; color: #990000; font-size: large;"><br /></span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-D6V2XkXamSM/WGUzIlmvYoI/AAAAAAAAD7o/uwxOMKiaxu8iJiAA5pcysR4kj9EfE84VQCLcB/s1600/FOTO%2BGADDA1%2Bjpe.jpe" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-D6V2XkXamSM/WGUzIlmvYoI/AAAAAAAAD7o/uwxOMKiaxu8iJiAA5pcysR4kj9EfE84VQCLcB/s640/FOTO%2BGADDA1%2Bjpe.jpe" width="640" /></span></a></div></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000; font-family: "high tower text"; font-size: x-large;"><b><u>1) Introduzione a Gadda</u></b></span><br /><span style="color: #cc0000; font-family: "high tower text"; font-size: x-large;"><b><u><br /></u></b></span><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NI3eM2iGixk/WGUzb434_yI/AAAAAAAAD7s/bIqeit0yg2wT_phpr0nYOtdYtS6LO4e8wCLcB/s1600/Introduzione%2Ba%2BGadda2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="260" src="https://1.bp.blogspot.com/-NI3eM2iGixk/WGUzb434_yI/AAAAAAAAD7s/bIqeit0yg2wT_phpr0nYOtdYtS6LO4e8wCLcB/s640/Introduzione%2Ba%2BGadda2.jpg" width="640" /></a></div><span style="font-family: "high tower text";"><span style="font-size: 24px;"><b><u><br /></u></b></span></span><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-e6MzhZnzcTg/WGUzhMEcNeI/AAAAAAAAD7w/V0ghTO1T6eYFzTleo-LcpVne4dtBHnFdQCLcB/s1600/Introduzione%2Ba%2BGadda3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-e6MzhZnzcTg/WGUzhMEcNeI/AAAAAAAAD7w/V0ghTO1T6eYFzTleo-LcpVne4dtBHnFdQCLcB/s320/Introduzione%2Ba%2BGadda3.jpg" width="303" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-q-U0Z5QopgI/WGUzkCYGdkI/AAAAAAAAD70/mv3K-qCrG4EHLUQm9KkacZpZIqtwp4OwwCLcB/s1600/Introduzione%2Ba%2BGadda4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="201" src="https://1.bp.blogspot.com/-q-U0Z5QopgI/WGUzkCYGdkI/AAAAAAAAD70/mv3K-qCrG4EHLUQm9KkacZpZIqtwp4OwwCLcB/s320/Introduzione%2Ba%2BGadda4.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-3JJRyMroeEQ/WGUzmDnIMoI/AAAAAAAAD74/_fUW3KmJuv4sHXm2pezwO0QtvOLaTX9KQCLcB/s1600/Introduzione%2Ba%2BGadda5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="296" src="https://4.bp.blogspot.com/-3JJRyMroeEQ/WGUzmDnIMoI/AAAAAAAAD74/_fUW3KmJuv4sHXm2pezwO0QtvOLaTX9KQCLcB/s320/Introduzione%2Ba%2BGadda5.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OwxVRr5QNSU/WGUzoLnI45I/AAAAAAAAD78/b93OnuDt-cwowzqFPAgkhcc2MsSNDBrKwCLcB/s1600/Introduzione%2Ba%2BGadda6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="305" src="https://1.bp.blogspot.com/-OwxVRr5QNSU/WGUzoLnI45I/AAAAAAAAD78/b93OnuDt-cwowzqFPAgkhcc2MsSNDBrKwCLcB/s640/Introduzione%2Ba%2BGadda6.jpg" width="640" /></a></div><b><u><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;"><br /></span></u></b><b><u><span style="color: #cc0000; font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;">2) GADDA E MANZONI </span></u></b><br /><b><u><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;"><br /></span></u></b><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-40V02yCdLt8/WGUz5p3U4ZI/AAAAAAAAD8g/WKBIgAG_nYAeXTC5GU2SBy3gn-0Yx2hXQCEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="328" src="https://2.bp.blogspot.com/-40V02yCdLt8/WGUz5p3U4ZI/AAAAAAAAD8g/WKBIgAG_nYAeXTC5GU2SBy3gn-0Yx2hXQCEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni1.jpg" width="640" /></a></div><b><u><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;"><br /></span></u></b><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NuRlVpp8_aY/WGUz7FDhXrI/AAAAAAAAD8g/LYMt3c2OMuwv_LpN-Zzi4ROqcQgcmwp-ACEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="332" src="https://1.bp.blogspot.com/-NuRlVpp8_aY/WGUz7FDhXrI/AAAAAAAAD8g/LYMt3c2OMuwv_LpN-Zzi4ROqcQgcmwp-ACEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni2.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-fMh_H9-U7pU/WGUz7nEY6HI/AAAAAAAAD8g/sl5kbZODuhgSJdhwHHr0AcD6yXCD16j3QCEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="344" src="https://3.bp.blogspot.com/-fMh_H9-U7pU/WGUz7nEY6HI/AAAAAAAAD8g/sl5kbZODuhgSJdhwHHr0AcD6yXCD16j3QCEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni3.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-jnHHg4WGNUI/WGUz89m6fFI/AAAAAAAAD8g/QhQVWmOjgHUWQKjIbBlzuiXxkVTUL57cQCEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="372" src="https://3.bp.blogspot.com/-jnHHg4WGNUI/WGUz89m6fFI/AAAAAAAAD8g/QhQVWmOjgHUWQKjIbBlzuiXxkVTUL57cQCEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni4.jpg" width="640" /></a></div><u><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;">_______________________________________________</span></u><br /><b><u><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 18pt;">Apologia manzoniana<o:p></o:p></span></u></b></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 14pt;">(in <i>Solaria</i>, 1927)<o:p></o:p></span></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 14pt;"><br /></span></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 14pt;"> </span><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Scelta di brani</span></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></div><div align="center" class="NoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br /></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Con un disegno segreto e non appariscente egli disegnò gli avvenimenti inavvertiti: tragiche e livide luci d’una società che il vento del caso trascina in un corso di miserie senza nome. […]<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Volle poi che il suo dire fosse quello che veramente ognun dice, ogni nato della sua molteplice terra e non la trombazza roca d’un idioma impossibile che nessuno parla, non solo, e sarebbe il male minore, ma che nessuno pensa né parlando a sé o al suo amico, né alla sua ragazza, né a Dio. […] Egli volle parlare da uomo agli uomini, ai miserabili uomini. […]<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Quello stesso amore per cui disegnò la dolce figura d’una popolana, lo condusse a dire le cose vere delle anime con le vere parole che la stirpe mescolata e bizzarra usa nei sogni, nei sorrisi e dolori. Dipinse d’altronde anche marchesi, conti e duchi, sia nazionali che esteri, e non meno bene che quelli dal ciuffo. […] Nei chiusi palazzi vi sono sale con volte dipinte, tubi di penombra: a crociera nella penombra arriva da minori volte il lume di tutti, che finestrette misurano avaramente. Quivi dietro grate ingiuste e irremovibili pallidi visi, occhî cerchiati di rinunce distruggitrici scrutano la sana vita degli altri e la luce, la perduta luce del mondo polveroso e rivoltolato dove sono le spade, le piume, le corse affannose ed il sangue. Negli atroci silenzî la legge si fa irreale, perché nessun termine di giusto riferimento le è conceduto. Non vi è legge se non nelle viscere torturate. […]<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Ma una tragica sinfonia inizia il poema: già si delinea la tragedia spaventosa di una società senza norma e senza volere, che il caso allora travolge. […] La tragica sinfonia vuol scendere nelle viscere proprie della stirpe, da che poi i mali palesi ed esterni, quali sono le percosse, l’arbitrio, la derisione, il saccheggio, la contumelia, il patteggiamento, la prepotenza, la miseria, la paura, l’ignavia dell’anima e i suoi nefandi errori nel conoscere e nell’eleggere, il creder possibile il bene d’uno senza quello di tutti, l’amare il suo figlio e non la sua figlia, l’affidare la propria storia e il destino al volere di altri, il proprio pensiero ad una regola imposta da altri e perciò non sentita<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a>; da poi che i tocchi profondi ed oscuri non si palesano alle anime, ebbene ultimo consentimento: cioè sciagura a cui consentire: una povera terra, ultimo male: la fame.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Renzo, non meno della sua ragazza, rappresenta nel suo poema la stirpe, operante per elezione morale.<o:p></o:p></span></div><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></p><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">Don Alessandro, alcuno mai non ci farà dono d’una nuova edizione della vostra storia! Ma, se così fosse, vi chiederemmo: “Don Alessandro, non fotografate così spietatamente le magagne di casa; non interpretate così acutamente, ai fini d’un ammonimento sublime, i fatti che sogliono ricevere espressione nella retorica del giorno. Che Renzo sia un libertario un po’ in gamba, mettetegli almeno una cravatta di quelle che portarono i terribili comunardi della vostra Parigi. Che Lucia non sia così modesta, così legata, così facile ai rossori, da attirarsi le beffe di un asso della tiratura romanzesca. Oppure camuffate Renzo da guidatore su pista e fategli declamare Nietzsche, svestite Lucia e fatele leggere Margueritte. Allora soltanto potrete sperare un posto in Parnaso; mentre così, Don Alessandro (ma che avete mai combinato?) vi relegano nelle antologie del ginnasio inferiore, per uso dei giovinetti un po’ tardi e dei loro pigri sbadigli. Che cosa avete mai combinato, Don Alessandro, che qui, nella vostra terra, dove pur speravate nell’indulgenza di venticinque sottoscrittori, tutti vi hanno per un povero di spirito?<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 17.12px;">______________________________________________</span><span style="font-family: inherit; font-size: large; line-height: 17.12px;">_________________</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 12pt; line-height: 17.12px;"><br /></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 12pt; line-height: 17.12px;"> <b> </b></span><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 12pt; line-height: 17.12px;"><b><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LgsCxI7wIVs/WGU0AcrCIoI/AAAAAAAAD8g/EGJJiX1eH_w052lCPwaWFLZWPTPTVJj2gCEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="326" src="https://1.bp.blogspot.com/-LgsCxI7wIVs/WGU0AcrCIoI/AAAAAAAAD8g/EGJJiX1eH_w052lCPwaWFLZWPTPTVJj2gCEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni5.jpg" width="640" /></a></b></span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: 12pt; line-height: 17.12px;"><b><a href="https://3.bp.blogspot.com/-nN5dz_9tv5w/WGU0CL6sE8I/AAAAAAAAD8g/WChJRRpQqO84XTHhQzMgsGstjpLH6PeOgCEw/s1600/Gadda%2Be%2BManzoni6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="312" src="https://3.bp.blogspot.com/-nN5dz_9tv5w/WGU0CL6sE8I/AAAAAAAAD8g/WChJRRpQqO84XTHhQzMgsGstjpLH6PeOgCEw/s640/Gadda%2Be%2BManzoni6.jpg" width="640" /></a></b></span></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><p><u><br /></u><b><span style="color: #cc0000;"><u><br /></u></span></b><br /></p><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;"><u>3) L'INGEGNER GADDA VA ALLA GUERRA</u></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-DmirP3sAnvI/WFqWRKhWimI/AAAAAAAAD60/FdFlT1TLEbM_BSt4mauVZ1cRVnGc3aetQCLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="328" src="https://4.bp.blogspot.com/-DmirP3sAnvI/WFqWRKhWimI/AAAAAAAAD60/FdFlT1TLEbM_BSt4mauVZ1cRVnGc3aetQCLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra1.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-Bh5RgLK-XuE/WGU5aznEcNI/AAAAAAAAD8o/aaqdtwoQ5_ch559YwubMehNKZi-TDmAygCLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="312" src="https://3.bp.blogspot.com/-Bh5RgLK-XuE/WGU5aznEcNI/AAAAAAAAD8o/aaqdtwoQ5_ch559YwubMehNKZi-TDmAygCLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra3.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-CJiq-HQs_18/WGU5cn_CJcI/AAAAAAAAD8s/8BfiA5SX4dAsmUna4MOYbWw2JYldt_1hACLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="344" src="https://4.bp.blogspot.com/-CJiq-HQs_18/WGU5cn_CJcI/AAAAAAAAD8s/8BfiA5SX4dAsmUna4MOYbWw2JYldt_1hACLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra5.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EvVi6aMPCtY/WGU5eryt53I/AAAAAAAAD8w/_m8hANhCH1AHLYW3SqY-mphdoGUKyEoBQCLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="334" src="https://1.bp.blogspot.com/-EvVi6aMPCtY/WGU5eryt53I/AAAAAAAAD8w/_m8hANhCH1AHLYW3SqY-mphdoGUKyEoBQCLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra6.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TvaX0qpMyZ0/WGU5f4KAwVI/AAAAAAAAD80/yQnaV6napTU2i_8ifZUWkJB9bRYGkr6lACLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra8.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="306" src="https://1.bp.blogspot.com/-TvaX0qpMyZ0/WGU5f4KAwVI/AAAAAAAAD80/yQnaV6napTU2i_8ifZUWkJB9bRYGkr6lACLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra8.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MiOmJH2lBLA/WGU5h5KYCDI/AAAAAAAAD84/nLKOArmL-jAmZy7wQ78svpR80rGRR5S2gCLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra9.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-MiOmJH2lBLA/WGU5h5KYCDI/AAAAAAAAD84/nLKOArmL-jAmZy7wQ78svpR80rGRR5S2gCLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra9.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-AM-cXkX8PRo/WGU5jdZYb5I/AAAAAAAAD88/as8HaXAlYPkdI8-7n0BopIrtxjsF4UQKACLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra10.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="340" src="https://3.bp.blogspot.com/-AM-cXkX8PRo/WGU5jdZYb5I/AAAAAAAAD88/as8HaXAlYPkdI8-7n0BopIrtxjsF4UQKACLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra10.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-6ZyGMNPVovM/WGU5lu6PLjI/AAAAAAAAD9E/rLrTYb044Gotm_wLIS7jdrf06e9orTwGgCLcB/s1600/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra12.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="402" src="https://2.bp.blogspot.com/-6ZyGMNPVovM/WGU5lu6PLjI/AAAAAAAAD9E/rLrTYb044Gotm_wLIS7jdrf06e9orTwGgCLcB/s640/L%2527ingegner%2BGadda%2Bva%2Balla%2Bguerra12.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><p><br /><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="font-family: "high tower text"; text-align: left;"> <span style="font-size: large;">Giornale di guerra e di prigionia</span></b></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "high tower text";"><b><br /></b></span><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: medium;"><b>Scelta di brani</b></span></div></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: medium; line-height: 17.12px;"><br /></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b>[1]</b><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Cellelager, Block C, Baracca 15, camera B. – 5 maggio 1918 – ore 20:00.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Ma non pensiamo a noi, alla nostra sorte irredimibile, alla nostra vergogna, al nostro dolore. Che importa, anche per noi singoli, se un’ombra tragica è proiettata sulla nostra vita per sempre, come l’ombra del monte invade precoce la valle che il sole è ancor alto nel giorno? Noi siamo colpevoli o vittime che non meritano d’essere considerati; martiri inutili; lasciamoli al loro martirio. I fratelli più degni o più fortunati perseguono l’opera in minor numero, in maggior gloria. Preghiamo per la loro gloria, per la salute della patria, preghiamo nell’ombra. Possa esser data alla patria la sua giusta grandezza, la sua forma pura ed immune; possa essere largita ai suoi fedeli la corona della vittoria.<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: medium;">[2]<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Vicenza, 5 giugno 1916.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il mio animo, nonostante la placida vita di questi giorni, non è affatto sereno: alle ragioni permanenti della mi tristezza […] si uniscono quelle concernenti la nostra situazione militare. La preoccupazione patriottica, etnica e politica vela come di un colore di desolazione l’aspetto della mia patria divina, della mia gente: […] verso i monti guardo con rincrescimento e <b>paura</b> […] ciò nonostante la mia volontà è fermissima, nel decidere che è doverosa la mia presenza al fronte. […] Spero che il mio sistema nervoso sostenga l’<b>orrore</b> della <b>guerra</b>, che ancora e sempre non per ostinazione polemica io credo <b>necessaria e santa</b>.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Treschè Conca, 24 luglio 1916<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">La paura continua, incessante, logorante che fa stare Scandella e Giudici e Carrara rintanati nel buco come delle troie incinte, <b>è roba che mi fa schifo. <o:p></o:p></b></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b>[3]</b><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Treschè Conca, 21 luglio 1916, ore 18:00<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><b>Il pasticcio e il disordine mi annientano</b><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Treschè Conca, 21 luglio 1916, ore 20:00<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">La malinconia, al pensiero delle stranezze finanziarie della mia famiglia, mi cresce: col pensiero instabile rivedo tutti gli anni di privazioni e di fatiche durati dalla <b>mamma</b> […] quale tristezza deve occupare il suo animo, oltre la continua angoscia a pensare che tante fatiche potrebbero in un attimo diventar vane. Io mi ripeto angosciosamente un voto già fattomi:<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><b>Che la guerra prenda me, ma non mio fratello!</b><o:p></o:p></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><b>[4]</b><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-size: medium; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Lettera al cugino Piero Gadda Conti, 1967<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "high tower text"; font-size: medium; line-height: 17.12px;"></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">A mia tenue e, forse, <b>insufficiente</b> <b>scusa</b>, valga il fatto che ero stato travolto da terribili anni (come tutti); che non avevo avuto la forza d’animo di affrontarli col <i>necessario</i> eroismo: che, insomma, avevo mancato a tutto, su tutta la linea. Ero già allo stremo delle mie forze il 10 giugno 1940, prima che la ennesima e più terribile guerra si aprisse a nuovi e insuperati orrori. Molte cose vorrei dirti prima di spegnermi, ma solo a voce, come in confessione, per non essere ulteriormente incriminato di colpe che non sono colpe e di delitti che non ho commesso. <b>Bastano già i miei rimorsi a crocifiggermi</b>. Saluto te e i tuoi con un affetto.</span><o:p></o:p><br />__________________________________________________________________________<br /><span style="font-size: medium;"><b><br /><br />__________________________________________________________________</b></span></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-47694517131708322872023-11-27T19:52:00.000+01:002023-12-13T22:14:05.139+01:00PRIMO LEVI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-4LSYlatJNos/Wgs7K-JhmxI/AAAAAAAAJFE/CCwCYppvB1sV5l4TA1cO9s_JAqG1-_sVQCLcBGAs/s1600/LeviSorridente.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="260" data-original-width="192" src="https://4.bp.blogspot.com/-4LSYlatJNos/Wgs7K-JhmxI/AAAAAAAAJFE/CCwCYppvB1sV5l4TA1cO9s_JAqG1-_sVQCLcBGAs/s1600/LeviSorridente.jpg" /></a></div>
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;">
<span style="color: #3e3f3e;">Scrittore (</span><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/torino/" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: transparent; box-sizing: border-box; text-decoration-line: none;"><span style="color: black;">Torino</span></a><span style="color: #3e3f3e;"> 1919 -1987). Ha offerto una delle più alte testimonianze sulla tragica realtà dei lager in </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Se questo è un uomo</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1947), dove ha descritto la sua esperienza di ebreo deportato ad </span><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/auschwitz/" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: transparent; box-sizing: border-box; color: #d20000; text-decoration-line: none;">Auschwitz</a><span style="color: #3e3f3e;">; la sua successiva produzione ha indagato</span> <span style="color: #3e3f3e;">la produzione industriale, volgendosi poi nuovamente al tema delle persecuzioni razziali (</span><i style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">S</i><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">e non ora, quando?</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1982; </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">I sommersi e i salvati</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1986).</span></div>
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;">
<span style="color: #3e3f3e;"></span></div>
<a name='more'></a><span style="color: #3e3f3e;"><br /></span>
<br />
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;">
<span class="sc-paragraph" face=""montserrat" , sans-serif" style="box-sizing: border-box; clear: both; color: #3e3f3e; display: block; float: none; font-size: 21px; font-weight: 600; margin: 30px 0px; text-transform: uppercase;"><a href="https://www.blogger.com/null" name="vitaeopere-1" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: transparent; box-sizing: border-box; clear: both; float: none; margin: 30px 0px;">VITA E OPERE</a></span><span style="color: #3e3f3e;">Di professione</span><b style="color: #3e3f3e;"> chimico</b><span style="color: #3e3f3e;">, si rivelò nel campo letterario con </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Se questo è un uomo</em><span style="color: #3e3f3e;">, uno dei più cospicui esempî della letteratura europea sulla realtà dei lager: L. vi narrava, in un tono tanto più drammaticamente icastico quanto più distaccato, le sue esperienze di ebreo deportato ad Auschwitz (marzo 1944 - genn. 1945). La liberazione e l'avventuroso ritorno in patria sono i temi del successivo </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">La tregua</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1963), mentre alla letteratura d'invenzione appartengono </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Storie naturali</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1966) e </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Vizio di forma</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1971), raccolte di racconti apparentemente fantascientifici, ma con la medesima problematica morale dei libri precedenti. Alla sua professione di chimico e rispettivamente alla sua esperienza del mondo della produzione industriale sono legate le due successive raccolte: </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Il sistema periodico</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1975) e </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">La chiave a stella</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1978) </span></div>
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;">
<span style="color: #3e3f3e;">Tornò al tema delle persecuzioni razziali in alcune pagine di </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Lilìt e altri racconti</em><span style="color: #3e3f3e;"> (1981), nel romanzo </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Se non ora, quando?</em><span style="color: #3e3f3e;"> e</span><b style="color: #3e3f3e;"> in un ultimo libro denso di riflessioni, <em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box;">I sommersi e i salvati</em>.</b><span style="color: #3e3f3e;"> Pubblicò anche libri di poesie (</span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Ad ora incerta</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1984), un'antologia delle letture a lui più care (</span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">La ricerca delle radici</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1981), una traduzione del </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Processo</em><span style="color: #3e3f3e;"> di </span><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/franz-kafka/" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: transparent; box-sizing: border-box; text-decoration-line: none;"><span style="color: black;">F. Kafka</span></a><span style="color: #3e3f3e;">(1983) e due raccolte di articoli (</span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">L'altrui mestiere</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1985; </span><em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; color: #3e3f3e;">Racconti e saggi</em><span style="color: #3e3f3e;">, 1986), frutto della sua collaborazione al quotidiano</span> <em style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box;"><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/la-stampa/" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: transparent; box-sizing: border-box; outline-offset: -2px; outline: -webkit-focus-ring-color auto 5px; text-decoration-line: none;"><annotation df="None" score="2.5" style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box;" type="organizations" uri="/enciclopedia/la-stampa/">La Stampa</annotation></a></em>. </div>
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;">
<span style="color: #3e3f3e;">Levi si tolse la vita l'11 aprile 1987. </span><br />
<span style="color: #3e3f3e;"><strong style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Le pagine scritte continuano a svelarne il pensiero e le tante anime, anche quelle nascoste. La testimonianza del dolore dell’essere umano</strong><span face=""arial" , "helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: #f9f9f9; color: black; font-size: 17.5px;"> si mostra evidente in libri di riferimento come </span><em style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati, </em><strong style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">la sua professione di chimico</strong><span face=""arial" , "helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: #f9f9f9; color: black; font-size: 17.5px;"> (si laureò all’Università di Torino nel 1941 con una tesi sull’inversione di Walden), a cui tornò dopo la deportazione lavorando in una fabbrica di vernici, e quel suo legame stretto con il mondo scientifico sono rintracciabili nei racconti de </span><em style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Il sistema periodico</em><span face=""arial" , "helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: #f9f9f9; color: black; font-size: 17.5px;"> (che, nel 2019, coincide con il 150esimo anniversario della tavola periodica degli elementi chimici e la recente pubblicazione del quaderno </span><em style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Cucire parole, cucire molecole</em><span face=""arial" , "helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: #f9f9f9; color: black; font-size: 17.5px;">, curato da Alberto Piazza dell’Accademia delle Scienze di Torino e da Fabio Levi del Centro internazionale di studi Primo Levi), nel </span><em style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Dialogo con Tullio Regge </em><span face=""arial" , "helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: #f9f9f9; color: black; font-size: 17.5px;">e nel piccolo pianeta 4545 tra Giove e Marte, scoperto nel 1989, che dal 2011 unisce nome e cognome, fondendoli in </span><em style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; color: black; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 17.5px;">Primolevi.</em></span></div><div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;"><span face="Arial, Helvetica Neue, Helvetica, sans-serif"><span style="font-size: 17.5px;"><i><br /></i></span></span>
<span style="color: #3e3f3e; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px;"><a href="http://www.minerva.unito.it/Storia/Levi/LeviZonagrigia.html">I SOMMERSI E I SALVATI PDF<b style="color: #3e3f3e;"> (cap "La zona grigia" pagg 24-44)</b></a></span></div><div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;"><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #4d5156; font-size: 14px;">Il </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #5f6368; font-size: 14px; font-weight: bold;">testo</span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #4d5156; font-size: 14px;"> viene pubblicato nel 1986, pochi mesi prima che </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #5f6368; font-size: 14px; font-weight: bold;">Levi</span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #4d5156; font-size: 14px;"> muoia, nell'aprile 1987.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><b><a href="https://1.bp.blogspot.com/-rPSlxFWlx9k/Wgs7TTf9lBI/AAAAAAAAJFI/THL2_aomtosdynZHtlQLt_BNrnw3HRyVwCLcBGAs/s1600/COPERTINA%2BSOMMERSI%2BE%2BSALVATI_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="208" src="https://1.bp.blogspot.com/-rPSlxFWlx9k/Wgs7TTf9lBI/AAAAAAAAJFI/THL2_aomtosdynZHtlQLt_BNrnw3HRyVwCLcBGAs/s1600/COPERTINA%2BSOMMERSI%2BE%2BSALVATI_.jpg" /></a></b></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #3e3f3e;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #3e3f3e;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #3e3f3e;"><a href="https://library.weschool.com/lezione/vita-primo-levi-zona-grigia-sommersi-e-salvati-2881.html">TRE PASSI DAL CAPITOLO "LA ZONA GRIGIA" commentati (Da Weschool)</a></span></div>
<br />
<div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;"><span style="color: #3e3f3e;"><b style="background-color: white;">LEVI E LA CHIMICA</b></span></div><div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;"><span style="color: #3e3f3e;"><b style="background-color: white;"><a href="https://www.consiglio.regione.toscana.it/upload/Pianeta_Galileo/atti/2009/11_bresciani.pdf">Primo Levi, scrittore/chimico (saggio)</a></b></span></div><div style="-webkit-font-smoothing: antialiased; background-color: #faf9f6; box-sizing: border-box; font-family: "Crimson Text", Garamond, "Times New Roman", serif; font-size: 22px; line-height: 30px; margin-bottom: 30px;"><b style="color: #3e3f3e;"><a href="https://giuliovaracca.files.wordpress.com/2010/10/il-sistema-periodico.pdf">IL SISTEMA PERIODICO PDF</a></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><b><a href="https://2.bp.blogspot.com/-VB0JtxYX8w4/Wgs7X7TE2XI/AAAAAAAAJFM/OoeWK7H3C7kHoVS7pwdsEupcbvcrhD1BACLcBGAs/s1600/COPERTINA%2BSISTEMA%2BPERIODICO.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="325" data-original-width="200" height="320" src="https://2.bp.blogspot.com/-VB0JtxYX8w4/Wgs7X7TE2XI/AAAAAAAAJFM/OoeWK7H3C7kHoVS7pwdsEupcbvcrhD1BACLcBGAs/s320/COPERTINA%2BSISTEMA%2BPERIODICO.jpg" width="196" /></a></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><a href="file:///C:/Users/magda/Downloads/04_Sistema_periodico_Levi.pdf"><br /></a></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;">Lettura e analisi del racconto CARBONIO</span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
___________________________________________________________</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<b style="color: #3e3f3e;"><i>LE POESIE (Raccolta di versi intitolata Ad ora incerta, pubblicata nel 1984)</i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #3e3f3e;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #3e3f3e;"><b>Shemà</b> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #3e3f3e;"><a href="https://library.weschool.com/lezione/primo-levi-shem%C3%A0-testo-integrale-2866.html">https://library.weschool.com/lezione/primo-levi-shem%C3%A0-testo-integrale-2866.html</a></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: x-small;"><strong><span style="border: 1pt none; color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "serif"; padding: 0cm;">Primo Levi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- Dateci</span></strong><span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "serif";"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci qualche cosa da distruggere,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Una corolla, un angolo di silenzio,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un compagno di fede, un magistrato,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Una cabina telefonica,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un giornalista, un rinnegato,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un tifoso dell’altra squadra,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un lampione, un tombino, una panchina.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci qualcosa da sfregiare<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un intonaco, la Gioconda,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un parafango, una pietra tombale.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci qualche cosa da stuprare,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Una ragazza timida,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un’aiuola, noi stessi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Non disprezzateci: siamo araldi e profeti.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci qualcosa che bruci, offenda, tagli, sfondi, sporchi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Che ci faccia sentire che esistiamo,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci un manganello o una Nagant,<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dateci una siringa o una Suzuki.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #2a2a2a; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Commiserateci.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 10.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="background: white; line-height: 12.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background: white; color: #404042; font-size: x-small;"><i>Levi l’ha scritta nell’aprile del 1984. </i></span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background: white; color: #404042; font-size: x-small;"><i><br /></i></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background: white; color: #404042; font-size: x-small;"><i>____________________________________________</i></span></span></div>
<div style="background: white; line-height: 12.6pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><strong><span style="border: 1pt none; color: #303030; font-size: 14pt; padding: 0cm;">Nel principio</span></strong><span style="color: #303030; font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; background: white; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: 6.45pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 6.45pt; orphans: 2; outline: 0px; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; vertical-align: baseline; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<span style="color: #303030; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 14pt;">Fratelli
umani a cui è lungo un anno,<br />
Un secolo un venerando traguardo,<br />
Affaticati per il vostro pane,<br />
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi;<br />
Udite, e vi sia consolazione e scherno:<br />
Venti miliardi d’anni prima d’ora,<br />
Splendido, librato nello spazio e nel tempo,<br />
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,<br />
Nostro padre comune e nostro carnefice,<br />
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.<br />
Ancora, di quest’una catastrofe rovescia<br />
L’eco tenue risuona dagli ultimi confini.<br />
Da quell’unico spasimo tutto è nato:<br />
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,<br />
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,<br />
Ogni cosa che ognuno ha pensato,<br />
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,<br />
E mille e mille soli, e questa<br />
Mano che scrive.<o:p></o:p></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; background: white; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; margin-bottom: 6.45pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 6.45pt; orphans: 2; outline: 0px; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; vertical-align: baseline; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<span style="color: #303030; font-size: 14pt;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">13
agosto 1970</span><span style="font-family: "open sans" , serif;"><o:p></o:p></span></span><br />
<span style="color: #303030; font-size: 14pt;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<span style="color: #303030; font-size: 14pt;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">____________________________________________</span></span><br />
<span style="color: #303030; font-size: 14pt;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<br />
<div style="background-color: #f9f9f9; box-sizing: inherit; font-family: Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; font-size: 1.4rem; margin-bottom: 2rem; margin-top: 2rem;">
<a href="https://poetarumsilva.com/2013/03/25/su-primo-levi-di-emanuele-zinato/" style="background-color: white; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 14pt;">La chimica dei versi: saggio di Emanuele Zinato</a></div>
</div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-2425316249639450892021-04-13T21:56:00.016+02:002023-12-02T17:37:16.043+01:00Eugenio Montale<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></b><div class="separator" style="clear: both; color: #351c75; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-uREADTMukXw/UnVtljeqD0I/AAAAAAAACAw/S0HV9UmebR4/s1600/montale+e+bene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><img border="0" height="272" src="https://4.bp.blogspot.com/-uREADTMukXw/UnVtljeqD0I/AAAAAAAACAw/S0HV9UmebR4/s320/montale+e+bene.jpg" width="320" /></span></b></a></div>
<div style="color: #351c75; text-align: center;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
(Montale anziano a tavola con l'attore Carmelo Bene)</span></b></div>
<div style="color: #351c75;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-montale/">
https://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-montale/</a><br />
1896 - 1981<br />
</span></b><a name='more'></a><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />Dai Percorsi dell'antologia Capitello ed:</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Il pessimismo di Montale (che ha conosciuto 2 guerre mondiali, il fascismo...) è di natura prima di tutto esistenziale ("la <span style="color: red;">condizione umana</span> in sé considerata, non questo o quell'avvenimento storico" 1951) e riguarda il non senso senso stesso della vita e l'oscura ragione della natura.</span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Gli uomini sono visti come "ossi di seppia" che dal mare (simbolo di felicità panica) sono stati deposti sulla terra, luogo di aridità ed esilio, emblema della condizione umana chiusa da "una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia" dove è impossibile trovare un "varco" liberatorio, che faccia intuire il vero senso dell'esistenza.</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="http://www.blogger.com/post-edit.g?blogID=3932219150429398200&postID=2347438947875325133" name="more"></a></span></b></div>
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></b><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
La civiltà tecnologica dal canto suo non ha prodotto che guerre ("lo schianto rude, i sistri, il fremere / dei tamburelli sulla fossa fuia" v.16-17 la <i>Bufera</i>); feroci dittature ("sul corso è passato a volo un messo infernale / tra un alalà di scherani" v.8-9 <i>La primavera Hitleriana</i>) che hanno avuto consensi di massa, per cui "più nessuno è incolpevole" (v.19); atroci campi di concentramento e di sterminio, metafore della condizione dell'uomo nella società di massa, irregimentato e sorvegliato ("l'occhio del capoguardia dallo spioncino" v.5 il <i>Sogno del prigioniero</i>), perseguitato senza motivo ("la purga dura da sempre senza un perchè" v.11).</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">La società moderna ha infine prodotto la massificazione, il consumismo, una industria culturale dello svago e del divertimento che ha travolto la grande tradizione umanistica della società occidentale. Montale nutre profondi sospetti sulla cultura di massa e sulla mercificazione dell'arte, che producono alienazione e mancanza di valori. Per M. sarà la fine della libertà a causa dei mass-media con una progressiva passività dell'uomo, incapace di autentici rapporti umani ("tutto fa pensare che l'uomo d'oggi sia più che mai un estraneo vivente tra estranei"), mentre "uno dei compiti fondamentali dell'industria culturale è quello di divertire l'uomo" ossia sviarlo dalla sua vera natura di essere che si pone domande (in cui è consistita la funzione dell'arte occidentale) per farse un semplice consumatore di prodotti ("guai se tutti decidessimo..di lasciare chiusa la televisione") con un vuoto interiore che si tenta di riempire facendo "sempre e sempre più velocemente quello che fanno tutti".</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
L'unico modo per reagire secondo M. è recuperare i valori della grande cultura passata, nella speranza che gli uomini "non si lascino schiacciare nella massiciata collettiva" anche se l'alluvione dell'odierna insignificanza ha travolto la cultura umanistica, come l'alluvione fiorentina del '66 "ha sommerso il pack dei mobili, delle carte e dei quadri" gelosamente custoditi dal poeta.</span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
M. vede perciò minacciato il destino stesso dell'uomo in quanto di più altro ha prodotto, perchè oggi "l'arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l'uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza" (vedi più sotto: <i>E' ancora possibile la poesia</i>,1975)</span></b></div><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
_________________________________<br /><br /></span></b><div><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Dall'antologia <span style="color: red;">Armellini-Colombo</span>:<br />
<br />
</span></b><div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">All'origine della poesia di Montale sta un sentimento di «totale disarmonia con la realtà» : si tratta appunto della "condizione umana" in generale, del «male di vivere» che è tema di uno dei più famosi <i>Ossi di seppia</i>: quel senso di angoscia dell'uomo moderno che si sente come abbandonato in un mondo destituito di significato e di valore, tema della filosofia esistenzialista e di tanta letteratura del Novecento. Nei versi di Montale si affollano situazioni che hanno la precisione di istanti di vita singoli e irripetibili, immagini di oggetti colti nella loro concretezza materiale; in questi dati concreti il poeta riconosce i segni di una condizione umana votata allo scacco e all'assurdo, e cerca instancabilmente il "miracolo" impossibile che apra un "varco" al di là di quei limiti. In questo senso si parla di una "poetica dell'oggetto" implicita nella poesia di</span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
Montale: in essa idee ed emozioni si presentano materializzati in oggetti sensibili:</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Spesso il male di vivere ho incontrato: </span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">era il rivo strozzato che gorgoglia, </span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">era l'incartocciarsi della foglia </span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>riarsa, era il cavallo stramazzato.</i> [<i>Ossi di seppia]</i><br />
<br /></span></b></div>
<div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
La poetica dell'oggetto si colloca su una linea ben distinta dalla "poetica dell'analogia" ungarettiana, da quell'idea risalente a Mallarmé di una "lirica pura" intesa come gioco di suggestioni sonore che alludono a un vago mistero soprasensibile. Alla musicalità evanescente della corrente postsimbolista la poesia montaliana oppone la ricerca di sonorità aspre, atte a incidere nettamente i contorni materiali degli oggetti e ad esprimere la "disarmonia" del vivere: alla lingua preziosa, astratta, selettiva, oppone un lessico che attinge a tutti i registri linguistici, dall'aulico, all'usuale, al tecnico, nello sforzo di definire ogni singola situazione poetica col massimo di aderenza. Così nei suoi versi non incontriamo generici "uccelli" ma balestrucci, coturnici, il gallo cedrone, non una "nave" ma una petroliera, non un "cane" ma un Bedlington. In questo Montale è continuatore di quel rifiuto della genericità aulica che Pascoli aveva bandito e praticato. <br />
<br /></span></b></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">
La poetica novecentesca più vicina a Montale è l'idea di T.S. Eliot della poesia come "correlativo oggettivo": secondo il poeta angloamericano, idee ed emozioni prendono nella poesia la forma di «una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che saranno la formula di quella emozione particolare». Queste parole possono far pensare all'allegoria propria della poesia medievale, di cui il correlativo oggettivo è in un certo senso la versione moderna: in particolare la potenza plastica della poesia di Dante è stata fortemente sentita da Eliot, dal suo maestro Pound e da Montale stesso, nei cui versi gli echi danteschi sono frequenti. Tra l'allegoria medievale e il correlativo oggettivo c'è tuttavia una differenza sostanziale: gli emblemi medievali facevano riferimento a un repertorio simbolico consolidato, di cui un lettore colto dell'epoca possedeva le chiavi di interpretazione; gli emblemi della poesia "metafisica" contemporanea non hanno il supporto di una cultura simbolica condivisa, costituiscono un cifrario personale del poeta, e questo spiega le difficoltà interpretative che pongono ai lettori; in più, nel caso di Montale, non rinviano al possesso di una visione organica del mondo, ma a una ricerca aperta, senza approdi sicuri. </span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">__________________________________________________________________</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Eugenio-Montale-si-racconta-23e144b3-c1c3-4e40-aeee-3ec5eb6476f4.html">VIDEO RAI CULTURA LETTERATURA su Montale</a></span></b></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="color: windowtext;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">_______________________________________</span></b></div>
<b style="color: windowtext;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span color="windowtext"><span color="windowtext"><b><span style="color: purple; font-family: inherit; font-size: medium;">Eugenio Montale - "È ancora possibile la poesia?":</span></b></span></span></div>
<div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span color="windowtext"><span color="windowtext"><span style="color: purple; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Discorso di Montale per la consegna del Premio Nobel per la letteratura, Stoccolma, 12 Dicembre 1975</b></span></span></span></div>
<div class="smalltext" style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span color="windowtext" style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="color: #0d0e00;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>(...)</b></span></span></div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>Ho scritto poesie e per queste sono stato premiato, ma sono stato anche bibliotecario, traduttore, critico letterario e musicale e persino disoccupato per riconosciuta insufficienza di fedeltà a un regime che non potevo amare. Pochi giorni fa è venuta a trovarmi una giornalista straniera e mi ha chiesto: “Come ha distribuito tante attività così diverse? Tante ore alla poesia, tante alle traduzioni, tante all'attività impiegatizia e tante alla vita?”. Ho cercato di spiegarle che non si può pianificare una vita come si fa con un progetto industriale. Nel mondo c'è un largo spazio per l'inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell'inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi.</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo, e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile.</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate al massimo. Per fortuna la poesia non è una merce. Essa è una entità di cui si sa assai poco, tanto che due filosofi tanto diversi come Croce, storicista idealista e Gilson, cattolico, sono d'accordo nel ritenere impossibile una storia della poesia. Per mio conto, se considero la poesia come un oggetto ritengo ch'essa sia nata dalla necessità di aggiungere un suono vocale (parola) al martellamento delle prime musiche tribali. Solo molto più tardi parola e musica poterono scriversi in qualche modo e differenziarsi. Appare la poesia scritta, ma la comune parentela con la musica si fa sentire. La poesia tende a schiudersi in forme architettoniche, sorgono i metri, le strofe, le cosiddette forme chiuse. Ancora nelle prime saghe nibelungiche e poi in quelle romanze, la vera materia della poesia è il suono. Ma non tarderà a sorgere con i poeti provenzali una poesia che si rivolge anche all'occhio. Lentamente la poesia si fa visiva perché dipinge immagini, ma è anche musicale: riunisce due arti in una. Naturalmente gli schemi formali erano larga parte della visibilità poetica. Dopo l'invenzione della stampa la poesia si fa verticale, non riempie del tutto lo spazio bianco, è ricca di « a capo » e di riprese. Anche certi vuoti hanno un valore. Ben diversa è la prosa che occupa tutto lo spazio e non dà indicazioni sulla sua pronunziabilità. E a questo punto gli schemi metrici possono essere strumento ideale per l'arte del narrare, cioè per il romanzo. E' il caso di quello strumento narrativo che è l'ottava, forma che è già un fossile nel primo Ottocento malgrado la riuscita del Don Giovanni di Byron (poema rimasto interrotto a mezza strada). Ma verso la fine dell'Ottocento le forme chiuse della poesia non soddisfano più né l'occhio né l'orecchio. Analoga osservazione può farsi per il <i>Blank verse</i> inglese e per l'endecasillabo sciolto italiano. E nel frattempo fa grandi passi la disgregazione del naturalismo ed è immediato il contraccolpo nell'arte pittorica. (...)</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>Quali conclusioni possono trarsi da fatti simili? Evidentemente le arti, tutte le arti visuali, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L'arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l'uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza. L'esempio che ho portato potrebbe estendersi alla musica esclusivamente rumoristica e indifferenziata che si ascolta nei luoghi dove milioni di giovani si radunano per esorcizzare l'orrore della loro solitudine. Ma perché oggi più che mai l'uomo civilizzato è giunto ad avere orrore di se stesso?</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>(...)</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="line-height: 19px;"><span> </span><span>In tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia?</span></span><span><span style="line-height: 19px;"> </span><span style="line-height: 19px;">La poesia cosiddetta lirica è opera frutto di solitudine e di accumulazione.</span><span style="line-height: 19px;"> </span><span style="line-height: 19px;">Lo è ancora oggi ma in casi piuttosto limitati. Abbiamo però casi più numerosi in cui il sedicente poeta si mette al passo coi nuovi tempi. La poesia si fa allora acustica e visiva. Le parole schizzano in tutte le direzioni come l'esplosione di una granata, non esiste un vero significato, ma un terremoto verbale con molti epicentri. La decifrazione non è necessaria, in molti casi può soccorrere l'aiuto dello psicanalista</span></span><span><span style="line-height: 19px;">.</span><span style="line-height: 19px;"> </span></span></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>La poesia lirica ha certamente rotto le sue barriere. C'è poesia anche nella prosa, in tutta la grande prosa non meramente utilitaria o didascalica: esistono poeti che scrivono in prosa o almeno in più o meno apparente prosa; milioni di poeti scrivono versi che non hanno nessun rapporto con la poesia. Ma questo significa poco o nulla. Il mondo è in crescita, quale sarà il suo avvenire non può dirlo nessuno. Ma non è credibile che la cultura di massa per il suo carattere effimero e fatiscente non produca, per necessario contraccolpo, una cultura che sia anche argine e riflessione. Possiamo tutti collaborare a questo futuro. Ma la vita dell'uomo è breve e la vita del mondo può essere quasi infinitamente lunga.</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà sopravvivere la poesia nell'universo delle comunicazioni di massa? E' ciò che molti si chiedono, ma a ben riflettere la risposta non può essere che affermativa. Se s'intende... quella che rifiuta con orrore il termine di produzione, quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta un'epoca e tutta una situazione linguistica e culturale, allora bisogna dire che non c'è morte possibile per la poesia.</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>(...)</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium; line-height: 19px;"><b>Ma ora per concludere debbo una risposta alla domanda che ha dato un titolo a questo breve discorso. Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell'uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l'arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. </b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>(...)</b></span></div>
</div>
<div style="line-height: 24px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="line-height: 19px;">Si potrebbero moltiplicare le domande con l'unico risultato che non solo la poesia, ma tutto il mondo dell'espressione artistica o sedicente tale è entrato in una crisi che è strettamente legata alla condizione umana, al nostro esistere di esseri umani, alla nostra certezza o illusione di crederci esseri privilegiati, i soli che si credono padroni della loro sorte e depositari di un destino che nessun'altra creatura vivente può vantare. Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti. E' come chiedersi se l'uomo di domani, di un domani magari lontanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni in cui si dibatte fin dal primo giorno della Creazione (e se di un tale giorno, che può essere un'epoca sterminata, possa ancora parlarsi). - </span><span style="text-align: left;">da </span><span color="windowtext" style="text-align: left;"><span><a href="http://nobelprize.org/">http://nobelprize.org</a></span></span></span></b></div></div><div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span><span color="windowtext" style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></span></div><div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span><span color="windowtext" style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></span></div><div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b><span style="font-family: inherit;"><span><span color="windowtext" style="font-size: x-large;">POESIE </span></span></span></b></div><div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></span></b></div><div class="smalltext" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><b><span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: medium;">"Meriggiare" :</span><br />
<span style="font-size: large;"><span color="windowtext"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span color="windowtext"><iframe allowfullscreen="true" allowtransparency="true" frameborder="0" height="315" scrolling="no" src="https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2F10MinutiVideolezioni%2Fvideos%2F266815107805121%2F&show_text=0&width=560" style="border: none; overflow: hidden;" width="560"></iframe></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span color="windowtext"><br /></span>
</span><br />
</span></b><div><div style="text-align: justify;"><div style="color: #351c75;"><span style="color: black; text-indent: -18pt;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="http://www.viv-it.org/schede/limoni"><b>I limoni</b></a></span></span></div><div style="color: #351c75;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div style="color: #351c75;"><b style="color: black; text-indent: -18pt;"><a href="https://www.fareletteratura.it/2014/05/02/analisi-del-testo-e-parafrasi-non-chiederci-la-parola-montale/"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Non chiederci la parola</span></a></b></div><div style="color: #351c75;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="color: #351c75;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><i style="color: black; text-indent: -18pt;"><br /></i><span>Forse un mattino andando... </span></span><br /><span><span style="color: #000099;"> <a href="http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/45-montale.pdf">a questo link il testo e l'analisi</a></span></span></span></b></div><div style="color: #351c75;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="http://quintalgia.blogspot.it/p/forse-un-mattino-e-un-osso-di-seppia.html" style="color: #351c75;"><b>COMMENTO DI ITALO CALVINO</b></a><span style="color: #351c75;"> </span><b><span style="color: #2b00fe;">a "Forse un mattino andando"</span></b></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #2b00fe;"><br /></span></b></span></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="http://robertodeidier.blogspot.com/2015/10/poesia-ovvero-larte-di-voltarsi-indietro.html"><b>http://robertodeidier.blogspot.com/2015/10/poesia-ovvero-larte-di-voltarsi-indietro.html</b></a></span></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">_________________________________________________</span></b></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="color: #351c75; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">"A Liuba che parte"</span></b></div></div><div class="Section1">
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Non il grillo ma il gatto<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>del focolare<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>or ti consiglia, splendido<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>lare della dispersa tua famiglia.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>La casa che tu rechi<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>con te ravvolta, gabbia o cappelliera?<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>sovrasta i ciechi tempi come il flutto<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div>
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: #351c75;">arca leggera - e basta al tuo riscatto</span><span style="color: #351c75;">. </span></span></b></div><div><span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;"><b> (Da<i> Le occasioni</i>, 1939)<o:p></o:p></b></span></div>
<div style="color: #351c75;">
<span style="color: black; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span>"Incespicare"<o:p></o:p></span><br />
<span><br /></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Incespicare, incepparsi<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>è necessario<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>per destare la lingua<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>dal suo torpore. Ma la balbuzie non basta<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>e se anche fa meno rumore<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>è guasta lei pure. Così<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>bisogna rassegnarsi<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>a un mezzo parlare. Una volta<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>qualcuno parlò per intero<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>e fu incomprensibile. Certo<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>credeva di essere l’ultimo<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>parlante. Invece è accaduto<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>che tutti ancora parlano<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>e il mondo</b></span></div>
<div style="border: none; padding: 0cm 0cm 1pt;">
<div class="MsoNormal" style="border: none; padding: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: #351c75;">da allora è muto. (da <i>Satura </i>II)</span><span style="color: #351c75;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; color: #351c75; padding: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div align="center" class="imaligncenter" style="background-color: white; color: #351c75; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div align="center" class="imaligncenter" style="background-color: white; color: #351c75; margin: 0cm; text-align: center;">
<div style="text-align: left;">
<span class="ff2fc2fs12"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>"Nel silenzio"<o:p></o:p></b></span></span></div>
</div>
<div align="center" class="imaligncenter" style="background-color: white; color: #351c75; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: #990000; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div class="imaligncenter" style="background-color: white; margin: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span class="ff2fc2fs12"><span style="color: #20124d;">Oggi è sciopero generale.</span></span><span><span style="color: #20124d;"><br /><span class="ff2fc2fs12">Nella strada non passa nessuno.</span><br /><span><span class="ff2fc2fs12">Solo una radiolina dall’altra parte del muro.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Da qualche giorno deve abitarci qualcuno.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Mi chiedo che ne sarà della produzione.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">La primavera tarda alquanto a prodursi.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Hanno spento in anticipo il termosifone.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Si sono accorti ch’è inutile il servizio postale.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Non è un gran male il ritardo delle funzioni normali.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">E’ d’obbligo che qualche ingranaggio non ingrani.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Anche i morti si son messi in agitazione.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Anch’essi fanno parte del silenzio totale.</span><br /><span class="ff2fc2fs12">Tu stai sotto una lapide. Risvegliarti non vale</span><br /><span class="ff2fc2fs12">perché sei sempre desta. Anche oggi ch’è sonno universale.</span></span></span><br /><span class="ff0fc2fs12" style="color: #351c75;"> (<i>Satura II</i>)</span></span></b></span><div style="color: #351c75;">
<span style="color: black; font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
<span class="messagebody"><span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;">"Ribaltamento"</span></span></h6>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
</h6>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></h6><h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
<span><span class="messagebody"><span style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;">La vasca è un grande cerchio, vi si vedono</span></span></span></h6><h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;"><span><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><span class="messagebody" style="font-family: inherit;">ninfee e pesciolini rosa pallido.</span></span></span></h6><h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;"><span><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><span class="messagebody" style="font-family: inherit;">Mi sporgo e vi cado dentro ma dà l'allarme </span></span></span></h6>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
<span><span><span class="messagebody" style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;">un bimbo della mia età.</span></span></span></h6>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
<span><span><span class="messagebody" style="color: #351c75; font-family: inherit; font-size: medium;">Chissà se c'è ancora acqua. Curvo il braccio </span></span></span></h6>
<h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span><span class="messagebody" style="color: #351c75;">e tocco il pavimento della mia stanza. </span></span></span></span></h6><h6 style="background-color: white; line-height: 13.5pt; margin: 0cm 0cm 3.75pt;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>(da <i>Quaderno di quattro anni</i>)</span></h6>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i>
Strofa unica di sei versi di cui tre endecasillabi. La poesia, scritta negli ultimi anni di vita del poeta, richiama un ribaltamento rispetto a diversi punti di vista, un vero e proprio rovesciarsi del bimbo nella vasca, am anche un ribaltamento tra sogno e realtà e un passaggio dall'età infantile a quella anziana. Montale scrisse che raccontava un brutto sogno. Per l'argomento onirico, si può interpretare psicoanaliticamente; la vasca come ventre materno, il pavimento la dura realtà, E' datata 10 aprile 1976, Il tema liquido del ricordo richiama "Cigola la carrucola nel pozzo", <span style="background-color: white; text-align: justify;"> </span></i></span></b></blockquote></div></div><div style="color: #351c75;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><br /></span>
<span>DUE POESIE SULLA MEMORIA</span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="color: #351c75;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Cigola la carrucola del pozzo</b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>l'acqua sale alla luce e vi si fonde.<br />Trema un ricordo nel ricolmo secchio,<br />nel puro cerchio un'immagine ride.<br />Accosto il volto a evanescenti labbri:<br />si deforma il passato, si fa vecchio,<br />appartiene ad un altro...<o:p></o:p></b></span></div>
<div>
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Ah che già stride<br />la ruota, ti ridona all'atro fondo,<br />visione, una distanza ci divide. <o:p></o:p></b></span></div>
<div>
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span> (<i>Ossi di Seppia</i>)</span><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="color: #351c75;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
</div>
<div style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br clear="all" style="break-before: auto; page-break-before: auto;" /></b></span></div>
<div class="Section2">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>La lirica si configura come un’unica strofa di versi endecasillabi, con alcune rime che rimandano a rime dantesche dell’inferno, assonanze (ricòrdo-ricòlmo, sècchio-cèrchio,accòsto-vòlto, àtro-passàto, defòrma-ridòna), consonanze e iterazioni foniche disseminate nel testo, che creano un effetto d’eco (Cigola la CaRRuCola….tRema un RiCoRdo nel RiColmo seCChio…nel puRo CeRChio..la Ruota Ridona all’atRo fondo).<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>I versi 7-8 costituiscono un verso spezzato in due emistichi separati in realtà da puntini sospensivi e dallo spazio bianco, si tratta di un endecasillabo a maiore con sinalefe tra le due sezioni.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Il verbo “Cigola” nell’incipit rimanda al suono stridente ed acuto, reso più evidente dall’anastrofe e dalla sequenza degli sdruccioli ( Cìgola .. carrùcola v.1). Il suono sgradevole della carrucola rappresenta fonosimbolicamente la fatica della risalita del secchio dalla profondità del pozzo , correlativo oggettivo della memoria; lo stridio della carrucola rimanda alla psicologia del poeta che faticosamente dalla profondità della memoria recupera il ricordo di un volto caro, forse il suo stesso volto o quello della donna amata. La riappropriazione del ricordo si identifica con il cerchio al verso 4, forma geometricamente perfetta e adatta a questa magica rievocazione gioiosa del passato ( nel puro cerchio un’immagine ride v.4)<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Il secondo verso è tutto costruito su parole piane ( acqua-luce-sale-fonde) che indicano un momento di felicità. All’attimo di gioia allude il rapporto paronomastico al verso 3 ( ricordo-ricolmo) ed il verbo ride al verso 4 chiasticamente contrapposto al verbo trema del verso precedente.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Tuttavia il recupero del ricordo, che affiora alla superficie dell’acqua contenuta nel secchio e che si illumina alla luce del sole, è evanescente ed effimero fino a dissolversi ( evanescenti labbri v.5) .<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>All verso 3 il fonema /r/ allitterante ( ricolmo-ricordo) suggerisce e imita il tremolio dell’acqua e la sua instabilità. Il ridiscendere del secchio nel pozzo trova , ancora una volta, riscontro nel tessuto fonico della lirica : il verbo stridere al verso 8 accentua il rumore che accompagna la caduta , qui la consonante /r/ accompagnandosi ai suoni consonantici duri come la dentale /t/ , diventa più cupa. La breve illusione di felicità accompagnata dalla perdita irreparabile del ricordo e della speranza è legata alla rima ride-stride ai versi 4 e 7.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span>Non mancano termini colti come atro, aggettivo dantesco in vari luoghi dell’Inferno, accanto a termini desunti dal linguaggio quotidiano come secchio- pozzo- ruota, tipici del vocabolario scabro ed essenziale di “Ossi di seppia”.</span><span style="color: #351c75;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Vedi anche:</span></b></div><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="color: #351c75;"><a href="http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-verde/letterautori_verde_volume3_T12.pdf">http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-verde/letterautori_verde_volume3_T12.pdf</a></span><br />
<br />
<br />
_________________________________________________________________</span></b></div>
<pre style="color: #351c75;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium; text-transform: uppercase;">
</span></b></pre>
<pre><span style="color: #674ea7; font-family: inherit; font-size: medium; text-transform: uppercase;"><b>NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO (“LE OCCASIONI”, 1937)<o:p></o:p></b></span></pre>
<pre><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></pre></div><div class="Section3" style="text-align: left;"><h1><span style="font-size: medium;"><span style="color: #674ea7; font-family: inherit;">Non recidere, forbice, quel volto, </span></span></h1><h1><span style="font-size: medium;"><span style="color: #674ea7; font-family: inherit;"> solo nella memoria che si sfolla, </span></span></h1><h1><span style="color: #674ea7; font-family: inherit; font-size: medium;">non far del grande suo viso in ascolto</span></h1><div><span style="color: #674ea7; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>la mia nebbia di sempre.</b></span></div><h1><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="color: #674ea7;"> <br /></span><span style="color: #674ea7;">Un freddo cala... Duro il colpo svetta.</span></span></h1><h1><span style="font-size: medium;"><span style="color: #674ea7; font-family: inherit;">E l'acacia ferita da sé scrolla</span></span></h1><h1><span style="font-size: medium;"><span style="color: #674ea7; font-family: inherit;">il guscio di cicala</span></span></h1><h1><span style="font-size: medium;"><span style="color: #674ea7;"><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;">nella prima belletta di Novembre.</span><span style="color: #990000;"> </span></span></span></span></h1>
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br clear="all" style="break-before: auto; page-break-before: auto;" /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><i>Si tratta di due quartine di tre endecasillabi e un settenario. Si segnalano le rime volto- ascolto (v 1 e v 3) in assonanza con colpo (v 5) e le rime sfolla- scrolla(v 2 e v 6), inoltre la consonanza di matrice quasi dannunziana sempre- Novembre (v 4 e v 6) , infine le rime al mezzo cala-cigola (v 5 e v 7) e svetta belletta (v 5 e v 8). Nell’endecasillabo iniziale compare una doppia parola sdrucciola. La prima quartina si apre su una formula deprecativa che contrassegna spesso gli incipit di Montale ( non recidere, non chiederci la parola…) e svolge il motivo tipicamente montaliano della labilità del ricordo che non riesce in questo caso a custodire l’immagine della donna amata, sospinta nella oscura nebbia dell’oblio. La seconda quartina di tono completamente diverso, tutto descrittivo in terza persona, presenta l’oggetto- emblema, il correlativo oggettivo dell’accetta del giardiniere che recide l’acacia, determinando la caduta dello scheletro della cicala nella fanghiglia di novembre. Tra i due tempi del testo si instaurano tuttavia molteplici corrispondenze tematiche rafforzate dai richiami fonici che si sono segnalati prima. Alla memoria- coscienza corrisponde l’acacia, al volto, i cui lineamenti si dileguano nell’oblio, fa riscontro il ramo reciso ed il guscio della cicala, mentre la nebbia è richiamata dal fango. L’isotopia che garantisce la coesione semantica del testo è però affidata al gelo della lama ( forbice- accetta). Questa è presentata nella prima quartina con un chiaro uso metaforico con rinvio al mito ( le forbici della Parca che interrompono il tempo). Le equivalenze tra le due strofe sono ravvisabili nelle riprese intertestuali dalla Commedia dantesca. La metafora delle forbici del tempo nell’incipit del componimento potrebbe derivare da Paradiso XVI 9, mentre l’explicit presenta un altro evidente lessema dantesco belletta ( in cui avrà agito il ricordo di un madrigale dannunziano ” Nella belletta” tratto dall’Alcyone?) prelevato dall’Inferno VII 124 ( or ci attristiam nella belletta negra), canto particolarmente fecondo nella memoria montaliana che aveva già agito in Ossi di seppia ( Spesso il male di vivere).</i><span style="color: #351c75;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt; text-align: left; text-indent: 35.4pt;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div>
<div style="text-indent: -24px;">
<i><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">___________________________________________________________________</span></b></i></div>
</div>
<div>
<div style="color: #351c75;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><i style="color: black; text-indent: -18pt;"><b><br /></b></i></span></div>
</div>
<div style="color: #351c75;"></div><table align="left" border="0" style="color: #351c75; height: 2502px; width: 490px;"><tbody><tr><td height="2154" valign="top"><div align="left"><div align="left"><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span>ANTOLOGIA DI ALTRE POESIE</span><br />
<span><br /></span>
<br />
</span></b><div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span style="color: black;">In limine (da<i> Ossi di seppia</i>)</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></span><br />
<span><span style="color: black;"><br /></span></span></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Godi se il vento ch' entra nel pomario</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">vi rimena l'ondata della vita:</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">qui dove affonda un morto</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">viluppo di memorie,</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">orto non era, ma reliquario. </span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Il frullo che tu senti non è un volo,</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">ma il commuoversi dell'eterno grembo;</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">vedi che si trasforma questo lembo</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">di terra solitario in un crogiuolo. </span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Un rovello è di qua dall'erto muro.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Se procedi t' imbatti</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">tu forse nel fantasma che ti salva:</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">si compongono qui le storie, gli atti</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">scancellati pel giuoco del futuro. </span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Cerca una maglia rotta nella rete</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="background: white; color: #333333;">Va, per te l'ho pregato, - ora la sete</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background: white; color: #333333;"><span>mi sarà lieve, meno acre la ruggine..</span><span face="sans-serif"><o:p></o:p></span></span><br />
<span style="background: white; color: #333333;"><span><br /></span></span>
<br />
</span></b><div style="margin: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">Felicità raggiunta</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin: 0cm;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">Felicità raggiunta, si cammina<br />per te sul fil di lama.<br />Agli occhi sei barlume che vacilla,<br />al piede, teso ghiaccio che s'incrina;<br />e dunque non ti tocchi chi più t'ama.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span style="background: white; color: #333333;"><span></span></span><br />
</span></b><div style="margin: 0cm;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">Se giungi sulle anime invase<br />di tristezza e le schiari,il tuo mattino<br />è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.<br />Ma nulla paga il pianto del bambino<br />a cui fugge il pallone tra le case.<br /> (<i>Ossi di seppia</i>)</span></span><br />
<span><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;"><br /></span></span>
<span><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">__________________</span></span></span></b></div>
</div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b>DA <i>Satura</i>, 1971</b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span></span><br />
</span></b><ul style="color: black; text-align: start;"><div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">Le rime sono più noiose delle</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">Dame di San Vincenzo: battono alla porta</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">E insistono. Respingerle è impossibile</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">E purché stiano fuori si sopportano.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">Il poeta decente le allontana</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">(le rime), le nasconde, bara, tenta</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">il contrabbando. Ma le pinzochere ardono</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde)</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">bussano ancora e sono sempre quelle.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black; font-family: inherit;"><b>(<i>Satura</i>, 1971). </b></span></span></div>
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
</span></b><div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br /></span></b></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="background: white; color: black; font-family: inherit;"><b>Le parole</b></span></span></div>
<div style="color: #351c75; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;"><span style="background: white;">se si ridestano</span><br /><span style="background: white;">rifiutano la sede </span><br /><span style="background: white;">più propizia, la carta</span><br /><span style="background: white;">di Fabriano, l’inchiostro</span><br /><span style="background: white;">di china, la cartella</span><br /><span style="background: white;">di cuoio o di velluto</span><br /><span style="background: white;">che le tenga in segreto;</span><br /><span style="background: white;">le parole</span><br /><span style="background: white;">quando si svegliano</span><br /><span style="background: white;">si adagiano sul retro</span><br /><span style="background: white;">delle fatture, sui margini</span><br /><span style="background: white;">dei bollettini del lotto,</span><br /><span style="background: white;">sulle partecipazioni </span><br /><span style="background: white;">matrimoniali o di lutto;</span><br /><span style="background: white;">le parole</span><br /><span style="background: white;">non chiedono di meglio</span><br /><span style="background: white;">che l’imbroglio dei tasti</span><br /><span style="background: white;">nell’Olivetti portatile,</span><br /><span style="background: white;">che il buio dei taschini </span><br /><span style="background: white;">del panciotto, che il fondo</span><br /><span style="background: white;">del cestino, ridottevi </span><br /><span style="background: white;">in pallottole;</span><br /><span style="background: white;">le parole</span><br /><span style="background: white;">non sono affatto felici</span><br /><span style="background: white;">di essere buttate fuori</span><br /><span style="background: white;">come zambrocche e accolte</span><br /><span style="background: white;">con furore di plausi e </span><br /><span style="background: white;">disonore;</span><br /><span style="background: white;">le parole </span><br /><span style="background: white;">preferiscono il sonno </span><br /><span style="background: white;">nella bottiglia al ludibrio </span><br /><span style="background: white;">di essere lette, vendute,</span><br /><span style="background: white;">imbalsamate, ibernate;</span><br /><span style="background: white;">le parole </span><br /><span style="background: white;">sono di tutti e invano </span><br /><span style="background: white;">si celano nei dizionari</span><br /><span style="background: white;">perché c’è sempre il marrano</span><br /><span style="background: white;">che dissotterra i tartufi</span><br /><span style="background: white;">più puzzolenti e più rari;</span><br /><span style="background: white;">le parole</span><br /><span style="background: white;">dopo un’eterna attesa</span><br /><span style="background: white;">rinunziano alla speranza</span><br /><span style="background: white;">di essere pronunziate</span><br /><span style="background: white;">una volta per tutte</span><br /><span style="background: white;">e poi morire</span><br /><span style="background: white;">con chi le ha possedute.</span></span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b></b></span><div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: #351c75; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; letter-spacing: normal; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><div style="margin: 0px;"><b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span face=""\22 garamond\22 "" style="color: black;">(<i>Satura II</i>) </span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></span></b></div>
</div>
<b><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><br />
<br />
LA STORIA <br />
<br />
<span>La storia non si snoda<br />come una catena<br />di anelli ininterrotta.<br />In ogni caso<br />molti anelli non tengono.<br />La storia non contiene<br />il prima e il dopo,<br />nulla che in lei borbotti<br />a lento fuoco.<br />La storia non è prodotta<br />da chi la pensa e neppure<br />da chi l'ignora. La storia<br />non si fa strada, si ostina,<br />detesta il poco a poco, non procede<br />né recede, si sposta di binario<br />e la sua direzione<br />non è nell'orario.<br />La storia non giustifica<br />e non deplora,<br />la storia non è intrinseca<br />perché è fuori.<br />La storia non somministra carezze o colpi di frusta.<br />La storia non è magistra<br />di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve<br />a farla più vera e più giusta.<br />La storia non è poi<br />la devastante ruspa che si dice.<br />Lascia sottopassaggi, cripte, buche<br />e nascondigli. C'è chi sopravvive.<br />La storia è anche benevola: distrugge<br />quanto più può: se esagerasse, certo<br />sarebbe meglio, ma la storia è a corto<br />di notizie, non compie tutte le sue vendette.<br />La storia gratta il fondo<br />come una rete a strascico<br />con qualche strappo e più di un pesce sfugge.<br />Qualche volta s'incontra l'ectoplasma<br />d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.<br />Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.<br />Gli altri, nel sacco, si credono<br />più liberi di lui.<br /></span>
<br />
<i></i><br />
</span></b><div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: #351c75; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">
</div>
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: #351c75; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; letter-spacing: normal; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><div style="margin: 0px;"><strong style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Nel fumo</span></strong></div></div><div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: #351c75; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; letter-spacing: normal; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<div style="margin: 0px;">
<strong style="background-color: white; color: #222222;"><span style="color: white; font-family: inherit; font-size: medium;">.</span></strong></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Quante volte t'ho atteso alla stazione</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>tossicchiando, comprando giornali innominabili,</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>fumando Giuba poi soppresse dal ministro</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>dei tabacchi, il balordo!</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>sottrazione. Scrutavo le carriole</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>dei facchini se mai ci fosse dentro</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span face=""arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif" style="background-color: white; color: #222222;">Poi apparivi, ultima. E' un ricordo </span><span face=""arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif" style="background-color: white; color: #222222;">tra tanti altri. </span></b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Nel sogno mi perseguita.</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b> (<i>Satura II</i>)</b></span></div>
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: white; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>.</b></span></div>
</div>
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: #351c75; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; letter-spacing: normal; margin: 0cm; orphans: 2; text-align: justify; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">
<div style="margin: 0px;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>_____________________________________________</b></span></div>
</div>
</ul>
</div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: black; font-family: inherit; font-size: medium;"><b>Dopopioggia (<i>Quaderno dì quattro
anni, 1977)</i><span><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">Sulla rena bagnata appaiono ideogrammi</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">a zampa di gallina. Guardo addietro</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">ma non vedo rifugi o asili di volatili.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">Sarà passata un’anatra stanca, forse
azzoppata.</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">Non saprei decrittare quel linguaggio</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">se anche fossi cinese. Basterà un soffio</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">di vento a scancellarlo. Non è vero</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b><span style="color: black;">che la Natura sia muta. Parla a vanvera</span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black; font-family: inherit;"><b>e la sola speranza è che non si occupi </b></span></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black; font-family: inherit;"><b>troppo di noi.</b></span><span style="color: black;"><o:p></o:p></span></span></div><div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: black;"><br /></span></span></div><div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: black;"><br /></span></span></div><div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 27pt;"><span style="font-size: medium;"><span style="color: black;"><br /></span></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="color: #351c75;">
</div>
</div>
</div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-17748160097577925702021-04-08T18:13:00.003+02:002023-11-04T21:56:00.797+01:00Giuseppe Ungaretti<div style="text-align: center;"><img src="https://2.bp.blogspot.com/-o5ft71ey3NQ/TgT9ny4sz5I/AAAAAAAAAvM/JCE1u3XNFJ8/s640/ungaretti.jpg" /></div>
<b></b><br />
<a name='more'></a><a href="http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/it/pagine/mostre/pagina_425.html"><b>"La BIBLIOTECA DI UN NOMADE" (Internet Culturale)</b></a><br />
<b></b><br />
<b><br /></b><b><span style="color: #674ea7;"><a href="http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=50&biografia=Giuseppe+Ungaretti">BIOGRAFIA </a></span></b><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"><b><span style="line-height: 28px;">Rispetto alle scelte stilistiche di Ungaretti si è espresso il critico Giuseppe De Robertis:</span><br />
</b></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><b><span style="line-height: 28px;"> “Nel distruggere il verso, nel cercare i nuovi ritmi, prima di tutti [Ungaretti] mirò alla ricerca dell’essenzialità della parola, alla sua vita segreta; e, com’era necessario, a liberare la parola da ogni incrostazione sia letteraria sia fisica. […] Via dunque le cadenze crepuscolari e i modi discorsivi e prosastici, via i legamenti che impigliavano il linguaggio analogico, via le immagini tarde che toglievano verità e slancio all’aggettivo, via le mille determinazioni che impedivano il vago dell’espressione, via tutti gli impacci, per sempre toccare una sintassi fulminea, con una fulminea potenza d’invenzione” (da </span><i style="line-height: 28px;">Sulla formazione della poesia d’Ungaretti</i><span style="line-height: 28px;">, in Giuseppe Ungaretti, </span><i style="line-height: 28px;">Vita d’un uomo. Tutte le poesie</i><span style="line-height: 28px;">, Milano, Mondadori, 1969)</span></b></span><span style="font-family: "arial"; line-height: 28px;">.</span></div>
<br />
<br />
<b style="background-color: magenta;"><a href="http://www.funzioniobiettivo.it/laboratori/progetti/allegria_di_naufragi.htm"><span style="font-size: large;">Per una lettura stilistica dell'Allegria </span></a></b><br />
<b><br /></b>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Dice Ungaretti: "L’esperienza poetica è <span style="color: red;">esplorazione di un personale continente d’inferno</span>, e l’atto poetico, nel compiersi, provoca e libera, qualsiasi prezzo possa costare, il sentire che solo in poesia si può cercare e trovare libertà. Continente d’inferno, ho detto, a causa della singolarità del sentimento di <span style="color: red;">non essere come gli altri</span>, ma in disparte, come dannato, e come sotto il peso di una speciale responsabilità: quella di scoprire un segreto e rivelarlo agli altri. <span style="color: red;">La poesia è scoperta </span><span style="color: red;">della condizione umana nella sua essenza</span>, quella di essere un uomo d’oggi, ma anche un uomo favoloso, come un uomo dei tempi della cacciata dall’Eden; nel suo gesto d’uomo, il vero poeta sa che è prefigurato il gesto degli avi ignoti, nel seguito di secoli impossibile a risalire, oltre le origini del suo buio" </b></div>
<b>(da <i>Vita di un uomo.</i> Nota introduttiva pagina 505).</b><br />
<b>Questa poetica è stata illustrata da Ungaretti con la celebre poesia <span style="color: red;">Commiato</span> che conclude la prima edizione del <i>Porto sepolto</i>. Ecco il testo.</b><br />
<b><br />COMMIATO<br /><i>Locvizza il 2 ottobre 1916</i></b><br />
<b>Gentile<br />Ettore Serra<br />poesia<br />è il mondo l’umanità<br />la propria vita<br />fioriti dalla parola<br />la limpida meraviglia<br />di un delirante fermento<br />Quando trovo<br />in questo mio silenzio<br />una parola<br />scavata è nella mia vita<br />come un abisso.</b><br />
<b><br /></b><blockquote class="tr_bq"><b><span style="font-family: "courier new"; font-size: 26px; text-align: -webkit-center;">Nell'edizione del 1923 dell'<i>Allegria</i> è lo stesso poeta a spiegare: </span></b></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<b><i style="font-family: "courier new"; font-size: 26px; text-align: -webkit-center;">"Ho sempre distinto tra vocabolo e parola e credo che la distinzione sia del Leopardi. <span style="color: red;">Trovare una parola significa penetrare nel buio abissale di sé senza turbarne né riuscire a conoscerne il segreto"</span></i></b><br />
<div style="text-align: -webkit-center;">
<span style="font-family: "courier new";"><span style="font-size: 26px;"><b><i>_________________________</i></b></span></span></div>
</div>
<br />
<b>LEGGI IL <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3932219150429398200#editor/target=page;pageID=2269555899053198111;onPublishedMenu=pages;onClosedMenu=pages;postNum=0;src=pagename">SAGGIO DI ALBERTO CASADEI</a> SU "VEGLIA" e la "Rivoluzione ungarettiana": è molto chiaro ed esauriente, e lo trovi tra le pagine in alto a sinistra del blog</b><br />
<b><br /></b>
<b>______________________________________________________________</b><br />
<br /><div style="text-align: justify;"><b><span style="background-color: white; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">UNGARETTI E L'ESPERIENZA DEL DESERTO:</span></b></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-weight: 700;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">Si é parlato del periodo egiziano come "serbatoio" della sua nuova forza poetica. Si pensi che Ungaretti nasce ai margini del deserto. La sua casa (un forno che la madre apre quando resta vedova iniziando un’attività commerciale molto fortunata economicamente) é ai margini del deserto. Ungaretti si abitua all’«ottica del deserto»: quando dirà «miraggio» nei suoi versi, non farà dell’analogia, si riferirà proprio concretamente a quello che il miraggio é, ed a come l’ha visto. II suo orecchio si abitua ai silenzi del deserto, interrotti, specie di notte, da gridi sparsi di animali e da latrati di cani; nel deserto sconfinato e simile al «niente», ogni oggetto particolare che si avvisti, animale, albero, oasi, uomo, si staglia in una luce tutta particolare, che completamente lo isola dal resto. Bisognerà ricordarsi di questo quando si leggono le poesie di Ungaretti, la descrizione del paesaggio per pochi tratti essenziali, la sua concisione, la sua determinazione.</span></div></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white;">_____________________________________________________________</span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white;"><i><br /></i></span></span>
<br />
<div style="background-color: #ffe6cc; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<i>I versi che compongono <a href="http://www.italialibri.net/opere/inmemoria.html" style="font-weight: bold; text-decoration: none;">In memoria</a> (1916) sono incentrati proprio su un fatto riguardante la sfera personale dell'autore: la poesia rievoca la sfortunata vita dell'amico Moammed Sceab, suicida nel 1913, con cui il poeta aveva condiviso l'indirizzo di Parigi, all'albergo di rue des Carmes, nel quinto arrondissement...</i></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i><span style="background-color: white;"></span></i></span><br />
<ul style="background-color: #ffe6cc; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times, Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;"><div style="font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<i><b>IN MEMORIA.<br /><span style="color: #333333;">Locvizza il 30 settembre 1916.</span></b></i></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<i><br /></i></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>Si chiamava<br />Moammed Sceab</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>Discendente<br />di emiri di nomadi<br />suicida<br />perché non aveva più<br />Patria<br />Amò la Francia<br />e mutò nome</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>Fu Marcel<br />ma non era Francese<br />e non sapeva più<br />vivere<br />nella tenda dei suoi<br />dove si ascolta la cantilena<br />del Corano<br />gustando un caffè</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>E non sapeva<br />sciogliere<br />il canto<br />del suo abbandono</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>L’ho accompagnato<br />insieme alla padrona dell’albergo<br />dove abitavamo<br />a Parigi<br />dal numero 5 della rue des Carmes<br />appassito vicolo in discesa.</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>Riposa<br />nel camposanto d’Ivry<br />sobborgo che pare<br />sempre<br />in una giornata<br />di una<br />decomposta fiera</b></div>
<div style="color: #333333; font-family: "Times New Roman", Georgia, Times; font-size: 11pt; line-height: 12pt;">
<b>E forse io solo<br />so ancora<br />che visse</b></div>
</ul>
<div>
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;"><b><br /></b></span>
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;"><b><br /></b></span>
<b><span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-size: 14px;"><span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; font-size: medium;"><span style="font-family: "trebuchet ms"; font-size: 11.5pt;">NOSTALGIA</span></span></span><br />
<span style="font-size: 14px;"><span style="background-color: white; font-size: small;"><em><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 11.5pt;"><br /></span></em></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 14px;"><span style="background-color: white; font-size: small;"><em><span style="font-size: 11.5pt;">Quando</span></em><i><span style="font-size: 11.5pt;"><br /><em>la notte è a svanire</em><br /><em>poco prima di primavera</em><br /><em>e di rado</em><br /><em>qualcuno passa </em></span></i><span style="font-size: 11.5pt;"><br /><em>su Parigi s'addensa</em><i><br /><em>un oscuro colore</em><br /><em>di pianto</em></i></span></span></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 14px;"><span style="background-color: white; font-size: small;"><em><span style="font-size: 11.5pt;">In un canto</span></em><i><span style="font-size: 11.5pt;"><br /><em>di ponte</em><br /><em>contemplo</em><br /><em>l'illimitato silenzio</em><br /><em>di una ragazza</em><br /><em>tenue</em></span></i><span style="font-size: 11.5pt;"><br /></span><em><span style="font-size: 11.5pt;">Le nostre</span></em><i><span style="font-size: 11.5pt;"><br /><em>malattie</em><br /><em>si fondono</em><br /><br /><em>E come portati via</em><br /><em>si rimane.</em></span></i></span></span></b></div>
<b><br />
<br />
</b><div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.86px; line-height: 19.404px; text-align: justify;">
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"><b> 28 settembre 1916, Locvizza, sul Carso. Giuseppe Ungaretti è rintanato nelle trincee del primo conflitto mondiale a fare il soldato. Il campo di battaglia che puzza di polvere da sparo, freddo e cadavere è l’aria che normalmente respira. Da quel luogo, privo di ogni forma di Bellezza, chiunque vorrebbe fuggire, figuriamoci un poeta. Ma, mentre tutti gli altri sono costretti a restare, Ungaretti riesce per un momento a scappare e lo fa nel modo in cui solo un poeta può riuscire: creando Bellezza dall’orrore.</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.86px; line-height: 19.404px; text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.86px; line-height: 19.404px; text-align: justify;">
<b><span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"> Ungaretti ricorda. </span><span face=""trebuchet ms" , "trebuchet" , sans-serif" style="color: #5d5d5d; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;">Con la memoria torna a Parigi, dove era arrivato dalla natia Alessandria d'Egitto alla fine del 1912 per seguire dei corsi al College de France e alla Sorbona e dove aveva conosciuto artisti d'avanguardia: Apollinaire, Picasso, Braque, Modigliani, De Chirico, Léger.</span><br />
<span face=""trebuchet ms" , "trebuchet" , sans-serif" style="color: #5d5d5d; font-size: 14.85px; line-height: 20.79px;">Ungaretti aveva 24 anni. In quella cerchia d'artisti c'era una ragazzina sedicenne, Marthe Roux, che si dilettava di pittura e frequentava con la sorella Louise la compagnia di artisti della Closerie de Lilas, lo stesso caffè dove anni dopo sarà solito scrivere Hemingway.</span><br />
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif">Ritorna a una lontana notte di febbraio, apparentemente anonima, ma che per qualche ragione gli si è fissata nella mente e che ora riprende vita davanti ai suoi occhi graffiati dall’orrore; in quella notte si trova a Montparnasse, poco prima dell’alba. Davanti a lui un ponte, sotto il ponte le acque della Senna scorrono lente e buie sotto un cielo cupo, un vero e proprio «oscuro colore di pianto». Sul ponte, ferma e silenziosa a contemplare il fiume, una ragazza, Marthe Roux, 16 anni appena: la sua immagine, così «tenue», rimane nella mente del poeta per tutti quegli anni. Un «fiore d’Alpe», così la chiama in un verso poi cancellato dalla stesura finale, che se ne sta lì immobile, </span><span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif">«in un canto di ponte»,</span><span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"> a vivere il suo malessere. Un malessere in cui Giuseppe si riconosce ora, tanto che gli pare che i loro stati d’animo siano in realtà uno solo: «le nostre / malattie / si fondono».</span><br />
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"><a href="http://www.treccani.it/cultura/progetti.html#gallery-in-text-3">CARLO OSSOLA SU UNGARETTI: vIDEO TRECCANI</a></span><br />
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif">_______________________________________________________________________________</span><br />
<br /></b></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">ALCUNE POESIE DA "PORTO SEPOLTO", POI "ALLEGRIA DI NAUFRAGI", POI "L'ALLEGRIA". </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></b></div><div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;"><b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Fratelli </span></b></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Di che reggimento siete<br style="box-sizing: inherit;" />fratelli?</b></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Parola tremante<br style="box-sizing: inherit;" />nella notte</b></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Foglia appena nata</b></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Nell'aria spasimante<br style="box-sizing: inherit;" />involontaria rivolta<br style="box-sizing: inherit;" />dell'uomo presente alla sua<br style="box-sizing: inherit;" />fragilità</b></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Fratelli</b></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span face=""georgia" , sans-serif" style="background-color: #faf7f3; color: black; font-size: 20px;"><b>(Mariano il 15 luglio 1916).</b></span></span></div>
<h2 style="clear: both; font-style: italic; margin: 1.5em 0px 0.5em;">
<span style="background-color: white; color: #212529; font-style: normal;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> _____________________</span></span></h2>
<h2 style="clear: both; font-style: italic; margin: 1.5em 0px 0.5em;">
<span style="background-color: white; color: #212529; font-style: normal;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"> Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916</span></span></h2>
<h2 style="clear: both; font-style: italic; margin: 1.5em 0px 0.5em;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Sono una creatura</span></h2>
<blockquote id="votetitle" itemprop="itemreviewed" style="clear: both; color: #333333; line-height: 1.4; margin: 1em 0px 0.75em; padding: 0px;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Come questa pietra<br />del S. Michele<br />così fredda<br />così dura<br />così prosciugata<br />così refrattaria<br />così totalmente<br />disanimata<br />Come questa pietra<br />è il mio pianto<br />che non si vede</b></span></blockquote>
<b><br />
</b><blockquote id="votetitle" itemprop="itemreviewed" style="clear: both; color: #333333; line-height: 1.4; margin: 1em 0px 0.75em; padding: 0px;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>La morte<br />si sconta<br />vivendo.</b></span></blockquote>
<b><br />
___________________________________________-<br />
<br />
</b><div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1.0625rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;">
<b>Veglia</b></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1.0625rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;"><b>
Un'intera nottata<br style="box-sizing: inherit;" />buttato vicino<br style="box-sizing: inherit;" />a un compagno<br style="box-sizing: inherit;" />massacrato<br style="box-sizing: inherit;" />con la sua bocca<br style="box-sizing: inherit;" />digrignata<br style="box-sizing: inherit;" />volta al plenilunio<br style="box-sizing: inherit;" />con la congestione<br style="box-sizing: inherit;" />delle sue mani<br style="box-sizing: inherit;" />penetrata<br style="box-sizing: inherit;" />nel mio silenzio<br style="box-sizing: inherit;" />ho scritto<br style="box-sizing: inherit;" />lettere piene d'amore</b></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1.0625rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; text-align: justify;"><b>
Non sono mai stato<br style="box-sizing: inherit;" />tanto</b></div>
<span face="Lato, sans-serif" style="background-color: white; color: #656565; font-size: 1.0625rem; text-align: justify;"><b>attaccato alla vita</b></span><br />
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: normal; margin: 0px; orphans: auto; text-align: start; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 1; word-spacing: 0px;">
<b></b></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-82694647604926480232021-03-29T07:26:00.001+02:002023-11-04T21:31:49.958+01:00Giovanni Pascoli<br />
<b> </b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><a href="http://4.bp.blogspot.com/-pSnVJedN1tA/UxzHi0YexgI/AAAAAAAACJI/-K_5y66tEck/s1600/pascoli_bologna_800_800_800_800.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="230" src="https://4.bp.blogspot.com/-pSnVJedN1tA/UxzHi0YexgI/AAAAAAAACJI/-K_5y66tEck/s1600/pascoli_bologna_800_800_800_800.jpg" width="320" /></a></b></div>
<b> <span style="font-size: x-small;"> </span></b><br />
<b><a href="http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-04-05/centenario-pascoli-191658.shtml?uuid=Abij0dJF">UN ARTICOLO SUL SOLE 24ORE SOTTOLINEA LA MODERNITA' DEL POETA </a></b><br />
<br />
<a name='more'></a><a href="http://www.fondazionepascoli.it/" style="font-size: 20.9090900421143px; font-weight: bold;">www.fondazionepascoli.it</a> per trovare tutte le opere dell'autore<br />
<br />
<br />
<b><a href="http://www.classicitaliani.it/pascoli/critica/Contini_poesia_pascoliana.htm"><span style="font-size: large;">Gianfranco Contini sullla lingua di Pascoli</span></a></b><br />
<br />
<blockquote class="tr_bq" style="mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "timesnewroman"; font-size: 11.0pt;">"</span><span style="font-family: "timesnewroman";"><b>Vedere e udire, altro non deve il poeta</b>. Il
poeta è l’arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La
poesia è nelle cose, un certo etere che si trova in questa più in quella meno,
in alcune sì, in </span><span style="font-family: "timesnewroman";">altre no. Il poeta solo lo conosce ma tutti
gli uomini poi che egli lo significò, lo riconoscono. Egli presenta la visione
di cosa posta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vedeva. Erano forse
distratti gli occhi,</span><span style="font-family: "timesnewroman";">o forse le cose non potevano esser rese visibili
che dall’arte del poeta. Il quale percepisce forse non so quali raggi X che
illuminano a lui solo le parvenze velate e le essenze celate"</span> </blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "timesnewroman"; font-size: 11pt;"><b>(Conferenza Il Sabato, II).</b></span></blockquote>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/05/21/pascoli.html"><b>Pascoli di Cesare Garboli </b></a><b>(da Repubblica)</b><br />
<b><br /></b><b></b><b><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/04/16/pascoli-la-barbarie-tecnologica.html">Pascoli e la barbarie tecnologica </a></b><br />
<br />
<b><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/07/quel-che-pascoli-proprio-non-sapeva.html">Quel che Pascoli proprio non sapeva (Alfredo Giuliani) </a></b><br />
<br />
<b><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/12/12/le-ragioni-della-storia.html">Le ragioni della storia (Enzo Siciliano) </a></b><br />
<br />
<a href="http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/schede/italy.htm"><b>IL POEMETTO <i>ITALY</i></b></a><br />
<br />
<span style="font-size: 21px;"><br /></span><span style="color: red;"><b><a href="http://caffeletterario-bologna.blogautore.repubblica.it/2012/04/09/heaney-e-il-suo-pascoli-anglosassone/" style="font-size: 21px;">LEGGI QUI </a><span style="font-size: 21px;"> </span>come il poeta irlandese Seamus Heaney (Nobel) considera e traduce Pascoli</b></span><br />
<span style="color: red;"><b>(griseldaonline)</b></span><br />
<div class="normale">
<b>______________________________________________________________________________</b><br />
<b>Pascoli, <i>Il fanciullino</i>, XIV<o:p></o:p></b></div>
<div class="normale">
(…)</div>
<div class="normale" style="text-align: justify;">
La poesia consiste nella<b> visione d'un particolare inavvertito</b>, fuori e dentro di noi.</div>
<div class="normale" style="text-align: justify;">
Guardate i ragazzi quando si trastullano seri seri. Voi vedete che hanno sempre alle mani cose trovate per terra, nella loro via, che interessano soltanto loro e che perciò sol essi sembrano vedere: chioccioline, ossiccioli, sassetti. Il poeta fa il medesimo. Ma come chiamare questi lapilli ideali, questi <b>cervi volanti </b>della sua anima? Il nome loro non è fatto, o non è divulgato, o non è comune a tutta la nazione o a tutte le classi del popolo. Pensate ai fiori e agli uccelli, che sono de' fanciulli la gioia più grande e consueta: che nome hanno? S'ha sempre a dire uccelli, sì di quelli che fanno tottavì e sì di quelli che fanno crocro? Basta dir fiori o fioretti, e aggiungere, magari, vermigli e gialli, e non far distinzione tra un greppo coperto di margherite e un prato gremito di crochi?</div>
<div class="normale" style="text-align: justify;">
Ora se vi provate a dire il nome proprio loro, ecco che il nome di Linneo non va, per cento ragioni, e il nome popolare varia, quando c'è, da regione a regione, anzi da contado a contado. Se il popolo italiano badasse a queste tali cose, fiori, piante, uccelli, insetti, rettili, che formano per gran parte la poesia della campagna, il nome che esse hanno in una terra, avrebbe finito per prevalere su quello dominante in altre. Ma <b>gl'italiani abbarbagliati per lo più dallo sfolgorio dell'elmo di Scipio,</b> non sogliono seguire i tremolii cangianti delle libellule. E così il poeta, se vuol poetare, bisogna che si lasci ogni tanto dire: E questo che è? Che vuol dire? O poeta saccente e seccante! E tuttavia così il poeta deve fare, e lasciar dire così, sperando, se non altro, che se ne avvantaggino i poeti futuri, i quali troveranno divulgati tanti nomi prima ignoti e perciò chiamati oscuri. In verità non è egli l'Adamo che per primo mette i nomi? Così deve operare, facendo a ogni momento qualche rinunzia d'amor proprio. Perché <b>l'arte del poeta è sempre una rinunzia.</b></div>
Ho detto che deve togliere, non aggiungere: e ciò è rinunzia. Deve fare a meno di tanti ghirigori, così facili a farsi, di tante bellurie, così piacevoli alla vista, di tante dorature, che danno tanta idea della propria ricchezza: e questa è rinunzia. Deve lasciar molto greggio e molto imperfetto. Oh! <b>Come è necessaria l'imperfezione per essere perfetti! </b><br />
<b>______________________________________________<span style="font-size: 12pt;">________________________</span></b><br />
<b><span style="font-size: 12pt;"><br /></span></b>
<br />
<div class="centertext" style="background-color: white; color: #202122; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; font-size: 17.5px; margin: 0px auto 0px 0pt; text-align: center; width: 577.5px;">
<b>DA MYRICAE: Lavandare</b></div>
<div style="background-color: white; color: #202122; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; font-size: 17.5px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #202122; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; font-size: 17.5px; margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div class="poem" style="background-color: white; color: #202122; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; font-size: 17.5px; line-height: 1.6em; margin: 0px 2em; text-align: justify;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero<br />
resta un aratro senza buoi, che pare<br />
<span class="numeroriga" id="riga3" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">3</span>dimenticato, tra il vapor leggero.<br />
<br />
E cadenzato dalla gora viene<br />
lo sciabordare delle lavandare<br />
<span class="numeroriga" id="riga6" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">6</span>con tonfi spessi e lunghe cantilene:<br />
<br />
Il vento soffia e nevica la frasca,<br />
e tu non torni ancora al tuo paese!<br />
quando partisti, come son rimasta!<br />
<span class="numeroriga" id="riga10" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">10</span>come l’aratro in mezzo alla maggese.</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<br /></div>
<div class="centertext" style="margin: 0px auto 0px 0pt; text-align: center; width: 577.5px;">
<b>Il lampo</b></div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div class="poem" style="line-height: 1.6em; margin: 0px 2em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
E cielo e terra si mostrò qual era:<br />
<br />
la terra ansante, livida, in sussulto;<br />
il cielo ingombro, tragico, disfatto:<br />
bianca bianca nel tacito tumulto<br />
<span class="numeroriga" id="riga5" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">5</span>una casa apparì sparì d’un tratto;<br />
come un occhio, che, largo, esterrefatto,<br />
s’aprì si chiuse, nella notte nera.</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<br /></div>
<div class="centertext" style="margin: 0px auto 0px 0pt; text-align: center; width: 577.5px;">
<b>Il tuono</b></div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div class="poem" style="line-height: 1.6em; margin: 0px 2em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
E nella notte nera come il nulla,<br />
<br />
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo<br />
che frana, il tuono rimbombò di schianto:<br />
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,<br />
<span class="numeroriga" id="riga5" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">5</span>e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,<br />
e poi vanì. Soave allora un canto<br />
s’udì, di madre, e il moto di una culla.</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<br /></div>
<div class="centertext" style="margin: 0px auto 0px 0pt; text-align: center; width: 577.5px;">
<b>Temporale</b></div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div class="poem" style="line-height: 1.6em; margin: 0px 2em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
Un bubbolìo lontano...<br />
<br />
Rosseggia l’orizzonte,<br />
come affocato, a mare:<br />
nero di pece, a monte,<br />
<span class="numeroriga" id="riga5" style="color: #666666; float: right; font-size: 12.25px;">5</span>stracci di nubi chiare:<br />
tra il nero un casolare:<br />
un’ala di gabbiano.</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<br /></div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
____________________________</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<br /></div>
<div class="centertext" style="margin: 0px auto 0px 0pt; text-align: center; width: 16em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<b>DAi CANTI DI CASTELVECCHIO: </b><br />
<b> "La mia sera"</b></div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0.5em; margin-top: 0.5em; text-indent: 2em;">
<br /></div>
<div class="poem" style="line-height: 1.6em; margin: 0px 2em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
Il giorno fu pieno di lampi;<br />
ma ora verranno le stelle,<br />
le tacite stelle. Nei campi<br />
c’è un breve <i>gre gre</i> di ranelle.<br />
Le tremule foglie dei pioppi<br />
trascorre una gioia leggiera.<br />
Nel giorno, che lampi! che scoppi!<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">Che pace, la sera!</span><br />
<br />
Si devono aprire le stelle<br />
nel cielo sì tenero e vivo.<br />
Là, presso le allegre ranelle,<br />
singhiozza monotono un rivo.<br />
Di tutto quel cupo tumulto,<br />
di tutta quell’aspra bufera,<br />
non resta che un dolce singulto<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">nell’umida sera.</span><br />
<br />
È, quella infinita tempesta,<br />
finita in un rivo canoro.<br />
Dei fulmini fragili restano<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">cirri di porpora e d’oro.</span></div>
</div>
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
<span class="numeropagina ws-noexport noprint" id="pag134" style="font-size: 14px; left: 1em; position: absolute; z-index: 100;"><span id="pagename150">[p. <a class="prp-pagequality-4" href="https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Canti_di_Castelvecchio.djvu/150" style="background: url("//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/64/100%25.png") right center no-repeat; color: #0b0080; padding-right: 11px; text-decoration-line: none;" title="Pagina:Canti di Castelvecchio.djvu/150">134</a><span class="plainlinks linkModifica"> <a class="external text" href="https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Canti_di_Castelvecchio.djvu/150&action=edit" style="background: none !important; color: #663366; padding: 0px !important; text-decoration-line: none;" target="extiw">modifica</a></span>]</span></span></div>
<div class="poem" style="line-height: 1.6em; margin: 0px 2em;">
<div style="font-size: inherit; text-indent: inherit;">
O stanco dolore, riposa!<br />
La nube nel giorno più nera<br />
fu quella che vedo più rosa<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">nell’ultima sera.</span><br />
<br />
Che voli di rondini intorno!<br />
che gridi nell’aria serena!<br />
La fame del povero giorno<br />
prolunga la garrula cena.<br />
La parte, sì piccola, i nidi<br />
nel giorno non l’ebbero intera.<br />
Nè io... e che voli, che gridi,<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">mia limpida sera!</span><br />
<br />
<i>Don... Don...</i> E mi dicono, Dormi!<br />
mi cantano, Dormi! sussurrano,<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 1em;">Dormi! bisbigliano, Dormi!</span><br />
là, voci di tenebra azzurra...<br />
Mi sembrano canti di culla,<br />
che fanno ch’io torni com’era...<br />
sentivo mia madre... poi nulla...<br />
<span class="mw-poem-indented" style="display: inline-block; margin-left: 2em;">sul far della sera.</span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-5439388245101962922021-03-06T19:06:00.011+01:002023-11-04T21:32:22.432+01:00Giacomo Leopardi<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/MHcznzJ9jbQ" width="560"></iframe><br />
<br />
(la scheda informativa del film con riflessioni nella pagina a parte)<br />
<br /><b><span style="font-size: large;">1798-1837</span></b><div><b><span style="font-size: large;"><a href="http://www.leopardi.it/">www.leopardi.it</a></span></b><br />
<b><span style="font-size: medium;"> sito dedicato all'autore, con tutte le opere</span></b><br />
<b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b><span style="font-size: medium;"><b><span><a href="https://site.unibo.it/griseldaonline/it/distopie/gian-mario-anselmi-leopardi-for-ever"> </a><a href="https://site.unibo.it/griseldaonline/it/distopie/gian-mario-anselmi-leopardi-for-ever">G. ANSELMI, </a></span></b><b><i><a href="https://site.unibo.it/griseldaonline/it/distopie/gian-mario-anselmi-leopardi-for-ever">Leopardi for ever</a></i></b></span><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><b><a href="https://www.blogger.com/blog/post/edit/3932219150429398200/543938824510196292#"><span style="font-size: medium;">P. LAGAZZI <i>Leopardi e le onde dell'immaginazione</i></span></a></b></div><div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div><b><a href="http://www.luzappy.eu/leopardi/gioanola.htm"><span style="font-size: medium;">E. GIOANOLA <i>Leopardi e la malinconia</i></span></a></b></div><div>
<span style="font-size: medium;"><br />
<span><a href="https://www.laletteraturaenoi.it/index.php/il-presente-e-noi/1160-natura-e-civilt%C3%A0-leopardi-e-il-corona-virus.html"><b>R. LUPERINI: <i>NATURA E CIVILTA': Leopardi e il coronavirus</i></b></a></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><a href="https://www.laletteraturaenoi.it/index.php/il-presente-e-noi/1160-natura-e-civilt%C3%A0-leopardi-e-il-corona-virus.html"></a></span><br />
<a name='more'></a><div align="center" style="background-color: white; font-family: arial, helvetica;">
<span style="font-family: "book antiqua"; font-size: medium;"><b>Giacomo Leopardi: Epistolario (a cura di Daniela Leuzzi)</b></span></div>
<div align="center" style="background-color: white; font-family: arial, helvetica;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><b><i>Storia di un'anima </i></b>era il titolo di un'opera progettata dal Leopardi ma mai scritta, della quale troviamo cenno in una lettera del marzo 1829 indirizzata a Pietro Colletta: "<i>Storia di un'anima: Romanzo</i>… <i>che racconterebbe le vicende interne di un animo nato nobile e tenero, dal tempo delle sue prime ricordanze fino alla morte"</i></span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Il ritratto interiore del poeta può essere colto attraverso l'epistolario che compone un'ideale autobiografia del Leopardi: ne testimonia il pensiero ed i sentimenti in tutti i "nodi" fondamentali dell'esistenza. Si realizza un perfetto intreccio fra vita e letteratura che ci consente di cogliere "a tuttotondo" l'uomo ed il poeta.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><b>Il Leopardi diciannovenne</b>, che ha trascorso l'intera adolescenza a Recanati, avverte l'arretratezza dell'ambiente, l'isolamento del "<i>natio borgo selvaggio"</i> .L'amicizia con il letterato piacentino Pietro Giordani è il primo contatto con un interlocutore esterno, una potenziale via di fuga da un luogo dove tutto è "<i>morte, insensataggine e stupidità"</i>.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><i>"Unico divertimento è quello che mi ammazza": </i>afferma con decisione il poeta che confessa poi al Giordani di essersi rovinato con<i> "</i> <i>sette anni di studio matto e disperatissimo"</i>.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Il Leopardi ha la chiara consapevolezza della propria futura infelicità ma si prepara ad affrontarla senza viltà, con animo fiero e sprezzante, mostrando impulsi di <b>titanismo </b>che convivono nel suo animo con momenti di vittimismo e cupa disperazione. Sofferenza fisica e travaglio interiore sono collegate alla permanenza in Recanati vissuta come prigionia. Le lettere inerenti il tentativo di fuga sono ricche di spunti utili per comprendere le pulsioni del poeta che, rivolgendosi al fratello Carlo, confessa di essere stanco della "<i>prudenza"</i> : ecco ,in un solo termine, la sintesi del modo di vita della famiglia, di Recanati, dello stato Pontificio.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">La <b>lettera al padre</b> è una severa requisitoria nella quale è messa in luce la volontà di Monaldo di far rientrare i figli nel rigido piano di famiglia. Giacomo si oppone con orgoglio al padre, accusandolo di averlo avviato ad una cultura reazionaria; ribellandosi alla meschinità nella quale sente di essere vissuto afferma: "<i>Voglio piuttosto essere infelice che piccolo e soffrire piuttosto che annoiarmi". </i></span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">La fuga, scoperta e sventata, il fallimento, le precarie condizioni di salute sollecitano dolorose meditazioni sulla propria esistenza e sull'uomo in generale: la vita anche se infelice, a causa della natura "matrigna" e della fortuna, trova conforto nell' immaginazione e nelle illusioni, che lentamente diventeranno l'unica paradossale "realtà" da vivere.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Nel 1822 si colloca il primo viaggio a Roma: la grande città si rivela più meschina rispetto alle fantasie del giovane Giacomo: nelle lettere ai Carlo e Paolina il poeta denuncia la frivolezza romana, unico piacere è la visita al sepolcro del Tasso,vissuta con tutta l'intensità di un pellegrinaggio.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Dopo il ritorno a Recanati il pensiero ricorrente nelle lettere è quello della fuga: la lontananza dalla casa paterna provoca dei miglioramenti di salute, il ritorno nell ' "<i>orribile e detestata dimora"</i> è invece motivo di disperazione ed accentua il desiderio di "<i>cercar salute o morire e a Recanati non tornare più"</i>.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Il soggiorno a Recanati è una "<i>notte orribile"</i> che si protrae per sedici lunghi mesi.</span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Nella lettera "agli amici di Toscana" (1830) la sofferenza induce il Leopardi ad affermare: "<i>Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena"</i>. Il dolore diventa più intenso, le lettere sempre più brevi: La morte è invocata "<i>non per eroismo, ma per il rigore delle pene che provo"</i></span></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">La "grande anima del Leopardi" che conclude la sua storia con la lettera scritta diciotto giorni prima del trapasso è stremata dal dolore: non solo personale, interiore e fisico, ma universale.</span></div>
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><a href="http://www.filosofico.net/giacomoleopardi.htm"><span style="font-size: large;">Leopardi filosofo </span></a></b><br />
<br />
<span></span><span style="font-size: medium;"><br />
<span><b><a href="http://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/leopardi/a9.html">BOLOGNA</a> e <a href="http://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/leopardi/a16.html">I BOLOGNESI</a></b></span></span><br />
<span style="font-size: large;"></span><br />
<b><span style="font-size: medium;"><br />
<span><a href="https://profcasillo.wordpress.com/110-2/leopardi-e-i-lirici-greci/">Leopardi e i lirici greci</a></span></span></b><br />
<br />
<br />SULLO ZIBALDONE: <br />
<div align="center" style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><b><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/06/zibaldone-cosi-leopardi-ha-scritto-il-libro.html">P. Citati: <i>Zibaldone, così Leopardi ha scritto il libro infinito</i> </a></b></span><br />
<span style="font-size: small;"><b>(La Repubblica, 6/9/ 09) </b></span><br />
<b><span style="background-color: #6fa8dc; font-size: large;"><br /></span></b>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="background-color: #6fa8dc; font-size: large;"> I CANTI </span></b></div>
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span><b style="font-size: x-large;"><a href="http://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/leopardi/b15.html">LA LUNA </a>(la pagina di "Alla luna" con approfondimenti)</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/--ejHKmQFlQ4/Xm5UPq_mDqI/AAAAAAAAdGY/Tjm0nOfosEMwrwTV5ePqd-fhfdvZK749QCLcBGAsYHQ/s1600/Alla_luna%252C_manoscritto_leopardiano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="514" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/--ejHKmQFlQ4/Xm5UPq_mDqI/AAAAAAAAdGY/Tjm0nOfosEMwrwTV5ePqd-fhfdvZK749QCLcBGAsYHQ/s640/Alla_luna%252C_manoscritto_leopardiano.jpg" width="500" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b style="font-size: x-large;"> </b>Italo Calvino nelle <i>Lezioni
americane</i> scrive: </div><div style="text-align: justify;"><blockquote>"Giacomo Leopardi a quindici anni scrive una Storia dell’astronomia di
straordinaria erudizione, in cui tra l’altro compendia le teorie newtoniane.
La contemplazione del cielo notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi
più belli non era solo un motivo lirico; quando parlava della luna Leopardi
sapeva esattamente di cosa parlava. […] </blockquote></div>
<div style="text-align: justify;">
Leopardi, nel suo ininterrotto
ragionamento sull’insostenibile peso del vivere dà alla felicità
irraggiungibile <span style="background-color: white;"><span style="color: #2b00fe;"><b>immagini di leggerezza</b></span></span>; gli uccelli, una voce femminile
che canta da una finestra, la trasparenza dell’aria, e soprattutto la luna. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>La
luna</b>, appena s’affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di
comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo
incantesimo. […]
In un primo momento volevo dedicare questa conferenza tutta alla luna:
seguire le apparizioni della luna nelle letterature d’ogni tempo e paese. Poi
ho deciso che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo
di Leopardi è stato di<b> togliere al linguaggio ogni peso</b> <b>fino a farlo
assomigliare alla luce lunare</b>. Le numerose apparizioni della luna nelle sue
poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il
componimento di quella luce o a proiettarvi l’ombra della sua assenza. </div>
<div style="text-align: justify;"><blockquote>
Dice Leopardi nello Zibaldone:
Le parole lontano, antico e simili sono poeticissime e piacevoli, perché
destano idee vaste, e indefinite […]” (25 settembre 1821).[…] Le
parole notte, notturno, ec., le descrizioni della notte sono poeticissime,
perché la notte confondendo gli oggetti, l’animo non ne concepisce che
un’immagine vaga, indistinta, incompleta, sì di essa che di quanto essa
contiene. Così oscurità, profondo, ec. ec. (28 settembre 1821). </blockquote></div>
<div style="text-align: justify;"><blockquote>
[…] la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si
vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in
parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti
materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov’ella
divenga incerta e impedita, e non bene si distingua, come attraverso un
canneto, una selva, per li balconi socchiusi ec. ec.; la detta luce veduta
in luogo, oggetto, ec. Dov’ella non entri e non percota dirittamente, ma
vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo odo oggetto ec.
Dov’ella venga a battere; in un andito veduto al di dentro o al di fuori,
e in una loggia parimente ec. Quei luoghi dove la luce si confonde ec.
ec. Colle ombre, come sotto un portico, in una loggia elevata e pensile,
fra le rupi e i burroni, in una valle, sui colli veduti dalla parte
dell’ombra, in modo che ne siano indorate le cime; il riflesso che
produce, per esempio, un vetro colorato su quegli oggetti insomma che
per diverse materiali e menome circostanze giungono alla nostra vita,
udito ec. In modo incerto, mal distinto, imperfetto, incompleto, o fuor
dell’ordinario ec. […] (<i>Zibaldone</i>, 20 Settembre 1821) </blockquote></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco dunque cosa richiede da noi Leopardi per farci gustare la bellezza
dell’indeterminato e del vago! É una attenzione estremamente precisa e
meticolosa che egli esige nella composizione d’ogni immagine, nella
definizione minuziosa dei dettagli, nella scelta degli oggetti,
dell’illuminazione, dell’atmosfera, per raggiungere la vaghezza desiderata.
[…] <b>Il poeta del vago può essere solo il poeta della precisione</b>, che sa
cogliere la sensazione più sottile con occhio, orecchio, mano pronti e
sicuri: Vale la pena che continui a leggere questa nota dello Zibaldone fino
alla fine; la ricerca dell’indeterminato diventa l’osservazione del
molteplice, del formicolante, del pulviscolare: </div>
<div style="text-align: justify;"></div><blockquote><div style="text-align: justify;">
"É piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città,
dov’ella é frastagliata dalle ombre, dove lo scuro contrasta in molti
luoghi col chiaro, dove la luce in molte parti degrada appoco appoco,
come sui tetti, dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista del’astro
luminoso ec. ec. A questo piacere contribuisce la varietà, l’incertezza,
il non vedere tutto, e il potersi perciò spaziare coll’immaginazione,
riguardo a ciò che non si vede. Similmente dico dei simili effetti, che
producono gli alberi, i filari, i colli, i pergolati, i casolari, i pagliai, le
ineguaglianze del suolo ec. nelle campagne. Per lo contrario una vasta
e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda senza diversità, né ostacolo; dove l’occhio si perda ec. é pure piacevolissima, per l’idea
indefinita in estensione, che deriva da tal veduta. Così un cielo senza
nuvolo. Nel qual proposito osservo che il piacere della varietà e
dell’incertezza prevale a quello dell’apparente infinità, e dell’immensa
uniformità. E quindi un cielo variamente sparso di nuvoletti, é forse
più piacevole di un cielo affatto puro; e la vista del cielo é forse meno
piacevole di quella della terra, e delle campagne ec. perché meno vari
(ed anche meno simile a noi, meno propria di noi, meno appartenente
alle cose nostre ec.). Infatti, ponetevi supino in modo che voi non
vediate se non il cielo, separato dalla terra, voi proverete una
sensazione molto meno piacevole che considerando una campagna, o
considerando il cielo nella sua corrispondenza e relazione colla terra,
ed unitamente ad essa in un medesimo punto di vista. É piacevolissima
ancora, per le sopraddette cagioni, la vista di una moltitudine
innumerabile, come delle stelle, o di persone ec. un moto moltiplice,
incerto, confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec.,
che l’animo non possa determinare, né concepire definitivamente e
distintamente ec., come quello di una folla, o di un gran numero di
formiche o del mare agitato ec. Similmente una moltitudine di suoni
irregolarmente mescolati, e non distinguibili l’uno dall’altro ec ec. ec.
(Zibaldone, 20 Settembre 1821) </div>
<div style="text-align: justify;">
</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: purple;">(tratto da <b><i>La poliformia della luna nei canti di G. L</i> , saggio di Ermes Dorigo in Rivista di studi italiani</b>)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: purple;"><br /></span>
<span style="color: purple;"><br /></span>
<span style="color: purple;"><b>Federico Fellini nel film "La voce della luna" </b></span><br />
<span style="color: purple;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=--lasssQUpQ">https://www.youtube.com/watch?v=--lasssQUpQ</a></span></div>
<br />
</div><div><span style="font-size: large;"><b>Uno splendido saggio di Antonio Prete, il critico che ha coniato per la poesia di Leopardi la definizione di "pensiero poetante":</b></span><br />
<div class="entry-header" style="background-color: white; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px 0px 1.71429rem; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<div class="line" style="border-left-color: rgb(204, 34, 41); border-left-style: solid; border-width: 0px 0px 0px 3px; margin: 0px; padding: 0px 0px 0px 7px; position: relative; vertical-align: baseline;">
<h1 class="entry-title" style="border: 0px; clear: both; font-family: "Crete Round", Georgia, serif; font-size: 28px; line-height: 1.2; margin: 0px; padding: 0px; text-shadow: rgb(68, 68, 68) 0px -1px 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #555555; font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px;">Il 26 novembre 2004, alle ore 11.00, nell'Auditorium-Biblioteca del</span><span style="color: #555555; font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px;"> </span><em style="border: 0px; color: #555555; font-family: georgia, "crete round", georgia, serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Liceo Scientifico Statale Antonio Vallone</em><span style="color: #555555; font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px;"> </span><span style="color: #555555; font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px;">di Galatina, </span><span style="font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; line-height: 19px;"><span style="color: red;">Antonio Prete </span></span><span style="color: #555555; font-family: "georgia" , "crete round" , "georgia" , serif; font-size: 14px; font-weight: normal; line-height: 19px;">ha tenuto una relazione su Giacomo Leopardi davanti ad una affollata platea di studenti liceali. Ne pubblichiamo il testo, sbobinato da Roberta Marra, studentessa del Liceo Scientifico di Galatina, e rivisto dall'autore. </span></h1>
</div>
</div>
<b style="font-size: x-large;"></b><br />
<div class="entry-content" style="background-color: white; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: 14px; line-height: 24px; text-align: justify; text-indent: 24px;">(...) </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"> la luce lunare ha questa doppia capacità: da una parte nasconde le cose nell’ombra, dall’altra, proprio perché c’è la luce nell’ombra, le rivela; insieme vela e rivela le cose, le nasconde e le mostra. Nella luce lunare le cose sono indefinite, i contorni non li vediamo bene, però vediamo che c’è un albero, un muro, una siepe, una strada, ecc.. Credo, quindi, che questa esperienza della luce lunare e del rapporto tra luce ed ombra che la luna crea, della luna che appare solennemente, nella sua quasi sacralità come fosse una divinità che si leva nello spazio notturno e sorge e tramonta, ciascuno di voi l’abbia vissuta e la viva e la può vivere con un certo incantamento. </span></div>
</div>
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-indent: 24px;"></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">Quando lessi Leopardi per la prima volta, scoprii che è il poeta della luna, il poeta che ha dato alla luna versi bellissimi, che ha fatto apparire la luna nei suoi versi in tante situazioni, in tanti modi, in tante forme e che ha riflettuto con la sua poesia sulla natura di questa luce lunare. (...) come dice Leopardi in un verso del</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"> </span><em style="border: 0px; font-family: georgia, "Times New Roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">Tramonto della luna</em><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">: “Scende la luna; e si scolora il mondo”; “scende la luna”, e vi è una cesura, un intervallo, una pausa , “e si scolora il mondo” , seconda parte del verso che chiamiamo emistichio, che ha quasi un’intonazione barocca, dice una dilatazione assoluta. È questa l’esperienza della luna appenninica che tramontando dietro il monte in realtà non è ancora tramontata perché dietro quel monte c’è una valle, e la luna è ancora su quella valle, ma non la si vede più; e quindi devo immaginare una luna che c’è ma che allo stesso tempo non c’è davanti ai miei occhi: ecco il discorso leopardiano sulle cose che io vedo sapendo che dietro c’è un’altra cosa; ma è quell’altra cosa che c’è dietro che è importante, perché risveglia l’immaginazione, attiva la rappresentazione mentale. </span></div>
</div>
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"><br /></span></div>
</div>
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">Quando sorge la luna nei componimenti di Leopardi, il poeta non solo la guarda, ma comincia, attraverso la luce lunare, a rivolgersi verso di sé, alla propria interiorità. Pensiamo al libro dei</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"> </span><em style="border: 0px; font-family: georgia, "Times New Roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">Canti</em><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">, magari nell’edizione di Firenze del 1831: quando appare la luna, notiamo l’apertura di un teatro interiore, cioè il poeta mette in scena un “io” lirico, che non va identificato con l’ “io” biografico, ma che sta ad indicare anche l’ “io” di un qualunque lettore. Dobbiamo leggere la poesia non come pura rappresentazione di un “io” dell’ autore, ma come rappresentazione di un teatro in cui siamo noi e il “tu” convocati accanto a quell’”io”. Quando appare la luna, lo sguardo del poeta si muove verso la propria interiorità, verso la coscienza, le ombre della coscienza; è come se con la sua luce la luna volesse scoprire qualcosa che è nascosto dietro le ombre, rivelasse ciò che è nascosto nella coscienza, qualcosa che abbiamo dimenticato. Il poeta con questa luce fa muovere verso la lingua qualcosa che era perduto, nascosto: ecco l’infanzia, il ricordo che viene dall’infanzia, quello che Leopardi chiama </span><em style="border: 0px; font-family: georgia, "Times New Roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">ricordanza</em><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">. Questa luce lunare non solo rivela il paesaggio e lo vela allo stesso tempo, ma rivela qualcosa che è nascosto nel paesaggio interiore, dentro la coscienza, nelle ombre della coscienza, e che possiamo chiamare oblio, qualcosa di dimenticato, un ricordo dell’infanzia, un’immagine che sale da lontano, che era perduta e che il poeta coglie nel linguaggio e fa vivere nel linguaggio. </span></div>
</div>
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"><br /></span></div>
</div>
<div class="post-thumbnail-align-box" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">Perché la poesia ha questo compito: come dice Foscolo, “vince di mille secoli il silenzio”, cioè la poesia trapassa il tempo della dimenticanza. Noi viviamo esperienze che rimangono chiuse in una prigione che è l’oblio: esperienze, incontri, voci e tutto quello che viviamo, allontanandoci noi nel tempo, vengono ovattate, imprigionate nell’oblio, come se l’oblio fosse una scatola, uno scrigno che chiude il nostro vissuto. Le cose vissute sono ancora nel nostro corpo, nella nostra mente, ma sono chiuse, sigillate, e ci sono delle occasioni esterne – per Leopardi è il sorgere della luna, per Proust un raggio di luce, il volo di un uccello radente sul ramo di un albero, il campanile percepito in lontananza a una curva della strada – insomma c’è una cosa inattesa che all’improvviso rivela ciò che abbiamo dimenticato. La poesia è il linguaggio che accoglie quello che è dimenticato, è in relazione con il tempo. Il tempo è irreversibile, una volta che è passato non torna, è passato, diventa cenere, diventa qualcosa di vissuto e basta. Leopardi è angosciato da questa percezione del tempo. Nello</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"> </span><em style="border: 0px; font-family: georgia, "Times New Roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">Zibaldone</em><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; line-height: 23px; text-align: justify; text-indent: 24px;">ci sono delle frasi molto intense su questo argomento, sul tempo che è finito, che non torna più. Leopardi ci racconta che quando era bambino si svegliava all’improvviso angosciato quando sentiva qualche suono che dava il segnale della partenza di una persona, per esempio di quella cugina che aveva fatto visita in casa Leopardi, (<i>il primo amore...</i>) e pensava all’idea che quella persona non l’avrebbe mai più vista, che non sarebbe più tornata, e non poteva pronunciare quel “mai più” se non con una grande angoscia. Leopardi aveva il senso forte dell’irreversibile, cioè che il tempo arriva e si allontana. Mentre nello spazio c’è la possibilità di tornare indietro, nel tempo questo non è possibile.</span></div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
La poesia è quell’insieme di ritmi, di tecniche, di regole che accoglie dal tempo finito qualcosa che di per sé non potrebbe tornare; la poesia trafora l’irreversibilità del tempo e fa apparire qualcosa che era sparito. Leopardi nelle <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ricordanze</em> fa apparire le immagini della sua infanzia, della sua adolescenza. Quando è a Pisa, nel ’27, comincia a pensare improvvisamente ad una figura, ad una voce che non sente più e che torna nella sua mente: è il canto di una ragazza che aveva ascoltato nella prima giovinezza: il canto della tessitrice, di Silvia. E così nasce la poesia <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">A Silvia</em>, e Silvia diventa presente: “Silvia, rimembri ancora” – il poeta si rivolge a Silvia come se fosse lì, accanto a lui – “quel tempo della tua vita mortale, / quando beltà splendea / negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi”. <b>Ecco il miracolo della poesia</b>: un verso bellissimo a cui ho dedicato nel libro <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il deserto e il fiore</em>, un saggio; questo verso recitato così sembrerebbe uno dei tanti versi, ma questi due aggettivi -<em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ridenti e fuggitivi</em>- non sono mai stati usati nella poesia italiana in questo modo. È stata usata la parola <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ridente</em> per descrivere gli occhi di Beatrice, anche da Petrarca per Laura e dagli stilnovisti, oppure l’aggettivo <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">fuggitivo</em> è usato da Tasso, ma <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ridenti e fuggitivi</em> insieme viene usato da Leopardi come un <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">hapax</em>, come una cosa insolita, causando un effetto straordinario. Così nasce <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">A Silvia</em>, così nascono altri versi leopardiani: attraverso questo tempo irreversibile – che è oblio, prigione, perdita, mancanza, fine – torna qualcosa; <b>la poesia rende vivo quel che non c’è, ravviva, permette che una cosa che non c’è più torni ad essere nel linguaggio, diventi una presenza</b>. Questa è la forza della poesia: portare alla presenza qualcosa che non c’è più. Quando dico portare alla presenza, dico <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">rappresentare</em>: la funzione vera dell’arte è quella di portare alla presenza, rappresentare: i Greci usavano una parola per dire questo, usavano la parola <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">poiesis</em> e il verbo <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">poiein</em>. La <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">poiesis </em>per i Greci, come Platone fa dire a Socrate nel <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Simposio</em>, era questo portare alla presenza qualcosa che non esisteva. Far sì che quel che non è sia. Il poeta era colui che creava, infatti la parola <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">poiesis</em> in italiano è tradotta “creazione”, ma se vogliamo approfondire questa parola dobbiamo tradurla con “rappresentare”, cioè portare alla presenza. La poesia di Leopardi è questo continuo portare alla presenza qualcosa che era sommerso, che era perduto; e per questo Leopardi coinvolge anche i giovani, la sua è una poesia giovanile; dovete pensare che la poesia più famosa della letteratura italiana e tradotta in più lingue è <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em>: è la poesia che ha più traduzioni in lingue europee, africane, ispano-americane, asiatiche, in arabo e in tante varianti del dialetto arabo. Questa poesia è stata scritta a ventuno anni, quando Leopardi è un giovane quasi della vostra età. Ma già a sedici, diciassette, diciotto anni Leopardi ha scritto dei versi e dei testi anche di riflessione che sono straordinari: <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La storia dell’astronomia</em>, per esempio, e il <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Saggio sopra gli errori popolari degli antichi</em> sono due opere in prosa filologiche, di grande erudizione che Leopardi ha scritto da adolescente, alla vostra età o anche qualche anno prima, perché aveva una formazione classica estesissima e una passione particolare per il mondo antico, per le lingue antiche. Dopo aver appreso benissimo il latino ed il greco (si adoperava già da adolescente a scrivere in greco e a leggere direttamente i greci) era passato a studiare l’ebraico, scriveva scorrevolmente in francese, leggeva l’inglese e lo spagnolo. Passioni di un adolescente che viveva a Recanati in un palazzo nobiliare, totalmente immerso in questa grande biblioteca paterna della quale sarebbe interessante raccontare tutta la storia – di come Leopardi ragazzo si trovò in casa sedicimila volumi e come il padre aveva raccolto tutti questi volumi. Leopardi è un poeta, un filosofo, uno scrittore che già nell’adolescenza comincia a pensare con profondità e a scrivere, e quindi voi ragazzi dovete sentirlo come prossimo, perché alla vostra età ha scritto grandi cose.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Dicevo delle <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ricordanze</em>: Leopardi definisce la ricordanza anche sul piano teorico. Leopardi infatti non è solo un poeta. È anzitutto un poeta che pensa <i>(lo diceva di lui Nietzsche)</i> : la sua poesia è il punto di filtro, è l’esperienza affinata, quasi distillata di un pensiero. Leopardi è un pensatore, un filosofo: lo <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Zibaldone</em> – quella serie di quaderni che comincia a scrivere nel ’17-’18 e chiude nel ’32, quindi dai 19-20 anni fino ai 34 anni, che si porterà dietro in tutti gli spostamenti chiusi in alcune casse – è <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">lo smisurato manoscritto</em> che rappresenta il deposito di un pensiero filosofico straordinario, il più grande momento della filosofia italiana dell”800, ed è di un’intensità, di una ricchezza che si può definire una selva di saperi. Vi troviamo riflessioni di carattere metafisico, teorie letterarie, delle riflessioni sul gusto, sul piacere, sulla vita quotidiana, parti autobiografiche, riflessioni sulla politica, sul dispotismo, sull’eguaglianza, sul rapporto tra eguaglianza e potere, sulla scienza, sulla lingua e le lingue, sulle guerre, sull’antropologia, sugli animali: lo <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Zibaldone</em> è davvero una miniera su cui dovreste ogni tanto sporgervi per prendere qualche passaggio, qualche elemento, qualche frammento. È un insieme di frammenti che si muovono verso tanti campi tematici più unitari.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Leopardi è un poeta che pensa. L’espressione è di Nietzsche, riferita appunto a Leopardi. Non dobbiamo separare, dunque, la poesia dalla filosofia di Leopardi. Quello di Leopardi è un <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Pensiero poetante</em> (così intitolai il mio primo libro leopardiano, che proponeva appunto una lettura di Leopardi che non separasse la poesia dal pensiero filosofico). Nella filosofia leopardiana troviamo un’idea di filosofia diversa da quella tradizionale, e da quella moderna, ma una filosofia che si apre alla vita, come la poesia, una filosofia che diventa interrogativa, che non si chiude nel sistema, che attraversa il mondo della perplessità, del dubbio ed anche una filosofia che si pone come scrittura, così come nella poesia troviamo un movimento filosofico, interrogativo, aperto sulle domande ultime, sulle domande che più importano. </div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">L'INFINITO</div><div style="text-align: left;">
Voglio chiudere questa chiacchierata, cominciata dall’esperienza adolescenziale della luna ritrovata in Leopardi, se avete ancora qualche minuto di pazienza, ricordando la poesia <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’Infinito</em> perché è la poesia italiana più tradotta; è una poesia sulla quale anche degli scienziati e dei filosofi stranieri hanno detto che c’è un’idea di infinito che uno scienziato può condividere; quindi non è solo una poesia, ma è anche una meditazione, una riflessione scientifica sull’infinito. Adesso passo a leggerla mentre voi la ripasserete nella vostra mente. Se qualcuno non l’ha presente, la ascolti, anche se suppongo che tutti almeno una volta l’abbiate sentita, e poi cercherò di fare qualche osservazione su questa poesia:</div>
</div>
<div class="poesia" style="border: 0px; font-size: 14px; line-height: 1.71429; margin: 24px 0px 24px 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; margin-bottom: 1em; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,</div>
<div style="text-align: left;">
e questa siepe che da tanta parte</div>
<div style="text-align: left;">
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.</div>
<div style="text-align: left;">
Ma sedendo e mirando, interminati</div>
<div style="text-align: left;">
spazi di là da quella, e sovrumani</div>
<div style="text-align: left;">
silenzi, e profondissima quiete</div>
<div style="text-align: left;">
io nel pensier mi fingo; ove per poco</div>
<div style="text-align: left;">
il cor non si spaura. E come il vento</div>
<div style="text-align: left;">
odo stormir tra queste piante, io quello</div>
<div style="text-align: left;">
infinito silenzio a questa voce</div>
<div style="text-align: left;">
vo comparando: e mi sovviene l’eterno,</div>
<div style="text-align: left;">
e le morte stagioni, e la presente</div>
<div style="text-align: left;">
e viva, e il suon di lei. Così tra questa</div>
<div style="text-align: left;">
immensità s’annega il pensier mio:</div>
<div style="text-align: left;">
e il naufragar m’è dolce in questo mare.</div>
</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Ora dedichiamo qualche minuto alla riflessione intorno a questa grande poesia che, tra l’altro, per quelli che fanno l’ultimo anno del liceo, credo che sia una poesia da tener presente perché è proprio una specie di viatico che uno si porta con sé dopo il liceo. Qui potremmo sostare quanto vogliamo, ma vi assicuro che cercherò di essere il più breve possibile.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Una poesia di questo tipo ci fa pensare ad una <b>voce nascosta</b>: non è la mia voce che voi avete ascoltato prima, ma è la voce del poeta che ognuno di noi, leggendo una poesia, riesce a ricomporre. Per questo, <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’ infinito</em> può essere letto in tanti modi; per esempio c’è una lettura de <i>L</i><em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">’infinito</em> di un grande attore come Carmelo Bene che sottolinea volutamente, nell’ultimo verso, il movimento di dilatazione assoluta. La voce va naufragando nel mare, e quindi c’è una specie di sospensione prolungata del finale. Carmelo Bene, se voi avrete l’occasione di ascoltare l’incisione della sua lettura de <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em>, ha dato una sua interpretazione, perché ogni lettura è un’interpretazione, e ha voluto interpretare l’ultimo verso come veramente un perdersi della voce nel mare, perché Carmelo Bene dava molto rilievo a quello che lui chiamava <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">phoné</em>, appunto alla voce.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Il primo verso e l’ultimo verso hanno qualcosa in comune: <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Sempre caro mi fu quest’ermo colle</em> e l’ultimo verso e <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">il naufragar m’è dolce in questo mare</em>: cosa c’ è in comune? Al centro del primo e dell’ultimo verso c’è “mi”, c’è l’io, <b>c’è il corpo</b>. Il corpo compare proprio nella poesia de <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em>, una poesia dedicata all’infinito: ebbene, questa è la forza di Leopardi, parlare del corpo, rendere presente il corpo, i sensi, in una poesia che rappresenta un’odissea della mente, dell’immaginazione che tenta di rappresentare l’infinito. <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Sempre caro mi fu</em>, quindi un movimento affettivo, il <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">sempre</em>, <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">questo ermo colle</em>, il colle solitario, <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">e quella siepe</em>; ma vedete subito, e questo l’avrete notato tutti, che la poesia de <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em> non solo è la poesia della presenza del corpo, ma è una poesia della presenza forte del <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">questo</em> e del <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">quello</em>, la presenza di quegli elementi che i linguisti chiamano deittici, cioè gli aggettivi dimostrativi; <b><em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">questo</em> e </b><em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><b>quello</b> </em>sono presenti quasi a voler tenersi attaccati a qualcosa di concreto; ma la poesia in realtà è come un tema musicale, ha due grandi movimenti: un primo movimento che è un adagio musicale vero e proprio, ed è un movimento molto aperto, per cui il poeta, quello che dice “io”, cerca di rappresentare, di rendere presente alla mente, nella mente, l’infinito, cerca di raccogliere, fingere, nella mente l’infinito. Ma questa esperienza, questa avventura porta a nulla, è un’esperienza che porta allo smarrimento, perché voler rappresentare l’infinito a partire dal limite, da quello che impedisce di vedere oltre, cioè dal colle, dalla siepe, dall’<em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ultimo orizzonte</em>, vuol dire immaginare, stare fermi, seduti – <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">sedendo e mirando</em> – in una posizione meditativa e contemplativa quasi orientale. È la contemplazione, analoga alla contemplazione dell’infinito rappresentata dal pittore romantico Friedrich (anche se lì il personaggio è in piedi). Per Leopardi questo vuol dire tentare di rappresentare l’infinito attraverso l’estremo, cioè gli <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">interminati spazi</em>, cioè spazi senza fine, non terminati, senza termine, i <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">sovrumani silenzi</em>, cioè silenzi al di là dell’umano, la <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">profondissima quiete</em>, cioè quiete più profonda del profondo: quindi la mente tenta di avere esperienza dell’eccesso, dell’oltre-limite e però si accorge che non riesce, nonostante questa grande odissea nell’estremo, a rappresentare l’infinito: il pensiero mostra il suo limite, la sua incapacità, e anzi il corpo ha un tremito, il cuore si spaura. E comincia un secondo movimento. Il secondo movimento comincia da un senso, l’udito: prima era la mente che immaginava, adesso è l’udire posto al centro dell’attenzione. È come l’ascolto dello stormire, tema romantico che ritroviamo nella poesia di Keats e d’ altri poeti.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Il poeta, il soggetto poetante, ode il vento tra le piante: questa presenza così concreta, così definita, del vento tra le piante porta il poeta ad una comparazione con quella forma dell’infinito spaziale e temporale che è l’eterno. Ma la comparazione non riesce perché il poeta che vuole comparare questa voce con quell’infinito silenzio, vuole, in questo momento, in questo istante, comparare la stagione che freme, che è viva e dall’altra parte invece, <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">le morte stagioni</em>, il tempo perduto, irreversibile, vuole mettere insieme, accostare il suono di questo tempo con il suono dell’oltre-tempo che è l’eterno; questa comparazione il poeta non la regge, non riesce a mettere insieme questa presenza vocale del vento con la cancellazione di questa presenza, questo tempo con l’altro tempo che non c’è più e quindi non può apparire di nuovo. Questo secondo tentativo di rappresentare l’infinito naufraga in quella immensità che il poeta cerca di evocare. Ed è l’esperienza di un naufragio dei sensi, della mente: l’impossibilità di dire l’infinito. Ma in questa odissea, in questa avventura della mente la poesia fa esperienza di un passaggio delle cose, dei sensi, dell’ascolto, della natura; si conosce, avverte che c’è un insondabile, un oltre-limite, un infinito di cui non possiamo mai appropriarci. La poesia de <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em> è la poesia dell’esperienza forte dei sensi, del naufragio dei sensi, ma che ci dà la consapevolezza che al di là dei sensi vi è un oltre-limite; e dunque l’ultimo verso <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">il naufragar m’è dolce in questo mare</em> fa apparire il corpo come una zattera. In questo naufragio c’è un io, un corpo che è la zattera a cui mi attacco per sopravvivere. Un richiamo dei sensi, della loro dolcezza, proprio in questa impossibilità di dire l’infinito. Il pensiero mostra la sua impotenza: <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em> è una poesia che dice come il pensiero dell’uomo sia impotente nel rappresentare l’infinito. La filosofia, d’altra parte, non può dire l’infinito perché l’infinito coincide col nulla (lo dirà Leopardi nello <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Zibaldone</em>) e l’infinito e il nulla non si possono dire se non nel linguaggio. In quanto linguaggio non sono più infinito, ma parole, figure, approssimazioni. In questo naufragio, dicevo, c’è il corpo dell’uomo che resiste, c’è il piacere (<em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">il naufragar m’è dolce</em>) di questa avventura dell’immaginazione, di questa esperienza che attraversa il limite e guarda verso un infinito di per sé irrappresentabile, indicibile. Questa, in Leopardi, e concludo davvero, è l’esperienza della poesia: cioè <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em> è una poesia sulla poesia, ci racconta qual è l’esperienza vera, profonda, della poesia: voler dire l’infinito e riconoscere l’impotenza del pensiero, e della lingua poetica, a dire l’infinito. E questa è una grande esperienza del linguaggio, che coincide con un’esperienza di sé, del corpo.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
Questo direi che è in poche parole, riassuntivamente, ciò che possiamo pensare intorno a questa poesia, per tornare poi a rileggerla con un’attenzione che si depositi tra verso e verso, tra parola e parola e tra i silenzi, perché in ogni poesia sono importanti i silenzi ed in particolare <em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’infinito</em> è costruito da tanti silenzi che sono come il vero infinito: sono q<b>uei silenzi che si depositano tra le parole,</b> che la parola non riesce ad accogliere ma che stanno lì, tra le parole, ed è importante che stiano lì; quella è la vera presenza dell’infinito, che non può diventare parola, non può diventare linguaggio. Grazie.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
</div>
<div style="border: 0px; line-height: 23px; padding: 0px; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;">
<em style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">(Molti e calorosi applausi) DA: </em><b><a href="http://www.zibaldoni.it/">http://www.zibaldoni.it/</a></b></div><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;"><br /></div><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZUHi5bCJ2zQraJSXVRgSeo4Fn5bRI0hyQyldBicALflJ6V5VzULANiXAsFziQfpokU4vX3Sqo_LtNG6FUW06Lur0F21Z_FesaV6yZ6HtZAe6D5_fpNhyLlx7ByKndI2awkrabvfSz6vsZcgj2q3d47vh0ISlamXrLVSR5WC-EtrTNFfednXcBzB4E/s856/400b4f72100eff8d8e3e6ea030cecc84.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="856" data-original-width="564" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZUHi5bCJ2zQraJSXVRgSeo4Fn5bRI0hyQyldBicALflJ6V5VzULANiXAsFziQfpokU4vX3Sqo_LtNG6FUW06Lur0F21Z_FesaV6yZ6HtZAe6D5_fpNhyLlx7ByKndI2awkrabvfSz6vsZcgj2q3d47vh0ISlamXrLVSR5WC-EtrTNFfednXcBzB4E/w264-h400/400b4f72100eff8d8e3e6ea030cecc84.jpg" width="264" /></a></div><br /><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;"><br /></div><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;"><br /></div><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;"><span style="font-family: "georgia"; font-size: medium; text-indent: 0px;"><a href="https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/12/20/video/linfinito-di-leopardi-letto-da-ventidue-cantautori-indovina-chi-293514/"><b>L'INFINITO LETTO DAI CANTAUTORI</b></a></span><br style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; text-indent: 0px;" /><span style="font-family: "georgia"; font-size: medium; text-indent: 0px;"><br /></span><br style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; text-indent: 0px;" /><div style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; text-indent: 0px;"><a href="http://www.doppiozero.com/materiali/leopardi-e-linfinito"><b>http://www.doppiozero.com/materiali/leopardi-e-linfinito</b></a> (ancora Antonio Prete)</div><div style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; text-indent: 0px;"><br /></div><div style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; text-indent: 0px;"><b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=PYeFJDWluQM"><i>L'infinito</i> spiegato da A. Baricco</a></b></div></div>
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;">
__________________________________</div>
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"><b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b></div><div style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">
<b><span style="font-size: x-large;">La sera del dì di festa </span></b></div>
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">
<b><br /></b></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="https://www.edatlas.it/documents/fd02378c-4bc6-4a79-8b86-e79396939f32">https://www.edatlas.it/documents/fd02378c-4bc6-4a79-8b86-e79396939f32</a></span><br />
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
<b>****************</b><br />
<b>PIETRO CATALDI SU</b><br />
<b> "CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA":</b><br />
<br />
<h5 class="western" style="background-color: white; color: #3387bf; font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 17px; margin: 0px 0px 0.3em; padding: 0px; text-align: justify;">
Le domande di un pastore</h5>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 21px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Nel <i>Canto notturno di un pastore errante dell’Asia</i>, Leopardi affida alla voce di un pastore nomade le grandi domande sul senso della vita e dell’universo. Solo, sotto il cielo stellato, il pastore tenta di spiegare la condizione umana, il ripetersi dell’esistenza di generazione in generazione, il succedersi dei giorni e delle notti, il susseguirsi delle stagioni; cerca di capire il perché del dolore e di quell’inquietudine angosciosa definita dalle parole “tedio” e “fastidio”, un’inquietudine che è infine tutt’uno proprio con il bisogno di senso. La spiegazione è tentata dapprima guardando la vita dal punto di vista della luna, dall’alto, e poi guardandola invece dal punto di vista delle pecore, dal basso. Il punto di vista del pastore è per così dire impregiudicato, e spregiudicato: non ci sono un’ideologia, una religione, un sistema filosofico, una qualunque petizione di principio che impongano una direzione alla ricerca: l’importante è dare un significato alla condizione degli uomini e al rapporto che gli umani hanno con l’universo. Ebbene: Leopardi pone così, con un linguaggio semplice e diretto ma anche con la massima serietà e radicalità, le più grandi questioni filosofiche affrontate nei secoli da tutte le civiltà e tutte le culture. La sua novità consiste però nella scelta di affidare domande tanto significative, in uno dei testi più filosoficamente radicali dei <i>Canti</i>, alla voce di un pastore: una figura socialmente e antropologicamente lontanissima da quella del filosofo, il <i>philosophe</i> parigino della tradizione settecentesca. È in apparenza sorprendente che Leopardi, con la sua formazione illuministica, non affidi questo tipo di riflessione a uno specialista della conoscenza, o assumendola su di sé o delegando la propria voce a una figura come quelle di Parini, di Bruto o di Saffo, scelte in altre circostanze analoghe. In questo modo, Leopardi si rifiuta di delegare le grandi domande di senso a una porzione specifica dell’umanità, e diciamo pure a un ceto sociale ristretto, quello degli intellettuali. Leopardi sceglie di affidare quelle domande a un pastore, la figura sociale più umile e meno “civilizzata” che gli fosse possibile immaginare, e costruisce un <i>alter ego</i> lontanissimo da sé: un nomade, noi diremmo un rom, e magari uno zingaro. Si tratta di una rivoluzione concettuale e perfino politica: senza avere una reggia o un castello o una villa, senza una biblioteca e lontano da ogni accademia, questo umano che ha in qualche modo i tratti del primitivo riceve un mandato pieno a rappresentare il punto di vista dell’umanità di fronte alle grandi questioni di senso. Viene in questo modo implicitamente rivendicata la maggiore conquista del pensiero moderno, la concezione unitaria del genere umano: ciò di cui noi parliamo quando facciamo riferimento all’idea stessa dell’universale umano.</div>
</div>
<h5 class="western" style="background-color: white; color: #3387bf; font-family: Georgia, Times, serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 17px; margin: 0px 0px 0.3em; padding: 0px; text-align: justify;">
Un'umanità nuova</h5>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 21px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Questa scelta così sorprendente e coraggiosa è resa possibile non certo dalla recente tradizione arcadica e dal favoleggiamento del mondo pastorale che la caratterizza: lì non si tratta di affrontare le grandi questioni di senso, ma semmai di scostarle o sospenderle. Questa scelta è piuttosto resa possibile dal progetto leopardiano di un’umanità nuova, quale si va disegnando, ora per via negativa ora anche in modo affermativo come nella <i>Ginestra</i>; un’umanità nuova nella quale il diritto di porre le più alte domande di senso sia riconosciuto ad ogni singolo individuo. Leopardi vagheggia un’umanità liberata da ogni forma di delega intellettuale, non più divisa fra quanti hanno il diritto di porre le domande filosofiche e coloro, molto più numerosi, che hanno al massimo il diritto di accoglierle; e immagina un «onesto e retto conversar cittadino», cioè un dialogo fra gli umani che può essere costruito soltanto a partire dal diritto di ogni singolo individuo, foss’anche il pastore nomade e analfabeta della lontanissima e favolosa Asia, di porre le più alte domande di senso. La modernità come Leopardi la immagina dovrebbe essere insomma la possibilità per tutti di ereditare il gesto audace del titano preromantico, così che l'uomo comune possa infine coincidere con l'eroe alfieriano salito sulle scene per far guerra ai tiranni. La <b>modernità</b> come Leopardi la immagina dovrebbe essere quella in cui tutta l'umanità diviene erede del grande pensiero dell'Illuminismo, e anzi di tutta la maggiore tradizione filosofica, così che depositario del sapere non sia un ceto separato e speciale ma l’umanità nel suo insieme. L’originalità dei romantici, l’unicità del sublime gesto creativo del genio, è sostituito da un sapere che coinvolga tutti: non il sapere diffuso e diviso della civiltà di massa, contro la quale Leopardi non manca di appuntare i suoi strali, ma un sapere vero che ricongiunga ciò che l’umanità conosce per mezzo della propria condizione materiale, e che potremmo definire in termini di folclore nel senso altamente gramsciano, e le acquisizioni utili, cioè filosoficamente fondate, prodotte dal ceto intellettuale. (DA WWW.LALETTERATURAENOI.IT )<br />
<br />
_____________________________<br />
<br />
<b style="font-family: verdana; font-size: medium; text-align: start;">"La ginestra o il fiore del deserto" </b></div>
</div>
<div style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, helvetica, sans-serif; line-height: 21px; margin-bottom: 15px; padding: 0px;">
<div style="font-size: 14px;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-ZQTUbFw1S9k/UO06iXspfzI/AAAAAAAABGk/BFI4dvMKdsQ/s1600/pasqua.bmp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-ZQTUbFw1S9k/UO06iXspfzI/AAAAAAAABGk/BFI4dvMKdsQ/s1600/pasqua.bmp" /></a></div>
<div style="font-size: 14px;">
<span style="color: #333333; font-family: "verdana";"><b><br /></b></span><span style="color: #333333; font-family: "verdana";"><b><a href="http://online.scuola.zanichelli.it/testiescenari/files/2009/05/pp976-983.pdf">http://online.scuola.zanichelli.it/testiescenari/files/2009/05/pp976-983.pdf</a></b></span></div>
<div style="font-size: 14px;">
<span style="color: #333333; font-family: "verdana";"><br /></span>
</div>
<div style="font-size: 14px; text-align: justify;">
<div style="color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; line-height: normal;">
<span style="color: #363636; font-family: "palatino linotype" , "book antiqua" , "palatino" , serif; font-size: 18px; line-height: 21px;"> In Leopardi l'eruzione vulcanica viene trasfigurata e presa come simbolo dell'ostilità della Natura. “La ginestra, o il fiore del deserto” contiene proprio quest'estremo messaggio di riflessione. Il Poeta invita a prendere atto dell'infelicità degli uomini così da stabilire un<b> rapporto di solidarietà fra tutti i componenti</b> del genere umano, che devono allearsi contro la vera nemica: la Natura. Questo canto è considerato il suo testamento ideale. Composto da sette strofe dalle tematiche diverse: descrizione del devastante Vesuvio che smentisce la concezione ottimistica e la fiducia nel progresso,descrizione dell'universo e della sua immensità che mette in luce la <b>piccolezza e la marginalità dell'uomo</b> nel cosmo, rendendo assurdo l'interazione del divino con l'umano,la Natura che non si cura degli uomini e li fa cadere togliendo ad essi l'illusione dell'eternità. Nell'ultima strofa “la ginestra” abbandonata al suo destino, attende sulle pendici del vulcano la distruzione immanente, ma senza viltà e superbia, <b>meno folle quindi dell'uomo che si crede immortale</b>. Dalla condanna della natura come rea il Leopardi arriva alla nuova fede umanitaria. L'uomo lotta contro essa e si unisce agli uomini in un patto sociale poiché la “social catena” deve essere stretta contro “l'empia natura”.</span></div>
</div>
<div style="font-size: 14px;">
__________________________________</div>
</div>
<br />
<div>
<div style="background-color: white; margin: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: start;">
<div class="entry-content" style="border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "Times New Roman", serif; font-size: 16px; line-height: 23px; padding: 0px; text-align: justify; text-indent: 24px; vertical-align: baseline;">
<div style="text-align: left;">
<iframe allowfullscreen="true" class="youtube-player" frameborder="0" height="312" src="https://www.youtube.com/embed/UMy_JPQvBsM?version=3&rel=1&fs=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&wmode=transparent" style="border-width: 0px; color: #333333; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 14px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px; max-width: 100%; outline: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;" type="text/html" width="500"></iframe></div>
</div>
</div>
<div id="content-box" style="border: 0px; font-family: Georgia, "Bitstream Charter", serif; font-size: 14px; line-height: 23.8px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: left; vertical-align: baseline; width: 770px;">
<div class="widget-area" id="sidebar" role="complementary" style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: 0px; color: #333333; float: right; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px; outline: 0px; overflow: hidden; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 229.5px;">
<ul class="xoxo sidebar-list" style="border: 0px; font-style: inherit; font-weight: inherit; list-style: none; margin: 0px 0px 1.7em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<li class="widget widget_calendar" id="calendar-2" style="border: 0px; font-size: 12px; font-style: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; margin: 0px 0px 1.7em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><div class="calendar_wrap" id="calendar_wrap" style="border: 0px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<table id="wp-calendar" style="border-spacing: 0px; margin: 0px; padding: 0px; width: 229px;"><thead style="margin: 0px; padding: 0px;">
<tr style="margin: 0px; padding: 0px;"><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="lunedì"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="martedì"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="mercoledì"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="giovedì"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="venerdì"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="sabato"><br /></th><th scope="col" style="color: #888888; font-weight: normal; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" title="domenica"><br /></th></tr>
</thead><tfoot style="margin: 0px; padding: 0px;">
<tr style="margin: 0px; padding: 0px;"><td colspan="3" id="prev" style="margin: 0px; padding: 0.2em 0px 0px;"></td><td class="pad" style="margin: 0px; padding: 0.2em 0px 0px;"></td><td class="pad" colspan="3" id="next" style="margin: 0px; padding: 0.2em 0px 0px; text-align: right;"></td></tr>
</tfoot><tbody style="margin: 0px; padding: 0px;">
<tr style="margin: 0px; padding: 0px;"><td class="pad" colspan="6" style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">1</td></tr>
<tr style="margin: 0px; padding: 0px;"><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td></tr>
<tr style="margin: 0px; padding: 0px;"><td style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"><br /></td><td class="pad" colspan="6" style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;"></td></tr>
</tbody></table>
</div>
</li>
</ul>
</div>
</div>
<div id="footer" role="contentinfo" style="border-top-color: rgb(0, 0, 0); border-top-style: solid; border-width: 1px 0px 0px; clear: both; color: #333333; font-family: Georgia, "Bitstream Charter", serif; font-size: 14px; line-height: 23.8px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 3px 0px 0px; text-align: left; vertical-align: baseline; width: 770px;">
<div id="colophon" style="background: rgb(34, 34, 34); border: 0px; color: white; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px; outline: 0px; overflow: hidden; padding: 4px 10px; vertical-align: baseline;">
<div id="footer-widget-area" role="complementary" style="border: 0px; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px 0px -1.5em; outline: 0px; overflow: hidden; padding: 10px 0px 0px; vertical-align: baseline;">
<div class="widget-area" id="first" style="border: 0px; float: left; font-style: inherit; font-weight: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 370.5px;">
<ul class="xoxo sidebar-list" style="border: 0px; font-style: inherit; font-weight: inherit; list-style: none; margin: 0px 0px 1.7em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<li class="widget widget_meta" id="meta-2" style="border: 0px; font-size: 12px; font-style: inherit; font-weight: inherit; line-height: 18px; margin: 0px 0px 1.7em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></li>
</ul>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<div style="text-align: start;">
<span style="font-family: "georgia";"><br /></span>
<br /><br />
<h3 class="post-title entry-title" style="text-align: start;">
___________________</h3>
<h3 class="post-title entry-title" style="text-align: start;">
<a href="http://quintalgia.blogspot.it/2009/02/la-noia-in-leopardi-e-in-baudelaire.html">La noia in Leopardi e in Baudelaire </a></h3>
<h3 class="post-title entry-title" style="text-align: start;">
<a href="http://quintalgia.blogspot.it/2010/12/confronto-tra-leopardi-e-montale.html">Confronto Leopardi Montale</a></h3>
<div style="text-align: start;">
_________________________________________________________________<br />
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 600px;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;" width="10"></td><td valign="top" width="580"><div style="text-align: center;">
<span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: x-small;"><b style="background-color: #6fa8dc;">Indice delle <i>Operette Morali</i> di <b>Giacomo Leopardi</b></b></span></div>
</td><td width="10"></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="height: 552px; width: 600px;"><tbody>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>1</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali01.php" style="color: #10105e;">STORIA DEL GENERE UMANO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>2</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali02.php" style="color: #10105e;">DIALOGO D'ERCOLE E DI ATLANTE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>3</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali03.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>4</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali04.php" style="color: #10105e;">PROPOSTA DI PREMI FATTA DALL'ACCADEMIA DEI SILLOGRAFI</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>5</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali05.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>6</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali06.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI MALAMBRUNO E DI FARFARELLO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>7</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali07.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DELLA NATURA E DI UN'ANIMA</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>8</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali08.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>9</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali09.php" style="color: #10105e;">LA SCOMMESSA DI PROMETEO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>10</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali10.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI UN FISICO E DI UN METAFISICO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>11</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali11.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>12</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali12.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI UN ISLANDESE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>13</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali13.php" style="color: #10105e;">IL PARINI OVVERO DELLA GLORIA</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>14</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali14.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>15</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali15.php" style="color: #10105e;">DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIERI</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>16</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali16.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI CRISTOFORO COLOMBO E DI PIETRO GUTIERREZ</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>17</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali17.php" style="color: #10105e;">ELOGIO DEGLI UCCELLI</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>18</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali18.php" style="color: #10105e;">CANTICO DEL GALLO SILVESTRE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>19</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali19.php" style="color: #10105e;">FRAMMENTO APOCRIFO DI STRATONE DA LAMPSACO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td width="10"></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="40"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>20</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;" valign="top" width="550"><small><small><small><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali19.php" style="color: #10105e;"><span style="font-size: 13.5pt;"></span></a></small></small></small><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali20.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI TIMANDRO E DI ELEANDRO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>21</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali21.php" style="color: #10105e;">IL COPERNICO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>22</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali22.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI PLOTINO E PORFIRIO</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="font-family: "verdana";"></span><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>23</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali23.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE</a></big></span></big></td></tr>
<tr align="center"><td></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big>24</big></span></big></td><td style="font-weight: bold;"><big><span style="color: black; font-family: "verdana"; font-size: xx-small;"><big><a href="http://www.leopardi.it/operette_morali24.php" style="color: #10105e;">DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO</a></big></span></big><br />
<br /></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #351c75;"><a href="http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t345.pdf">QUI I TESTI DI TUTTE LE OPERETTE </a></span></b><br />
<br />
______________________________</div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<a href="http://books.google.it/books?hl=it&id=9CiJic7l2kYC&dq=operette+morali&printsec=frontcover&source=web&ots=sp9Re8lriG&sig=8L_fm4dml2MrZ33mGgW1nY34mN8&sa=X&oi=book_result&resnum=5&ct=result#PPA5,M1" style="font-size: 21px; font-weight: bold;"><span style="font-style: italic;">Operette morali</span><span style="font-size: 21px;"><b> commentate da Antonio Prete</b></span></a><span style="font-size: 21px; font-weight: bold;"> (Feltrinelli)</span></div>
</div>
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small></small></span></span><br />
<div style="text-align: start;">
<h1 style="margin: 19.05pt 0cm 0cm;">
<a href="http://italies.revues.org/141"><span style="font-family: "verdana";"><span style="color: #660000;"><span style="font-size: small;"> </span></span></span><span style="color: #660000; font-size: small;"><span style="font-family: "verdana";">Apparenza, finitudine, leggerezza. Sulle</span><span class="apple-converted-space" style="font-family: "verdana";"> </span><em style="font-family: Verdana;">Operette morali</em></span></a></h1>
<h1 style="margin: 19.05pt 0cm 0cm;">
_______________________</h1>
</div>
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><br /></small></span></span>
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><b><a href="http://www.doppiozero.com/materiali/lettura/leopardi-e-il-desiderio-infinito">Gianni Celati su Leopardi e il desiderio</a></b></small></span></span><br />
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><b><br /></b></small></span></span>
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><b>__________________________</b></small></span></span><br />
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><b><br /></b></small></span></span>
<span style="font-family: "georgia";"><span style="color: #660033; font-size: large;"><small><b>Antonio Tabucchi, <i>Sogni di sogni, </i>Sellerio editore Palermo, 1992, p. 45.</b></small></span></span></div>
<div style="text-align: start;">
<br /></div>
<div style="text-align: start;">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<b><i><span style="color: #513f31; font-family: "times";">So</span></i></b><b><i><span style="font-family: "times";">gno </span></i></b><b><i><span style="font-family: "times";">di </span></i></b><b><i><span style="font-family: "times";">Giacomo Leopardi, poeta e lunatico<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #513f31; font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">U</span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">na notte dei primi di dicembre del 1827, nella bel</span><span style="text-indent: 11.35pt;"></span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">la <span style="color: #513f31;">ci</span><span style="color: #130700;">tt</span>à di Pisa, in via della Faggiola</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Magda/Documenti/Downloads/Parte_generale._Testi_VIII_capitolo._Tabucchi_e_Tondelli.doc#_ftn1" name="_ftnref1" style="text-indent: 11.35pt;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></span></span></a><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">, dormendo fra due ma<span style="color: #513f31;">t</span>erassi per proteggersi dal terribile freddo che strin</span><span style="text-indent: 11.35pt;"></span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">geva l<span style="color: #130700;">a </span>città, Giacomo Leopardi, poeta e lunatico, fece</span><span style="color: #513f31; font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;"> </span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">un sogno. Sognò che si trovava in un deserto, e che</span><span style="color: #2d1d13; font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;"> </span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">era un pastore. Ma, invece di avere un gregge che lo seguiva, stava comodamente seduto su un ca</span><span style="text-indent: 11.35pt;"></span><span style="font-family: "times"; text-indent: 11.35pt;">l<span style="color: #513f31;">ess</span>e trainato da quattro pecore candide, e quelle quattro pecore erano il suo gregge.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="font-family: "times";">Il</span><span style="color: #2d1d13; font-family: "times";"> </span><span style="font-family: "times";">deserto, e le colline che lo orlavano, erano di una</span><span style="color: #513f31; font-family: "times";"> </span><span style="font-family: "times";">finissima sabbia d'argento che riluceva come la lu</span><span style="color: #2d1d13; font-family: "times";">ce </span><span style="font-family: "times";">delle lucciole. Era di notte ma non faceva freddo, a</span><span style="color: #513f31; font-family: "times";">nzi</span><span style="color: #2d1d13; font-family: "times";">, </span><span style="font-family: "times";">pareva una bella nottata di tarda primavera, cosi ch<span style="color: #2d1d13;">e </span>Leopardi si tolse il pastrano con cui era coperto e lo <span style="color: #130700;">a</span>ppoggiò sul bracciale del calesse.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #130700; font-family: "times";">D</span><span style="font-family: "times";">ove mi portate, mie care pecorelle?, chiese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #130700; font-family: "times";">T</span><span style="font-family: "times";">i portiamo a spasso, risposero le quattro pecore, noi</span><span style="color: #513f31; font-family: "times";"> </span><span style="font-family: "times";">siamo delle pecorelle vagabonde<span style="color: #130700;">. </span> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #2d1d13; font-family: "times";">M</span><span style="font-family: "times";">a cos'è questo luogo?, chiese Leopardi, dove ci t<span style="color: #513f31;">ro</span><span style="color: #2d1d13;">vi</span>amo?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #130700; font-family: "times";">Po</span><span style="font-family: "times";">i lo scoprirai, risposero le pecorelle, quando avrai incontrato la persona che ti aspetta.</span><span style="font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Chi è questa persona?, chiese Leopardi, lo vorrei proprio sapere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Eh eh, risero le pecorelle guardandosi fra di loro, noi non possiamo dirtelo, deve essere una sorpresa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Leopardi aveva fame, e avrebbe avuto voglia di mangiare un dolce; una bella torta con i pinoli era proprio quello di cui aveva voglia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Vorrei un dolce, disse, non c'è un luogo in cui si possa comprare un dolce in questo deserto?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Subito dietro quella collina, risposero le pecorelle, abbi un po' di pazienza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Arrivarono in fondo al deserto e aggirarono la col</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">lina, ai piedi della quale c'era una bottega. Era una bella pasticceria tutta di cristallo e sfavillava di una luce di argento. Leopardi si mise a guardare la vetrina, indeciso su cosa scegliere. In prima fila c'erano le torte, di tutti i colori e di tutte le dimensioni: torte verdi di pistacchio, torte vermiglie di lamponi, torte gialle di limone, torte rosa di fragola. Poi c'erano i marzapane, in forme buffe o appetitose: fatti a mela e ad arancia, fatti a ciliegia, o in forma di ani</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">mali. E infine venivano gli zabaioni, cremosi e densi, con una mandorla sopra. Leopardi chiamò il pastic</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">cere e comprò tre dolci: un tortino di fragole, un marzapane e uno zabaione. Il pasticcere era un omino tutto d'argento, con i capelli candidi e gli occhi az</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">zurri, che gli dette i dolci e per omaggio una scatola di cioccolatini. Leopardi risalì sul calesse e mentre le pecorelle si rimettevano in cammino si mise a degu</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">stare le squisitezze che aveva comprato. La strada aveva preso a salire, e ora si inerpicava sulla collina. E, che strano, anche quel terreno riluceva, era tra</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">slucido e mandava un bagliore d'argento. Le pecorelle si fermarono davanti a una casetta che sfavillava nella notte. Leopardi scese perché capì di essere arrivato, prese la scatola di cioccolatini e entrò nella casa. Den</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">tro c'era una ragazza seduta su una sedia che rica</span><span style="color: #110f0d; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">mava su un tamburello.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Vieni avanti, ti aspettavo, disse la ragazza. Si girò e gli sorrise, e Leopardi la riconobbe. Era Silvia</span><span style="color: #110f0d; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">. </span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Solo che ora era tutta d'argento, aveva le stesse sembianze di un tempo, ma era d'argento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Silvia, cara Silvia, disse Leopardi prendendole le mani, come è dolce rivederti, ma perché sei tutta d'argento?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Perché sono una selenita, rispose. Silvia, quando si muore si viene sulla luna e si diventa così.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Ma perché anch'io sono qui, chiese Leopardi, sono forse morto?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Questo non sei tu, disse Silvia, è solo la tua idea, tu sei ancora sulla terra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">E da qui si può vedere la terra?, chiese Leopardi. Silvia lo condusse a una finestra dove c'era un cannocchiale. Leopardi avvicinò l'occhio alla lente e subito vide un palazzo. Lo riconobbe: era il suo pa</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">lazzo. Una finestra era ancora accesa, Leopardi ci guar</span><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">dò dentro e vide suo padre, con la camicia da notte e il pitale</span><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Magda/Documenti/Downloads/Parte_generale._Testi_VIII_capitolo._Tabucchi_e_Tondelli.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt; letter-spacing: -0.1pt;">[2]</span></span></span></span></a><span style="color: #020000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;"> in mano, che stava andando a letto. Sentì una fitta al cuore e spostò il cannocchiale. Vide una torre pendente su un grande prato e, vicino, una strada </span><span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">tortuosa con un palazzo dove c'era un debole lume</span><span style="color: #110f0c; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">. </span><span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Si sforzò </span><span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">di </span><span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">guardare dentro la finestra e vide una stanza modesta, con un cassettone e un tavolo sul quale c'era un quaderno accanto a cui si stava consu</span><span style="color: #030000; letter-spacing: -0.1pt;"></span><span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">mando un mozzicone di candela. Dentro al letto vide se stesso, che dormiva fra due materassi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">Sono morto?, chiese a Silvia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #030000; font-family: "times"; letter-spacing: -0.1pt;">No, disse Silvia, stai solo dormendo e sogni la luna.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Stile" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"></div><div>
______________________________________________<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Magda/Documenti/Downloads/Parte_generale._Testi_VIII_capitolo._Tabucchi_e_Tondelli.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span></span></a> <i>via della Faggiola: via Uguccione della Faggiola, dove Leopardi abitò nel suo breve soggiorno pisano, e dove scrisse A Silvia.</i></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<i><a href="file:///C:/Documents%20and%20Settings/Magda/Documenti/Downloads/Parte_generale._Testi_VIII_capitolo._Tabucchi_e_Tondelli.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span></span></a> <span style="color: #020000; letter-spacing: -0.1pt;">il pitale: il “vaso da notte”, in mancanza della stanza da bagno. </span></i></div>
</div>
</div>
</div>
<div style="text-align: start;">
****************************************************************</div>
<div style="text-align: start;">
<span style="font-size: 21px;"><br /><span style="font-weight: bold;">Confronto con il saggio di Camus <i>Il mito di Sisifo</i> (vedi</span><span style="font-weight: bold;"> </span><a href="http://quintalgia.blogspot.com/2009/01/albert-camus-il-mito-di-sisifo.html" style="font-weight: bold;">qui </a><span style="font-weight: bold;">)</span></span><br />
<span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;"><br /></span></span>_________________________________________________________<br /><span style="font-size: 21px;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: 21px;"><b><a href="http://poesia.blog.rainews.it/2018/03/leopardi-nostro-contemporaneo/">http://poesia.blog.rainews.it/2018/03/leopardi-nostro-contemporaneo/</a></b></span><br /><span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;"><br /></span></span><span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;"><a href="http://davidegrassi.it/Scuola/Lezioni/Argomenti/LEOPARDI.pdf">Prof Davide Grassi: lezione su Leopardi</a></span></span>
<span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;">_____________________________________________</span></span><br />
<div align="center" style="font-family: arial, helvetica;">
<br /></div>
<div style="text-align: start;">
<div style="text-align: start;">
<b><span style="font-size: medium;">Un articolo sulla sua vita: </span></b></div>
<span style="font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: start;">
<b><span style="font-size: medium;"><a href="http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Leopardi/Minore.html"><span style="font-size: large;">h</span>ttp://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Leopardi/Minore.html</a></span></b></div>
</div>
<div style="font-family: arial, helvetica; text-align: start;">
<span style="font-family: "arial";">______________________________________________________</span></div>
<span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;"></span></span><span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;">ANNA MARIA ORTESE scrive sulla tomba di Leopardi, a Napoli</span></span></div><div style="text-align: start;"><span style="font-size: 21px;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: start;"><span style="font-size: 21px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6WWYkSocMu_yOL7d3nJv2yafnEw9p33tAY-B9qwCErKEhoxggBTj3ioSFCC5NzKBAqQzL_mmq3l019nHod6sflV8fkGyNGXZ0FQUlNNjMk6qVkRmVAsa5zvdnVMKdtZUVYXp6LdwHW_7ASIh1yJ2m62rL-J1GHh1-Szrw_szFEWqibFMYVLcgQS_d/s5664/20220617_111006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5664" data-original-width="4248" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6WWYkSocMu_yOL7d3nJv2yafnEw9p33tAY-B9qwCErKEhoxggBTj3ioSFCC5NzKBAqQzL_mmq3l019nHod6sflV8fkGyNGXZ0FQUlNNjMk6qVkRmVAsa5zvdnVMKdtZUVYXp6LdwHW_7ASIh1yJ2m62rL-J1GHh1-Szrw_szFEWqibFMYVLcgQS_d/w300-h400/20220617_111006.jpg" width="300" /></a></div><br /><b><br /></b></span>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 22.88px; text-align: left;">
<span class="apple-converted-space"><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><span style="line-height: 21.6px;">Da “</span><span style="border: 1pt none windowtext; line-height: 21.6px; padding: 0cm;">Pellegrinaggio alla tomba di Leopardi</span><span style="line-height: 21.6px;">” in<i><span class="apple-converted-space"> </span>Da Moby Dick all’ Orsa Bianca</i><span class="apple-converted-space"> </span>Adelphi, 2011)</span></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 22.88px; text-align: left;">
<span class="apple-converted-space"></span></div>
<div style="background: rgb(188, 197, 193); color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 16.2pt; margin: 0cm; text-align: left; vertical-align: baseline;">
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;">… Mi distoglieva sempre dal farlo qualche cosa che adesso mi pare riconoscere come la furia degli anni giovani. Il disinteresse supremo di questi per un freddo marmo, nasconda esso pure il corpo del poeta più amato. Ma viene per tutti , ed è venuta anche per me, la mattina in cui la furia degli anni giovani sembra scomparsa all’orizzonte come la nube di un bel temporale . mattina di primavera , terribilmente vuota, in cui ci si sveglia e non c’è più un amico, una speranza, e si è simile al sasso, alla foglia caduta ieri. La primavera batte con dita verdi sui vetri tiepidi, azzurrini, e apre adii senza parola qualche nuova strada. Allora si deve uscire, e si va volentieri, cercando, con l’aria, il vento di qualche immagine. Un po’ d’azzurro, due alberi, sono simili a mani che ti consolino.</span><span style="color: #333333;"><o:p></o:p></span></b></span></i></div>
<div style="background: rgb(188, 197, 193); color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 16.2pt; margin: 0cm; text-align: left; vertical-align: baseline;">
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;">Così ho pensato di andare in fondo alla grotta, in fondo alla quale, in un paese di luce, dorme da cento anni il giovane favoloso.</span><span style="color: #333333;"><br /></span><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;">Sono entrata in una piazza, poi in una strada, poi in altre strade e piazze. Tutto era infinitamente nuovo, lucente. Le facciate dei palazzi avevano un’aria di festa e di gioventù; la gente pur nelle rughe che pieghettavano sottilmente i volti, pur nel frusto degli abiti, camminava per i marciapiedi con la semplicità angelica , come incendiata dal raggio di un mondo sovrumano. Provavo la sensazione di scendere a un tratto nel mondo brillante della mia infanzia, dove tutto è benessere, luce, contemplazione.</span><span style="color: #333333;"><o:p></o:p></span></b></span></i></div>
<div style="background: rgb(188, 197, 193); color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 16.2pt; margin: 0cm; text-align: left; vertical-align: baseline;">
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;">Silvia, rimembri ancora…</span><span style="color: #333333;"><o:p></o:p></span></b></span></i></div>
<span style="font-size: 21px;"><span style="font-weight: bold;"></span></span><br />
<div style="background: rgb(188, 197, 193); color: #00264c; font-family: Trebuchet, "Trebuchet MS", Arial, sans-serif; font-size: 14.3px; line-height: 16.2pt; margin: 0cm; text-align: left; vertical-align: baseline;">
<em><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b>Mi vengono a mente le sue parole, passano come uccelli in un cielo deserto, tutte, tutte le sue parole di luce, i vocativi affannosi e splendidi, le esclamazioni accorate, quelle frasi ampie e luminose come giri concentrici del mare turbato da un sassolino…</b></span></span></em><br />
<em><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><br /></b></span></span></em>
<em><span style="border: 1pt none; color: #333333; padding: 0cm;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b><br /></b></span></span></em></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-65644202639217012172021-03-01T19:03:00.010+01:002023-11-30T16:41:26.456+01:00Natalia Ginzburg<p><a href="http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/natalia-levi-ginzburg/"> Biografia (dall'enciclopedia delle donne)</a></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-AtCX1O8RdLc/YD0qaPWsDaI/AAAAAAAAnyI/nDPbbNsED-wwvAQ8SVRvFZ16KLZEsEA-QCLcBGAsYHQ/s336/Natalia_Ginzburg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="336" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-AtCX1O8RdLc/YD0qaPWsDaI/AAAAAAAAnyI/nDPbbNsED-wwvAQ8SVRvFZ16KLZEsEA-QCLcBGAsYHQ/s320/Natalia_Ginzburg.jpg" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: georgia; font-size: large;"><b><a href="https://youtu.be/j5papbeFKpM">Video di Domenico Scarpa sulla scrittrice</a></b></span></div><br /><span><a name='more'></a></span><p><span style="font-family: georgia; font-size: large;"><b><a href="https://youtu.be/XaBUVerBiUk?si=36B4nnuL0o6u9_zT">INTERVISTA DI 6 minuti a Natalia, dalle Teche Rai</a></b></span></p><p><br /></p><p><b><a href="https://www.raiplay.it/video/2020/02/Scrittrici-italiane---Il-Lessico-famigliare-di-Natalia-Ginzburg-856aa8ee-b25e-4512-bd99-ed83f7682654.html">VIDEO RAIPLAY SU LESSICO FAMIGLIARE</a></b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span face=""Open Sans", sans-serif" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; background-color: white; box-sizing: border-box; color: #292929; font-weight: 700;">Premio Strega 1963</span><span face=""Open Sans", sans-serif" style="background-color: white; color: #292929;">. <b><i>Lessico famigliare</i></b> è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. <i>Famigliare</i>, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E <i>Lessico</i> perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg:</span></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span face=""Open Sans", sans-serif" style="background-color: white; color: #292929;"></span></span></p><blockquote><span style="font-size: medium;"><span face=""Open Sans", sans-serif" style="background-color: white; color: #292929;"> "Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire 'Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna' o 'De cosa spussa l'acido cloridrico', per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole". </span></span></blockquote><p></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>Natalia nasce a Palermo nel 1916 da Giuseppe Levi e Lidia Tanzi; suo padre, vero protagonista di <a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-del-novecento/lessico-famigliare-natalia-ginzburg-9788858406328/" style="border: 0px; cursor: pointer; font-family: BNPPSans-Bold; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; word-break: break-word;"><em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lessico Famigliare</em></a>, è uno scienziato triestino antifascista di origine ebraica, mentre sua madre è la sorella di Drusilla Tanzi, la “Mosca” di Eugenio Montale- </b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>Si tratta di un’opera unica nel suo genere, innanzitutto per la felice commistione di più generi letterari: memoir, fiction, non-fiction e a tratti anche reportage.</b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>Non è tanto l’elemento stilistico il tratto distintivo dell’opera, quanto la sua capacità quasi chirurgica di rendere con nitidezza le abitudini, le brutture, i nomignoli e anche i momenti di tenerezza della famiglia Levi, che diventano così i momenti universali di ogni famiglia. </b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>La voce del padre Giuseppe permea tutte le pagine del libro: è un personaggio che giganteggia, urla e strepita, burbero e amorevole al tempo stesso. Impone nel linguaggio di chi lo circonda i suoi motti e le parole da lui inventate, poiché nessun termine tratto dal dizionario dell’italiano comune potrebbe rendere con la stessa scrupolosità i concetti che gli balenano in testa e che gli servono per esplorare le sfaccettature della realtà. Basta un termine particolare per far sentire Natalia e i suoi fratelli a casa: l’ambiente domestico del racconto non viene creato tanto dai luoghi e dai gesti meccanici e visibili, quanto da quel lessico unico nel suo genere. Il paradosso, però, è che un linguaggio comprensibile solo per chi abita la bolla domestica dei Ginzburg finisce per diventare quello in cui ognuno di noi riesce a riconoscere la sua famiglia. Tutti gli eventi del libro sono filtrati attraverso quell’idioma familiare, che ne è il collante assoluto: i litigi iperbolici tra il padre e i fratelli, le esperienze amorose della sorella Paola, le moine della madre Lidia, che da giovane si divertiva a scrivere poesie, e che porta in dote il suo ramo familiare popolato di personaggi bizzarri e curiosi.</b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>La lingua è anche il pilastro su cui si basa la trama di <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Lessico Famigliare</em>, dove la stessa Ginzburg ammette di non aver inventato nulla: nella premessa del libro dichiara la volontà di non cambiare i nomi dei membri della sua famiglia, ma ammette anche di aver sopperito con la fantasia alle lacune della sua memoria, romanzando alcuni passaggi. Ciò che conta non è tanto la <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">fabula</em>, quanto il frasario che emerge e che cattura il lettore facendolo sentire parte del nucleo familiare, al pari degli altri personaggi che lo frequentano: amici di famiglia, professori universitari e la cameriera Natalina sono solo alcuni degli <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">habitué</em> di casa Levi. Nel salotto di casa sfilano anche nomi noti dell’<em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">intellighenzia </em>torinese, tra cui Cesare Pavese, Adriano e Camillo Olivetti, Anna Kuliscioff ed Eugenio Montale, compagno della zia Drusilla Tanzi. In quel salotto va in scena anche la storia con la S maiuscola.</b></span></p><p style="border: 0px; font-family: BNPPSans-Light; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; letter-spacing: 0.3px; line-height: 26px; margin: 0px auto 29px; max-width: 720px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 720px;"><span style="letter-spacing: 0.3px;"><span style="color: #351c75; font-size: medium;"><b>Il lessico della famiglia è una ramificata mappatura della memoria, immune alla corruzione da parte del tempo e degli eventi, pronta a ricrearsi nonostante le strade diverse intraprese dai vari componenti. Trasmette l’importanza di custodire le proprie storie e di ritagliarsi quei necessari momenti di raccoglimento e narrazione dell’identità familiare anche nei periodi più frenetici. Casa Levi è la casa di noi tutti, perché incarna i modi di dire, le stramberie, le gerarchie e i codici non scritti di ogni famiglia. In un periodo come il nostro, dove la dispersione, l’emigrazione e la lontananza sono la quotidianità di sempre più famiglie, è importante custodire una Casa Levi a cui tornare con il linguaggio, accarezzando quei modi di dire e quel lessico che ci faranno sempre sentire parte di un salotto che ci ricorda chi siamo stati.</b></span></span></p><p>(<a href="https://youmanist.it/categories/cultura/lessico-famigliare-natalia-ginzburg">https:<span style="color: #351c75;">//youmanist.it/categories/cultura/lessico-famigliare-natalia-ginzburg</span></a><span style="color: #351c75;">)</span></p><p><span style="color: #351c75;"><br /></span></p><p><span style="color: #351c75;">Tutta la sua opera e la sua vita qui: </span></p><p><a href="https://www.illibraio.it/news/dautore/natalia-ginzburg-lessico-famigliare-1245668/"><span style="color: #351c75;">https://www.illibraio.it/news/dautore/natalia-ginzburg-lessico-famigliare-1245668/</span></a></p><p><span style="color: #351c75;"><br /></span></p><p><span style="color: #351c75;"> <span><b> <a href="https://liminamundi.wordpress.com/2017/06/26/incipit-11_lessico-famigliare/"> </a></b><b><a href="https://liminamundi.wordpress.com/2017/06/26/incipit-11_lessico-famigliare/"> INCIPIT DEL ROMANZO CON COMMENTO</a></b></span></span><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-80187922886502849532021-02-21T22:49:00.019+01:002023-11-07T13:10:54.739+01:00ITALO CALVINO (o della VISIBILITA')<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aKJ4cp0l6-0/YDPpKLFyY2I/AAAAAAAAnhw/K-gcs1iSVRMSfdqTQHDC_tK-gNMRcJqAwCPcBGAsYHg/s1080/20210221_214004.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="565" data-original-width="1080" src="https://1.bp.blogspot.com/-aKJ4cp0l6-0/YDPpKLFyY2I/AAAAAAAAnhw/K-gcs1iSVRMSfdqTQHDC_tK-gNMRcJqAwCPcBGAsYHg/s320/20210221_214004.jpg" width="320" /></a></div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><i>Per Calvino bisogna parlare di un narratore di scritture diversissime, tra il genere realistico, quello fantastico e lo sperimentale; egli è inoltre stato un formidabile saggista e intellettuale attento agli avvenimenti mondiali, che intervenne spesso sui giornali, insieme a Pasolini. Un uomo dalla cultura sia umanistica che scientifica. </i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-9vY5tTPvZ7w/VVBdDKc8y-I/AAAAAAAADB8/CGSkBWvMYew/s1600/calvino.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-9vY5tTPvZ7w/VVBdDKc8y-I/AAAAAAAADB8/CGSkBWvMYew/s1600/calvino.jpg" /></a></div>
<br />
<a name='more'></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">1) </span><b style="color: red;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Il narratore realistico: <i>Il sentiero dei nidi di ragno</i></span></b><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Il sentiero dei nidi di ragno</b> è il primo romanzo di <b>Italo Calvino</b>, scritto nel 1947, cioè quando l’autore aveva 24 anni e già collaborava con la casa editrice Einaudi occupandosi dell’ufficio stampa e della pubblicità. E' un romanzo di impianto neorealista (la corrente che dominò il dopoguerra, tra letteratura e cinema), ma l’approccio dell’autore alla Storia è del tutto nuovo:<b> il punto di vista della narrazione è quello d’un bambino,</b> una volontaria regressione che permette di raccontare la guerra partigiana da una lontananza, da uno straniamento.</span><div><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;"><a href="https://docenti.unimc.it/c1.geddesdafilicaia/teaching/2017/17184/files/il-sentiero-dei-nidi-di-ragno">QUI il pdf del romanzo</a></span></div><div><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;">Il personaggio Kim nel cap 9 riflette su cosa sia la storia: </span></div><div><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;">"</span>Io invece cammino per un bosco di larici e <span style="background-color: #fcff01;">ogni mio passo è storia</span>; io
penso: ti amo, Adriana, e questo è storia, ha grandi conseguenze, io agirò
domani in battaglia come un uomo che ha pensato stanotte: « ti amo,
Adriana ». Forse non farò cose importanti, ma <span style="background-color: #fcff01;">la storia è fatta di piccoli
gesti anonimi</span>, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte
le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di
storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia
di domani, sulla storia di domani del genere umano. "</div><div><span><br /></span></div><div><span><span style="font-size: large;"><a href="https://www.palumboeditore.it/portals/0/piattaforme/ixls/pdf/25aprile/CALVINO_2.pdf">Qui commento con prefazione del '64 (da Antologia Palumbo)</a></span><br /></span>
<br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">2) </span><b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> <span style="color: #cc0000;">Il narratore fantastico: <i>Il cavaliere inesistente </i></span></span></b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Pubblicato nel 1959, <i>Il cavaliere inesistente</i>, che<i> </i>fa parte della trilogia <i>I nostri antenati, (</i>con<i> Il barone rampante </i>e<i> Il Visconte dimezzato)</i> ci conferma la vena favolistica di Calvino. Il romanzo narra le vicende di <b>Agilulfo</b>, paladino di Carlomagno, che se ne va in giro, insonne, in una lucida armatura bianca, incline alle azioni perfette e alla nobiltà </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">d'animo, pronto a raddrizzare torti, tutto spirito e razionalità, ma con un difetto: non esiste, o meglio la sua consistenza non è altro che la sua armatura vuota.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Innamorata di Agilulfo è Bradamante, che ammira lo spirito di perfezione del cavaliere.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L'intreccio è svelato dalla monaca <b>Suor Teodora</b>, che scrive dall'interno di un convento, la quale si rivelerà poi essere, nel finale, nientemeno che Bradamante . </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> Sotto l'apparente divertimento dell'autore, affiora l'angosciosa raffigurazione dell'uomo moderno, la sua impossibilità di essere autentico, l'identità incerta e vacillante di ognuno di noi, la fuga nella nevrosi, nella maschera del proprio ruolo sociale, o peggio ancora, nell'incoscienza.</span><br />
<div>
<div>
<b style="color: red;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></b><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>3) </b></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Il Calvino sperimentatore: </span></b></span></div><div><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">questa vena prende forza dal trasferimento di Calvino a Parigi, negli anni settanta, e la sua frequentazione con l'Oulipo. Ne germinano opere diverse, i racconti <i>T con zero</i>; <i>Il castello dei destini incrociati</i>; <i>Le cosmicomiche</i> nella sua stesura completa; <i>Le città invisibili</i>; il romanzo <i>Se una notte d'inverno un viaggiatore</i>; <i>Palomar</i>; le <i>Lezioni americane</i>. </span></div>
<div style="color: red;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><i><br /></i></b></span></div><div style="color: red;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><i>I</i></b></span><b style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: x-large;"><i>l castello dei destini incrociati</i> </b></div><div style="color: red;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-c-eFL2-GgVI/YD0o-_Dq68I/AAAAAAAAnx8/jSfsKZ7hJZwOXj3_CbAU5r9msM7POBa1ACPcBGAsYHg/s1321/20210227_094954.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1321" data-original-width="1073" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-c-eFL2-GgVI/YD0o-_Dq68I/AAAAAAAAnx8/jSfsKZ7hJZwOXj3_CbAU5r9msM7POBa1ACPcBGAsYHg/s320/20210227_094954.jpg" /></a><a href="https://1.bp.blogspot.com/-YOzW9RbyfKs/Xj8W7_JiwHI/AAAAAAAAbkQ/zHWc7Wi3ps0cOOnQe6BLThmiZlWmV3z_QCLcBGAsYHQ/s1600/tarocco%2Broi%2Bde%2Bbaton.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="620" data-original-width="320" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-YOzW9RbyfKs/Xj8W7_JiwHI/AAAAAAAAbkQ/zHWc7Wi3ps0cOOnQe6BLThmiZlWmV3z_QCLcBGAsYHQ/s320/tarocco%2Broi%2Bde%2Bbaton.jpg" width="165" /></a></div><br /></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"></span><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; box-sizing: border-box; color: #2b2b2b; font-family: Vollkorn, serif; font-size: 16px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
«Un personaggio che se nessun altro lo reclama potrei ben essere io: tanto più che regge un arnese puntato con la punta in giù, come io sto facendo in questo momento, e difatti questo arnese a guardarlo bene somiglia a uno stilo o calamo o matita ben temperata o penna a sfera e se appare di grandezza sproporzionata darà per significare l’importanza che il detto arnese scrittorio ha nell’esistenza del detto personaggio sedentario. Per quel che so, è proprio il filo nero che esce da quella punta di scettro da poche lire la strada che m’ha portato fin qui».</div>
<div>
<br /></div>
</div>
<div style="color: red;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>Letteratura e tarocchi </b></span></div>
<span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><a href="https://youtu.be/pk5uNMlsjVc">https://youtu.be/pk5uNMlsjVc</a></b></span><br /><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">_______________________<br /></span>
<br />
<div style="color: red;">
<b><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> Le cosmicomiche</span></i></b></div>
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white;"><b>Le Cosmicomiche</b></span><span style="background-color: white;"> è una raccolta di 12 racconti scritti da </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Calvino" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="Italo Calvino"><span style="color: black;">Italo Calvino</span></a><span style="background-color: white;"> tra il </span><span style="color: black;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/1963" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="1963">1963</a><span style="background-color: white;"> e il </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/1964" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="1964">1964</a><span style="background-color: white;">, in origine pubblicati sui periodici, </span><span style="background-color: white;"> successivamente ripubblicati sotto forma di raccolta da </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Einaudi_Editore" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="Giulio Einaudi Editore">Einaudi</a><span style="background-color: white;"> nel </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/1965" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="1965">1965</a><span style="background-color: white;">.</span></span></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i><span style="background-color: white;"> I racconti sono narrati in prima persona dal protagonista, il vecchio </span><span style="background-color: white;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Qfwfq" style="background: none;" title="Qfwfq">Qfwfq</a><span style="white-space: nowrap;"><span style="font-size: xx-small;">, </span></span></span><span style="background-color: white;">nome palindromo, prendono spunto da nozioni scientifiche, principalmente </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Astronomia" style="background: none rgb(255, 255, 255);" title="Astronomia">astronomiche</a><span style="background-color: white;">, raccon</span><span style="background-color: white; color: #222222;">tate in modo surreale e appunto comico.</span></i></span></div>
<div style="background-color: white; line-height: 23px; margin-bottom: 15px; margin-top: 15px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i><span style="color: #1d1d1b;">Era il </span><strong style="color: #1d1d1b;">1964</strong><span style="color: #1d1d1b;"> quando</span><strong style="color: #1d1d1b;"> Italo Calvino</strong><span style="color: #1d1d1b;"> pubblica prima su</span><strong style="color: #1d1d1b;"> Il Caffè</strong><span style="color: #1d1d1b;"> e poi su </span><strong style="color: #1d1d1b;">Il Giorno</strong><span style="color: #1d1d1b;"> dodici racconti che saranno poi pubblicati nel 1965 da Einaudi in una raccolta dal titolo</span><strong style="color: #1d1d1b;"> Le Cosmicomiche</strong><span style="color: #1d1d1b;">. Da dove deriva questo nome apparentemente bizzarro? Cosmicomiche nasce dell’unione dei due aggettivi </span><b><span style="color: red;">cosmico e comico</span></b><span style="color: #1d1d1b;">: da un lato Calvino rende protagonisti delle sue pagine la </span><strong style="color: #1d1d1b;">scienza</strong><span style="color: #1d1d1b;">, la</span><strong style="color: #1d1d1b;"> natura</strong><span style="color: #1d1d1b;"> e lo </span><strong style="color: #1d1d1b;">spazio</strong><span style="color: #1d1d1b;">, dall’altro fonde questi elementi attraverso una prospettiva umoristica.</span></i></span></div>
</div>
<div id="dotnAd_jwp_u" style="background-color: white;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-style: italic;"><span style="color: #1d1d1b; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b>Qfwfq </b>è il personaggio principale che racconta, attraverso dei monologhi, tutte le dodici storie. Ognuna di queste inizia con una premessa di natura scientifica – spesso il tema riguarda la sfera dell’astronomia – sviluppata poi nelle pagine a seguire in chiave comica. Qfwfq assume molteplici forme e vive diversi momenti centrali nella storia dell’uomo: è presente, ad esempio, durante il Big Bang, è una forma di vita primordiale ma anche un dinosauro che vede sparire tutti i suoi simili.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;"><span face="sans-serif" style="color: #222222; font-size: 17.5px; font-style: italic;">Scrive Calvino nella sua introduzione al volume:</span></div><div style="text-align: justify;"><span face="sans-serif" style="color: #222222; font-size: 17.5px;"><b>Protagonista delle Cosmicomiche è sempre un personaggio Qfwfq, che ha l'età
dell' universo. Non è detto che sia un uomo (può esserlo divenuto da che l uomo esiste; ma per miliardi d anni non è che una diciamo potenzialità).
Il procedimento delle Cosmicomiche non è quello della Science Fiction, cioè
quello classico e che pur molto apprezzo di Jules Verne e H. G. Wells.
Le cosmicomiche hanno dietro di sé soprattutto Leopardi, i comics di Popeye
(Braccio di Ferro), Samuel Beckett, Giordano Bruno, Lewis Carroll, la pittura di
Latta e in certi casi Landolfi, Immanuel Kant, Borges, le incisioni di Grandville.</b></span></div><div style="text-align: justify;"><span face="sans-serif" style="color: #222222; font-size: 17.5px; font-style: italic;"><br /></span></div>
<span face="sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 17.5px;">Scrive Rocco Capozzi in un suo saggio: </span><div><span face="sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 17.5px; font-style: italic;"><blockquote style="text-align: justify;">Fino alla fine degli anni 70 per molti la questione rimaneva
se dopo l' incontro con il gruppo Tel Quel e il suo sodalizio con R. Queneau, G. Perec e l' OuLiPo bisognava parlare di un nuovo Calvino lontano
dall' impegno socio-politico e sempre più attratto dagli sperimentalismi
linguistici e narratologici caratterizzati maggiormente da divertissement
letterario e svariati aspetti di ars combinatoria; diciamo pure, un Calvino che
va verso la surfiction, per dirla con Raymond Federman.
</blockquote><blockquote style="text-align: justify;">Nel 1980, la pubblicazione di <b>Una pietra sopra</b> facilitò il compito di
verifica a coloro che sin dall' inizio degli anni 70 sostenevano, giustamente, che i saggi critici e i racconti de <b>Le cosmicomiche</b> e <b>Ti con zero</b> sono
essenzialmente due facce della stessa medaglia su cui vengono raffigurati i
rapporti tra teoria e prassi nell' opera di Italo Calvino. Le <b>Lezioni americane</b>
(1988) riconfermano ulteriormente questa tesi anche perché per molti versi
le cinque lezioni si presentano come complementari alle pagine di <b>Una
pietra sopra</b> dove l' autore discute di scrittura e narrativa in termini di
sistema di rivelazione e una grande rete di associazioni. Nelle <b>Lezioni
americane</b> troviamo pure dei legami tra l' opera di Ovidio e la sua scrittura, specialmente per quanto riguarda <b>Le cosmicomiche</b>. Nella prima lezione, Leggerezza , Calvino si riferisce più volte alle Metamorfosi richiamando la
forza di Perseo che rifiuta una visione diretta della Medusa e commentando
sulla leggerezza della scrittura di Lucrezio e Ovidio. La leggerezza è un modo di vedere il mondo che si fonda
sulla filosofia e sulla scienza.</blockquote><p>Vedi anche <span style="color: black; font-family: Georgia, serif; font-style: normal; text-align: center;"><a href="https://go.gale.com/ps/i.do?p=AONE&u=googlescholar&id=GALE|A399264965&v=2.1&it=r&sid=AONE&asid=e4082c27">Tra Eco e Calvino: relazioni rizomatiche</a></span></p><p> </p></span><div><b><span face="sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 17.5px; font-style: italic;"><a href="https://www.marconibari.it/73107129-Calvino-Italo-Le-cosmicomiche.pdf">QUI IL PDF DEL LIBRO INTEGRALE, CON UNA BREVE E INTERESSANTE INTRO </a></span></b></div><div>
<b><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">----------------------------------------------------</span></i></b><br />
<div class="MsoNormal">
<b><span style="background: white; color: #474b4e;">Italo Calvino<span class="apple-converted-space"> </span><i>Tutto in un punto</i>, in Cosmicomiche, Torino, Einaudi, 1965<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
«Si capisce che si stava tutti lì», fece il vecchio Qfwfq, «e dove, altrimenti? Che ci potesse essere lo spazio, nessuno ancora lo sapeva. E il tempo, idem: cosa volete che ce ne facessimo, del tempo, stando lì pigiati come acciughe?» Ho detto “pigiati come acciughe” tanto per usare una immagine letteraria: in realtà non c’era spazio nemmeno per pigiarci. Ogni punto d’ognuno di noi coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quello in cui stavamo tutti. Insomma, non ci davamo nemmeno fastidio, se non sotto l’aspetto del carattere, perché quando non c’è spazio, avere sempre tra i piedi un antipatico come il signor Pbert Pberd è la cosa più seccante. Quanti eravamo? Eh, non ho mai potuto rendermene conto nemmeno approssimativamente. Per contarsi, ci si deve staccare almeno un pochino uno dall’altro, invece occupavamo tutti quello stesso punto. Al contrario di quel che può sembrare, non era una situazione che favorisse la socievolezza; so che per esempio in altre epoche tra vicini ci si frequenta; lì invece, per il fatto che vicini si era tutti, non ci si diceva neppure buongiorno o buonasera. Ognuno finiva per avere rapporti solo con un ristretto numero di conoscenti.</div>
<div class="MsoNormal">
Quelli che ricordo io sono soprattutto la signora Ph(i)Nko, il suo amico De XuaeauX, una famiglia di immigrati, certi Z’zu, e il signor Pbert Pberd che ho già nominato. C’era anche una donna delle pulizie – “addetta alla manutenzione”, veniva chiamata –, una sola per tutto l’universo, dato l’ambiente così piccolo. A dire il vero, non aveva niente da fare tutto il giorno, nemmeno spolverare – dentro un punto non può entrarci neanche un granello di polvere –, e si sfogava in continui pettegolezzi e piagnistei. Già con questi che vi ho detto si sarebbe stati in soprannumero; aggiungi poi la roba che dovevamo tenere lì ammucchiata: tutto il materiale che sarebbe poi servito, in un futuro imprecisato a formare l’universo, smontato e concentrato in maniera che non riuscivi a riconoscere quel che in seguito sarebbe andato a far parte dell’astronomia (come la nebulosa d’Andromeda) da quel che era destinato alla geografia (per esempio i Vosgi ) o alla chimica (come certi isotopi del berillo). In più si urtava sempre nelle masserizie della famiglia Z’zu, brande, materassi, ceste; questi Z’zu, se non si stava attenti, con la scusa che erano una famiglia numerosa, facevano come se al mondo ci fossero solo loro: pretendevano perfino di appendere delle corde attraverso il punto per stendere la biancheria. Anche gli altri però avevano i loro torti verso gli Z’zu, a cominciare da quella definizione di “immigrati”, basata sulla pretesa che, mentre gli altri erano lì da prima, loro fossero venuti dopo. Che questo fosse un pregiudizio senza fondamento, mi par chiaro, dato che non esisteva né un prima né un dopo né un altrove da cui immigrare, ma c’era chi sosteneva che il concetto di “immigrato” poteva esser inteso allo stato puro, cioè indipendentemente dallo spazio e dal tempo. Era una mentalità, diciamolo, ristretta, quella che avevamo allora, meschina. Colpa dell’ambiente in cui ci eravamo formati. Una mentalità che è rimasta in fondo a tutti noi, badate: continua a saltar fuori ancor oggi, se per caso due di noi s’incontrano – alla fermata d’un autobus, in un cinema, in un congresso internazionale di dentisti –, e si mettono a ricordare di allora. Ci salutiamo – alle volte è qualcuno che riconosce me, alle volte sono io a riconoscere qualcuno –, e subito prendiamo a domandarci dell’uno e dell’altro (anche se ognuno ricorda solo qualcuno di quelli ricordati dagli altri), e così si riattacca con le beghe di un tempo, le malignità, le denigrazioni.</div>
<div class="MsoNormal">
Finché non si nomina la signora Ph(i)Nko, – tutti i discorsi vanno sempre a finir lì –, e allora di colpo le meschinità vengono lasciate da parte, e ci si sente sollevati come in una commozione beata e generosa. La signora Ph(i)Nko, la sola che nessuno di noi ha dimenticato e che tutti rimpiangiamo. Dove è finita? Da tempo ho smesso di cercarla: la signora Ph(i)Nko, il suo seno, i suoi fianchi, la sua vestaglia arancione, non la incontreremo più, né in questo sistema di galassie né in un altro. Sia ben chiaro, a me la teoria che l’universo, dopo aver raggiunto un estremo di rarefazione, tornerà a condensarsi, e che quindi ci toccherà di ritrovarci in quel punto per poi ricominciare, non mi ha mai persuaso. Eppure tanti di noi non fan conto che su quello, continuano a far progetti per quando si sarà di nuovo tutti lì. Il mese scorso, entro al caffè qui all’angolo e chi vedo? Il signor Pbert Pberd. «Che fa di bello? Come mai da queste parti?» Apprendo che ha una rappresentanza di materie plastiche, a Pavia. È rimasto tal quale, col suo dente d’argento, e le bretelle a fiori. «Quando si tornerà là», mi dice, sottovoce, la cosa cui bisogna stare attenti è che stavolta certa gente rimanga fuori... Ci siamo capiti: quegli Z’zu...» Avrei voluto rispondergli che questo discorso l’ho sentito già fare a più d’uno di noi, che aggiungeva: «ci siamo capiti... il signor Pbert Pberd...» Per non lasciarmi portare su questa china, m’affrettai a dire: «E la signora Ph(i)Nko, crede che la ritroveremo?» «Ah, sì... Lei sì...» fece lui, imporporandosi. Per tutti noi la speranza di ritornare nel punto è soprattutto quella di trovarci ancora insieme alla signora Ph(i)Nko. (È così anche per me che non ci credo). E in quel caffè, come succede sempre, ci mettemmo a rievocare lei, commossi, e anche l’antipatia del signor Pbert Pberd sbiadiva, davanti a quel ricordo.</div>
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Il gran segreto della signora Ph(i)Nko è che non ha mai provocato gelosie tra noi. E neppure pettegolezzi. Che andasse a letto con il suo amico, il signor De XuaeauX, era noto. Ma in un punto, se c’è un letto, occupa tutto il punto, quindi non si tratta di andare a letto ma di esserci, perché chiunque è nel punto è anche nel letto. Di conseguenza, era inevitabile che lei fosse a letto anche con ognuno di noi. Fosse stata un’altra persona, chissà quante cose le si sarebbero dette dietro. La donna delle pulizie era sempre lei a dare la stura alle maldicenze, e gli altri non si facevano pregare a imitarla. Degli Z’zu, tanto per cambiare, le cose orribili che ci toccava sentire: padre figlie fratelli sorelle madre zie, non ci si fermava davanti a nessuna losca insinuazione. Con lei invece era diverso: la felicità che mi veniva da lei era insieme quella di celarmi io puntiforme in lei, quella di proteggere lei puntiforme in me, era contemplazione viziosa (data la promiscuità del convergere puntiforme di tutti in lei) e insieme casta (data l’impenetrabilità puntiforme di lei). Insomma, cosa potevo chiedere di più? E tutto questo, così come era vero per me valeva pure per ciascuno degli altri. E per lei: conteneva ed era contenuta con pari gioia, e ci accoglieva e amava e abitava tutti ugualmente. Si stava così bene tutti insieme, così bene, che qualcosa di straordinario doveva pur accadere. Bastò che a un certo momento lei dicesse: «Ragazzi, avessi un po’ di spazio, come mi piacerebbe farvi le tagliatelle!» E in quel momento tutti pensammo allo spazio che avrebbero occupato le tonde braccia di lei muovendosi avanti e indietro con il mattarello sulla sfoglia di pasta, il petto di lei calando sul gran mucchio di farina e uova che ingombrava il largo tagliere mentre le sue braccia impastavano impastavano, bianche e unte d’olio fin sopra al gomito; pensammo allo spazio che avrebbero occupato la farina, e il grano per fare la farina, e i campi per coltivare il grano, e le montagne da cui scendeva l’acqua per irrigare i campi, e i pascoli per le mandrie di vitelli che avrebbero dato la carne per il sugo; allo spazio che ci sarebbe voluto perché il Sole arrivasse con i suoi raggi a maturare il grano; allo spazio perché dalle nubi di gas stellari il Sole si condensasse e bruciasse; alle quantità di stelle e galassie e ammassi galattici in fuga nello spazio che ci sarebbero volute per tener sospesa ogni galassia ogni nebula ogni sole ogni pianeta, e nello stesso tempo del pensarlo questo spazio inarrestabilmente si formava, nello stesso tempo in cui la signora Ph(i)Nko pronunciava quelle parole: «... le tagliatelle, ve’, ragazzi!» il punto che conteneva lei e noi tutti s’espandeva in una raggiera di distanze d’anni-luce e secoli-luce e miliardi di millenni-luce, e noi sbattuti ai quattro angoli dell’universo (il signor Pbert Pberd fino a Pavia), e lei dissolta in non so quale specie d’energia luce calore, lei signora Ph(i)Nko, quella che in mezzo al chiuso nostro mondo meschino era stata capace d’uno slancio generoso, il primo «Ragazzi, che tagliatelle vi farei mangiare!», un vero slancio d’amore generale, dando inizio nello stesso momento al concetto di spazio, e allo spazio propriamente detto, e al tempo, e alla gravitazione universale, e all’universo gravitante, rendendo possibili miliardi di miliardi di soli, e di pianeti, e di campi di grano, e di signore Ph(i)Nko, sparse per i Continenti dei pianeti che impastano con le braccia unte e generose infarinate, e lei da quel momento perduta, e noi a rimpiangerla.</div><div class="MsoNormal"><br /></div><div class="MsoNormal">++++++</div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span face=""Lucida Grande", Arial, sans-serif" style="background-color: white;">Nel racconto </span><em style="background-color: white; font-family: "Lucida Grande", Arial, sans-serif; margin: 0px; padding: 0px;">Tutto in un punto, </em><span face=""Lucida Grande", Arial, sans-serif" style="background-color: white;">ad esempio, Calvino prende spunto dalle ricerche sulle galassie iniziate negli anni venti dall’astronomo e astrofisico statunitense </span><a class="ext" href="http://www.edwinhubble.com/" style="background-color: white; color: #406ebb; font-family: "Lucida Grande", Arial, sans-serif; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" target="_blank">Edwin Powell Hubble</a>.<span face=""Lucida Grande", Arial, sans-serif" style="background-color: white;"> Attraverso i calcoli iniziati da Edwin P. Hubble sulla velocità di allontanamento delle galassie, si può stabilire il momento in cui tutta la materia dell'universo era concentrata in un punto solo, prima di cominciare a espandersi nello spazio.</span></span></div>
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<b><span style="color: red;"><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Le città invisibili </span></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">1972</span></span></b><br />
<b><em style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">Le città invisibili</em><span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;"> sono strutturate seguendo un ordine simmetrico rigoroso. Il libro è diviso in 9 sezioni di 5 testi ciascuno, a eccezione della prima e dell’ultima sezione che contano 10 testi. Ogni sezione è introdotta e conclusa da un testo in corsivo che fa quindi da cornice. I testi introduttivi e conclusivi riportano lo scambio di opinioni tra Kublai Kan e Marco Polo: il primo è l’imperatore dei tartari che ha affidato a Marco il compito di perlustrare l’intero suo impero e riportare all’imperatore notizie riguardanti le condizioni in cui versa. I testi delle sezioni sono in totale 55, che equivalgono alle città che Marco descrive- </span><span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;">Marco Polo. è l’esploratore per antonomasia e nello stesso tempo il narratore di luoghi fantastici, per cui non poteva esistere personaggio più adatto al romanzo di Calvino. La base delle </span><em style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">Città invisibili</em><span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;"> è perciò </span><em style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #555555; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">Il milione</em><span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;">, il fantastico libro di viaggio dell’esploratore veneziano, e forse ogni città immaginata è Venezia. </span></b><br />
<span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;"><br /></span>
<span face=""helvetica neue" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; color: #555555; text-align: justify;"><span face=""source sans pro" , "helvetica" , sans-serif" style="border: 0px; box-sizing: inherit; color: #444340; font-size: 18px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Con quest’opera Calvino mostra di aver subito l’influenza della semiotica e dello strutturalismo</span><span face=""source sans pro" , "helvetica" , sans-serif" style="color: #444340; font-size: 18px;"> che, negli anni in cui il nostro scrittore opera, diventano centrali nel discorso letterario contemporaneo e italiano.</span></span></div>
<br /><span style="font-family: georgia, times new roman, serif; font-size: large;"><u><a href="https://tehne.com/assets/i/upload/library/calvino_italo_le_citta_invisibili.pdf">QUI il libro in pdf</a></u></span><br /><br />
<i><br /></i><i><a href="https://quintalgia.blogspot.com/p/ottavia-sevolete-credermi-bene.html"><b><span style="font-size: large;">FEDORA E OTTAVIA </span></b></a></i><br />
<span style="font-size: x-large;"><i><br /></i><i>LEONIA</i></span><br />
<i><br /></i><b><span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello di apparecchio.</span><br />
<span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove o diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.</span><br />
<span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori dalla città, certo ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l’arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, e a fermentazioni e combustioni. E’ una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.</span><br />
<span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.</span><br />
<span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.</span><br />
<span face=""open sans" , "helvetica" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.5px;">Più ne cresce l’altezza, più incombe il pericolo di frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.</span></b><br />
<br />
________________________________________________<br />
<b><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Downloads/calvino-italo-se-una-notte-dinverno-un-viaggiatore%20(2).pdf"><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Se una notte d'inverno un viaggiatore </span></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">1979</span></a></b><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"></span></i><br />
<b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></b><span style="color: purple;"><b>(Clicca sul titolo e avrai il romanzo completo in pdf)</b></span><br />
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"> Ciò che interessa a Calvino non è un racconto particolare, ma il potere narrativo di ogni racconto: per questo aderisce all'OULIPO che crede ed applica il <b>potere combinatorio delle parole, la macchina narrativa</b>. (influenzato anche dal suo lavoro di ricerca e riscrittura della FIABE ITALIANE)</span><br />
<div style="color: red;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: medium;"><span style="background-color: white; color: #404042; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; text-align: start;">Per Calvino le persone – e così anche i personaggi letterari – sono ciò che capita loro. Ecco perché l’universo calviniano è un ribollire inesauribile di situazioni narrative, peripezie fantastiche e soluzioni possibili, mentre scarseggiano i profili definiti di soggetti in grado di imporsi sul contesto in cui si muovono. Dagli alter ego “realisti” alla Amerigo Ormea a quegli “ammicchi umani” sulla realtà che sono Qfwfq e Palomar, il personaggio calviniano si distingue per la sua trasparenza, per un essere voce senza corpo, come Kublai Kahn e Marco Polo nelle </span><em style="background-color: white; border-right: 0px; box-sizing: border-box; color: #404042; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; text-align: start;">Città invisibili</em><span style="background-color: white; color: #404042; font-family: Georgia, "Times New Roman", Times, serif; text-align: start;">.</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b><br /></b></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><b>LEZIONI AMERICANE</b></span><br />
<b style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: x-large;"><br /></b><b style="font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: x-large;"> qui quella integrale sulla <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_autcit_calvinoleg.html">leggerezza </a></b><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">e qui quella sulla <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_autcit_calvino.html"><b>molteplicità</b></a></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Una analisi ricca e profonda di tutta l'opera di Calvino in<a href="http://www.adrianopiacentini.it/index.html"> <b>Il cristallo e la fiamma </b></a></span><br />
<b><span style="color: magenta; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><br /></span></b><b><br /></b><b style="background-color: yellow;"><span style="font-size: large;"><a href="http://www.huffingtonpost.it/2015/06/17/italo-calvino-10-frammenti-per-riscoprirlo_n_7601766.html">Calvino: 10 frammenti per riscoprirlo</a></span></b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span><div class="separator" style="clear: both; font-size: x-large; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KmarObL3j00/YDTR7DsQ6RI/AAAAAAAAnnQ/J15ZyHQhtQ0OK3LAfM1ZrHRkoNiapCO_gCPcBGAsYHg/s3038/20210222_185412.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1340" data-original-width="3038" height="282" src="https://1.bp.blogspot.com/-KmarObL3j00/YDTR7DsQ6RI/AAAAAAAAnnQ/J15ZyHQhtQ0OK3LAfM1ZrHRkoNiapCO_gCPcBGAsYHg/w640-h282/20210222_185412.jpg" width="640" /></a></div><div class="MsoNormal" style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: red;">1923/2023 Celebrazioni per il centenario della nascita. E' l'occasione per rinnovare l'analisi dell'opera di Calvino. </span></b></span></div><div class="MsoNormal" style="font-size: x-large; text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><br /></span></div><a href="https://www.pandorarivista.it/articoli/mettere-a-distanza-il-mondo-per-i-cento-anni-di-italo-calvino/?fbclid=IwAR3374fPu9L0ievO8Q0h926hxJRZ_xJhlCeAMHCJYpP2YIuChcr2uh6dnsc" style="font-size: x-large;">Mettere a distanza il mondo: per i cento anni di Italo Calvino (Riccardo Gasperina Geroni, Unibo) </a></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><a href="https://www.doppiozero.com/speciali/centenario-calvino-0">Centenario Calvino su Doppiozero.it </a></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://www.doppiozero.com/favoloso-calvino-la-parola-si-fa-immagine"><br /></a></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><a href="https://www.doppiozero.com/favoloso-calvino-la-parola-si-fa-immagine">Mostra Favoloso Calvino (Stefano Jossa)</a></span></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Molti articoli nel numero di ottobre 23 della <a href="https://bibliotecadiviasenato.it/mensile/ottobre-2023/">Rivista Biblioteca Via Senato</a></span> </div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><a href="https://www.pandorarivista.it/articoli/mettere-a-distanza-il-mondo-per-i-cento-anni-di-italo-calvino/?fbclid=IwAR3374fPu9L0ievO8Q0h926hxJRZ_xJhlCeAMHCJYpP2YIuChcr2uh6dnsc"><span style="color: black;"><br /></span><b><br /></b></a></span><a href="https://www.pandorarivista.it/articoli/mettere-a-distanza-il-mondo-per-i-cento-anni-di-italo-calvino/?fbclid=IwAR3374fPu9L0ievO8Q0h926hxJRZ_xJhlCeAMHCJYpP2YIuChcr2uh6dnsc">
</a><div>
<b style="background-color: yellow;"><br /></b></div>
</div>
</div></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-43517274230109125862021-02-02T21:58:00.021+01:002023-11-04T21:34:23.503+01:00Pier Paolo Pasolini neorealista (Ragazzi d vita e La Ricotta)<div style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il romanzo<i> Ragazzi di vita (1955)</i></span></b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-_ICdtX9uqi4/WHqS1j6vDsI/AAAAAAAAD_c/DcLQgW-iQ38GlL3a3-9KjX1QY_TOuWpjQCEw/s1600/ragazzi%2Bdi%2Bvita%2Bcopertina.jpe" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://3.bp.blogspot.com/-_ICdtX9uqi4/WHqS1j6vDsI/AAAAAAAAD_c/DcLQgW-iQ38GlL3a3-9KjX1QY_TOuWpjQCEw/s1600/ragazzi%2Bdi%2Bvita%2Bcopertina.jpe" /></a><a href="https://1.bp.blogspot.com/-9Tjwm14csh0/WHqS_dPkcsI/AAAAAAAAD_g/UzVfS3Jztos7_ewjWUc8qe01GH6-WqoNwCLcB/s1600/ragazzi%2Bdi%2Bvita.jpe" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-9Tjwm14csh0/WHqS_dPkcsI/AAAAAAAAD_g/UzVfS3Jztos7_ewjWUc8qe01GH6-WqoNwCLcB/s1600/ragazzi%2Bdi%2Bvita.jpe" /></a></div>
<br />
<b><span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i><br /></i></span></b></div>
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<br /><br /></div><div style="text-align: justify;">
CONSULTA IL CENTRO STUDI PASOLINI DI CASARSA: <br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/ppp-ragazzi-di-vita/">http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it</a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">E IL CENTRO STUDI -ARCHIVIO PPP DELLA CINETECA DI BOLOGNA: </span><span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><a href="http://www.cinetecadibologna.it/archivi-non-film/pasolini">http://www.cinetecadibologna.it/archivi-non-film/pasolini</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Infine, vedi il blog <a href="http://sostienepierpaolo.blogspot.com">http://sostienepierpaolo.blogspot.com</a>/, creato da cinque classi quinte tra cui tre del Galvani per un convegno su Pier Paolo Pasolini in cui i relatori erano gli studenti! </div><div style="text-align: justify;"><br />
<a name='more'></a><div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Sintesi del romanzo dal sito liminamunti (Deborah Mega)</em></span></div><div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="background: 0px 0px; border: 0px; font-weight: 700; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ragazzi di vita</em></span> è il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato la prima volta nel 1955 da Garzanti. La prima edizione andò esaurita in 15 giorni. A causa di questo romanzo, Pasolini e Livio Garzanti subirono un processo per oscenità.</div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
La vicenda è ambientata nelle squallide borgate romane al tempo del secondo dopoguerra del Novecento. I protagonisti sono degli adolescenti del sottoproletariato urbano che vivono di espedienti, cercando di accaparrarsi per poi rivendere ogni genere di oggetto: tombini di ferro, copertoni, tubi, generi alimentari. Riccetto, questo è il soprannome di uno dei ragazzi, dopo aver racimolato del denaro, affitta una barca per navigare sul Tevere con degli amici. Durante questo giro, egli <b>dimostra la sua grande generosità rischiando seriamente la vita dopo essersi gettato in acqua per salvare una rondine che sta per annegare.</b> La scuola che ospita gli sfrattati delle borgate è ridotta in uno stato deplorevole e un giorno crolla all’improvviso, seppellendo e uccidendo la madre del Riccetto e anche Marcello, uno degli amici di Riccetto.</div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Quando il Riccetto è ormai diciottenne, una sera con il Caciotta trovano da vendere alcune poltrone per conto di un tappezziere di via dei Volsci, ma una volta concluso l’affare, si tengono i soldi. Così si comprano degli abiti nuovi, vanno a mangiare una pizza e vanno al cinema, poi, mentre bighellonano per Villa Borghese incontrano dei compagni di malaffare. Si addormentano su una panchina del parco, ma il mattino dopo il Riccetto scopre di essere stato derubato delle scarpe e del denaro. Qualche giorno dopo i due adocchiano una signora che sta salendo sul tram, la seguono e la borseggiano. Il Caciotta mostra incautamente il bottino a degli amici e così attira l’attenzione di un certo Amerigo, un loro coetaneo aggressivo e dipendente dalle sigarette e dalla droga. Costui li conduce in una bisca dove, dopo una piccola vincita iniziale, comincia a perdere i soldi che il Riccetto gli ha prestato, fino a quando quest’ultimo scappa via. Giunge la polizia che arresta il Caciotta e Amerigo. Il Riccetto e il Lenzetta s’imbattono in un vecchio che presenta loro le proprie figlie. Riccetto comincia a frequentare la più giovane delle ragazze e la sua vita sembra subire una svolta positiva: inizia a lavorare, si fidanza, ma un giorno viene arrestato per un crimine che non ha commesso e deve scontare tre anni di prigione. </div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Dopo tre anni i giovani si rincontrano al fiume, dove facevano il bagno da piccoli. Chiusi in un universo dominato dagli istinti, attraversano la loro odissea fatta di inganni, fame, furti, prostituzione, atti di bullismo. I ragazzi protagonisti del libro sono allo sbando: le famiglie e la scuola non costituiscono alcun punto di riferimento. Alle spalle di questi ragazzi infatti ci sono padri violenti e ubriachi, madri esasperate, miseria e violenza. Prima infatti incitano due cani a combattere tra di loro, poi viene preso di mira il Piattoletta, un ragazzo debole, che nessuno difende. Dopo una serie di angherie, viene legato ad un palo e gli viene appiccato il fuoco. Il ragazzo si salva, ma resta ustionato. Successivamente il Begalone, malato di tisi, si sente male, il piccolo Genesio attraversa il fiume, ma poi non è più in grado di ritornare sull’altra riva e muore sotto il ponte, trascinato sott’acqua dai mulinelli. Il Riccetto di nascosto assiste alla disgrazia, ma non si tuffa per aiutarlo, benché sia il figlio del principale della ditta dove ha iniziato a lavorare come manovale. <b>Non è più il ragazzino che alcuni anni prima aveva rischiato la vita gettandosi in acqua per salvare una rondine. Pasolini denuncia il degrado sociale che aveva colpito tutto il Paese dopo il conflitto.</b></div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Per quanto riguarda il lessico l’opera è in dialetto romanesco, con tanto di glossario per permettere la comprensione dei termini usati. Questa scelta così spiccatamente gergale e locale è dovuta ad un’esigenza di realismo e secondo Contini rappresenta una vera e propria “dichiarazione d’amore” nei confronti dei ragazzi protagonisti dell’opera. Il primo Riccetto, quello delle scorrazzate, dei furti e delle disonestà è un ragazzino capace di provare pietà e compassione per una rondine. Il Riccetto “responsabilizzato” della conclusione del romanzo invece è integrato dai canoni della società borghese, ha perduto quegli <b>slanci di umanità</b> che si facevano vivi sotto la scorza da piccolo delinquente.</div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Altra caratteristica interessante è la scelta di nominare raramente i nomi propri dei personaggi, utilizzando invece il <b>soprannome</b> che hanno nel gruppo, nonché l’utilizzo strategico degli aggettivi volto a sottolineare la miseria e lo squallore di qualsiasi ambiente in cui si muovono i protagonisti. Il libro fu scartato sia al premio Strega che al premio Viareggio ma ottenne un grande successo di pubblico. <b>Il processo contro <em style="background: 0px 0px; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Ragazzi di vita</em> terminerà con una sentenza di assoluzione con “formula piena”, grazie anche alla testimonianza di Carlo Bo che aveva dichiarato che il libro era ricco di valori religiosi “perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati”</b>. </div>
<div data-adtags-visited="true" style="background: 0px 0px rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #333333; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 23.4px; margin-bottom: 23px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Certo è che il grande romanziere-narratore-poeta Pasolini racconta i giorni miserabili che in pieno miracolo economico vivevano i giovani del suo tempo, eroi dell’incultura e della povertà. Si compiva così la loro tragedia esistenziale perché tutti, in un modo o nell’altro avrebbero perseguito la loro irrimediabile vocazione di morte.</div>
<span style="font-family: courier; font-size: medium;"><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;"><span><b> COMMENTO</b></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: courier; font-size: medium;"><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b><br /></b></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: courier; font-size: medium;"><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Nessuno dei "ragazzi di vita" conosce una reale evoluzione, una crescita interiore: essi restano legati per tutto il romanzo ad una fanciullesca ignoranza, a un'esistenza «aurorale» (Ferretti), preculturale e in un certo senso addirittura presociale. Infatti il loro mondo non comunica con l'esterno (cioè con la società e con la storia) e lo stesso gergo ristretto in cui si esprimono sottolinea questa separatezza. </span></span><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;">Quando qualcuno di essi entra a far parte del mondo degli "altri" (gli adulti, la gente che lavora) cessa di interessare l'autore. È emblematica in questo senso la sorte che Pasolini riserva al Riccetto, il personaggio più importante del romanzo. A partire dal capitolo quinto, l'autore lo sospinge dal primo piano sullo sfondo, in un certo senso lo emargina, relegandolo al ruolo di spettatore estraneo, quasi di intruso. Significativamente poi, alcuni personaggi adolescenti muoiono prima di entrare nella vita adulta (Marcello, Genesio).</span><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;">La tematica cui si è fatto riferimento è indubbiamente in relazione con l'ideologia che sottende il romanzo, ed in particolare con la visione mitica, astorica che Pasolini ha del popolo: «attratto da una vita proletaria /... è per me religione / la sua allegria, non la millenaria / sua lotta: la sua natura, non la sua coscienza») (così scrive ne <i>Le ceneri di Gramsci</i>). </span><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;">Alla degenerazione della società borghese Pasolini contrappone la primitiva sanità del popolo, che, nei suoi strati più bassi (il sottoproletariato) gli appare ancora immune dagli pseudovalori e dagli snaturanti schemi di vita borghesi (o addirittura "civili": si veda la citazione di Tolstoj sul popolo come "grande selvaggio" preposta al quarto capitolo). </span><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;">In Ragazzi di vita la rappresentazione del paesaggio ha notevole rilevanza e riveste diverse funzioni: anzitutto quella di costruire lo sfondo realistico delle vicende. il narratore insiste allora costantemente sui tratti più squallidi, degradati della periferia romana, dove domina incontrastata la «zozzeria»: «Valanghe d'immondezza, case non finite e già in rovina, grandi sterri fangosi, scarpate piene di zozzeria». L'aggettivazione, scarna e incisiva, ha un ruolo privilegiato nel definire questo tipo di realtà, come in questi esempi: scarpate «putride e bruciate», lotti «scrostati e sporchi», loggia «acciaccata e cadente», praticelli «tozzi», finestrine «luride», tram «scassati», selciati «sconnessi». </span><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;"><span>Per contro è assai frequente ne</span><span>l romanzo la presenza di squarci paesaggistici intensamente lirici, che rallentano il ritmo narrativo in pause distese. Si veda ad esempio il luminoso paesaggio che riflette la gioia del Riccetto per essersi impadronito del malloppo del «napoletano» o la rappresentazione della notte stellata durante l'episodio dell'incontro con Amerigo. Un vero pezzo di bravura è la raffigurazione, tra lirica e ironica, della notte nell'orto dove avverrà il furto di cavoli. L'ambigua natura del paesaggio in Ragazzi di vita cui si è fatto ora riferimento rimanda all'ambiguità stessa del narratore.</span></span><span style="background-color: #f6f6f6; color: black; line-height: 14px;">In un intervento di poco posteriore a Ragazzi di vita, Pasolini teorizzava la necessità, per lo scrittore che volesse lasciar "parlare le cose", di attuare un'operazione regressivo-mimetica, il che vuol dire sostanzialmente abdicare alla propria identità socio-culturale e linguistica di autore colto per lasciar posto alla voce diretta del parlante (popolare). </span></span><br />
<span><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span>____________</span></span></span></span></span><br /></b>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /><a href="http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/sullo-scaffale/ppp-ragazzi-di-vita/">Una recensione al romanzo nel sito del centro studi PPP di Casarsa</a></span></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="https://liminamundi.wordpress.com/2018/05/28/incipit-22-ragazzi-di-vita/">Capitolo primo RAGAZZI DI VITA</a>: il Ferrobedò (deformazione del nome della fabbrica di cemento armato Ferro-Beton)- </span></span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #111111;"><span style="line-height: 22px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">_______________________________</span></span></span></span></div>
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<b><br /></b>
<b><br /></b>
<b>CINEMA</b></div>
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<b><br /></b></div>
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<b>LA RICOTTA </b><br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_fuMDfRsBBs/WHqSM2PVHgI/AAAAAAAAD_I/oHMt_4VmNgkVeiWKyx8JLD4zsWFD8ba8ACLcB/s1600/pasolini-welles-3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-_fuMDfRsBBs/WHqSM2PVHgI/AAAAAAAAD_I/oHMt_4VmNgkVeiWKyx8JLD4zsWFD8ba8ACLcB/s1600/pasolini-welles-3.jpg" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-7n9riVGtF9U/WHqSPA3leaI/AAAAAAAAD_M/9AKOrw3hwJIikvxZET5temNzrcwm2CmlgCLcB/s1600/la-ricotta-301400_0x410.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="241" src="https://2.bp.blogspot.com/-7n9riVGtF9U/WHqSPA3leaI/AAAAAAAAD_M/9AKOrw3hwJIikvxZET5temNzrcwm2CmlgCLcB/s320/la-ricotta-301400_0x410.jpg" width="320" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-JlvHmIhhltg/WHqSRZdXxNI/AAAAAAAAD_Q/esroY9slycswtvl7OvjuvmKME0NIsW3eQCLcB/s1600/laricotta2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="172" src="https://4.bp.blogspot.com/-JlvHmIhhltg/WHqSRZdXxNI/AAAAAAAAD_Q/esroY9slycswtvl7OvjuvmKME0NIsW3eQCLcB/s320/laricotta2.jpg" width="320" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-tgkWkCjeHG0/WHqST4Lo20I/AAAAAAAAD_U/SH6HdYGSOHkkstk0vFG4AvFf9zN6vmEjwCLcB/s1600/PPP%2BRicordi%2Bfigurativi%2B-%2Bcfr%2BRosso%2BFiorentino%2B%2528best%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="208" src="https://1.bp.blogspot.com/-tgkWkCjeHG0/WHqST4Lo20I/AAAAAAAAD_U/SH6HdYGSOHkkstk0vFG4AvFf9zN6vmEjwCLcB/s320/PPP%2BRicordi%2Bfigurativi%2B-%2Bcfr%2BRosso%2BFiorentino%2B%2528best%2529.jpg" width="320" /></a></div>
<b><br /></b></div>
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<a href="http://www.dailymotion.com/video/x3xn36_pier-paolo-pasolini-la-ricotta-1963_shortfilms">http://www.dailymotion.com/video/x3xn36_pier-paolo-pasolini-la-ricotta-1963_shortfilms</a><br />
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Spiegazione:<br />
<a href="http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/pier-paolo-pasolini-la-ricotta-1963-sinossi-e-commenti/">http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/pier-paolo-pasolini-la-ricotta-1963-sinossi-e-commenti/</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">----------------------------------------------------------------------------</div><div style="text-align: center;"><b>Altri film da vedere: </b></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="font-size: x-large;"><a href="https://youtu.be/iT8xtiMQYy8">IL FILM EDIPO RE</a> </span></b></div><div style="text-align: justify;"> integrale su you tube</div><div style="text-align: justify;">(trovi un lungo commento al post </div><div style="text-align: justify;"> <a href="https://quintalgia.blogspot.com/2014/05/pier-paolo-pasolini.html">https://quintalgia.blogspot.com/2014/05/pier-paolo-pasolini.html</a> )</div><div style="text-align: justify;">______________________________________</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #800180; font-size: large;">Che cosa sono le nuvole?</span></b></div><div style="text-align: justify;"> <a href="https://vimeo.com/145320318"> https://vimeo.com/145320318</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: large; font-weight: bold;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=btJ-EoJxwr4">La forma della città</a> 1974 </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">(su Orte e Sabaudia, sulla bellezza, sul "fascismo", il consumismo e l'omologazione)</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">-------------------------------------------------------------</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-62325024563907350802021-02-02T09:25:00.008+01:002023-11-04T21:34:45.049+01:00Renata Viganò<p> <b style="text-align: center;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=bwmlWTkjrNM">A questo link il video creato dalla 5G</a></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/bwmlWTkjrNM" width="320" youtube-src-id="bwmlWTkjrNM"></iframe></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jazI9vqic5g/YBkMViX1QgI/AAAAAAAAnP8/Fte8Og7XLrUrVTdBWPEQBrGRSxKg_ZEygCLcBGAsYHQ/s160/Renata_Vigan%25C3%25B2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /><img border="0" data-original-height="160" data-original-width="120" height="393" src="https://1.bp.blogspot.com/-jazI9vqic5g/YBkMViX1QgI/AAAAAAAAnP8/Fte8Og7XLrUrVTdBWPEQBrGRSxKg_ZEygCLcBGAsYHQ/w295-h393/Renata_Vigan%25C3%25B2.jpg" width="295" /></a></div><span><a name='more'></a></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OJhd40l6uRs/YBkQD3GR-_I/AAAAAAAAnQM/2ViebPWnmfw8lW2h2uw6VZAOXu0inhWOQCPcBGAsYHg/s3785/20210202_093814.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3785" data-original-width="2838" height="478" src="https://1.bp.blogspot.com/-OJhd40l6uRs/YBkQD3GR-_I/AAAAAAAAnQM/2ViebPWnmfw8lW2h2uw6VZAOXu0inhWOQCPcBGAsYHg/w358-h478/20210202_093814.jpg" width="358" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.bibliotecasalaborsa.it/autori/renata_vigan">Biobibliografia di Renata Viganò a cura di SalaBorsa</a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.casadellaresistenza.it/node/281">RECENSIONE DE l'AGNESE VA A MORIRE</a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.casadellaresistenza.it/node/281">a cura di Casa della Resistenza</a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Jwy9WwKjAzM/YM-JxN7t0WI/AAAAAAAApks/itUcjd0IeqgHo_3rdR3WE3e0Z8vSJKn0ACLcBGAsYHQ/s366/L%2527agnesejpg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="366" data-original-width="221" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Jwy9WwKjAzM/YM-JxN7t0WI/AAAAAAAApks/itUcjd0IeqgHo_3rdR3WE3e0Z8vSJKn0ACLcBGAsYHQ/s320/L%2527agnesejpg.jpg" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-17203447446660108922021-02-01T11:51:00.002+01:002023-11-04T21:35:14.461+01:00IL NEOREALISMO <div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Non è facile dare una definizione di <span style="box-sizing: border-box;"><b>Neorealismo</b></span>, dal momento che non si tratta tanto di un movimento culturale o di una corrente letteraria dal manifesto poetico ben definito quanto di una tendenza e di un <span style="box-sizing: border-box;">"clima" complessivo della cultura</span> e della narrativa italiana degli anni ‘40-’50.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
<span style="color: #333333;"> ITALO CALVINO, nella </span><em style="box-sizing: border-box; color: #333333;">Prefazione</em><span style="color: #333333;"> del </span><span style="box-sizing: border-box; color: #333333;">1964</span><span style="color: #333333;"> al suo romanzo d'esordio </span><a href="http://www.oilproject.org/lezione/il-sentiero-dei-nidi-di-ragno-di-italo-calvino-riassunto-e-analisi-del-testo-1294.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;"><em style="box-sizing: border-box;">Il sentiero dei nidi di ragno</em></a><span style="color: #333333;">, spiega appunto che</span><b style="color: #333333;"> il Neorealismo “non fu una scuola, ma un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, specialmente delle Italie fino allora più sconosciute dalla letteratura”</b><span style="color: #333333;">. Si può quindi parlare di un orientamento di diversi autori verso </span><span style="box-sizing: border-box;"><span style="color: #333333;">un </span><span style="color: #cc0000;">rinnovamento tematico, contenutistico e linguistico della letteratura</span></span><span style="color: #cc0000;"> e del "fare" letteratura. </span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Questa esigenza di cambiamento coincide del resto con il mutamento della situazione politica italiana, con il passaggio dalla dittatura fascista alla Repubblica, attraverso la <span style="box-sizing: border-box;">drammatica esperienza</span> della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
La produzione <b>neorealista</b> - r<b>ichiamandosi sin dal nome alle esperienze del realismo ottocentesco e del VERISMO di Giovanni Verga</b> - si caratterizza per </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
1) l'<span style="box-sizing: border-box;">attenzione per il reale</span> (e la riscoperta di piccoli mondi regionali e locali ) </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
2) l'intento di <span style="box-sizing: border-box;">testimonianza etica e civile</span> attraverso lo strumento del romanzo e della narrazione. </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
3)L' interesse per i localismi, evidente nelle ambientazioni di molte opere, che si esprime innanzitutto nella <span style="box-sizing: border-box;">scelta di dialetti e forme linguistiche regionali</span> per far parlare i propri personaggi. </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
<span style="box-sizing: border-box;">4) La funzione etico-morale</span> della narrazione e l'impegno dello scrittore (engagement)<br />
<br />
5) I temi spesso centrati sul racconto della Resistenza, sulle memorie (si pensi a Primo Levi) o sulla vita vissuta da personaggi semplici, popolari, emarginati. </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Due sono i romanzi che anticipano la stagione neorealista, pubblicati entrambi nel <span style="box-sizing: border-box;">1941</span>: <a href="http://www.oilproject.org/lezione/elio-vittorini-conversazione-in-sicilia-riassunto-trama-11595.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;"><em style="box-sizing: border-box;">Conversazione in Sicilia</em></a> di <a href="http://www.oilproject.org/lezione/elio-vittorini-romanzi-6574.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;">Elio Vittorini</a>, e<em style="box-sizing: border-box;"> <a href="http://www.oilproject.org/lezione/cesare-pavese-romanzi-paesi-tuoi-personaggi-6001.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;">Paesi tuoi</a> </em>di <a href="http://www.oilproject.org/lezione/opere-pavese-suicidio-6842.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;">Cesare Pavese</a>: si tratta di due intellettuali impegnati, uno fondatore della rivista "Il Politecnico", l'altro redattore della casa editrice Einaudi. </div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Nel 1947, invece, esce <a href="http://www.oilproject.org/lezione/il-sentiero-dei-nidi-di-ragno-di-italo-calvino-riassunto-e-analisi-del-testo-1294.html" style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;"><em style="box-sizing: border-box;">Il sentiero dei nidi di ragno</em></a> di Italo <span style="box-sizing: border-box;">Calvino, <b>sulla Resistenza</b>. </span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Dagli anni Cinquanta, si assiste all'estensione della poetica neorealista, anche al <span style="box-sizing: border-box;">cinema</span>, con nomi di registi quali <b>Roberto <span style="box-sizing: border-box;">Rossellini</span>, Vittorio <span style="box-sizing: border-box;">De Sica</span>, Luchino <span style="box-sizing: border-box;">Visconti, Florestano Vancini. </span></b></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: Calibri, "Helvetica Neue", museo-sans; font-size: 18px; padding-bottom: 14px;">
Possiamo ancora trovare autori ed opere che si richiamano a questo modello: Beppe Fenoglio (<i>Una storia privata; Il partigiano Johnny)</i><em style="box-sizing: border-box; color: #2a6496;"> </em>, Pier Paolo Pasolini (Ragazzi di vita, 1955), Carlo Cassola<i> (La ragazza di Bube); </i>Giorgio Bassani<i> (Una notte del '43), </i>Renata Viganò<i> (L'Agnese va a morire 1949), Luigi</i> Meneghello<i> (Piccoli maestri).</i></div>
<div>
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-47359244118350207692021-01-14T18:23:00.005+01:002023-11-04T21:36:10.569+01:00Italo SVEVO<cite class="_Rm"><span style="font-size: large;"><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/italo-svevo/">BIOGRAFIA DI ITALO SVEVO </a> (da Treccani.it)</span></cite><br />
<cite class="_Rm"><span style="font-size: large;"><br /></span></cite>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-V_S0iImkuFA/WlZxRxj1W4I/AAAAAAAAJ68/m4T3MdudwC4yOLkRi6HjzGv9MYH8v6NsgCLcBGAs/s1600/3trieste.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="727" data-original-width="1024" height="227" src="https://1.bp.blogspot.com/-V_S0iImkuFA/WlZxRxj1W4I/AAAAAAAAJ68/m4T3MdudwC4yOLkRi6HjzGv9MYH8v6NsgCLcBGAs/s320/3trieste.jpg" width="320" /></a></div>
<cite class="_Rm"><span style="font-size: large;"><br /></span></cite>
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-UB59IUDs-iM/WlZxaOFwx0I/AAAAAAAAJ7A/lQeEa9wbV_k-lwzrInsXZN5BaNE02qC0QCLcBGAs/s1600/4foto%2Bsvevo%2Bin%2Bpoltrona.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="295" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-UB59IUDs-iM/WlZxaOFwx0I/AAAAAAAAJ7A/lQeEa9wbV_k-lwzrInsXZN5BaNE02qC0QCLcBGAs/s320/4foto%2Bsvevo%2Bin%2Bpoltrona.jpg" width="224" /></a><cite class="_Rm"><span style="font-size: large;"><br /></span></cite><br />
<cite class="_Rm"><span style="font-size: large;">L'intero romanzo <b>La coscienza di Zeno</b> è leggibile a questo link:</span></cite><br />
<a href="http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_9/t352.pdf"><cite class="_Rm"><span style="font-size: large;">www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_9/t352.pdf</span></cite></a><br />
<br />
<br />
<br />
<a name='more'></a><b><span style="font-size: large;">LA COSCIENZA DI ZENO - Brani in lettura</span></b><br />
<br />
<span style="color: red;">1. Prefazione</span><br /><div style="text-align: justify;"><blockquote class="tr_bq"><span style="background-color: white; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"> </span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq"><span style="font-size: medium;"><span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"Io sono il dottore di cui in questa novella</span></span></span></span> <span style="background-color: white; font-family: georgia, "times new roman", serif;">si parla talvolta con parole poco </span><span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">lusinghiere. Chi di psico-analisi s’intende</span></span></span></span> <span style="background-color: white; font-family: georgia, "times new roman", serif;">sa dove piazzare l’antipatia che il paziente </span><span style="background-color: white; font-family: georgia, "times new roman", serif;">mi dedica. </span><span><span><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Di psico-analisi non parlerò perché qui</span><span> </span></span></span></span><span><span><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">entro se ne parla già a sufficienza. Debbo</span><span> </span></span></span></span><span style="background-color: white; font-family: georgia, "times new roman", serif;">scusarmi di aver indotto il mio paziente </span><span><span><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">a</span><span> </span></span></span></span><span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><span style="background-color: white; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di </span></span></span></span><span style="background-color: white; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. </span><span style="background-color: white; font-family: times, "times new roman", serif; line-height: 24px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">(...)</span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span> </span>Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. </span></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: medium;">Sappia però ch'io sono pronto a dividere con lui i lauti onorari che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate! Dottor S. </span></blockquote>
</div>
________________________________________________________<br />
<span style="color: red;">2.</span><br />
<br />
<div style="background-color: #f1f1c5;">
<br />
<span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">PREAMBOLO</span><br />
<span style="color: red; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: #f1f1c5; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora.<br /><br />Il dottore mi raccomandò di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le cose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della notte prima. Ma un po' d'ordine pur dovrebb'esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non è difficile d'intenderlo, ma molto noioso.<br /><br />Dopo pranzato, sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata perché dalla mia mente eliminai ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato da me. Io lo vedo. S'alza, s'abbassa... ma è la sua sola attività. Per ricordargli ch'esso è il pensiero e che sarebbe suo compito di manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la mia fronte si corruga perché ogni parola è composta di tante lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il passato.<br /><br />Ieri avevo tentato il massimo abbandono. L'esperimento finì nel sonno più profondo e non ne ebbi altro risultato che un grande ristoro e la curiosa sensazione di aver visto durante quel sonno qualche cosa d'importante. Ma era dimenticata, perduta per sempre.<br /><br />Mercé la matita che ho in mano, resto desto, oggi. Vedo, intravvedo delle immagini bizzarre che non possono avere nessuna relazione col mio passato: una locomotiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissà donde venga e dove vada e perché sia ora capitata qui!<br /><br />Nel dormiveglia ricordo che il mio testo asserisce che con questo sistema si può arrivar a ricordare la prima infanzia, quella in fasce. Subito vedo un bambino in fasce, ma perché dovrei essere io quello? Non mi somiglia affatto e credo sia invece quello nato poche settimane or sono a mia cognata e che ci fu fatto vedere quale un miracolo perché ha le mani tanto piccole e gli occhi tanto grandi. Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di avvisare te, che vivi ora la tua, dell'importanza di ricordarla a vantaggio della tua intelligenza e della tua salute. Quando arriverai a sapere che sarebbe bene tu sapessi mandare a mente la tua vita, anche quella tanta parte di essa che ti ripugnerà? E intanto, inconscio, vai investigando il tuo piccolo organismo alla ricerca del piacere e le tue scoperte deliziose ti avvieranno al dolore e alla malattia cui sarai spinto anche da coloro che non lo vorrebbero. Come fare? È impossibile tutelare la tua culla. Nel tuo seno - fantolino! - si va facendo una combinazione misteriosa. Ogni minuto che passa vi getta un reagente. Troppe probabilità di malattia vi sono per te, perché non tutti i tuoi minuti possono essere puri. Eppoi - fantolino! - sei consanguineo di persone ch'io conosco. I minuti che passano ora possono anche essere puri, ma, certo, tali non furono tutti i secoli che ti prepararono.<span style="background-color: #f1f1c5;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="color: red;"> </span></span> </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><span style="background-color: #f1f1c5;">Eccomi ben lontano dalle immagini che precorrono il sonno. Ritenterò domani.</span> </span></div>
<blockquote class="tr_bq">
______________________________________</blockquote>
<span id="docs-internal-guid-46cb462f-7fff-5f86-39b0-8d1a858f525a"></span>3. DAL CAP. 6<br />
<h2 dir="ltr" style="line-height: 1.2; margin-bottom: 6pt; margin-top: 10pt;">
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 10.0pt; margin: 10pt 0cm 6pt; mso-outline-level: 2; text-align: justify;">
<span style="font-size: 18pt; font-weight: normal;">Nella mia vita ci furono
varii periodi in cui credetti di essere avviato alla salute e alla felicità.
Mai però tale fede fu tanto forte come nel tempo in cui durò il mio viaggio di
nozze eppoi qualche settimana dopo il nostro ritorno a casa. Cominciò con una
scoperta che mi stupì: io amavo Augusta com’essa amava me. Dapprima
diffidente, godevo intanto di una giornata e m’aspettavo che la seguente fosse
tutt’altra cosa. Ma una seguiva e somigliava all’altra, luminosa, tutta
gentilezza di Augusta ed anche – ciò ch’era la sorpresa – mia. Ogni mattina
ritrovavo in lei lo stesso commosso affetto e in me la stessa riconoscenza che,
se non era amore, vi somigliava molto. Chi avrebbe potuto prevederlo quando
avevo zoppicato da Ada ad Alberta per arrivare ad Augusta? Scoprivo di essere
stato non un bestione cieco diretto da altri, ma un uomo abilissimo. E
vedendomi stupito, Augusta mi diceva: – Ma perché ti sorprendi? Non sapevi che
il matrimonio è fatto così? Lo sapevo pur io che sono tanto più ignorante di
te! Non so più se dopo o prima dell’affetto, nel mio animo si formò una
speranza, la grande speranza di poter finire col somigliare ad Augusta ch’era
la salute personificata. Durante il fidanzamento io non avevo neppur
intravvista quella salute, perché tutto immerso a studiare me in primo luogo
eppoi Ada e Guido. La lampada a petrolio in quel salotto non era mai arrivata
ad illuminare gli scarsi capelli di Augusta. Altro che il suo rossore! Quando
questo sparve con la semplicità con cui i colori dell’aurora spariscono alla
luce diretta del sole, Augusta batté sicura la via per cui erano passate le sue
sorelle su questa terra, quelle sorelle che possono trovare tutto nella legge e
nell’ordine o che altrimenti a tutto rinunziano. Per quanto la sapessi mal
fondata perché basata su di me, io amavo, io adoravo quella sicurezza. Di
fronte ad essa io dovevo comportarmi almeno con la modestia che usavo quando si
trattava di spiritismo. Questo poteva essere e poteva perciò esistere anche la
fede nella vita. Però mi sbalordiva; da ogni sua parola, da ogni suo atto
risultava che in fondo essa credeva la vita eterna. Non che la dicessi tale: si
sorprese anzi che una volta io, cui gli errori ripugnavano prima che non avessi
amati i suoi, avessi sentito il bisogno di ricordargliene la brevità. Macché!
Essa sapeva che tutti dovevano morire, ma ciò non toglieva che oramai
ch’eravamo sposati, si sarebbe rimasti insieme, insieme, insieme. Essa dunque
ignorava che quando a questo mondo ci si univa, ciò avveniva per un periodo
tanto breve, breve, breve, che non s’intendeva come si fosse arrivati a darsi
del tu dopo di non essersi conosciuti per un tempo infinito e pronti a non
rivedersi mai più per un altro infinito tempo. Compresi finalmente che cosa
fosse la perfetta salute umana quando indovinai che il presente per lei era una
verità tangibile in cui si poteva segregarsi e starci caldi. Cercai di esservi
ammesso e tentai di soggiornarvi risoluto di non deridere me e lei, perché
questo conato non poteva essere altro che la mia malattia ed io dovevo almeno
guardarmi dall’infettare chi a me s’era confidato. Anche perciò, nello sforzo
di proteggere lei, seppi per qualche tempo movermi come un uomo sano. Essa
sapeva tutte le cose che fanno disperare, ma in mano sua queste cose cambiavano
di natura. Se anche la terra girava non occorreva mica avere il mal di mare!
Tutt’altro! La terra girava, ma tutte le altre cose restavano al loro posto. E
queste cose immobili avevano un’importanza enorme: l’anello di matrimonio,
tutte le gemme e i vestiti, il verde, il nero, quello da passeggio che andava
in armadio quando si arrivava a casa e quello di sera che in nessun caso si
avrebbe potuto indossare di giorno, né quando io non m’adattavo di mettermi in
marsina. E le ore dei pasti erano tenute rigidamente e anche quelle del sonno.
Esistevano, quelle ore, e si trovavano sempre al loro posto. Di domenica essa
andava a Messa ed io ve l’accompagnai talvolta per vedere come sopportasse
l’immagine del dolore e della morte. Per lei non c’era, e quella visita le infondeva
serenità per tutta la settimana. Vi andava anche in certi giorni festivi
ch’essa sapeva a mente. Niente di più, mentre se io fossi stato religioso mi
sarei garantita la beatitudine stando in chiesa tutto il giorno. C’erano un
mondo di autorità anche quaggiù che la rassicuravano. Intanto quella austriaca
o italiana che provvedeva alla sicurezza sulle vie e nelle case ed io feci
sempre del mio meglio per associarmi anche a quel suo rispetto. Poi v’erano i
medici, quelli che avevano fatto tutti gli studii regolari per salvarci quando
– Dio non voglia – ci avesse a toccare qualche malattia. Io ne usavo ogni
giorno di quell’autorità: lei, invece, mai. Ma perciò io sapevo il mio atroce
destino quando la malattia mortale m’avesse raggiunto, mentre lei credeva che
anche allora, appoggiata solidamente lassù e quaggiù, per lei vi sarebbe stata
la salvezza. Io sto analizzando la sua salute, ma non ci riesco perché
m’accorgo che, analizzandola, la converto in malattia. E, scrivendone, comincio
a dubitare se quella salute non avesse avuto bisogno di cura o d’istruzione per
guarire. (...) Mi ricordo che una sera, a Venezia, si passava in gondola
per uno di quei canali dal silenzio profondo ad ogni tratto interrotto dalla
luce e dal rumore di una via che su di esso improvvisamente s’apre. Augusta,
come sempre, guardava le cose e accuratamente le registrava: un giardino verde
e fresco che sorgeva da una base sucida lasciata all’aria dall’acqua che s’era
ritirata; un campanile che si rifletteva nell’acqua torbida; una viuzza lunga e
oscura con in fondo un fiume di luce e di gente. Io, invece, nell’oscurità,
sentivo, con pieno sconforto, me stesso. (...)</span><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 18pt;"><o:p></o:p></span></div>
</h2>
<span style="background-color: #fefce0; color: red; font-family: "palatino linotype"; font-size: 16px; text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">4.</span><br />
<div style="text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">
<span style="color: red; font-family: "palatino linotype";"><span style="background-color: #fefce0;"><b>Dal CAP 8</b></span></span><br />
<span style="color: red; font-family: "palatino linotype";"><span style="background-color: #fefce0;"><b><br /></b></span></span></div>
<div style="text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">
<span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-align: right; text-indent: 0.9cm;">24 Marzo 1916 </span></div>
<div style="text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">
<span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Dal Maggio dell’anno scorso non avevo più toccato questo libercolo. Ecco che dalla Svizzera il dr. S. mi scrive pregiandomi di mandargli quanto avessi ancora annotato. È una domanda curiosa, ma non ho nulla in contrario di mandargli anche questo libercolo dal quale chiaramente vedrà come io la pensi di lui e della sua cura. Giacché possiede tutte le mie confessioni, si tenga anche queste poche pagine e ancora qualcuna che volentieri aggiungo a sua edificazione. Ma al signor dottor S. voglio pur dire il fatto suo. Ci pensai tanto che oramai ho le idee ben chiare. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Intanto egli crede di ricevere altre confessioni di malattia e debolezza e invece riceverà la descrizione di una salute solida, perfetta quanto la mia età abbastanza inoltrata può permettere. <b>Io sono guarito!</b> Non solo non voglio fare la psico–analisi, ma non ne ho neppur di bisogno. E la mia salute non proviene solo dal fatto che mi sento un privilegiato in mezzo a tanti martiri. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Non è per il confronto ch’io mi senta sano. Io sono sano, assolutamente. Da lungo tempo io sapevo che la mia salute non poteva essere altro che la mia convinzione e ch’era una sciocchezza degna di un sognatore ipnagogico di volerla curare anziché persuadere. Io soffro bensì di certi dolori, ma mancano d’importanza nella mia grande salute. Posso mettere un impiastro qui o là, ma il resto ha da moversi e battersi e mai indugiarsi nell’immobilità come gl’incancreniti. Dolore e amore, poi, la vita insomma, non può essere considerata quale una malattia perché duole. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Ammetto che per avere la persuasione della salute il mio destino dovette mutare e scaldare il mio organismo con la lotta e sopratutto col trionfo. Fu il mio commercio che mi guarì e voglio che il dottor S. lo sappia. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Attonito e inerte, stetti a guardare il mondo sconvolto, fino al principio dell’Agosto dell’anno scorso. <b>Allora io cominciai a comperare.</b> Sottolineo questo verbo perché ha un significato più alto di prima della guerra. In bocca di un commerciante, allora, significava ch’egli era disposto a comperare un dato articolo. Ma quando io lo dissi, volli significare ch’io ero compratore di qualunque merce che mi sarebbe stata offerta. Come tutte le persone forti, io ebbi nella mia testa una sola idea e di quella vissi e fu la mia fortuna. L’Olivi non era a Trieste, ma è certo ch’egli non avrebbe permesso un rischio simile e lo avrebbe riservato agli altri. Invece per me non era un rischio. Io ne sapevo il risultato felice con piena certezza. Dapprima m’ero messo, secondo l’antico costume in epoca di guerra, a convertire tutto il patrimonio in oro, ma v’era una certa difficoltà di comperare e vendere dell’oro. L’oro per così dire liquido, perché più mobile, era la merce e ne feci incetta. Io effettuo di tempo in tempo anche delle vendite ma sempre in misura inferiore agli acquisti. Perché cominciai nel giusto momento i miei acquisti e le mie vendite furono tanto felici che queste mi davano i grandi mezzi di cui abbisognavo per quelli. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Con grande orgoglio ricordo che il mio primo acquisto fu addirittura apparentemente una sciocchezza e inteso unicamente a realizzare subito la mia nuova idea: una partita non grande d’incenso. Il venditore mi vantava la possibilità d’impiegare l’incenso quale un surrogato della resina che già cominciava a mancare, ma io quale chimico sapevo con piena certezza che l’incenso mai più avrebbe potuto sostituire la resina di cui era differente toto genere. Secondo la mia idea il mondo sarebbe arrivato ad una miseria tale da dover accettare l’incenso quale un surrogato della resina. E comperai! Pochi giorni or sono ne vendetti una piccola parte e ne ricavai l’importo che m’era occorso per appropriarmi della partita intera. Nel momento in cui incassai quei denari mi si allargò il petto al <b>sentimento della mia forza e della mia salute</b>. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Il dottore, quando avrà ricevuta quest’ultima parte del mio manoscritto, dovrebbe restituirmelo tutto. Lo rifarei con chiarezza vera perché come potevo intendere la mia vita quando non ne conoscevo quest’ultimo periodo? Forse io vissi tanti anni solo per prepararmi ad esso! </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Naturalmente io non sono un ingenuo e scuso il dottore di vedere nella vita stessa una manifestazione di malattia. <b>La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti</b>. A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. Sarebbe come voler turare i buchi che abbiamo nel corpo credendoli delle ferite. Morremmo strangolati non appena curati.<b> </b></span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;"><b>La vita attuale è inquinata alle radici.</b> L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza... nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco! </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">Ma non è questo, non è questo soltanto. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;"><b>Qualunque sforzo di darci la salute è vano</b>. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. Allorché la rondinella comprese che per essa non c’era altra possibile vita fuori dell’emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte più considerevole del suo organismo. La talpa s’interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s’ingrandì e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;"><b>Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo</b> e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. <b>La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare.</b> Altro che psico–analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati. </span><span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;"><b>Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.</b></span></div>
<div style="text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">
<span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify; text-indent: 34.0157px;">
<span style="color: #003366; font-family: "palatino linotype"; text-indent: 0.9cm;">____________________________________________</span></div>
<span style="background-color: #fefce0; color: #003366; font-family: "palatino linotype"; font-size: 16px; text-align: justify; text-indent: 34.0157px;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-SEjhiM7ZoIk/WlZx-N-fRYI/AAAAAAAAJ7I/uFtGtSsTdJ4a0Sc4t-jptTF7cvazjLAfgCLcBGAs/s1600/9statua%2Bsvevo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="400" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-SEjhiM7ZoIk/WlZx-N-fRYI/AAAAAAAAJ7I/uFtGtSsTdJ4a0Sc4t-jptTF7cvazjLAfgCLcBGAs/s320/9statua%2Bsvevo.jpg" width="215" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-ucUXe4DG1Q8/WlZyA9RYzUI/AAAAAAAAJ7M/9cP4EEphCg4EeKWRiW3RtytY640J3GL6QCLcBGAs/s1600/11statua%2Bjoyce.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="351" data-original-width="400" height="280" src="https://1.bp.blogspot.com/-ucUXe4DG1Q8/WlZyA9RYzUI/AAAAAAAAJ7M/9cP4EEphCg4EeKWRiW3RtytY640J3GL6QCLcBGAs/s320/11statua%2Bjoyce.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-cGXkgV8QA38/WlZyIEA5zlI/AAAAAAAAJ7Q/vx-wQombQnka-aGqFIT-EsGbIITntKx6ACLcBGAs/s1600/13lettera%2Bjoyce.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="762" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-cGXkgV8QA38/WlZyIEA5zlI/AAAAAAAAJ7Q/vx-wQombQnka-aGqFIT-EsGbIITntKx6ACLcBGAs/s320/13lettera%2Bjoyce.jpg" width="238" /></a></div>
<br />
<br />
<b><a href="https://weblearn.ox.ac.uk/access/content/user/5076/ATTI/PETRONI.pdf">Petroni: Svevo e la letteratura come pratica igienica</a></b><br />
<br />
<b><a href="http://www.lumsa.it/sites/default/files/UTENTI/u675/Tortora%20sull'ultimo%20capitolo%20della%20Coscienza%20di%20Zeno.pdf">Tortora; Zeno antieroe modernista</a></b><br />
<br />
<b><a href="http://www.fareletteratura.it/2012/02/01/presentazione-critica-la-coscienza-di-zeno-di-italo-svevo/">http://www.fareletteratura.it/2012/02/01/presentazione-critica-la-coscienza-di-zeno-di-italo-svevo/</a></b><br />
<br />
(Dal liceo Fermi)<br />
<br />
<div align="center" class="MsoHeader" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px; text-align: center;">
<b><span style="font-size: 14pt;">Svevo e la società “malata”</span></b></div>
<div align="center" class="MsoHeader" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px; text-align: justify;">
<i><span style="font-size: 11pt;">Una Vita </span></i><span style="font-size: 11pt;">è il romanzo d’esordio di Ettore Schmidt, in arte Italo Svevo. Subito si intravede il tema comune a tutte le opere di Svevo, ovvero la nevrosi. Questo si presenta in <i>Una Vita</i> sotto la forma dell’inetto per eccellenza, l’incapace Alfonso Nitti. Questo inetto vive male; un rapporto con la realtà mediato dalla propria frustrazione. Sono le sue elucubrazioni personali che lo portano a vivere ancora peggio. C’è una sola possibilità di dare un senso alla vita: la letteraturizzazione della vita stessa. <b><u>La scrittura è lo sfogo della nevrosi</u>.</b> La parte viva della vita è quella scritta. Già in questo Italo Svevo si avvicina a Leopardi. In particolare all’ultimo Leopardi, quello della<i> Ginestra</i>, che cerca di dare un senso alla vita tramite la poesia (come la <i>Ginestra</i> dona il suo profumo per alleviare i dolori, così il poeta dona la sua poesia). Alfonso fallisce sia come ideologo, sia come letterato ribelle. Alcuni fondamentali collegamenti con Leopardi sono l’umanità meschina, la <u><b>situazione elevata dell’intellettuale ormai quasi completamente inibita dalla società di massa</b></u>, la lotta impossibile dell’inetto contro la sua natura<u>, la decadenza delle funzioni intellettuali nella società di massa</u>. La differenza con Leopardi sta nel fatto che <u>Italo Svevo non fornisce mai un modello positivo o giusto</u>, che sia un eroe vero nella realtà del suo tempo. Anche Macario, lo specchio di Alfonso, è visto sotto aspetti negativi, sempre in tutto il romanzo. La letteratura non è più considerata come valore superiore, aristocrazia dello spirito, ma appare degradata a gioco di società e a strumento di seduzione, e non esiste via di fuga da questa società malata: <u>la nevrosi è un sintomo di distacco della realtà</u>.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #ffbbe8; color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 11pt;"> Anche <i>Senilità</i>, come <i>Una vita</i>, ha come protagonista un inetto. Ma la differenza sta nel fatto che <u>Emilio Brentani</u> pur essendo ancora un letterato, non si oppone più alla “normalità” in nome di una formazione umanistica, ma anzi <u>accetta le consuetudini borghesi e vi si uniforma</u>. All’opposizione io-società, letteratura-vita del precedente romanzo segue quella tutta interiore, fra desiderio e repressione.Da vile e incapace qual è, Emilio sogna l’uscita dal nido e il godimento dei piaceri della vita attraverso la figura di Angiolina. Tuttavia, sarà proprio nel rapporto con Angiolina - per Emilio sostanziale rapporto con la realtà - che emergerà <u><b>l'inettitudine </b>e l'immaturità</u> del protagonista. Infatti Emilio critica la società in cui vive per il fatto che non può sposare la ragazza ma in verità prova una forte paura nei confronti del sesso e della donna, tanto da giungere a trasfigurarla in figura angelica e pura, dalla quale invece Angiolina, superficiale, vanitosa e bugiarda, è infinitamente lontana. Così anche <b><u>la letteratura e la filosofia gli servono come strumenti di difesa alla sua incapacità di vivere e come mediazioni rispetto al reale</u>.</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #ffbbe8; text-align: justify;">
<div style="color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px;">
<span style="font-size: 11pt;"> All’interno de <i>La coscienza di Zeno, </i>l'autoanalisi del protagonista scompone criticamente la realtà in cui vive e soprattutto il mondo alto-borghese degli affari e della finanza. <u>La realtà borghese, che si autorappresenta sana, viene smascherata come malata</u> attraverso un capovolgimento del rapporto fra sanità e malattia, per cui il protagonista crede di essere guarito solo perché, diventando profittatore di guerra, si è inserito tra i presunti "sani"; ma sono proprio essi che porteranno il mondo alla distruzione descritta nell' ultimo capitolo del romanzo. Queste pagine conclusive risultano fortemente contraddittorie e complesse poiché da una parte Zeno dichiara di essere guarito, ma dall'altra afferma che <u>l'uomo è inevitabilmente destinato alla distruzione e all'estinzione</u>, <u>proprio a causa della civiltà come egli la ha concepita e costruita</u>. La presunta guarigione del protagonista è attribuita ad un'unica causa, il "commercio", cioè la speculazione di guerra che affama i più deboli. La conclusione è che l'uomo è malato senza speranza perché, per sentirsi guarito, deve affermare sé stesso contro gli altri: la guarigione del singolo procede dunque di pari passo con la distruzione dell'umanità. Il messaggio finale dell'opera costituisce perciò una terribile <u>accusa all'umanità</u> e si concretizza in una <u>profezia di catastrofe per il futuro</u>, dalla quale l'uomo non sembra avere alcuna via di scampo. E' dunque possibile individuare un forte debito nei confronti del <b>pensiero leopardiano</b>, il cui pessimismo e la cui critica al progresso e alla società sembrano aver influenzato profondamente il pensiero di Svevo.</span></div>
<div>
<div style="color: #00264c; font-family: trebuchet, "trebuchet ms", arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 22px;">
<span style="font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<span face=""trebuchet" , "trebuchet ms" , "arial" , sans-serif" style="color: #660000; font-size: 15px; line-height: 22px;"><b>DA Barilli La linea Pirandello-Svevo: </b></span><br />
<span face=""trebuchet" , "trebuchet ms" , "arial" , sans-serif" style="color: #660000; font-size: 15px; line-height: 22px;"><b><a href="http://xoomer.virgilio.it/martarta/Svevo.htm">http://xoomer.virgilio.it/martarta/Svevo.htm</a></b></span></div>
<div>
</div>
</div>
___________________________________________<br />
<br />
<a href="https://www.blogger.com/blog/page/edit/3932219150429398200/2069700140130452626"><span style="font-size: large;">Saggio: La "conoscenza" di Svevo? </span></a><br />
<span style="font-size: 24px;">(prefazione a <span style="font-style: italic;">La Coscienza di Zeno</span> editore Barbera, di Magda Indiveri)</span><br />
<br />
<span style="font-size: large;">Dedicato a Zeno...</span><br />
<div style="text-align: right;">
<i style="background-color: white; color: #444444; font-family: "Lucida Grande", Verdana, Arial, sans-serif; line-height: 22px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">“È cosa evidente e osservata tuttogiorno, che gli uomini di maggior talento sono i piú difficili a risolversi tanto al credere quanto all’operare; i piú incerti, i piú barcollanti e temporeggianti, i piú tormentati da quell’eccessiva pena dell’irresoluzione; i piú inclinati e soliti a lasciar le cose come stanno; i piú tardi, restii, difficili a mutar nulla del presente, malgrado l’utilità o necessità conosciuta. E quanto è maggiore l’abito di riflettere e la profondità dell’indole, tanto è maggiore la difficoltà e l’angustia di risolvere”. </i><span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; line-height: 22px; text-align: justify;"> </span><br />
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; line-height: 22px; text-align: justify;">(G. Leopardi, <i>Zibaldone</i>, Recanati 1821)</span><br />
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; line-height: 22px; text-align: justify;"><br /></span>
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; line-height: 22px; text-align: justify;"></span><br />
<span face=""lucida grande" , "verdana" , "arial" , sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; line-height: 22px; text-align: justify;"><br /></span></div>
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/OtV6HcgoWJw" width="560"></iframe><br />
<span style="font-size: 24px;"><br /></span>
<br />
<span style="font-size: 24px;"></span><br />
<div class="MsoNormal" style="background: rgb(245, 229, 213); line-height: normal; margin-bottom: 7.5pt;">
<span style="font-size: 24px;"><a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"><b><span style="color: #3e5b74; font-family: "times"; font-size: 10.5pt;">LETTERATURA</span></b></a><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><span style="color: #444444; font-family: "times"; font-size: 10.5pt; text-transform: uppercase;">04 Marzo 2018</span></span><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><b><span style="color: #444444; font-family: "times"; font-size: 10.5pt;">Il Sole 24 Ore domenica</span></b></span><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><span style="font-family: "times"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="background: rgb(245, 229, 213); line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 24px;"><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><span style="color: #777777; font-family: "times"; font-size: 13.5pt;">maurizio serra<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background: rgb(245, 229, 213); line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 24px;"><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><b><span style="font-family: "times"; font-size: 24pt;">Svevo, una
voce in maschera<o:p></o:p></span></b></span></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background: rgb(245, 229, 213); line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 24px;"><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><b><i><span style="font-family: "times"; font-size: 14.5pt;">Un acuto
ritratto dell’eternamente scisso Italo-Ettore, accostato agli arcitaliani
Malaparte e D’Annunzio<o:p></o:p></span></i></b></span></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background: rgb(245, 229, 213); line-height: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 24px;"><span style="mso-bookmark: _GoBack;"><span style="font-family: "times"; font-size: 13.5pt;">Una trilogia
sull’Italia, anzi sugli italiani, è quella cui da un decennio attende Maurizio
Serra: monumento inattuale, in tempi che certo non incoraggiano studi
letterari, come nel suo caso, sovranamente disinteressati. <i>Antivita di Italo
Svevo</i> è la seconda puntata; «Arcitaliano» s’era soprannominato il
protagonista della prima, Curzio Malaparte (a sua volta scritta in francese e
pubblicata da Grasset nel 2011, conseguendo il Goncourt per la saggistica,
prima di uscire da Marsilio; <i>Svevo ou l’Antivie </i>è del ’13), ma il suo
vero nome, Suckert, era tedesco. Non così diversa la scelta di Svevo, al secolo
Aron Hector Schmitz: al punto che la più suggestiva biografia precedente,
quella di John Gatt-Rutter, s’intitolava <i>Alias Italo Svevo</i>. Questione
non da poco, quella del “nome segreto” nella cultura ebraica: radice da Svevo
rinnegata nel 1896, all’atto delle nozze con la ricca Livia Veneziani, su
esplicita richiesta della famiglia di lei da tempo assimilata; ma in seguito
dissimulata anche nella sua opera (come gli rimprovererà Giacomo Debenedetti).
Sicché ha un sapore di ironica rivincita postuma – sulla <i>tribù</i>
Veneziani, che aveva assunto-imprigionato Ettore-Italo nella sua florida
fabbrica di vernici sottomarine; e soprattutto su sua suocera, l’occhiutissima
Olga – sapere che la figlia Letizia assumerà, come proprio, il <i>nom de plume</i>
di suo padre.<br />
L’abiura della fede di famiglia è solo un aspetto, per Predrag Matvejevi?
intervistato da Serra, dell’«<i>ex-istenza</i>» di Svevo: cioè di un’identità
sempre scissa fra l’aderire e il rifuggire a determinati modelli (il borghese
compiaciuto e il ribelle, già socialista poi anarchico; l’imprenditore zelante
e l’artista “analitico” e quietamente distruttivo; lo scrittore che non si
arrende mai – anche nella «lunga ibernazione» seguita ai fiaschi di <i>Una vita
</i>e <i>Senilità</i> – e colui che depreca la «nociv<i>ità</i>» della
letteratura). L’adozione dello pseudonimo, dunque, risponde a tutto meno che a
un caso. In questa chiave di <i>voce in maschera </i>andrà presa la scrittura
di Svevo: le cui irregolarità gli vennero a lungo rimproverate, ma che saprà
mettere a frutto come <i>lingua minore</i> (tipica della condizione di
frontiera, nonché del suo <i>mélange</i> famigliare), per dirla col paradigma
che Deleuze e Guattari metteranno a punto su Kafka (un “caso” parallelo su cui
Svevo avrebbe voluto scrivere un saggio che – a differenza della bellissima
conferenza sull’amico Joyce – non fece in tempo a scrivere). Se Zeno si chiama
così – ha visto Marina Beer – è perché resta sempre uno<i> Xènos</i>, uno
straniero. Nel <i>Contro Sainte-Beuve </i>dirà Proust (altro “caso” che gli
verrà accostato) che «i bei libri sono scritti sempre in una lingua straniera».<br />
«Io diffido del vecchio animale (io)», scriverà Svevo a Montale (fra i
protagonisti della sua clamorosa “scoperta” – insufflato da Bobi Bazlen quanto
Larbaud e Crémieux lo erano stati da Joyce, che a Trieste aveva insegnato
inglese al più anziano collega): anticipando le invettive di Gadda nei
confronti del «più lurido di tutti i pronomi». Ma è paradosso squisitamente
sveviano che questa interpretazione del <i>Je est un autre </i>venga da lui
condotta, sempre, nel teatro dell’io. È la conduzione «drammatica» del romanzo
– quella in cui «il punto di vista del protagonista» rappresenta «l’unica
sorgente della narrazione» – che un venticinquenne Giuseppe Pontiggia (così
anticipando orientamenti critici dei decenni successivi: con Guglielminetti,
Lavagetto, Mazzacurati, Pedullà e, più di recente, Guido Guglielmi e Giovanni
Palmieri) metteva a fuoco nella sua tesi di laurea proprio a Svevo dedicata, a
Milano nel 1959, e ora opportunamente pubblicata in volume (dopo essere uscita
in estratto sulla rivista della Neoavanguardia, «il verri», nel ’60, e poco
prima della morte recuperata dallo stesso Pontiggia su «Kamen’»). Questo
«analismo […] incessante, implacabile, inesorabile» è la «lente» – di qui il
bel titolo dato al testo di Pontiggia dalla sua fedele curatrice, Daniela
Marcheschi – con cui Svevo guarda se stesso e, attraverso se stesso, il mondo.
Quest’acuta attenzione «tecnica» ai procedimenti narrativi era del tutto
controcorrente nella dominante idealista (o sociologistica) del tempo, ma non
dissimula la proiezione del Pontiggia che sbarcava il lunario, allora, come
impiegato di banca attendendo alle belle lettere <i>per</i> <i>intervalla
insaniæ </i>(esperienza che, giusto l’anno dopo, ritrarrà nel suo primo
romanzo, <i>La morte in banca </i>appunto). Proprio come, a suo tempo, il bravo
borghese Schmitz.<br />
È lo sdoppiamento su cui, sin dal titolo, s’impernia l’interpretazione di Serra
(il quale, diplomatico di professione, con ogni probabilità vive paradossi non
dissimili). La letteratura come <i>antivita</i>: antimateria notturna che
riflette, rovesciate, le convenzioni e le ritualità dell’esistenza “ufficiale”.
Ed è grazie a questo dispositivo che Svevo – l’<i>inetto</i>, l’illuso, il
fallito Schmitz – finisce per salvarsi. Zeno, e più di lui il Vecchione del
“quarto romanzo” (capolavoro incompiuto – interrotto dall’incidente d’auto del
settembre ’28 – e tuttora sconosciuto: col quale Svevo, attraversato il
rompicapo-Joyce, si avvicinava ai modi dell’anti-romanzo modernista), sono
prosopopee dell’«ultimo uomo» – così s’intitola l’ultimo, bellissimo capitolo
di Serra – che alla fine, <i>against all odds</i>, la fa franca.<br />
E allora davvero l’esistenza di Svevo si può leggere, come faceva Debenedetti,
all’inverso speculare di quella di Kafka. Tanto questa è figura tragicamente
sacrificale quanto Svevo applica, alla propria sorte, il medesimo balsamo
dell’ironia, la stessa <i>lente</i> benevola, e diciamo pure complice, da lui
usata sui suoi protagonisti. Dopo la sorte tragica del primo <i>avatar</i>,
Alfonso Nitti, e quella amarissima del secondo, Emilio Brentani, Svevo ha
capito che «l’unico modo per debellarle», queste «forze distruttive», «consiste
nel non prenderle sul serio». Lui sì, lo Straniero per eccellenza, fu
l’Arcitaliano.<br />
Letterato sopraffino, Maurizio Serra tutte queste cose le scrive benissimo; ma
mette a frutto, pure, il suo “primo mestiere”. Non solo perché la sua
erudizione storica ci fornisce i dati più inediti (per esempio sull’adesione al
fascismo della <i>tribù</i> Veneziani – che non guadagnerà loro, però, la
sospirata “discriminazione” allo scoccare delle Leggi Razziali proclamate
proprio a Trieste – dalla quale, al solito, Svevo si sottrae: lui, il campione
della <i>senilità</i>, ben poteva dire, quando petulava <i>Giovinezza</i>, che
«in questa epoca non è permesso di esser vecchi»). Lo si diceva, quella di
Serra è una riflessione sui costumi degli italiani: che dimostra, nella sua
intelligenza, come proprio la <i>lente della letteratura</i> – a dispetto del
discredito in cui oggi è tenuta – resti la più acuta, sull’antropologia di un
popolo. Lo dimostra il fatto che il terzo “campione” della trilogia è,
invertendo l’ordine degli addendi, Gabriele d’Annunzio (fresco di stampa, da
Grasset, <i>D’Annunzio le magnifique</i>): modello inarrivato di Malaparte, e
anti-modello realizzato di Svevo. Anche il suo era uno pseudonimo. Pare insomma
volerci dire, Serra, che gli italiani, per guardarsi dentro, non possono far
altro che usare una lente rovesciata.<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Maurizio Serra, <i>Antivita di Italo Svevo </i>, Aragno, pagg. XXIII-393, € 25;
Giuseppe Pontiggia, <i>La lente di Svevo</i> , Edizioni Dehoniane, pagg. 167, € 17,50 <br />
Andrea Cortellessa...<o:p></o:p></span></span></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
<span style="mso-bookmark: _GoBack;"></span>
</span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 24px;"><br /></span>
<span style="font-size: 24px;"><br /></span></div>
<span style="font-size: 24px;">
</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-71658763382553408292020-12-21T09:53:00.002+01:002023-11-04T21:36:30.722+01:00Luigi Pirandello <a href="https://3.bp.blogspot.com/_E4eZA4HKk-Q/S8tWeOQJwRI/AAAAAAAAAng/HWuZiWcOkeQ/s1600/pirand3.gif" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/_E4eZA4HKk-Q/S8tWeOQJwRI/AAAAAAAAAng/HWuZiWcOkeQ/s400/pirand3.gif" width="183" /></a><br />
<div align="left" style="margin-left: 10px;">
<br /></div>
<div style="margin-left: 10px; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: maroon; font-size: 13pt;"> Io penso che la vita è una molto triste buffoneria,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: maroon; font-size: 13pt;">poiché abbiamo in noi, </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">senza sapere né come né perché né da chi</span></div>
</div>
<div style="margin-left: 10px; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: maroon; font-size: 13pt;">la necessità di ingannare di continuo noi stessi </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">con la spontanea creazione di una realtà </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">(una per ciascuno e non mai la stessa per tutti) </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria.</span></div>
</div>
<div style="margin-left: 10px;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: maroon; font-size: 13pt;"> Chi ha capito il gioco non riesce più a ingannarsi; </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">ma chi non riesce più a ingannarsi </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">non può più prendere né gusto né piacere alla vita. </span><span style="color: maroon; font-size: 13pt;">Così è.</span></div>
</div>
<div style="margin-left: 250px; text-align: center;">
<span style="color: maroon;"><span style="font-size: 13pt; font-style: italic;">Luigi Pirandello</span></span></div>
<div style="margin-left: 300px; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="margin-left: 10px; text-align: center;">
<i><span style="color: maroon; font-size: 11pt;">(Dalla lettera autobiografica inviata a Filippo Sùrico,</span></i></div>
<div style="margin-left: 10px; text-align: center;">
<i><span style="color: maroon; font-size: 11pt;">direttore del periodico romano Le Lettere</span></i></div>
<div style="margin-left: 10px; text-align: center;">
<i><span style="color: maroon; font-size: 11pt;">e pubblicata sul nel numero del 15 ottobre 1924.)</span></i></div>
<div align="left" style="margin-left: 10px;">
<br /></div>
<span style="font-size: 21px; font-weight: bold;"><a href="http://www.lafrusta.net/pro_pirandello.html">Biografia e opere</a> </span><br />
<br />
<span style="font-size: large;"><b><a href="http://www.pirandelloweb.com/">http://www.pirandelloweb.com/</a></b></span><div><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div><div><span style="font-size: large;"><b><a href="https://www.pirandelloweb.com/pirandello-binet/">L'influenza su Pirandello di Alfred Binet, "Les alterations de la personalitè"</a><br /></b></span>
<a name='more'></a><br />
<b style="color: #351c75; font-size: 21px;">DA Luigi Pirandello, <i>Novelle per un anno</i></b><br />
<br />
<b><a href="http://www.classicitaliani.it/pirandel/novelle/04_048.htm">IL TRENO HA FISCHIATO</a> (1914)</b><br />
<b><br /></b>
<b><a href="http://www.oilproject.org/lezione/luigi-pirandello-novella-il-treno-ha-fischiato-sintesi-trama-6272.html">COMMENTO</a> (da Ojl Project)</b><br />
<br />
____________________________________________________________________________<br />
<br />
<div class="normale" style="color: #351c75;">
<div>
<span style="font-size: 21px; font-weight: bold;">"La carriola"</span></div>
<span style="font-weight: bold;"><br /></span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Quand’ho qualcuno attorno, non la guardo mai; ma sento che mi guarda lei, mi guarda, mi guarda senza staccarmi un momento gli occhi d’addosso.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Vorrei farle intendere, a quattr’occhi, che non è nulla; che stia tranquilla; che non potevo permettermi con altri questo breve atto, che per lei non ha alcuna importanza e per me è tutto. Lo compio ogni giorno al momento opportuno, nel massimo segreto, con spaventosa gioja, perché vi assaporo, tremando, la voluttà d’una divina, cosciente follia, che per un attimo mi libera e mi vendica di tutto.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Dovevo essere sicuro (e la sicurezza mi parve di poterla avere solamente con lei) che questo mio atto non fosse scoperto. Giacché, se scoperto, il danno che ne verrebbe, e non soltanto a me, sarebbe incalcolabile. Sarei un uomo finito. Forse m’acchiapperebbero, mi legherebbero e mi trascinerebbero, atterriti, in un ospizio di matti.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Il terrore da cui tutti sarebbero presi, se questo mio atto fosse scoperto, ecco, lo leggo ora negli occhi della mia vittima.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Sono affidati a me la vita, l’onore, la libertà, gli averi di gente innumerevole che m’assedia dalla mattina alla sera per avere la mia opera, il mio consiglio, la mia assistenza; d’altri doveri altissimi sono gravato, pubblici e privati: ho moglie e figli, che spesso non sanno essere come dovrebbero, e che perciò hanno bisogno d’esser tenuti a freno di continuo dalla mia autorità severa, dall’esempio costante della mia obbedienza inflessibile e inappuntabile a tutti i miei obblighi, uno piú serio dell’altro, di marito, di padre, di cittadino, di professore di diritto, d’avvocato. Guai, dunque, se il mio segreto si scoprisse!</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">La mia vittima non può parlare, è vero. Tuttavia, da qualche giorno, non mi sento piú sicuro. Sono costernato e inquieto. Perché, se è vero che non può parlare, mi guarda, mi guarda con tali occhi e in questi occhi è così chiaro il terrore, che temo qualcuno possa da un momento all’altro accorgersene, essere indotto a cercarne la ragione.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Sarei, ripeto, un uomo finito. Il valore dell’atto ch’io compio, può essere stimato e apprezzato solamente da quei pochissimi, a cui la vita si sia rivelata come d’un tratto s’è rivelata a me.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Dirlo e farlo intendere, non è facile. Mi proverò.</span></div>
<div class="normale" style="margin-top: 12pt;">
<span style="font-weight: bold;">Ritornavo, quindici giorni or sono, da Perugia, ove mi ero recato per affari della mia professione.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Uno degli obblighi miei piú gravi è quello di non avvertire la stanchezza che m’opprime, il peso enorme di tutti i doveri che mi sono e mi hanno imposto, e di non indulgere minimamente al bisogno di un po’ di distrazione, che la mia mente affaticata di tanto in tanto reclama. L’unica che mi possa concedere, quando mi vince troppo la stanchezza per una briga a cui attendo da tempo, è quella di volgermi a un’altra nuova.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">M’ero perciò portate in treno, nella busta di cuojo, alcune carte nuove da studiare. A una prima difficoltà incontrata nella lettura, avevo alzato gli occhi e li avevo volti verso il finestrino della vettura. Guardavo fuori, ma non vedevo nulla, assorto in quella difficoltà.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Veramente non potrei dire che non vedessi nulla. Gli occhi vedevano; vedevano e forse godevano per conto loro della grazia e della soavità della campagna umbra. Ma io, certo, non prestavo attenzione a ciò che gli occhi vedevano.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Se non che, a poco a poco, cominciò ad allentarsi in me quella che prestavo alla difficoltà che m’occupava, senza che per questo, intanto, mi s’avvistasse di piú lo spettacolo della campagna, che pur mi passava sotto gli occhi limpido, lieve, riposante.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Non pensavo a ciò che vedevo e non pensai piú a nulla: restai, per un tempo incalcolabile, come in una <b><span style="color: #cc0000;">sospensione vaga e strana, ma pur chiara e placida. Ariosa. </span></b>Lo spirito mi s’era quasi alienato dai sensi, in una lontananza infinita, ove avvertiva appena, chi sa come, con una delizia che non gli pareva sua, il <b><span style="color: #cc0000;">brulichio </span></b>d’una vita diversa, non sua, ma che avrebbe potuto esser sua, non qua, non ora, ma là, in quell’infinita lontananza; d’una vita remota, che forse era stata sua, non sapeva come né quando; di cui gli alitava il ricordo indistinto non d’atti, non d’aspetti, ma quasi di desiderii prima svaniti che sorti; con una pena di non essere, angosciosa, vana e pur dura, quella stessa dei fiori, forse, che non han potuto sbocciare; il brulichio, insomma, di una vita che era da vivere, là lontano lontano, donde accennava con palpiti e guizzi di luce; e non era nata; nella quale esso, lo spirito, allora, sì, ah, tutto intero e pieno si sarebbe ritrovato; anche per soffrire, non per godere soltanto, ma di sofferenze veramente sue.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Gli occhi a poco a poco mi si chiusero, senza che me n’accorgessi, e forse seguitai nel sonno il sogno di quella vita che non era nata. Dico forse, perché, quando mi destai, tutto indolenzito e con la bocca amara, acre e arida, già prossimo all’arrivo, mi ritrovai d’un tratto in tutt’altro animo, con un senso d’atroce afa della vita, in un tetro, plumbeo attonimento, nel quale gli aspetti delle cose piú consuete m’apparvero come votati di ogni senso, eppure, per i miei occhi, d’una gravezza crudele, insopportabile.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Con quest’animo scesi alla stazione, montai sulla mia automobile che m’attendeva all’uscita, e m’avviai per ritornare a casa.</span></div>
<div class="normale" style="margin-top: 12pt;">
<span style="font-weight: bold;">Ebbene, fu nella scala della mia casa; fu sul pianerottolo innanzi alla mia porta.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Io vidi a un tratto, innanzi a quella porta scura, color di bronzo, con la targa ovale, d’ottone, su cui è inciso il mio nome, preceduto dai miei titoli e seguito da’ miei attributi scientifici e professionali, vidi a un tratto, come da fuori, me stesso e la mia vita, ma per non riconoscermi e per non riconoscerla come mia.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Spaventosamente d’un tratto mi s’impose la certezza, che l’uomo che stava davanti a quella porta, con la busta di cuojo sotto il braccio, l’uomo che abitava là in quella</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">casa, non ero io, non ero stato mai io. Conobbi d’un tratto d’essere stato sempre come assente da quella casa, dalla vita di quell’uomo, non solo, ma veramente e propriamente da ogni vita. Io non avevo mai vissuto; non ero mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscer mia, da me voluta e sentita come mia. Anche il mio stesso corpo, la mia figura, quale adesso improvvisamente m’appariva, così vestita, così messa su, mi parve estranea a me; come se altri me l’avesse imposta e combinata, quella figura, <b><span style="color: #cc0000;">per farmi muovere in una vita non mia, per farmi compiere in quella vita, da cui ero stato sempre assente, atti di presenza, nei quali ora, improvvisamente, il mio spirito s’accorgeva di non essersi mai trovato, mai, </span></b>mai! Chi lo aveva fatto così, quell’uomo che figurava me? chi lo aveva voluto così? chi così lo vestiva e lo calzava? chi lo faceva muovere e parlare così? chi gli aveva imposto tutti quei doveri uno piú gravoso e odioso dell’altro? Commendatore, professore, avvocato, quell’uomo che tutti cercavano, che tutti rispettavano e ammiravano, di cui tutti volevan l’opera, il consiglio, l’assistenza, che tutti si disputavano senza mai dargli un momento di requie, un momento di respiro – ero io? io? propriamente? ma quando mai? E che m’importava di tutte le brighe in cui quell’uomo stava affogato dalla mattina alla sera; di tutto il rispetto, di tutta la considerazione di cui godeva, commendatore, professore, avvocato, e della ricchezza e degli onori che gli erano venuti dall’assiduo scrupoloso adempimento di tutti quei doveri, dell’esercizio della sua professione?</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Ed erano lì, dietro quella porta che recava su la targa ovale d’ottone il mio nome, erano lì una donna e quattro ragazzi, che vedevano tutti i giorni con un fastidio ch’era il mio stesso, ma che in loro non potevo tollerare, quell’uomo insoffribile che dovevo esser io, e nel quale io ora vedevo un estraneo a me, un nemico. Mia moglie? i miei figli? Ma se non ero stato mai io, veramente, se veramente non ero io (e lo sentivo con spaventosa certezza) quell’uomo insoffribile che stava davanti alla porta; di chi era moglie quella donna, di chi erano figli quei quattro ragazzi? Miei, no! Di quell’uomo, di quell’uomo che il mio spirito, in quel momento, se avesse avuto un corpo, il suo vero corpo, la sua vera figura, avrebbe preso a calci o afferrato, dilacerato, distrutto, insieme con tutte quelle brighe, con tutti qua doveri e gli onori e il rispetto e la ricchezza, e anche la moglie, sì, fors’anche la moglie...</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Ma i ragazzi?</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Mi portai le mani alle tempie e me le strinsi forte.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">No. Non li sentii miei. Ma attraverso un sentimento strano, penoso, angoscioso, di loro, quali essi erano fuori di me, quali me li vedevo ogni giorno davanti, che avevano bisogno di me, delle mie cure, del mio consiglio, del mio lavoro; attraverso questo sentimento e col senso d’atroce afa col quale m’ero destato in treno, mi sentii rientrare in quell’uomo insoffribile che stava davanti alla porta.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Trassi di tasca il chiavino; aprii quella porta e rientrai anche in quella casa e nella vita di prima.</span></div>
<div class="normale" style="margin-top: 12pt;">
<span style="font-weight: bold;">Ora la mia tragedia è questa. Dico mia, ma chi sa di quanti!</span></div>
<div class="normale" style="color: #cc0000;">
<span style="font-weight: bold;">Chi vive, quando vive, non si vede: vive... Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive piú: la subisce, la trascina. Come una cosa morta, la trascina. Perché ogni forma è una morte.</span></div>
<div class="normale" style="color: #cc0000;">
<span style="font-weight: bold;">Pochissimi lo sanno; i piú, quasi tutti, lottano, s’affannano per farsi, come dicono, uno stato, per raggiungere una forma; raggiuntala, credono d’aver conquistato la loro vita, e cominciano invece a morire. Non lo sanno, perché non si vedono; perché non riescono a staccarsi piú da quella forma moribonda che hanno raggiunta; non si conoscono per morti e credono d’esser vivi. Solo si conosce chi riesca a veder la forma che si è data o che gli altri gli hanno data, la fortuna, i casi, le condizioni in cui ciascuno è nato. Ma se possiamo vederla, questa forma, è segno che la nostra vita non è piú in essa: perché se fosse, noi non la vedremmo: la vivremmo, questa forma, senza vederla. e morremmo ogni giorno di piú in essa, che è già per sì una morte, senza conoscerla. Possiamo dunque vedere e conoscere soltanto ciò che di noi è morto. Conoscersi è morire.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Il mio caso è anche peggiore. Io vedo non ciò che di me è morto; vedo che non sono mai stato vivo, vedo la forma che gli altri, non io, mi hanno data, e sento che in questa forma la mia vita, una mia vera vita, non c’è stata mai. Mi hanno preso come una materia qualunque, hanno preso un cervello, un’anima, muscoli, nervi, carne, e li hanno impastati e foggiati a piacer loro, perché compissero un lavoro, facessero atti, obbedissero a obblighi, in cui io mi cerco e non mi trovo. E grido, l’anima mia grida dentro questa forma morta che mai non è stata mia: – Ma come? io, questo? io, così? ma quando mai? – E ho nausea, orrore, odio di questo che non sono io, che non sono stato mai io; di questa forma morta, in cui sono prigioniero, e da cui non mi posso liberare. Forma gravata di doveri, che non sento miei, oppressa da brighe di cui non m’importa nulla, fatta segno d’una considerazione di cui non so che farmi; forma che è questi doveri, queste brighe, questa considerazione, fuori di me, sopra di me: cose vuote, cose morte che mi pesano addosso, mi soffocano, mi schiacciano e non mi fanno piú respirare.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Liberarmi? Ma nessuno può fare che il fatto sia come non fatto, e che la morte non sia, quando ci ha preso e ci tiene.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Ci sono i fatti. Quando tu, comunque, hai agito, anche senza che ti sentissi e ti ritrovassi, dopo, negli atti compiuti; quello che hai fatto resta, come una prigione per te. E come spire e tentacoli t’avviluppano le conseguenze delle tue azioni. E ti grava attorno come un’aria densa, irrespirabile la responsabilità, che per quelle azioni e le conseguenze di esse, non volute o non prevedute, ti sei assunta. E come puoi piú liberarti? C<b><span style="color: #cc0000;">ome potrei io nella prigione di questa forma non mia, ma che rappresenta me quale sono per tutti, quali tutti mi conoscono e mi vogliono e mi rispettano, accogliere e muovere una vita diversa, una mia vera vita?</span></b> una vita in una forma: che sento morta, ma che deve sussistere per gli altri, per tutti quelli che l’hanno messa su e la vogliono così e non altrimenti? Dev’essere questa, per forza. Serve così, a mia moglie, ai miei figli, alla società, cioè ai signori studenti universitari della facoltà di legge, ai signori clienti che m’hanno affidato la vita, l’onore, la libertà, gli averi. Serve così, e non posso mutarla, non posso prenderla a calci e levarmela dai piedi; ribellarmi, vendicarmi, se non per un attimo solo, ogni giorno, con l’atto che compio nel massimo segreto, cogliendo con trepidazione e circospezione infinita il momento opportuno, che nessuno mi veda.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Ecco. Ho una vecchia cagna lupetta, da undici anni per casa, bianca e nera, grassa, bassa e pelosa, con gli occhi già appannati dalla vecchiaja.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Tra me e lei non c’erano mai stati buoni rapporti. Forse, prima, essa non approvava la mia professione, che non permetteva si facessero rumori per casa; s’era messa però ad approvarla a poco a poco, con la vecchiaja; tanto che, per sfuggire alla tirannia capricciosa dei ragazzi, che vorrebbero ancora ruzzare con lei giú nel giardino, aveva preso da un pezzo il partito di rifugiarsi qua nel mio studio da mane a sera, a dormire sul tappeto col musetto aguzzo tra le zampe. Tra tante carte e tanti libri, qua, si sentiva protetta e sicura. Di tratto in tratto schiudeva un occhio a guardarmi, come per dire:</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">«Bravo, sì, caro: lavora; non ti muovere di lì, perché è sicuro che, finché stai lì a lavorare, nessuno entrerà qui a disturbare il mio sonno.»</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Così pensava certamente la povera bestia. La tentazione di compiere su lei la mia vendetta mi sorse, quindici giorni or sono, all’improvviso, nel vedermi guardato così.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Non le faccio male; non le faccio nulla. Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero un momento, mi alzo cauto, pian piano, dal mio seggiolone, perché nessuno s’accorga che la mia sapienza temuta e ambita, la mia sapienza formidabile di professore di diritto e d’avvocato, la mia austera dignità di marito, di padre, si siano per poco staccate dal trono di questo seggiolone; e in punta di piedi mi reco all’uscio a spiare nel corridojo, se qualcuno non sopravvenga; chiudo l’uscio a chiave, per un momento solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d’esser pazzo, d’esser pazzo per un attimo solo, d’uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta, di distruggere, d’annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia; corro a lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di dietro e <i>le faccio fare la carriola</i>: le faccio muovere cioè otto o dieci passi, non piú, con le sole zampette davanti, reggendola per quelle di dietro.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Questo è tutto. Non faccio altro. Corro subito a riaprire l’uscio adagio adagio, senza il minimo cricchio, e mi rimetto in trono, sul seggiolone, pronto a ricevere un nuovo cliente, con l’austera dignità di prima, carico come un cannone di tutta la mia sapienza formidabile.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Ma, ecco, la bestia, da quindici giorni, rimane come basita a mirarmi, con quegli occhi appannati, sbarrati dal terrore. Vorrei farle intendere – ripeto – che non è nulla; che stia tranquilla, che non mi guardi così.</span></div>
<div class="normale" style="color: #cc0000;">
<span style="font-weight: bold;">Comprende, la bestia, la terribilità dell’atto che compio.</span></div>
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;">Non sarebbe nulla, se per scherzo glielo facesse uno dei miei ragazzi. Ma sa ch’io non posso scherzare; non le è possibile ammettere che io scherzi, per un momento solo; e seguita maledettamente a guardarmi, atterrita.</span></div>
<br />
_____________________________________________________________________________<br />
<b><span style="color: red;"><br /></span></b>
<b><span style="color: red;">PIRANDELLO DRAMMATURGO</span></b><br />
<br />
<span style="font-size: 21px;"><b><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/u4dlMvYLL-Y" width="420"></iframe></b></span><br />
<br />
<br />
<span style="font-weight: bold;">__________________________________________</span><br />
<div class="normale">
<span style="font-weight: bold;"><br /></span><b><a href="http://ht.ly/yWGfo">IL FU MATTIA PASCAL commentato da Geno Pampaloni (video Rai Letteratura)</a></b><br />
<span style="font-weight: bold;"><br /></span><span style="font-weight: bold;"><a href="http://www.sicilyweb.com/musei/ag-cnlp.htm">CASA NATALE DI PIRANDELLO</a></span><br />
<br />
<a href="http://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/2015/03/06/diventare-un-altro/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_content=linktestoprincipale&utm_campaign=aula_lettere_15_03"><b>APPRONDIMENTO: DIVENTARE UN ALTRO </b></a><br />
<br />
______________________________________________________________________________<br />
<h1>
Uno, nessuno e centomila - Riassunto (da Wuz)</h1>
<div class="wuzSommario">
Luigi Pirandello</div>
<div class="wuzTesto">
<i>Uno, nessuno e centomila</i> è l’<b>ultimo romanzo</b> di <b>Luigi Pirandello</b>, pubblicato nel 1926.</div>
<div class="wuzTesto">
<b>Vitangelo Moscarda</b>,
detto Gengè, è un uomo benestante che vive nel paese di Richieri. Una
mattina sua moglie Dida gli fa un’osservazione in sé innocua, ma che lo
fa sprofondare in una <b>profonda crisi esistenziale</b>. La donna infatti gli fa scoprire una <b>lieve pendenza del naso</b>, un piccolo difetto di cui egli non aveva coscienza.<br />
Si
accorge così che lui pensava di conoscersi e di sapere chi fosse, ma
non è così: gli altri vedono in lui una moltitudine di difetti e di
caratteristiche di cui lui non è a conoscenza. <b>Lui non è “uno”</b>, come credeva di essere, <b>ma è “centomila”</b>: ogni persona con cui entra in contatto lo vede in molto diverso. Il suo io è fratturato in un’<b>infinità di maschere</b> in cui lui non si riconosce.<br />
<br />
<span class="wuzfContMultimediale centerOriented"><img alt="Progetto senza titolo (30)" src="https://wuz.it//mm/8857/00548214_b.png" /></span></div>
<div class="wuzTesto">
In
un primo tempo cerca di disfarsi delle immagini fittizie che gli altri
hanno di lui. Considerato da tutti un usuraio, decide di infrangere
platealmente questa maschera. <b>Finge di sfrattare un poveraccio</b>, Marco di Dio, quindi a sorpresa <b>gli regala un’abitazione molto più bella</b>. Ma il tentativo non ha l’effetto sperato: la folla, lungi dal ricredersi di avere una visione distorta della sua persona,<b> lo considera matto</b>.</div>
<div class="wuzTesto">
<b>La “follia” di Vitangelo</b>
(ovvero il suo sforzo di distruggere le maschere) continua: fa
liquidare la banca paterna da cui ricavava il suo benessere, maltratta
la moglie,… Finché gli amministratori, Dida e il suocero non iniziano a
complottare per rinchiuderlo in manicomio.<br />
Vitangelo è avvertito della macchinazione da <b>Anna Rosa, un’amica della moglie</b>.
Vitangelo, riconoscente, prova quindi a renderla partecipe della sua
scoperta esistenziale, ma la donna, spaventata, per lo shock <b>gli spara</b>.<br />
Ora
tutti sono convinti che Vitangelo abbia avuto una relazione illegittima
con Anna Rosa, cosa non vera. Ma Vitangelo decide di sopportare questa
maschera, non vera, come dopotutto non sono vere tutte le altre.</div>
<div class="wuzTesto">
Fa mostra di pentimento, come se fosse davvero colpevole, dona tutti i suoi averi e costruisce un <b>ospizio per i poveri</b>, dove lui stesso <b>va a vivere</b>.<br />
Solo, povero, creduto pazzo da tutti, Vitangelo in qualche modo ne esce vincitore: ora <b>non è più costretto a essere “qualcuno”, può essere “nessuno”</b>,
rifiutare ogni identità e rinnegare il suo stesso nome, abbandonarsi
allo scorrere puro dell’essere e disgregarsi nella natura, vivendo
attimo per attimo senza cristallizzarsi in nessuna maschera. Ora è
nuvola, ora è vento, ora albero,…</div>
<div class="wuzTesto">
<a href="http://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/pirandello/uno_nessuno_e_centomila/pdf/pirandello_uno_nessuno.pdf"><br /></a></div>
<div class="wuzTesto">
<span style="color: #cc0000;"><b><a href="http://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/pirandello/uno_nessuno_e_centomila/pdf/pirandello_uno_nessuno.pdf">IL ROMANZO PER INTERO </a></b></span><br />
<span style="color: #cc0000;"><br /></span>
<span style="color: #cc0000;">________________________________________________________________________________</span><br />
<span style="color: #cc0000;"><a href="http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/tema-fascismo_manifesti.pdf"><br /></a></span>
<span style="color: #cc0000;"><a href="http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-3/pdf-online/tema-fascismo_manifesti.pdf">I MANIFESTI DEGLI INTELLETTUALI (Zanichelli)</a></span><br />
<br />
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Manifesto_degli_intellettuali_fascisti">MANIFESTO INTELLETTUALI FASCISTI </a><br />
<span style="color: #cc0000;"><br /></span>
<span style="color: #cc0000;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Manifesto_degli_intellettuali_antifascisti">MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI ANTIFASCISTI</a></span></div>
</div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-43195214691696399522020-12-15T14:03:00.010+01:002023-11-04T21:37:19.787+01:00Carlo Lorenzini (Collodi) e il suo PINOCCHIO<p><span style="font-family: georgia;"><b><a href="https://library.weschool.com/lezione/carlo-collodi-lorenzini-pinocchio-opere-perrault-9264.ht"> BIO BIBLIO grafia dell'autore</a></b></span></p><p><span style="font-family: georgia;"><b><a href="pav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/futurofiaba/libro_e_cenni_biografici.pdf">Scheda del romanzo</a></b></span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MY4x0T5xfDo/X9i1sPSeACI/AAAAAAAAmEU/1q0v_ZENbGkfT8Ye4wZfrPlGU6iBay3_gCLcBGAsYHQ/s600/pinocchio%2B3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="400" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-MY4x0T5xfDo/X9i1sPSeACI/AAAAAAAAmEU/1q0v_ZENbGkfT8Ye4wZfrPlGU6iBay3_gCLcBGAsYHQ/w426-h640/pinocchio%2B3.jpg" width="426" /></a></div><br /><span><a name='more'></a></span><span style="font-family: georgia;"><br /></span><p></p><p align="center" style="background: white; margin-top: 0cm; text-align: center;"><strong><span style="color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">Piero Dorfles,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Indagine su Pinocchio, 2018<o:p></o:p></span></span></strong></p>
<p style="background: white; margin-top: 0cm;"><span style="font-family: georgia;"><strong><span style="color: #495b66;">Il romanzo di formazione</span></strong><span style="color: #495b66;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p style="background: white; margin-top: 0cm;"><span style="color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;"><i><span> </span>Babbino mio, […] se sapeste quante disgrazie mi son piovute sul
capo e quante cose mi sono andate a traverso! Figuratevi che il giorno che voi,
povero babbino, col vendere la vostra casacca, mi compraste l’Abbecedario per
andare a scuola, io scappai a vedere i burattini, e il burattinajo mi voleva
mettere sul fuoco perché gli cocessi il montone arrosto, che fu quello poi che
mi dètte cinque monete d’oro, perché le portassi a voi, ma io trovai il Gatto e
la Volpe che mi condussero all’Osteria del Gambero Rosso, dove mangiarono come
lupi, e partito solo di notte incontrai gli assassini che si messero a corrermi
dietro; e io via e loro dietro, e io via e loro sempre dietro, e io via, finché
mi impiccarono a un ramo della Quercia Grande, dovecché la bella Bambina dai
capelli turchini mi mandò a prendere con una carrozzina, e i medici quando
m’ebbero visitato, dissero subito: – «Se non è morto, è segno che è sempre vivo»
– e allora mi scappò detta una bugia, e il naso cominciò a crescermi e non mi
passava più dalla porta di camera, motivo per cui andai con la Volpe e col
Gatto a sotterrare le quattro monete d’oro, ché una l’avevo spesa all’Osteria,
e il Pappagallo si messe a ridere, e viceversa di duemila monete non trovai più
nulla, la quale il Giudice quando seppe che ero stato derubato mi fece subito
mettere in prigione per dare una soddisfazione ai ladri.</i><o:p></o:p></span></span></p>
<p style="background: white; margin-top: 0cm;"><span style="color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">Il monologo che Pinocchio sciorina davanti all’incanutito Geppetto
nel ventre del Pesce-cane è visibilmente diverso da quelli precedenti. È più
connesso, più maturo nell’eloquio, più consapevole della concatenazione degli
eventi. Dopo una prima parte, concitata ma realistica, restano nessi incongrui
come quel «dovecché» che segue l’impiccagione e precede l’arrivo della
carrozzina della Fata, e quel «motivo per cui» che dovrebbe rappresentare la
giustificazione logica del passaggio dall’allungamento del naso in casa della
Fata al sotterramento delle monete d’oro, e invece rappresenta l’ultima
sconnessione di questo terzo e definitivo monologo. Dopo, avremo soltanto il
breve percorso, in un solo capitolo, del passaggio dalla perdizione alla
redenzione che si verifica dopo il transito purificatore nel ventre del Pesce-cane.
Ma la conclusione, pur sgrammaticata, con quel «la quale» che non c’entra
nulla, è analitica, potente, matura: il giudice l’ha fatto mettere in prigione
«per dare una soddisfazione ai ladri». Qui Pinocchio manifesta una capacità di
riflessione che finora non gli avevamo conosciuta; il processo di crescita
intellettuale che si sta manifestando è figlio di quanto gli è «andato a
traverso», e in questo le avventure, o meglio le disavventure, sono i riti di
passaggio che Pinocchio deve superare per arrivare alla conclusione logica
della fiaba. «Il burattino passa da un orrore all’altro, prende bastonate
sempre più pesanti fino a quando cederà le armi. Tutto questo è il prezzo che
bisogna pagare per potersi confondere nella società civile. […] Diventerà un bravo
ragazzo solo dopo aver scoperto che il mondo è abitato da truffatori e da
giudici che mettono in galera gli innocenti citrulli» [Cerami, 2002, p. xxiv].<o:p></o:p></span></span></p>
<p style="background: white; margin-top: 0cm;"><span style="color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">Nel monologo «L’arruffìo logico-sintattico mima alla perfezione
la tumultuosità fanciullesca dei suoi sentimenti» [Spinazzola, 1997, p. 64], ma
compone anche un piccolo capolavoro di riassunto per immagini delle vicende
appena trascorse, come nota con una bella similitudine Lavagetto: «Il pericolo,
la minaccia, l’inganno, il sotterfugio, i fantasmi, le improvvise apparizioni
si succedono come se, ad evocarli, fosse una lanterna magica in cui un
operatore frenetico inserisse una diapositiva dietro l’altra» [2003, p. 271]. E
infatti la commozione di Pinocchio, quando ritrova Geppetto, è tale che «ci
mancò un ette che non cadesse in delirio», e «mugolava confusamente e
balbettava delle parole tronche e sconclusionate», prima di gettargli le
braccia al collo. Una costruzione linguistica che è il segno di una maturazione
emotiva di Pinocchio, e infatti in quest’ultimo monologo «torna la paratassi,
che serve a connotare la tachicardia del narratore: è segno della sua
commozione» [Lavagetto, cit., p. 270].<o:p></o:p></span></span></p>
<p style="background: white; margin-top: 0cm;"><span style="color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">La perdita dell’innocenza non passa tanto attraverso una
maturazione razionale, quanto piuttosto attraverso l’accumularsi
dell’esperienza del carattere ingiusto e contraddittorio della società in cui i
grilli parlanti lo vogliono a tutti i costi inserire. Fino all’ingestione da
parte del Pesce-cane, Pinocchio subisce gli avvenimenti con la sottomissione di
chi non si chiede nemmeno il perché delle cose. È stato «inaccessibile
all’esperienza» [Manganelli, 1977, p. 85], attento solo alle sue disordinate
pulsioni. Il mondo, tra il reale e il magico, che ha dovuto affrontare, l’ha
preso così com’è.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="background: white; color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">«La metamorfosi non è un evento che accade d’improvviso a
conclusione del racconto, ma un percorso che precede l’avvio e si sviluppa fin
dal principio della narrazione» [Gagliano, 2012,</span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="background: white; color: #495b66;"><span style="font-family: georgia;">«Com’ero buffo quand’ero burattino!» Quelle che Pinocchio
pronuncia alla conclusione del libro sono «Le prime parole che pronuncia a se
stesso» [Cerami, 2002, p. xxvi]. È la prima volta, nel racconto, in cui
Pinocchio si osserva con occhio analitico, e nel momento in cui prende
coscienza della propria individualità e della separazione definitiva
dall’irresponsabilità infantile, ecco che si profila la nascita dell’Io, e del
principio di realtà. E con la fine del libro si conclude anche, logicamente, il
processo di formazione che ne è la sostanza ultima.</span><span face="Arial, sans-serif"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="background: white; color: #495b66;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="background: white; color: #495b66;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ixlL6XIoAKg/X9i9mYpak4I/AAAAAAAAmE0/UeRV_Jl9fbEzXPhQhtL7C3OH75KZeGL6wCLcBGAsYHQ/s642/Pinocchio%2BsuGiornaleperibambini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="642" data-original-width="540" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ixlL6XIoAKg/X9i9mYpak4I/AAAAAAAAmE0/UeRV_Jl9fbEzXPhQhtL7C3OH75KZeGL6wCLcBGAsYHQ/w269-h320/Pinocchio%2BsuGiornaleperibambini.jpg" width="269" /></a></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><span style="background: white; color: #495b66;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-itvYZJjEu2c/X9i2GCXrk8I/AAAAAAAAmEg/Ag4lKaM_cz8KzdeLB3FaSVYH6u2Dy9laACLcBGAsYHQ/s912/pinocchio%2B2%2B.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="673" data-original-width="912" src="https://1.bp.blogspot.com/-itvYZJjEu2c/X9i2GCXrk8I/AAAAAAAAmEg/Ag4lKaM_cz8KzdeLB3FaSVYH6u2Dy9laACLcBGAsYHQ/s320/pinocchio%2B2%2B.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="background: white; color: #495b66;"><br /></span><p></p><h1 id="docTitle" style="background-color: white; color: #b74f19; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.416em; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.2; margin: 1.35em 0px 0px; padding: 0px;"><span class="text"><span lang="fr" xml:lang="fr"><a href="https://journals.openedition.org/cei/1040?lang=it"><strong style="color: #b57819; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 0.916em; font-style: inherit;">Veronica <span class="familyName">Bonanni, </span></strong><i>Pinocchio, eroe di legno. Modelli mitologici, fiabeschi, realistici</i></a></span></span></h1><p class="MsoNormal"><o:p><b><a href="https://lingue.uniurb.it/matdid/martelli/2010-11/GM%20su%20Pinocchio.pdf">Gianfranco Marrone, PARALLELISMI E TRADUZIONE: IL CASO MANGANELLI 1 </a></b></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="tab-stops: 292.0pt;"><b><a href="http://www.arabeschi.it/23-il-pinocchio-parallelo/">Filippo Milani, da "Arabeschi" il pinocchio parallelo</a></b><span style="mso-tab-count: 1;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="tab-stops: 292.0pt;"><b>Daniela Marcheschi IN UN VIDEO su Pinocchio e la menzogna:</b> </p><p class="MsoNormal" style="tab-stops: 292.0pt;"><a href="https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/05/Daniela-Marcheschi-Pinocchio-08f5db55-413c-4c90-992f-00b000d55486.html">https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/05/Daniela-Marcheschi-Pinocchio-08f5db55-413c-4c90-992f-00b000d55486.html</a></p>
<p class="MsoNormal" style="tab-stops: 292.0pt;"><o:p> </o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-A8W7cr-dSjA/X9i2NTa8XMI/AAAAAAAAmEk/fScU_dUx6KEZZsgTM0A8JgGKUZcOaqDZwCLcBGAsYHQ/s500/pinocchio%2BL.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="337" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-A8W7cr-dSjA/X9i2NTa8XMI/AAAAAAAAmEk/fScU_dUx6KEZZsgTM0A8JgGKUZcOaqDZwCLcBGAsYHQ/s320/pinocchio%2BL.jpg" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-72335246501238377042020-12-10T21:52:00.004+01:002023-11-04T21:37:37.440+01:00Matilde Serao<div align="center" style="background-color: white; color: #00264c; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 22.88px; text-align: -webkit-center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Un'altra forma di "verismo" è rappresentata da Matilde Serao</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-LIyeV5alTP8/Vr5JId3gTNI/AAAAAAAADcY/NVBHQ7H5efY/s1600/matilde-serao.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="170" src="https://3.bp.blogspot.com/-LIyeV5alTP8/Vr5JId3gTNI/AAAAAAAADcY/NVBHQ7H5efY/s320/matilde-serao.jpg" width="320" /></a></div>
<i><span style="font-family: "trebuchet ms";"><br /></span></i></div>
<div style="background-color: white; line-height: 22.88px; text-align: center;">
<div style="color: #00264c; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="line-height: 22.88px;">Matilde Serao nacque nel 1856 a Patrasso da padre napoletano e da madre greca. Alla caduta del Regno borbonico, la famiglia si trasferì a Napoli, dove Matilde nel 1874 conseguì il diploma di maestra presso l’istituto <i>Pimentel Fonseca</i> di Piazza del Gesù. Si impiegò quindi come ausiliaria ai Telegrafi di Stato, mentre nel tempo libero iniziò a coltivare interesse per la letteratura ed il giornalismo.</span><span face=""verdana" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="line-height: 22.88px;"> </span><span style="line-height: 22.88px;">L’esordio come scrittrice avvenne nel <i>Giornale di Napoli</i>, dapprima con articoli d’appendice, poi con novelle in cui si firmava con lo pseudonimo di <i>Tuffolina</i> .</span></span></div>
<div style="color: #00264c; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;">
</span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="color: #00264c; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;">
<a href="https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/matilde-serao/"><br /></a></div>
<span style="font-family: trebuchet ms;"><a href="https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/matilde-serao/">Biografia di Matilde Serao</a></span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; max-width: 740px; text-align: center; text-indent: 35.45pt;">
<div style="color: black; font-family: times, serif; font-size: 16px;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="text-align: right; text-indent: 35.45pt;"></span></span><br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "trebuchet ms";"><br /></span></div>
<span style="color: black; font-family: "times" , serif; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: black; font-family: "times" , serif; font-size: large;"><i style="text-indent: 35.45pt;"><span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="text-align: right; text-indent: 35.45pt;">"</span></span><span style="font-family: "times" , serif; text-align: right; text-indent: 35.45pt;">dal </span><span style="font-family: "times" , serif; text-align: right; text-indent: 35.45pt;">primo giorno che ho scritto, </span></i></span></div>
<span style="color: black; font-family: "times" , serif; font-size: large;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal; max-width: 740px; text-align: left; text-indent: 35.45pt;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; font-size: large; text-align: justify;"><i><span style="font-family: "times" , serif; text-align: right; text-indent: 35.45pt;">io non ho mai voluto e saputo esser altro che un fedele, umile cronista della </span><span style="font-family: "times" , serif; text-align: right; text-indent: 35.45pt;">mia memoria”. M.S.</span></i></span></div>
</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: "times new roman"; line-height: normal; max-width: 740px; text-indent: 35.45pt;">
<div style="color: black;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><b style="font-family: verdana, sans-serif; text-align: left; text-indent: 0px;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></b>
</span></div>
<div style="text-align: left; text-indent: 0px;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: xx-small;"><span style="background-color: white; font-size: large;"><b>Opere di Matilde Serao:<i><span style="color: red;"> </span></i></b></span></span></span><br />
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: xx-small;"><span style="background-color: white; font-size: large;"><b><i><span style="color: red;">Il ventre di Napoli</span></i></b></span></span></span><br />
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span face=""verdana" , sans-serif" style="font-size: xx-small;"><span style="background-color: white; font-size: large;"><b> le <i><span style="color: magenta;">Novelle</span></i>. </b></span></span></span></div>
<div style="color: black;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><b style="font-family: verdana, sans-serif; text-align: left; text-indent: 0px;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></b></span></div>
</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal; max-width: 740px; text-indent: 35.45pt;">
</div>
<div style="border: 0px; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 16px; line-height: 24px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="color: red;">Il ventre di Napoli</span></span></em><span style="color: #333333;"> è un’inchiesta a puntate che nel 1884 l’allora ventottenne Matilde Serao pubblicò sul </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; color: #333333; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Capitan Fracassa</em><span style="color: #333333;"> per rispondere alla proposta del ministro Agostino Depretis di bonificare Napoli sventrandone i quartieri più poveri. Il titolo riecheggiava volutamente quello di </span><strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #333333; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Il_ventre_di_Parigi" style="background-color: transparent; border: 0px; color: #743399; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" target="_blank"><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Le ventre de Paris</em></a>,</strong><span style="color: #333333;"> romanzo di Emile Zola sulla dura realtà popolare parigina.</span></span></div>
<div align="center" style="border: 0px; color: #333333; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 16px; line-height: 24px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><a href="http://farm3.static.flickr.com/2778/4489639737_2cf78c70db_o.jpg" style="background-color: transparent; border: 0px; color: #743399; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" target="_blank"><img alt="Napoli. Foto Alinari" border="2" height="282" src="https://farm3.static.flickr.com/2778/4489639737_2cf78c70db_o.jpg" style="background-color: transparent; border: none; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" title="Napoli. Foto Alinari" width="400" /></a></span><br />
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 13px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="background-color: transparent; border: 0px; color: black; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Napoli. Alla Fontana, 1895ca, Archivi Alinari – Firenze<br />© Fratelli Alinari-Firenze.</span></span></span></div>
<div style="border: 0px; color: #333333; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 16px; line-height: 24px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il ventre di Napoli</em> inizia così:</span></div>
<blockquote style="background-color: #efefef; border: 0px; color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<blockquote style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<div style="background-color: transparent; border: 0px; color: #333333; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 24px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
BISOGNA SVENTRARE NAPOLI
</div>
</blockquote>
</blockquote>
<br />
<blockquote style="background-color: #efefef; border: 0px; color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<blockquote style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<div style="background-color: transparent; border: 0px; color: #333333; font-family: georgia, "bitstream charter", serif; font-size: 16px; font-style: italic; line-height: 24px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate
torto, perchè voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo,
certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via
Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del
tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e
oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre;
tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non
vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'altra parte; il governo a
cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei
prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei
direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si
beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti
ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti
vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto
renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e quanto renda
il lotto. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve
conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che
questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza
suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perchè siete ministro? </div>
<div style="background-color: transparent; border: 0px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="color: #333333; font-family: "georgia" , "bitstream charter" , serif;"><span style="line-height: 24px;"><i><a href="http://www.liberliber.it/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/il_ven_p.pdf"></a></i></span></span></span></div>
</blockquote>
</blockquote>
IL TESTO COMPLETO<br />
<blockquote style="background-color: #efefef; border: 0px; color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<blockquote style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; padding: 0px 3em; quotes: none; vertical-align: baseline;">
<div style="background-color: transparent; border: 0px; margin-bottom: 24px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="color: #333333; font-family: "georgia" , "bitstream charter" , serif;"><span style="line-height: 24px;"><i><a href="http://www.liberliber.it/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/il_ven_p.pdf">http://www.liberliber.it/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/il_ven_p.pdf</a></i></span></span></span></div>
</blockquote>
</blockquote>
<div style="color: black; font-family: "times new roman"; line-height: normal;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-FMGuwFqoRvs/X9iE6gKLFZI/AAAAAAAAmD0/M11kcDEIqfAcEgsZnwtdi6rKDyVdtj4lACLcBGAsYHQ/s2048/20201215_103723%2B%25281%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1552" data-original-width="2048" src="https://1.bp.blogspot.com/-FMGuwFqoRvs/X9iE6gKLFZI/AAAAAAAAmD0/M11kcDEIqfAcEgsZnwtdi6rKDyVdtj4lACLcBGAsYHQ/s320/20201215_103723%2B%25281%2529.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: "times new roman"; line-height: normal; max-width: 740px; text-indent: 35.45pt;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><span style="color: magenta; font-family: "times" , serif; font-size: x-large;"><b>Dalle Novelle: </b></span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: times, serif; line-height: normal; max-width: 740px; text-align: center; text-indent: 35.45pt;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: "times new roman"; font-size: 16px; line-height: normal; max-width: 740px; text-align: center; text-indent: 35.45pt;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;"><b><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i>"Palco borghese" (qui il <a href="http://www.intratext.com/IXT/ITA2926/_P32.HTM">Link)</a></i></span></b></span><br />
<br />
________________________________________________________________________</div>
</div>
</div>
</div>
<div style="color: #00264c; font-family: verdana, arial, helvetica, sans-serif;">
<span style="font-family: "trebuchet ms"; text-align: justify;">
</span></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-41373871238477994982020-11-19T17:49:00.009+01:002023-11-04T21:38:07.589+01:00NATURALISMO, VERISMO, VERGA<span style="font-size: large;"><br /></span>
<b style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><span style="font-size: large;">Introduzione al Naturalismo</span></b><br />
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div>
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Gli scrittori veristi italiani nell’elaborare le loro teorie letterarie e nello scrivere le loro opere, prendono le mosse, sia pur con sensibili divergenze, dal Naturalismo che si afferma in Francia negli anni Settanta dell'ottocento. .</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"> La parola “Naturalismo” compare per la prima volta in un <b>sa</b></span><span style="font-size: small;"><b>ggio del 1858 del critico positivista Hippolyte Taine (1828-1893). </b>D’altra parte lo stesso Taine nel 1865 darà un contributo alla teoria del romanzo e allo studio dei temperamenti umani mostrando che gli individui sono sempre determinati da tre fattori: le leggi della razza e dell’eredità, l’ambiente sociale, il momento storico (in francese<b>: race, milieu, moment).</b></span></span><br />
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><b></b></span></span><br />
<a name='more'></a><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><b><br /></b></span></span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> Per Taine il modello di "scrittore scienziato" era <b>Balzac</b>, l’autore di quel grandioso quadro della società francese nell’età della Restaurazione, che è la <b>Commedia umana</b>, sottolineando la sua precisione di anatomista e di chimico nell’analizzare la natura umana e le sue eccezioni patologiche. </span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> Accanto a Balzac, proposto da Taine, modelli letterari della scuola naturalista furono i romanzieri realisti degli anni Cinquanta e Sessanta: in primo luogo <b>Gustave Flaubert</b>, l’autore di <b><i>Madame Bovary</i></b> (1857), per la sua teoria dell’impersonalità (scriveva Flaubert nel 1857: “<i>L’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai.</i>”); in secondo luogo i fratelli <b>Jules</b><b> ed Edmond de Goncourt,</b> per la loro cura di costruire i loro romanzi in base ad una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali rappresentati e per l’attenzione dimostrata ai ceti inferiori, a fenomeni di degradazione umana e a casi patologici. Esemplare in tale direzione è il romanzo <i><b>Germinie Lacerteux</b> </i>(1865), che analizza la degradazione fisica e psicologica di una camerirera isterica.</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> Ma il vero caposcuola del Naturalismo fu <b>Emile Zola</b> (1840-1902). </span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Le concezioni che stanno alla base della narrativa zoliana si trovano esposte nella forma più organica nel volume<b> <i>Il romanzo sperimentale</i></b> del 1880. Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze, applicato in un primo tempo ai corpi inanimati (chimica, fisica), poi ai corpi viventi (fisiologia), deve essere ora applicato anche alla sfera “spirituale”, agli atti intellettuali e passionali dell’uomo. Di conseguenza la letteratura e la filosofia, che hanno come oggetto di indagine tali atti, devono entrare a far parte delle scienze, adottando il metodo sperimentale (da qui la formula “<i>romanzo sperimentale</i>”).</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> Queste concezioni prendono corpo nell’opera fondamentale di Zola, <i>I Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo Impero</i>. Si tratta di un ciclo di venti romanzi, pubblicati fra il 1871 e il 1893, in cui rifacendosi alla <i>Commedia umana</i> di Balzac, lo scrittore traccia un quadro della società francese del secondo Impero attraverso le vicende dei membri di una famiglia.</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> Dietro la facciata dei propositi scientifici e del crudo realismo “sociale” è facile però scorgere in Zola il permanere di un temperamento fondamentalmente romantico, che si rivela talora in episodi lirici o idillici. Anche nello stile Zola è lontano dalla secchezza essenziale del puro referto scientifico: la sua prosa è spesso ridondante, corposa, ricca di colore e di sonorità.</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> In Italia l’influenza del Naturalismo comincia dopo l’uscita dell’<i>Assommoi</i>r[L’ammazzatoio] nel 1877 e l’entusiastica recensione che ne fece, nello stesso anno, <b>Luigi Capuana</b> sul “<i>Corriere della Sera</i>”: alcuni romanzieri e critici italiani cominciano a progettare la nascita anche nel nostro paese del “romanzo moderno” ispirato agli stessi principi del Naturalismo francese. Questo gruppo di scrittori <b>si riunisce a Milano </b>fra la fine del 1877 e la primavera del 1878 e dà vita al movimento del Verismo corispondente al Naturalismo francese.</span><br />
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><b><span style="font-size: x-large;"> Il verismo</span> </b></span><br />
<span style="color: #cc0000; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><b><br /></b></span>
<span style="color: #cc0000; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><b> Il primo racconto verista di Giovanni Verga , <i>Rosso Malpelo</i>, esce nell’estate del 1878; il primo romanzo verista di Capuana, <i>Giacinta</i>, è del 1879. L’anno dopo uscirà <i>Vita dei campi </i>di Verga che, all’inizio del 1881, pubblicherà il primo romanzo del ciclo dei “Vinti”,<span style="background-color: blue;"><span style="background-color: #f3f3f3;"> <i>I Malavoglia.</i></span></span></b></span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Il verismo italiano accetta pienamente la cultura positivistica, ma sottolinea con assai minore energia il momento scientifico e l’impegno sociale nella rappresentazione. Fa propria la concezione deterministica e la teoria della necessità di muovere dai livelli bassi della scala sociale per risalire a quelli più elevati, ma tende a rifiutare ogni teoria organica che faccia dell’arte un’ancella della scienza.</span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> I veristi italiani sono proprietari terrieri del Sud, legati a posizioni conservatrici o reazionarie: non vivono la realtà cittadina e operaia come fanno i naturalisti francesi, che invece sono spesso democratici, radicali e filosocialisti. Di qui anche la differenza dei contenuti: i veristi rappresentano soprattutto le campagne e i contadini (in misura assai minore la città e gli operai, preferiti invece dai naturalisti francesi) e si ispirano semmai ai problemi posti dalla “questione meridionale”.</span><br />
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"><br /></span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> I veristi più rigorosi furono tre siciliani, Giovanni Verga, Luigi Capuana e Federico De Roberto. Aderirono al Verismo, seppure con minore coscienza teorica, pure Matilde Serao, che rappresenta soprattutto la realtà napoletana, i toscani Renato Fucini e Marco Pratesi. </span><br />
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Pure D’Annunzio ebbe una sua breve stagione verista, mentre la prima lezione del Verismo continuò nel primo Pirandello e nella Deledda. </span></div>
<div align="justify">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: small;">Anche se uno dei capolavori del Verismo uscì nel 1894 (si tratta di <i>I Vicerè</i> di De Roberto), la parabola del Verismo - aperta nel <b>1878 con <i>Rosso Malpelo</i> </b>di Verga - può dirsi conclusa fra il 1889, quando venne pubblicato <i>Il piacere</i> di D’Annunzio, e il 1891, anno in cui Pascoli stampa <i>Myricae</i>. Era cominciata la stagione del <b>Decadentismo</b><b>.</b> </span><br />
<b><br /></b><b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;">---------------------------------------------------------------------------</span></span></span></b><br />
<b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;"><br /></span></span></span></b><b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;"><a href="http://www.linformazione.eu/2011/12/franchetti-sonnino/">LA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLO STATO SOCIALE DELLA SICILIA: RELAZIONE DI FRANCHETTI E SONNINO</a><br /></span></span></span></b>
<b><span style="font-size: x-small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130; font-size: x-large;"><br /></span></span></span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: x-small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130; font-size: x-large;">GIOVANNI VERGA</span></span></span></b><br />
<b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;"><br /></span></span></span></b>
<b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;"><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-verga/">BIOGRAFIA </a></span></span></span></b><br />
<b><span style="font-size: small;"><span style="color: lime;"><span style="color: #4c1130;"><br /></span></span></span></b>
<a href="http://www.parchiletterari.com/parchi/giovanniverga/vita.php"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;">http://www.parchiletterari.com/parchi/giovanniverga/vita.php</span></b></a><br />
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote><span style="font-family: helvetica;"><span style="background-color: white; font-size: medium;">"Fu lunga l’esistenza di Giovanni Verga. Salutò, ventenne, l’arrivo di Garibaldi in Sicilia, ma assistette anche al primo conflitto mondiale e al sorgere del Fascismo. Iniziò a scrivere giovanissimo, nella città natale. </span><span style="font-size: medium;"><span style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">A </span><b style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">Catania</b><span style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">, a </span><b style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">Firenze</b><span style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">, a </span><b style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;">Milano</b><span style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;"> realizzò molteplici opere. Diede però vita ai capolavori in un solo decennio. E cioè quando, «da lontano», dalla moderna Milano delle «Banche» e «Imprese industriali», si rivolse a narrare l’iniziale manifestarsi, nel suo mondo originario, della «brama di meglio» e dell’«avidità di ricchezza». Riuscì a consegnarci una straordinaria rappresentazione letteraria della Sicilia ottocentesca. E compì una originalissima operazione di “traduzione”, linguistica e antropologica, funzionale ai bisogni conoscitivi della nuova Italia. Ma la significatività delle sue opere non resta confinata al momento della loro creazione. I suoi vinti dalla «fiumana del progresso» allungano la loro ombra su un’epoca, la nostra, in cui non appare più scontato il nesso tra “più” e “meglio” e il progresso sembra ormai ridotto a un vuoto andare avanti, senza meta e senza possibilità di ritorno. Ritroviamo nel nostro tempo la condizione prefigurata da ’Ntoni all’ombra del nespolo, nel dare l’addio alla sua comunità. </span><span style="background-color: white; text-align: -webkit-auto;"> E il tragico destino di Gesualdo, il suo totale identificarsi con la roba, continua a porci domande di senso.</span></span></span></blockquote></div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: -webkit-auto;"><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<blockquote><span style="font-family: helvetica; font-size: medium;">Con il suo <b>demistificante realismo</b>, con la sua sconsolata forza conoscitiva, con la pietà immanente alla sua opera, mai gridata, Verga entra nella nostra vita. E, a volerlo interrogare, “parla” anche al nostro presente."(<b>Romano Luperini</b>)</span></blockquote></div>
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<br /></div>
<h1 align="left" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: x-large;"><span style="font-size: x-small;">La novella "Fantasticheria"</span><span style="font-size: x-small;"> </span></span></h1>
<h1 style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">La novella che presenta l'esaltazione dei valori patriarcali è divisibile in <span style="background-color: cyan;">quattro blocchi</span>. I primi due contengono la risposta dell'autore alla domanda postagli dall'amica aristocratica. Il terzo è un'anticipazione dei personaggi che in seguito saranno presenti nei Malavoglia. L'ultimo è l'</span>enunciazione dell'<i>ideale dell'ostrica</i> <span style="font-weight: normal;">vale a dire l'eroico attaccamento dei miseri alla propria condizione e la celebrazione della rassegnazione coraggiosa al proprio destino. Al mondo aristocratico e raffinato della giovane dama, di cui l'autore era stato affascinato all'inizio della sua stagione creativa, il Verga contrappone il mondo degli umili e degli oppressi, con la loro vita semplice e povera ma più autentica perché fondata sulla rassegnazione eroica al proprio destino. Vita fatta di valori semplici, di sentimenti e di dolori autentici e non d'atteggiamenti convenzionali e falsi come la società aristocratica. Al mondo della città. caotico e turbinoso, in continua trasformazione, egli contrappone la società arcaica siciliana fatta sì di ritmi sempre uguali, di miseria e lavoro, di gerarchie immutabili, d'egoismi individuali, di violenza della natura, ma per questo più vera perché capace che accettare fino in fondo la durezza della lotta per la vita. Alle "</span><i style="font-weight: normal;">irrequietudini del pensiero vagabondo</i><span style="font-weight: normal;">" lo scrittore contrappone "</span><i style="font-weight: normal;">i sentimenti miti, semplici che si succedono calmi, inalterati di generazione in generazione</i><span style="font-weight: normal;">".</span></span></h1>
<h1 style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> Ma come esprimere questo mondo attraverso il canone dell'impersonalità secondo l'ottica verista? Nella novella il Verga lo spiega bene </span><span style="background-color: cyan;">"<i>Bisogna farsi piccini, chiudere tutto l'orizzonte fra due zolle e guardare col microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori</i>".</span> <span style="font-weight: normal;">In questo modo, adottando il punto di vista di chi vive quella realtà, la lontananza che separa il mondo borghese da quello dei poveri, è superata con la fantasticheria. La superiorità di classe che non permette d'immedesimarsi a fondo nei personaggi rappresentati, è superata attraverso il rimpicciolimento. In conclusione, si può affermare che </span><span style="color: #cc0000;">questa novella-saggio, manifesto della poetica verista del Verga,</span><span style="font-weight: normal;"> è importante poiché, oltre ad introdurre ideali e canoni veristi quali </span></span><span style="color: #cc0000; font-size: small;">il canone dell'impersonalità , la religione della famiglia e l'ideale dell'ostrica</span><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;">,</span><span style="font-weight: normal;"> rompe con tutti i temi presenti nella sua precedente produzione letteraria. Nella novella, infatti, come in quasi tutte le altre, presenti nella raccolta </span><i style="font-weight: normal;">Vita da campi</i><span style="font-weight: normal;">, sono superate le tematiche romantiche riguardanti amori aristocratici e si affermano temi fondamentali che hanno per oggetto il mondo delle plebi meridionali, mondo che in seguito sarà presente nel romanzo </span><i style="font-weight: normal;">I Malavoglia</i><span style="font-weight: normal;">.</span></span></h1>
<div align="center" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<b><span style="font-size: x-large;"><a href="https://www.liberliber.it/mediateca/libri/v/verga/tutte_le_novelle/html/fantasti.htm">QUI L'INTERA NOVELLA </a> </span></b><br />
<b><br /></b></div>
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<b><br /></b></div>
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<b>ALCUNE DEFINIZIONI attribuite dai critici allo stile di Verga</b></div>
<div align="justify" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<b><br /></b></div>
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<b>IMPERSONALITA'</b></div>
<div align="justify" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">E' la scomparsa, l'“eclisse” del narratore dal narrato, che viene <b>teorizzata da Verga nella prefazione al racconto <i>L'amante di Gramigna</i>,</b> in forma di lettera allo scrittore e giornalista Salvatore Farina. Verga si propone di non filtrare i fatti attraverso la propria “lente”, e di mettere invece il lettore di fronte al fatto “nudo e schietto”. Il lettore deve dunque seguire le vicende e lo sviluppo delle passioni dei personaggi come se non fossero raccontate, ma si svolgessero davanti ai suoi occhi, drammaticamente. </span></div>
<div align="justify" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<b>REGRESSIONE</b></div>
<div align="justify" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">In rapporto all'impersonalità, Verga applica anche la tecnica della regressione del punto di vista narrativo, che diviene interno al mondo rappresentato: i fatti devono essere riferiti con le parole della narrazione popolare. Così il narratore tradizionale, portavoce dell'autore (e dunque parlante con lo stile e il linguaggio di una persona colta), “regredisce” nei panni di un narratore incolto, un'anonima voce narrante che ha il punto di vista e il modo di esprimersi dei personaggi stessi.</span></div>
<div style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<b>Romano Luperini <i>Verga moderno</i>, Laterza</b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">Si riapre il caso Verga che all' inizio degli anni 70 mobilitò i critici letterari di sinistra. Si riapre, dopo qualche decennio di oblio, grazie a un libro di Romano Luperini, <i>Verga</i> <i>moderno</i> (Laterza, pagine 185, euro 19)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">Ora che Luperini rilancia un Verga maestro di modernità, precursore di Pirandello e di Tozzi, persino anticipatore delle avanguardie europee, la questione ritorna sul tappeto. «L' interesse per Verga - dice Luperini - ha coinciso con momenti particolarmente drammatici della nostra storia: il primo e il secondo dopoguerra, il ' 68. Nei periodi di tensione gli autori "pesanti" tornano all' ordine del giorno, mentre il postmoderno teorizzava la leggerezza e si concentrava su autori e temi leggeri, a partire anche dalle teorie di Calvino. Per questo, oggi, dopo anni di oblio dovuto anche all' eclissi della critica marxista che ha comportato il declino della discussione sul realismo, possiamo sperare in un ritorno all' attualità di Verga». </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">La <i>querelle</i> anni 70 nacque a partire dall' uscita, nel ' 65, di <i>Scrittori e popolo </i>di Asor Rosa, che proponeva, ricorda Luperini, uno «schema nuovo, molto importante per la nostra generazione». La posizione di Asor Rosa? «Era una posizione provocatoria: mentre il marxismo tradizionale aveva appoggiato il neorealismo e il populismo, Asor Rosa sosteneva che i grandi decadenti sono portatori di verità molto più dei piccolo-borghesi del neorealismo interni al Partito comunista». Ciò che allora, come oggi, separava le diverse prospettive critiche è subito detto, partendo da una domanda cruciale: che rapporto c' è tra l' opera di Verga e la sua <b>ideologia reazionaria?</b> Asor Rosa rispondeva affermando che «la convinzione che il popolo contenga in sé dei valori positivi da contrapporre alla corruttela della società, in Verga non esiste» e che dunque «il rifiuto di un' ideologia progressista costituisce la fonte, non il limite della riuscita verghiana». In definitiva, per Asor Rosa (che non ha mai smesso di dedicarsi al Verga) «il fatto estetico ha proprie leggi, non confondibili con quelle della politica», per questo e<b>gli individua proprio nel «sogno di regressione alle fonti originarie della storia» il pregio dei Malavoglia:</b> «Fantastico viaggio compiuto all' indietro verso le origini del mondo». </span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="color: red;">Per Luperini, «il messaggio più nuovo e radicale» di Verga è un altro: che <i>I Malavoglia</i> si esauriscano nella religione della famiglia o nella poesia di un mondo remoto e incantato (...) significa dimezzarne la lezione e disconoscerne il messaggio forse più nuovo e radicale».</span> A sostegno di questa tesi, apporta numerose osservazioni fino a considerare il capolavoro verghiano come uno «studio sociale»: «C' è - dice - <span style="color: red;">una ricca serie di dati storico-culturali (dal dibattito sulla questione meridionale, <b>all' «Inchiesta in Sicilia» di Franchetti e Sonnino</b>, alla collaborazione attiva a una rivista come la <i>Rassegna settimanale</i>) che dimostra come Verga andò rielaborando nel romanzo fonti etnologiche e materiali sociali»</span>. Sicché, per Luperini, <i>I Malavoglia</i> sono una «ricostruzione intellettuale del mondo di Trezza e non tanto lo sprofondamento nell' oblio di sé in un mondo mitico». Pur riconoscendo che c' è un forte aspetto lirico, Luperini sottolinea la presenza di dati materiali della società, «i pettegolezzi e le cattiverie, i traffici e l' usura di un Paese». Puntando sulla modernità di Verga, Luperini mette a fuoco l' umana partecipazione dell' autore dei Malavoglia per i vinti, la sensibilità per il rovescio oscuro del progresso che sta per sommergere tutto, la consapevolezza di una svolta storica che produce egoismo e alienazione. «Nel <i>Mastro-don Gesualdo</i> - precisa Luperini - chi segue la logica della modernità si autodistrugge, la roba è un cancro che uccide: Verga passa a contrappelo la modernità, ben sapendo che le leggi eterne della lotta per la vita portano lì, verso una selezione naturale. Dunque in lui non c' è rimpianto o nostalgia per il mondo arcaico-rurale, ma lucida e tragica consapevolezza di un trauma storico che conduce allo sradicamento e alla corruzione. Questo è un motivo di estrema attualità in un momento storico, come il nostro, in cui quel che conta è solo il mercato». </span></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">(Recensione di Paolo Di Stefano, <i>Il Corriere della Sera</i> del 16 feb. 2005).</span></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<span style="font-size: small;">________________________________________________</span></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<span style="color: red; font-size: x-large;"><b>LA NOVELLA "LIBERTA' "</b></span></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;"><br /></div>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif">IL TESTO con commento (dall' antologia Bologna -Rocchi "Letteratura come visione del mondo", Zanichelli)</span></div><div class="MsoNormal"><a href="https://innovando.loescher.it/files/6183">https://innovando.loescher.it/files/6183</a></div><div class="MsoNormal"><br /></div><div class="MsoNormal"><a href="https://www.lettereaperte.net/ausgaben/ausgabe-1-2014/liberta-di-verga-ovvero-come-il-testo-rovescia-lideologia-dellautore?page=2">Una interpretazione della novella</a> di Stefano Brugnolo (Lettereaperte)</div><div class="MsoNormal"><br /></div><div class="MsoNormal">A questo link il film di Vancini (1972) <b>Bronte, cronaca di un massacro</b></div><div class="MsoNormal"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=N5w8LLk_6Ok">https://www.youtube.com/watch?v=N5w8LLk_6Ok</a></div><div class="MsoNormal"><br /><br />
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""trebuchet ms" , sans-serif"><br /></span><br />
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
<br /></div>
<div style="font-family: "trebuchet ms", sans-serif;">
___________________________________________________________________________</div>
</div>
</div>
<span style="background-color: white; font-family: "verdana"; font-size: 11pt;"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "verdana";"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 15px;"><br /></span></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Arial, Helvetica; font-size: 13px; margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-41558408790482748472020-11-06T08:03:00.005+01:002023-03-12T14:46:15.056+01:00La Storia<p> Il contributo del poeta Eugenio Montale sul tema:</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;">EUGENIO MONTALE, <em style="box-sizing: inherit;">La Storia</em>, (Satura, Mondadori 1971).</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;">La storia non si snoda<br style="box-sizing: inherit;" />come una catena<br style="box-sizing: inherit;" />di anelli ininterrotta.<br style="box-sizing: inherit;" />In ogni caso<br style="box-sizing: inherit;" />molti anelli non tengono.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non contiene<br style="box-sizing: inherit;" />il prima e il dopo,<br style="box-sizing: inherit;" />nulla che in lei borbotti<br style="box-sizing: inherit;" />a lento fuoco.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non è prodotta<br style="box-sizing: inherit;" />da chi la pensa e neppure<br style="box-sizing: inherit;" />da chi l'ignora. La storia<br style="box-sizing: inherit;" />non si fa strada, si ostina,<br style="box-sizing: inherit;" />detesta il poco a poco, non procede<br style="box-sizing: inherit;" />né recede, si sposta di binario<br style="box-sizing: inherit;" />e la sua direzione<br style="box-sizing: inherit;" />non è nell'orario.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non giustifica<br style="box-sizing: inherit;" />e non deplora,<br style="box-sizing: inherit;" />la storia non è intrinseca<br style="box-sizing: inherit;" />perché è fuori.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non somministra carezze o colpi di frusta.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non è magistra<br style="box-sizing: inherit;" />di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve<br style="box-sizing: inherit;" />a farla più vera e più giusta.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia non è poi<br style="box-sizing: inherit;" />la devastante ruspa che si dice.<br style="box-sizing: inherit;" />Lascia sottopassaggi, cripte, buche<br style="box-sizing: inherit;" />e nascondigli. C'è chi sopravvive.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia è anche benevola: distrugge<br style="box-sizing: inherit;" />quanto più può: se esagerasse, certo<br style="box-sizing: inherit;" />sarebbe meglio, ma la storia è a corto<br style="box-sizing: inherit;" />di notizie, non compie tutte le sue vendette.<br style="box-sizing: inherit;" />La storia gratta il fondo<br style="box-sizing: inherit;" />come una rete a strascico<br style="box-sizing: inherit;" />con qualche strappo e più di un pesce sfugge.<br style="box-sizing: inherit;" />Qualche volta s'incontra l'ectoplasma<br style="box-sizing: inherit;" />d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.<br style="box-sizing: inherit;" />Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.<br style="box-sizing: inherit;" />Gli altri, nel sacco, si credono<br style="box-sizing: inherit;" />più liberi di lui.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><i>Vedi la poesia in queste fotografie dal volume in cui sono comprese le note</i>: </p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><a href="https://www.manzoni.edu.it/sites/default/files/la_storia.pdf">https://www.manzoni.edu.it/sites/default/files/la_storia.pdf</a> )</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;">Se vuoi, confronta questa poesia con quella di <b>EDOARDO SANGUINETI, da <i>Triperuno</i>:</b></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="color: #656565; font-family: Lato, sans-serif;"><b><a href="http://www.edu.lascuola.it/edizionidigitali/Convivio/VB/letture/gatto.pdf">http://www.edu.lascuola.it/edizionidigitali/Convivio/VB/letture/gatto.pdf</a></b></span></p><div style="background-color: #fefdfa; color: #333333; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; text-align: justify;"><em><br /></em></div><div style="background-color: #fefdfa; color: #333333; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; text-align: justify;"><em>questo è il gatto con gli stivali, questa è la pace di Barcellona<br />fra Carlo V e Clemente VII, è la locomotiva, è il pesco<br />fiorito, è il cavalluccio marino: ma se volti pagina, Alessandro,<br />ci vedi il denaro:<br />questi sono i satelliti di Giove, questa è l'autostrada<br />del Sole, è la lavagna quadrettata, è il primo volume dei </em>Poetae</div><div style="background-color: #fefdfa; color: #333333; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; text-align: justify;">Latini Aevi Carolini<em>, sono le scarpe, sono le bugie, è la scuola di Atene, è il burro,<br />è una cartolina che mi è arrivata oggi dalla Finlandia, è il muscolo massetere,<br />è il parto: ma se volti foglio, Alessandro, ci vedi<br />il denaro:<br />e questo è il denaro,<br />e questi sono i generali con le loro mitragliatrici, e sono i cimiteri<br />con le loro tombe, e sono le casse di risparmio con le loro cassette<br />di sicurezza, e sono i libri di storia con le loro storie:<br />ma se volti il foglio, Alessandro, non ci vedi niente.</em></div><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;">___________________________________________</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #656565; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 1rem; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;">SUL DIBATTITO STORICO PUOI VEDERE</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span face="Lato, sans-serif" style="color: #656565;"><a href="https://www.casadellacultura.it/756/il-sapere-storico-oggi">https://www.casadellacultura.it/756/il-sapere-storico-oggi</a></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; line-height: 1.6; margin-bottom: 15px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><a href="https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/il-tempo-nella-storia/">https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/il-tempo-nella-storia/</a></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-16480190890835324002020-10-30T09:07:00.005+01:002023-11-20T14:03:01.406+01:00WU MING SUL ROMANZO STORICO<div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix3xhntYISKy_pyxMRkjY2SQdOyPfX0BERHKcyBF6Ax9BsZoeOmOUFU8ghV2oHvezvk8nocaFeBBs8cmn4EiXmzOZjV56thk6oQp6w5bGZY4rR9I850yHoYZCv89LindvuGqwnAYARvqrMXboN2Ja5CCh8UCAi3a3nkMJamGLzhRTz1oNhqFHbUlXd/s499/51AWlcxG34L._SX351_BO1,204,203,200_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="353" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix3xhntYISKy_pyxMRkjY2SQdOyPfX0BERHKcyBF6Ax9BsZoeOmOUFU8ghV2oHvezvk8nocaFeBBs8cmn4EiXmzOZjV56thk6oQp6w5bGZY4rR9I850yHoYZCv89LindvuGqwnAYARvqrMXboN2Ja5CCh8UCAi3a3nkMJamGLzhRTz1oNhqFHbUlXd/w283-h400/51AWlcxG34L._SX351_BO1,204,203,200_.jpg" width="283" /></a></div><br /><span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.wumingfoundation.com/giap/2015/10/raccontare-altrimenti-cinque-domande-su-letteratura-e-storia/"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">QUI Cinque domande su letteratura e storia tra Federico Bertoni e Wu M</span></span><span style="color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-size: large; font-variant-ligatures: none; font-weight: 700;">ing 2</span></a> (INTERVISTA COMPLETA)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Wu Ming 2 (Giovanni Cattabriga):</span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"> </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">Penso che il rinnovato interesse per la storia sia dovuto a un incrocio di fattori. Il primo è lo </span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><i style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">smarrimento</i></span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">: l’individuo che si perde nel bosco, solo, senza mappa né bussola, circondato da tronchi a perdita d’occhio, d’istinto cerca di tornare sui propri passi, in cerca di un punto di riferimento, se non addirittura del luogo di partenza. Questo stesso istinto – che non è ancora “coscienza storica” – mi pare fondi l’attuale brama di passato, la ricerca di un punto d’origine del presente. Credo che le persone intuiscano, fiutando l’aria, quello che </span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Jameson</span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"> affermava venticinque anni fa: nel tardo capitalismo è solo “storicizzando sempre” che possiamo recuperare una distanza critica, e costruire mappe cognitive con le quali orientarci. Il secondo elemento è il </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">sospetto</span>. </i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">L’idea che la vulgata storica è “scritta dai vincitori” e contiene verità parziali, inganni e censure è ormai moneta comune. Le reazioni a questa consapevolezza sono disparate: si va dal complottismo alla disillusione, ma è raro che la </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">master fiction </i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">sia l’unica storia che uomini e donne si sentono raccontare. A questo, aggiungerei un terzo elemento, </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">l’<span style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">archivio</span>. </i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">La disponibilità di documenti, fonti, saggi e testimonianze è aumentata in maniera esponenziale. Esperienze un tempo riservate agli storici di professione, oggi sono alla portata di chiunque. Con lo stesso motore di ricerca, quotidiano e banale, che usi per trovare la ricetta del purè di fave, puoi imbatterti nel casellario politico centrale di epoca fascista. Inciampare nei frammenti di vicende dimenticate è molto più facile di un tempo, ma questo naturalmente non ci trasforma in storici professionisti, anche se purtroppo c’è chi non vede la differenza. Più spesso, quell’inciampo genera frustrazione, perché il frammento ritrovato non trova a sua volta un quadro di riferimento, oppure lo trova, ma è proprio quella </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">vulgata storica</i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"> dalla quale ci si vorrebbe affrancare: il frammento diventa semplice </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">complemento</i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">, piccola aggiunta che avvalora la vulgata, invece di metterla in crisi. Ecco allora che, come quarto elemento, la </span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; font-weight: 700; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><i style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">fiction </i></span><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">si propone di mettere insieme i frammenti, di cucirli in una trama che restituisca loro un senso, una verità narrativa abbastanza solida da opporsi alla </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">master fiction. </i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">Ci si rivolge alla </span><i style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; border: 0px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-ligatures: none; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">fiction </i><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">perché non di rado i saggi più rigorosi sono o troppo specifici (cioè limitati al frammento) o troppo vasti (cioè meno attenti al dettaglio). La narrativa, invece, può fornire una via di mezzo tra la particolarità dei personaggi e l’universalità dei significati. In questo suo ruolo, direi epistemologico, sta la sua funzione sociale, e dunque la sua responsabilità politica.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">____________________________________________</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"><b>MARCO BELLOCCHIO SU <i>BUONGIORNO NOTTE</i></b> (a proposito dell'inserzione di personaggi non reali nella storia)</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">"Mi sono detto; non posso subire così la storia, la verità storica - ammesso che ci sia una verità definitiva nella vicenda di Moro. </span></span><span style="color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-size: large; font-variant-ligatures: none;">Devo inventarmi qualcosa di nuovo, di falso e infedele. </span><span style="color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-size: large; font-variant-ligatures: none;">Mi riconosco questa libertà. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="-webkit-text-stroke-width: 0.15px; color: #000044; font-family: Merriweather, serif; font-variant-ligatures: none;">Oggi c'è un'esigenza civile e morale. non solo artistica, di <b>tradire la storia, nel senso di non subirla fatalmente. </b></span></span></div><div><br /></div><br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-44203038199734290502020-10-28T22:18:00.048+01:002023-11-19T20:47:12.881+01:00Il romanzo storico? Elsa Morante e LA STORIA<img alt="Risultati immagini per foto morante elsa" height="320" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7e/Elsa_morante_gatti.jpg" width="279" /><div><b><a href="https://www.raicultura.it/webdoc/elsa-morante/index.html#welcome">https://www.raicultura.it/webdoc/elsa-morante/index.html#welcome</a></b><br />
<b><br /></b>
<b><span style="font-size: large;"><u> <a href="http://193.206.215.10/morante/">LE STANZE DI ELSA</a> </u></span></b><div><span style="font-size: large;">(bibliografia, biografia e approfondimenti alla<b style="text-decoration-line: underline;"> </b>bibioteca Nazionale di Roma)<br /></span><div><b><br /></b></div><div><span style="font-size: large;"><a href="http://www.bncrm.beniculturali.it/it/1433/la-stanza-di-elsa" style="font-weight: bold;">La stanza di Elsa</a><b> </b>(ricostruzione del suo studio alla BNR. E' visitabile!)</span></div><div><br /></div><div><div><b><br /></b></div><div><b><br /></b></div><div><b>Biografia della scrittrice</b> (Questo articolo è basato su Elsa Morante, <em>Opere</em>, a cura di Carlo Cecchi e Cesare Garboli, Milano, Mondadori, 2 voll., 1988-1990)</div><div><br /></div><div><br />
E’<span style="color: red;"> </span>curioso<span style="color: red;"> </span>il gioco<span style="color: red;"> </span>dei<span style="color: red;"> </span>nomi<span style="color: red;"> </span>nella vita di Elsa Morante.<br />
Nata a Roma da Irma Poggibonsi e Francesco Lo Monaco, suoi genitori naturali,
ebbe come padre legittimo Augusto Morante, marito della madre. Il suo cognome
perciò, dal suono particolarmente eufonico, è un obbligo d’anagrafe, ma anche
una sorta di pseudonimo legale, un ‘doppio’ di nascita. Segno, questo, che si
sposa benissimo con la natura immaginifica e segreta di Elsa.<span><a name='more'></a></span><div>Nella sua creazione letteraria, d’altra parte, il <b>mondo della fiaba</b> è quello
che le è più congeniale. Costituisce un percorso che evolve lungo tutta la
durata della sua vita, dagli inizi precoci dei raccontini infantili, alle prime
prove più impegnative pubblicate in rivista e in libro, ai risultati maggiori
del periodo dopo la seconda guerra mondiale.<br />
<b>Il fantastico è sempre presente</b>, è il serbatoio da cui lei prende ispirazione,
associazioni e perfino linguaggio : “Accade nei romanzi come nei sogni: una
magica trasposizione della nostra vita, forse ancora più significativa della
vita stessa perchè arricchita della forza dell’immaginazione”.<br />
Elsa nacque con il gusto della scrittura : “La mia intenzione di fare la
scrittrice è nata, si può dire, insieme a me”. Autodidatta, senza scuole
elementari, a sei anni componeva storie e poesie piene di illustrazioni a
colori. Un suo quaderno è titolato : <em>Elsa Morante. Il mio primo libro.
Narra la storia di una bambina</em>.<br />
La scuola fu limitata a ginnasio e liceo, sempre continuando la sua attività di
scrittrice per bambini, con produzioni che pubblicava su vari giornali. La
pagavano regolarmente, come racconta lei stessa, con una punta non di venalità,
ma di soddisfazione.<br />
A diciotto anni, finiti gli studi, uscì dalla famiglia, ansiosa di una vita
sua. Si manteneva dando lezioni di latino e scrivendo tesi di laurea.<br />
Per due anni almeno la letteratura venne dimenticata, non perduta però. Fu una
parentesi, una intermittenza, perchè già subito dopo, nei primi anni Trenta,
aveva conosciuto Giacomo Debenedetti, cominciato a scrivere per il ‘Meridiano
di Roma’, poi intrapresi i racconti che diventarono <em>Il gioco segreto</em>.<br />
<br />
Nel 1936 si legò a Moravia, vivendo con lui una relazione amorosa
contraddittoria, alternata tra desiderio e rifiuto, separazioni e riprese. Si
sposarono nel <st1:metricconverter productid="1941, in" w:st="on">1941</st1:metricconverter>. Si sarebbero
separati nel 1962, ma non divorziarono mai.<br />
Elsa, in quegli anni, scriveva su ‘Oggi’, settimanale diretto da Mario
Pannunzio e Arrigo Benedetti.<br />
Nel 1942 Elsa Morante iniziò il rapporto con Einaudi. L’editore torinese
stampava <em>Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina</em>, edizione
del settembre <st1:metricconverter productid="1942, in" w:st="on">1942, in</st1:metricconverter>
4°, illustrata in copertina e nel testo dai disegni dell’autrice. I racconti
erano d’epoca ginnasiale, un ‘romanzo/fiaba’ lo definì Elsa. L’edizione
si esaurì subito e divenne quasi introvabile.<br />
E’ stato ampiamente dimostrato che l’opera della Morante può suddividersi in
due epoche, non uniformi nè di pari importanza : la prima è quella dei
racconti, nasce dall’infanzia, comprende la giovinezza, arriva ai due libri<em>
Il</em> <em>gioco segreto</em> e <em>Le bellissime avventure</em>; la seconda è
quella dei grandi romanzi.<br />
In mezzo ci fu la guerra: la guerra significò l’abbandono di Roma. Dapprima Elsa riparò, assieme a
Moravia, a Sant’Agata, paesino in Ciociaria, poi a Napoli fino all’estate del ‘44.<br />
Da due anni aveva cominciato a scrivere <em>Menzogna e sortilegio</em> : “Il
libro che rimane per me il più notevole che io ho scritto : tale che forse non
potrò mai scriverne un altro dello stesso valore”.<br />
La gestazione durò oltre quattro anni. Nell’inverno 1948 la Morante mandò il
libro in visione a Natalia Ginzburg all’Einaudi. La Ginzburg lesse, Pavese
approvò.<br />
Il titolo del libro era all’inizio <em>Vita di mia nonna</em>, poi mutato
felicissimamente in quello definitivo. La Morante stessa diceva : “Le due
parole del titolo riassumono, in certo modo, le vicende di questo romanzo :
dove il contrasto fra la cronaca quotidiana e i mondi favolosi
dell’immaginazione porta quasi tutti i personaggi a una conclusione tragica”.<br />
Il 15 agosto<em> <b>Menzogna e sortilegio</b></em><b> </b>vinceva il
Viareggio. Elsa andò a ritirare il premio accompagnata da Natalia Ginzburg.<br />
La vittoria al premio Viareggio proiettò lei e <em>Menzogna e sortilegio</em>
alla ribalta. Ci fu rumore, nacque un caso. In pieno neoralismo un racconto
fantastico di 700 pagine lasciò i critici interdetti.<br />
Nove anni dopo, nel febbraio 1957, la Morante pubblicò il romanzo <b><em>L’isola
di</em> <em>Arturo</em>,</b> ancora da Einaudi, ancora vincitore di uno dei
maggiori premi italiani, lo Strega.<br />
Questa volta la lode fu unanime e il successo immediato.<br />
Giacomo Debenedetti consacrò libro e autrice in un famoso articolo, apparso sul
n. 26, maggio-giugno 1957, di ‘Nuovi Argomenti’, forse massima rivista critica
del tempo.<br />
Ci furono grandi viaggi in Russia, in Cina, negli Stati Uniti, in Sud America,
in India.<br />
Conobbe Bill Morrow, giovane pittore americano, grande nuovo amore, finito
tragicamente. Si divise da Moravia.<br />
Quattro anni per <em>La Storia,</em> iniziato nel
1971 e uscito nell'estate 1974.<br />
Elsa Morante morì d’infarto il 25 novembre 1985, dopo quattro anni di
malattia.<br />
<br />_________________________________________________</div><div><br /></div><div><strong><span style="font-family: "arial";">Elsa Morante<i>, La storia</i>, Torino, Einaudi, 1974</span></strong></div><div><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLh0knVBQIjyP2EJoBiL5HcZlvHlq0Y_N0sbCk13-MMrQfLqyUnQAIaznieYdjmAVXRpHBnNUn_AjM3DIlBUSckzeLMqZ9nepGvBGJrlow5hWEXf_oTpCvsUhZOy5jBpzJvw-rK_BZzmMK3_Ds2zncmEvjl8S-Xj5TdOu-A9CdVn_0efjdioYWpbjK/s300/copertina%20originale%20La%20Storiajpg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="182" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLh0knVBQIjyP2EJoBiL5HcZlvHlq0Y_N0sbCk13-MMrQfLqyUnQAIaznieYdjmAVXRpHBnNUn_AjM3DIlBUSckzeLMqZ9nepGvBGJrlow5hWEXf_oTpCvsUhZOy5jBpzJvw-rK_BZzmMK3_Ds2zncmEvjl8S-Xj5TdOu-A9CdVn_0efjdioYWpbjK/s1600/copertina%20originale%20La%20Storiajpg.jpg" width="182" /></a></div></span><span style="background-color: white; color: #646464; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: small; text-align: justify;">Alla </span><i style="background-color: white; color: #646464; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: small; margin: 0px; text-align: justify;"><b>Storia</b></i><span style="background-color: white; color: #646464; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-size: small; text-align: justify;">, romanzo pubblicato direttamente in edizione economica nel 1974 e ambientato a Roma durante e dopo l'ultima guerra (1941-47), Elsa Morante ha consegnato la massima esperienza della sua vita</span></div><div>
<div class="MsoNormal"><br /></div><div class="MsoNormal"><a href="https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/10/05/news/-la-storia-il-romanzo-che-scarnifica-la-ferocia-degli-anni-70-1133609/">https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/10/05/news/-la-storia-il-romanzo-che-scarnifica-la-ferocia-degli-anni-70-1133609/</a></div><div class="MsoNormal"><br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><a href="http://cultura.biografieonline.it/riassunto-la-storia-elsa-morante">RIASSUNTO DEL ROMANZO <i>LA STORIA</i></a></o:p></div><div class="MsoNormal"><o:p><br /></o:p></div><div class="MsoNormal"><o:p><b>GLI EXERGO e L'INCIPIT</b></o:p></div><div class="MsoNormal"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOHrABr8Azu4bsM9AvDOog3fN6PXsSiVDOxcN-Kj9RT2ExQ_GUsPVRe0gk0T3g6OM7ISiDr7H1Xt6amVoxD48G0VIjuIW_Rz74PX8H6eg5SDaQME_dXQs8tD5T8y2KEMii4ciNWIiFOnNcheqZJmyEFupib1fBuH4mTOaC2dUkWAqMlEdwLv3efXbK/s3064/20220331_171450.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2593" data-original-width="3064" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOHrABr8Azu4bsM9AvDOog3fN6PXsSiVDOxcN-Kj9RT2ExQ_GUsPVRe0gk0T3g6OM7ISiDr7H1Xt6amVoxD48G0VIjuIW_Rz74PX8H6eg5SDaQME_dXQs8tD5T8y2KEMii4ciNWIiFOnNcheqZJmyEFupib1fBuH4mTOaC2dUkWAqMlEdwLv3efXbK/s320/20220331_171450.jpg" width="320" /></a><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx7Kb0shQUw68v0293N7sDHF2ccSxCpSYKj7o9R8q-WR4ITDhnz9ENI70MEzIraI7GYAMWz6WizA0ttkEKgHB6qUsaKTop3easWJDIRdMRBa1Mr5Le4wNVCscUaRQ4975lju8C5l__FGThCuHAmLhkLd3CuLhu6fWdC_HfXUYrLx1jkYDFq6_eQLUR/s3072/20220331_171430.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2474" data-original-width="3072" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx7Kb0shQUw68v0293N7sDHF2ccSxCpSYKj7o9R8q-WR4ITDhnz9ENI70MEzIraI7GYAMWz6WizA0ttkEKgHB6qUsaKTop3easWJDIRdMRBa1Mr5Le4wNVCscUaRQ4975lju8C5l__FGThCuHAmLhkLd3CuLhu6fWdC_HfXUYrLx1jkYDFq6_eQLUR/s320/20220331_171430.jpg" width="320" /></a></div><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1jDUF--aAHL6h4e3bOv6m8lMMAJihYMvqj-DqOUCalVVjSxHeHwc5SE0HLonEPbJckuUei9ncbfiveOMNSKjAil328N5e_E8FtYSvUuyuWr9T2C1_beBWIEt2ITlnXAK6obOMarBpiI8OxaMHUU-HXPyhJfKJoLSM4JwXfsOPp5V5QxSTq_ic--Q6/s4096/20220331_171705.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4096" data-original-width="3072" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1jDUF--aAHL6h4e3bOv6m8lMMAJihYMvqj-DqOUCalVVjSxHeHwc5SE0HLonEPbJckuUei9ncbfiveOMNSKjAil328N5e_E8FtYSvUuyuWr9T2C1_beBWIEt2ITlnXAK6obOMarBpiI8OxaMHUU-HXPyhJfKJoLSM4JwXfsOPp5V5QxSTq_ic--Q6/s320/20220331_171705.jpg" width="240" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBADwg7fCHm83X-yGGS50vSNnZSqYYwYEs8XGdGFBAQGX0GLDp3LCATrCUaf5UkEw1KsA8sO8Exi16ywDFUy_kbLJpAxP68Eq8_IbmVIdOud7pESdS8U2fyvUggcyG2CeFjZxEvqvSjZEbKwcqWrSuab2KMH1H_LNOcrQF2WhkO7UILt_sxNtH9Nrm/s3021/20220331_171632.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2806" data-original-width="3021" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBADwg7fCHm83X-yGGS50vSNnZSqYYwYEs8XGdGFBAQGX0GLDp3LCATrCUaf5UkEw1KsA8sO8Exi16ywDFUy_kbLJpAxP68Eq8_IbmVIdOud7pESdS8U2fyvUggcyG2CeFjZxEvqvSjZEbKwcqWrSuab2KMH1H_LNOcrQF2WhkO7UILt_sxNtH9Nrm/s320/20220331_171632.jpg" width="320" /></a></div></div></div><div class="MsoNormal"><div style="background-color: white; color: dimgrey; padding-bottom: 10px; text-align: right;"><br /></div><div style="background-color: white; color: dimgrey; padding-bottom: 10px; text-align: right;"><div style="padding-bottom: 10px;"><div style="padding-bottom: 10px;">Non c'è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perché della loro morte. </div></div><div style="padding-bottom: 10px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">(Un sopravvissuto di Hiroshima)</span></div><span style="color: black; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; text-align: left;"><span style="color: dimgrey;"></span></span><span style="color: black; text-align: left;"></span><br style="color: black; text-align: left;" /><div style="color: black;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: dimgrey;">...hai nascosto queste cose ai dotti e ai savi e le hai rivelate ai piccoli ... perché cosí a te piacque.</span></span></div><div style="padding-bottom: 10px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">(Luca, X - 21)</span></div><div style="padding-bottom: 10px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div><div style="padding-bottom: 10px;"><span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><i>Por el analfabeto a quen escribo</i> </span></div></div><div style="background-color: white; color: dimgrey; padding-bottom: 10px; text-align: right;"><div style="background-color: white; color: dimgrey; padding-bottom: 10px; text-align: right;"><br /></div></div></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><b style="color: dimgrey; font-family: arial; text-align: left;">Il brano selezionato per la simulazione di prima prova di Esame di Stato 2019 (<a href="https://www.istruzione.it/esame_di_stato/esempi/201819/Italiano/Word/TipologiaA_2.docx">Tipologia A, qui con le domande</a>)</b></div><div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: georgia; font-size: x-small; font-weight: normal;">Una di
quelle mattine Ida, con due grosse sporte al braccio, tornava dalla spesa
tenendo per mano Useppe. (…)<o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">Uscivano
dal viale alberato non lontano dallo Scalo Merci, dirigendosi in via dei
Volsci, quando, non preavvisato da nessun allarme, si udì avanzare nel cielo un
clamore d’orchestra metallico e ronzante. Useppe levò gli occhi in alto, e
disse: “Lioplani”</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">. E in
quel momento l’aria fischiò, mentre già in un tuono enorme tutti i muri
precipitavano alle loro spalle e il terreno saltava d’intorno a loro,
sminuzzato in una mitraglia di frammenti.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">“Useppe!
Useppee,.!” urlò Ida, sbattuta in un ciclone nero e polveroso che impediva la
vista: “Mà sto qui”, le rispose all’altezza del suo braccio, la vocina di lui,
quasi rassicurante. Essa lo prese in collo</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> (…)<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: georgia; font-size: x-small; font-weight: normal;">Intanto,
era cominciato il suono delle sirene. Essa, nella sua corsa, sentì che
scivolava verso il basso, come avesse i pattini, su un terreno rimosso che
pareva arato, e che fumava. Verso il fondo, essa cadde a sedere, con Useppe
stretto fra le braccia. Nella caduta, dalle sporta le si era riversato il suo
carico di ortaggi, fra i quali, sparsi ai suoi piedi, splendevano i colori dei
peperoni, verde, arancione e rosso vivo.<o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">Con una
mano, essa si aggrappò a una radice schiantata, ancora coperta di terriccio in
frantumi, che sporgeva verso di lei. E assestandosi meglio, rannicchiata
intorno a Useppe, prese a palparlo febbrilmente in tutto il corpo, per
assicurarsi ch’era incolume</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn3" name="_ftnref3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">. Poi
gli sistemò sulla testolina la sporta vuota come un elmo di protezione. (…)
Useppe, accucciato contro di lei, la guardava in faccia, di sotto la sporta,
non impaurito, ma piuttosto curioso e soprapensiero. “Non è niente”, essa gli
disse, “Non aver paura. Non è niente”. Lui aveva perduto i sandaletti ma teneva
ancora la sua pallina stretta nel pugno. Agli schianti più forti, lo si sentiva
appena tremare:<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: georgia; font-size: x-small; font-weight: normal;">“Nente…”
diceva poi, fra persuaso e interrogativo.<o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">I suoi
piedini nudi si bilanciavano quieti accosto</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn4" name="_ftnref4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> a Ida,
uno di qua e uno di là. Per tutto il tempo che aspettarono in quel riparo, i
suoi occhi e quelli di Ida rimasero, intenti, a guardarsi. Lei non avrebbe
saputo dire la durata di quel tempo. Il suo orologetto da polso si era rotto; e
ci sono delle circostanze in cui, per la mente, calcolare una durata è
impossibile.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">Al
cessato allarme, nell’affacciarsi fuori di là, si ritrovarono dentro una
immensa nube pulverulenta</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn5" name="_ftnref5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[5]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> che
nascondeva il sole, e faceva tossire col suo sapore di catrame: attraverso
questa nube, si vedevano fiamme e fumo nero dalla parte dello Scalo Merci. (…)<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">La
vocina di Useppe ripeteva a Ida una domanda incomprensibile, in cui le pareva
di riconoscere la parola casa: “Mà, quando torniamo a casa?”. La sporta gli
calava sugli occhietti, e lui fremeva, adesso, in una impazienza feroce. Pareva
fissato in una preoccupazione che non voleva enunciare, neanche a se stesso
“mà?….casa?…” seguitava ostinata la sua vocina. Ma era difficile riconoscere le
strade familiari. Finalmente, di là da un casamento semidistrutto, da cui
pendevano travi e le persiane divelte</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn6" name="_ftnref6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[6]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">, fra il
solito polverone di rovina, Ida ravvisò</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn7" name="_ftnref7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[7]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">,
intatto, il casamento</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn8" name="_ftnref8" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[8]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> con
l’osteria, dove andavano a rifugiarsi le notti degli allarmi. Qui Useppe prese
a dibattersi con tanta frenesia che riuscì a svincolarsi dalle sue braccia e a
scendere in terra. E correndo coi suoi piedini nudi verso una nube più densa di
polverone, incominciò a gridare:<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia; font-size: x-small;"><strong><span style="font-weight: normal;">“Bii!
Biii! Biiii!” </span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftn9" name="_ftnref9" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[9]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: georgia; font-size: x-small; font-weight: normal;">Il loro
caseggiato era distrutto (…)<o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: georgia; font-size: x-small; font-weight: normal;">Dabbasso
delle figure urlanti o ammutolite si aggiravano fra i lastroni di cemento, i
mobili sconquassati, i cumuli di rottami e di immondezze. Nessun lamento ne
saliva, là sotto dovevano essere tutti morti. Ma certune di quelle figure,
sotto l’azione di un meccanismo idiota, andavano frugando o raspando con le unghie
fra quei cumuli, alla ricerca di qualcuno o qualcosa da recuperare. E in mezzo
a tutto questo, la vocina di Useppe continuava a chiamare:<o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<strong><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: georgia; font-size: x-small;">“Bii!
Biii! Biiii!”</span><span style="font-family: arial;"><o:p></o:p></span></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-element: para-border-div; padding: 1pt 4pt;">
<div style="border: none; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #741b47;"><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: normal;">Romanzo ampio centrato su fatti
storici visti però dal basso, a livello dei deboli, degli inermi, come il
bambino Useppe. Il meccanismo del </span></strong><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;">punto di vista</span></strong><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: normal;"> che trasforma la narrazione è particolarmente interessante ed è
esercitabile in una richiesta di scrittura con trasformazione del punto di
vista. <o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="border: none; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: #741b47;"><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: normal;">E’ inoltre utile discutere della
presenza della </span></strong><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;">storia</span></strong></span><strong><span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt; font-weight: normal;"><span style="color: #741b47;"> nella
letteratura, in particolare non della storia lontana come aveva fatto il
romanzo storico ottocentesco, ma della storia pressochè contemporanea. Romanzo come documento? Quali elementi peculiari della nostra storia
la letteratura può restituirci? Può
ampliare l’orizzonte una ricerca sui romanzi realistici- a partire dal Calvino
del <i>Sentiero di nidi di ragno </i>e di
tutta la letteratura sulla resistenza e le guerre- fino a <i>54 </i>dei Wu Ming </span><o:p></o:p></span></strong></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div><div id="ftn1"><div class="MsoFootnoteText"><span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span>[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Lioplani: sta per
areoplani nel linguaggio del bambino</span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[2]</span></span><!--[endif]--></span></a> in collo: in braccio</span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[3]</span></span><!--[endif]--></span></a> incolume: non ferito</span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[4]</span></span><!--[endif]--></span></a> accosto: accanto </span></div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref5" name="_ftn5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[5]</span></span><!--[endif]--></span></a> pulvurulenta: piena di
polvere</span></div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref6" name="_ftn6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[6]</span></span><!--[endif]--></span></a> divelte: strappate via</span></div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref7" name="_ftn7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[7]</span></span><!--[endif]--></span></a> ravvisò: cominciò a
vedere, a riconoscere</span></div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref8" name="_ftn8" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[8]</span></span><!--[endif]--></span></a> il casamento: il palazzo,
il caseggiato</span></div>
</div>
<div id="ftn9">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-size: x-small;"><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%204%20Morante.doc#_ftnref9" name="_ftn9" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span>[9]</span></span><!--[endif]--></span></a> Bii: era il nome del cane</span><br />
___________________________________________<b><br /></b>
<b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-oPPLpCWcn3Q/X6mvKthYM3I/AAAAAAAAllM/yp-kwgttmLYJsk7VqAN-7e8bEREgHqb5wCLcBGAsYHQ/s794/FIERA_6OTT00002-.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="794" data-original-width="500" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-oPPLpCWcn3Q/X6mvKthYM3I/AAAAAAAAllM/yp-kwgttmLYJsk7VqAN-7e8bEREgHqb5wCLcBGAsYHQ/w405-h640/FIERA_6OTT00002-.jpg" width="405" /></a></div><br /><span style="font-size: x-small;">Il dibattito su "La Storia" (a cura di Graziella Bernabò )</span></b><span style="font-size: x-small;"><br />E decisamente inquietante rileggere oggi le recensioni del 1974 su <i>la Storia</i>. Non solo perché, intorno a questo romanzo, sorse un vero e proprio "caso" letterario: in fondo
qualcosa di simile era già accaduto in precedenza per <i>Metello</i> di Pratolini e per Il <i>Gattopardo</i> di Tomasi di Lampedusa. Al di là della comprensibile divergenza delle posizioni critiche, ciò che più
risalta attualmente è la profonda ingiustizia consumata in quell'occasione da ampi settori del
mondo culturale italiano - con giudizi tanto distruttivi quanto superficiali- nei confronti di una scrittrice come Elsa Morante, indifferente da sempre alle sirene del mercato letterario e abituata a
lavorare scrupolosamente per molti anni su ognuno dei propri libri, in un'avventura completa e totalizzante che la coinvolgeva anima e corpo, fino a risultati ogni volta assolutamente inediti. Appaiono assurde certe stroncature dettate da una lettura frettolosa dell'opera, un romanzo che traeva la sua forza dirompente proprio
dal fatto di essere estraneo - per la sua ricchezza di struttura e di linguaggio, e per una sua interna "provocatorietà"- a qualunque schema, politico o letterario, che pretendesse di rinchiudere la
realtà - nella sua multiforme bellezza come nei suoi risvolti più tragici-, e la sua rappresentazione poetica, in qualche formula ideologicamente accettabile. Purtroppo la "Storia" con la "S" maiuscola è continuata in questi ultimi decenni
nei medesimi termini tragici messi in evidenza da Elsa Morante; ed ecco che allora rileggere il
romanzo con rinnovata attenzione, riflettendo seriamente sul dibattito critico da esso suscitato,
può essere l'occasione non solo per recuperare il senso di una scrittura sconfinata, travolgente
e di grandissima originalità, ma anche per una meditazione non addomesticata sulla realtà del
Novecento e, più ampiamente, del nostro tempo.<br />
<br />
<b><span style="color: blue;">Natalia Ginzburg, I personaggi di Elsa, in "Corriere" della Sera", 21 luglio 1974. p. 12---</span></b><br /> <i>La Storia</i> è un romanzo scritto per gli altri. Ora, da moltissimi anni, l'idea di un romanzo scritto
per gli altri sembrava volata via dalla terra. l'idea degli altri, da moltissimi anni, è un'idea
che genera angoscia, perché gli altri appaiono irraggiungibili. Nei poeti, come Kafka o Beckett,
la sterminata lontananza degli altri e l'angoscia diventano un grande universo notturno, nel
quale l'uomo riconosce se stesso. Ma quando sono assenti la poesia e la grandezza, ciò che
resta è uno squallore sterile, fatuo e triste. Da moltissimi anni, i romanzieri scrivono unicamente
per sé. Scrivono per essere meno tristi, meno angosciati, meno soli. </span></div><div class="MsoFootnoteText"><span style="font-size: x-small;">(.. )
Come romanziera ho trovato straordinaria nella Storia l'assoluta assenza di quelli che sono
oggi, nei romanzieri, i vizi dello spirito. Assente il ribrezzo. assente la vanagloria, assente la
preoccupazione della propria miseria, dell'angustia dei propri confini.( ... )
La Storia è un romanzo scritto in terza persona. Un romanziere, oggi, della terza persona,
ha paura come di una tigre. Egli sa che nella terza persona, nell'egli, si nasconde ogni specie
di pericolo. Scrivendo "io" si sente assai più sicuro, perché tutti i suoi limiti sono subito
denunciati.<br />
Nella Storia l'io narrante esiste, ma si affaccia solo ogni tanto. e nello spazio di
poche righe. l'io narrante è però, nella Storia, importantissimo, e non denuncia dei limiti,
ma è invece il punto da cui viene contemplato il mondo. È un punto insieme altissimo e sotterraneo,
dotato di <b>uno sguardo che vede l'infinita estensione degli orizzonti e le infinite e minime
rughe e crepe del suolo</b>. Tale sguardo non conosce limiti, né in estensione, né in profondità.
Sceglie e raggiunge alcune fra le più sperdute ere della terra. segue il corso del
loro destino e ne illumina la qualità misteriosa. In un simile sguardo, la felicità e la sventura,
la vita e la morte, risplendono di luce diversa, ma è sempre luce. la tenebra non è nella
morte, ma nei poteri occulti della "Storia", che decretano la morte e la sventura degli umili,
gli stermini e le stragi. la sventura non rappresenta, nei confronti della felicità, un crollo
nella notte, ma piuttosto un'esplosione di luce ancora più abbagliante, così abbagliante che
non riescono a reggerla né lo sguardo, né il cuore. la morte del cane Blitz, la partenza dei
Mille dallo stanzone, la morte di Ninnuzzu, le parole ingiuriose di Davide al bambino Useppe
("Vattene, brutto idiota, col tuo cagnaccio!") hanno gli accordi strazianti della sventura ma non
annientano gli accordi melodiosi della felicità, non ne spengono la gloria indistruttibile e
immortale. la sventura, la malattia, la pazzia, la morte, sono offese orrende contro la felicità,
l'infanzia e la vita, e tuttavia sono, nei confronti della felicità, dell'infanzia e della vita,
in condizioni di parità. ( ... )
<i>Quelli che hanno detto che La Storia ha parentele con il neo-realismo, si sono sbagliati.</i> Il
neo-realismo vedeva la seconda guerra mondiale, e Roma in quegli anni, e la borsa nera, e le
deportazioni degli ebrei, e il dopo-guerra, da vicino e però in piccolo, su uno sfondo dai contorni
duri e precisi, suggellati da rozze speranze. Qui, le medesime cose sono viste in una
dimensione immensa e confusa, in profondità e nello stesso tempo come da lontananze
sterminate, e non ci sono più tracce di quelle stesse rozze speranze. la voce che racconta, nella
Storia, è la voce di chi ha attraversato i deserti della disperazione. <i>È la voce di chi sa che le
guerre non hanno mai fine, e che saranno sempre deportati gli ebrei, o altri per loro.</i><br />
Quelli che hanno detto che i personaggi della Storia ci sono già stati in Moravia o in Pasolini, si sono sbagliati, perché hanno scambiato per rassomiglianze delle identità di ambiente
sociale o di costume, identità che non hanno, nei lineamenti reali d'un personaggio, nessuna
importanza reale. In verità i personaggi della Storia non erano mai esistiti prima. Essi
sono inseparabili l'uno dall'altro, e inseparabili dai loro destini, così come non si può pensare
un grande quadro senza ogni suo minimo dettaglio e ogni suo minimo colore. Essi sono tutti,
siano situati in primo piano o in secondo piano, egualmente essenziali. Ma il fatto nuovo,
nella Storia, è che i personaggi non sono, fra loro, eguali ed essenziali e inseparabili soltanto
perché dotati tutti d'una medesima vita poetica, ma anche perché sono tutti pensati in
condizioni di parità. ( ... )<br />
<br />
<b><span style="color: blue;">Pier Paolo Pasolini, La gioia della vita, la violenza della Storia, in "Tempo", 26 luglio 197 4. pp.
77-78; </span></b><b><span style="color: blue;"> Un'idea troppo fragile nel mare sconfinato della storia, "Tempo", 2 agosto 197 4. pp.
75·76 .</span></b><br />( ... ) non c'è dubbio che il grosso libro si divide almeno in tre libri magmaticamente fusi tra
loro: il primo di questi libri è bellissimo- è straordinariamente bello- basti dire che mi è
capitato di leggerlo nel bel mezzo di una rilettura dei Fratelli Karamazov e che reggeva mirabilmente
il confronto. Il secondo libro invece è completamente mancato, non è altro che un
ammasso di informazioni sovrapposte disordinatamente, quasi, si direbbe, senza pensarci
sopra; il terzo libro è bello, benché molto discontinuo e con molte ricadute nella confusione
un po' presuntuosa del libro di mezzo.
Nel primo libro si narra la storia dei padri, visti addirittura come antenati; l'azione è in un
altrove (la Calabria) che corrisponde alla dislocazione del tempo della narrazione in un periodo
"anteriore", già completamente elaborato e quindi cristallizzato dalla morte. Quivi gli avi
vivono circostanze e azioni perfettamente essenziali, poetizzate già dal fatto di a p parte n e re
al passato: possono quindi cadere sotto il completo dominio dell'autrice che ha la ventura di
essere in vita e di conoscerle. Sia il ramo calabrese (il padre Ramundo) che il ramo ebreo la
madre Almagià), con la loro cerchia, occupano spazi e tempi perfetti. La loro morte non è
ideologica, se non in quanto appartenente al mito. Essa consente dunque alla loro vita, finita,
di essere totalmente espressa: di essere quella e non altra. ( ... )<br />
<br />
Il secondo libro va dalla nascita del bastardello, al bombardamento di San Lorenzo, allo sfollamento
di Ida e del cucciolo Useppe nella casermetta di Pietra lata, alla resistenza anarchico-comunista (alla spagnola), in cui si fa luce il figlio, diciamo così di primo letto di Ida,
Ninnarieddo, insieme con un altro protagonista del libro, Davide Segre, ebreo. (Nella casermetta
di Pietralata si ammassano però molti personaggi le cui storie danno al racconto un carattere corate, esteriormente neorealistico). La guerra finisce, Ida si trasferisce a Testaccio,
dove compare e riscompare l'altro figlio grande, il seduttore (teppista, ex fascista, ex comunista,
ex anarchico, borsaro nero, rivoluzionario - un po' retrodatato, per la verità, come il
suo amico Davide).<br />L'ultimo libro è "Il libro delle morti". La guerra è finita, ma tutti i personaggi muoiono dopo.( ... )
L'insieme del romanzo si configura come un confronto tra la vita e la Storia: tra un capitolo e
l'altro del romanzo (concepito ad annali) ci sono infatti brevi inserti che riassumono gli avvenimenti
storici oggettivi - con stile da manuale- dal 1941 al 1947. Nel "primo libro" questa è
una trovata, diciamo "strutturale", straordinaria, Perché? Perché la vita che si oppone atta
Storia è una vita di morti, e quindi una vita non esaltata e strumentalizzata in quanto tale. C'è
una reale incompatibilità tra essa e la Storia. L'opposizione non può essere dialettica: e
quindi non rischia di essere ideologica e velleitaria. Le cose stanno così e basta: il confronto
tra la vita dei morti e la Storia produce stupendi effetti allucinatori (come il grande "adagio"
della morte della madre di Ida).
Poi questo "effetto" della contrapposizione della vita atta storia, di colpo si perde e scade.
Tale degradazione del testo coincide con la nascita del piccolo Useppe: cioè col formarsi
di una vita "esaltata e strumentalizzata in quanto tale": perché è con Useppe che comincia
la lunga celebrazione morantiana della vitalità, dell'innocenza, della joie de vivre dei
poveri di spirito.( ... ) Veniamo così esplicitamente a sapere, nel corso della lunga lettura, che la vita,
proprio la vita - come vitalità pro rompente, ingenuità, dedizione totale atta illusione, corporeità
- è il"Bene", mentre la storia, in quanto produttrice di morte, è il"Male". È un'idea
come un'altra. Giusta, fin troppo giusta.</span></div><div class="MsoFootnoteText"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></div><div class="MsoFootnoteText"><span style="font-size: x-small;"><b><a href="http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/17380/852342-1235887.pdf?sequence=2"><br /></a></b></span></div><div class="MsoFootnoteText"><span style="font-size: x-small;"><b><a href="http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/17380/852342-1235887.pdf?sequence=2">GLI ELEMENTI MANZONIANI NE LA STORIA DI ELSA MORANTE (Angela Simonut)</a></b><br />
__________________________________________________</span></div><div class="MsoFootnoteText"><br />
<h5 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt; text-transform: uppercase;"></span></h5><h5 style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;"><span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt; text-transform: uppercase;">ELSA MORANTE – <i>PRO O CONTRO LA BOMBA ATOMICA</i></span></h5>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-GCphUWwmXu8/XaOJj_8D0KI/AAAAAAAAXak/qStZFe2ff2ky-jAm0c4FdfpNruFksz5lACLcBGAsYHQ/s1600/cb3861f4359f0a182df2eac576c3fc43_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="998" data-original-width="600" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-GCphUWwmXu8/XaOJj_8D0KI/AAAAAAAAXak/qStZFe2ff2ky-jAm0c4FdfpNruFksz5lACLcBGAsYHQ/s320/cb3861f4359f0a182df2eac576c3fc43_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy.jpg" width="192" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , sans-serif">In questo
libro<b>, tratto da una conferenza che
l’autrice tenne presso il Teatro Carignano di Torino nel 1965</b>, Elsa Morante
illustra il <b>problema principale</b> che
affligge la nostra società moderna: <b>l’istinto
autodistruttivo</b>, quello stesso istinto che ci ha portati alla scoperta
della bomba atomica e che oggi ci fa assumere il nome di civiltà atomica.</span><span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , sans-serif">La
scrittrice si interroga sul perché questa scoperta sia avvenuta solo di
recente, poiché a parer suo la civiltà umana ha sempre provato il desiderio di
autodistruggersi fin dalla sua nascita. Inoltre non giustifica questa scoperta
come se fosse avvenuta casualmente: tutto per lei ha una spiegazione, anche ciò
che ci sembra causa del semplice fato, del caso. <b>L’unico elemento che può combattere questo pazzo istinto di
autodistruzione è l’arte</b>, intesa come poesia, che vede nello scrittore la
sua massima espressione.</span><span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , sans-serif">Lo
scrittore per sua indole è capace di andare contro la massa e, per amore di
questa, dopo innumerevoli tentativi riuscirà a reprimere quell’istinto
autodistruttivo che la guida, mostrandole l’irrealtà che la circonda. L’unico
elemento reale, o che almeno ritrae ciò che è reale, è proprio l’arte, la
poesia, il cui artefice è il poeta, lo scrittore; questi avrà il compito di
apparire come uno specchio alla massa per mostrarle la sua irrealtà mettendola
a paragone con l’arte, che ha quindi la capacità di racchiudere il ritratto
della realtà.</span><span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span face=""arial" , sans-serif">Nella
narrazione poi, Elsa Morante ci comunica addirittura il suo timore
nell’esprimersi pro o contro la bomba atomica: dice infatti che anche uno
scrittore, un poeta si può trovare a dubitare di se stesso e del suo ruolo, non
essendo sicuro dunque della sua missione, magari assuefacendosi a quell’istinto
suicida e autodistruttivo che guida il resto dell’umanità. Solo personaggi
veramente forti e sicuri di sé possono assumere delle posizioni su questo tema;
Elsa Morante però ci dice di stare attenti a coloro che si definiscono
scrittori, che si pongono contro la bomba atomica e che sono invece i primi
sostenitori di questa e del regime che ce la impone.</span><span><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: x-small;">Per
spiegarci meglio cosa intendesse per scrittore, l’autrice ci parla di Miklòs
Radnòti, un giovane poeta ebreo dell’Ungheria, vissuto al tempo
dell’inaugurazione dei lager in Europa. Questi fu tra il primo ad essere preso
e passò il resto della sua breve vita in un lager, <i>il modello ideale e
supremo della città nel sistema della disintegrazione<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ednref1"></a><a href="https://www.nuovadidattica.net/archivio/attivita/creazioni/lhiroshima/cap7_2.htm#_edn1" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><sup><span face=""arial" , "sans-serif"" style="color: purple;">4</span></sup></span></a></i>.
La sua poesia è ridotta allo spettrale, al lager: <i>Scrivo i miei versi
al buio…Ora la morte è un fiore di pazienza<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ednref2"></a><a href="https://www.nuovadidattica.net/archivio/attivita/creazioni/lhiroshima/cap7_2.htm#_edn2" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><sup><span face=""arial" , "sans-serif"" style="color: purple;">5</span></sup></span></a></i>.
Elsa Morante dice a proposito di questo poeta: <i>Così ci è rimasta la
prova che pure dentro la macchina perfetta della disintegrazione, che lo
annientava fisicamente, la sua coscienza reale rimaneva integra<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ednref3"></a><a href="https://www.nuovadidattica.net/archivio/attivita/creazioni/lhiroshima/cap7_2.htm#_edn3" title=""><span class="MsoEndnoteReference"><sup><span face=""arial" , "sans-serif"" style="color: purple;">6</span></sup></span></a></i>.
Ecco quindi ciò che la scrittrice intende per poeta, per artista: <b>un eroe capace di combattere di notte
contro il drago malvagio che ha invaso la città</b> e che turba tutti coloro
che vivono lì. Lo scrittore, che è l’eroe, si illude di avere il consenso dei
cittadini, e magari di ricevere aiuto da parte di questi; è proprio
quest’illusione che probabilmente lo fa muovere contro il drago, affrontandolo
addirittura di notte.</span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt;"><br /></span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt;">QUI <a href="https://bonste.typepad.com/files/elsa-morante_pro-o-contro-la-bomba-atomica.pdf">IL TESTO DELLA CONFERENZA DELLA MORANTE</a></span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt;"><br /></span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: 21.3333px;">POSSIBILE ATTUALIZZAZIONE sul nucleare </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><b style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;">TRATTATO PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI</span></b><span style="font-size: small;">. La notizia è di quelle che fanno veramente pensare al futuro. Il Trattato per la messa al bando generale e completo delle armi nucleari (altro è il Trattato di Non proliferazione armi nucleari) era stato approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU, senza la partecipazione delle potenze nucleari, il 7 luglio 2017 e sottoposto alla ratifica degli Stati membri. </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">Per
entrare in vigore occorrevano almeno 50 Stati. La cinquantesima
ratifica (Honduras) è arrivata il 24 ottobre us. Il Trattato sarà
efficace tra tre mesi, il 22 gennaio 2021.</span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">Clicca e scarica </span><a href="http://customer32985.musvc2.net/e/t?q=A%3d3YSf5%26I%3dK%26L%3d3gOd%26o%3dXLc5e%26E%3dFtQ0_PQzj_aa_Ok1P_Yz_PQzj_Zf0EQtL7CrZLg8b.3Kg.JEQv0L.LeQ_BySw_LDsQuRi0_BySw_LD3YSf5_Ok1P_YzBo0EKeKDG_rxmx_2CK_PQzj_Zfs3Qtk9AuJyLtP_BySw_LDtOuBuW3MnB_BySw_Lc2g3RaI39n8_BySw_Lc2gnPaQD9tL_BySw_9a8uLc2g0PoFvGzF9Le_Ok1P_YOZ0AyJlB_BySw_Lc2guPmF_BySw_Lc2g8ScIy9rF.0Bf%26A%3d7SsSwZ.nBD%26Gs%3daOd4" style="font-size: small;" target="_blank"><strong><em><span style="color: #c00000;">testo in italiano del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.pdf</span></em></strong></a> </div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">Il Trattato impegna giuridicamente i paesi firmatari, che non possiedono armi nucleari. Sarebbe dunque irrealistico ed inutile? </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">I
Paesi possessori legali di armi nucleari – cioè che rispettano il
Trattato di non proliferazione (Tnp) – sono cinque: Stati Uniti, Russia,
Gran Bretagna, Francia e Cina. Ci sono poi i possessori dichiarati: India,
Pakistan, Israele e Corea del Nord. Contrari alla messa al bando gli
Stati Uniti, che sostengono la teoria della deterrenza, la minaccia di
distruzione totale del nemico per prevenirne un attacco nucleare. </span><span style="font-size: small;">Il Trattato per la proibizione delle armi nucleari sarebbe dunque controproducente? </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">Perché
i calcoli teorici della deterrenza funzionino, i Paesi nucleari
dovrebbero essere sempre pronti al lancio, con costi e sprechi enormi di
risorse, oltre che essere guidati da leader “razionali” e sostenuti da democrazie funzionanti. </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">Di
fronte alle profonde difficoltà della democrazia americana manifestate
nelle recenti elezioni presidenziali, di fronte al multilateralismo
bellicoso (tra attori globali e attori regionali) che vorrebbe
sostituire la supremazia americana, quanto i nostri futuri potranno
ancora convivere con uno stato di terrore latente? Quanto potranno
ancora sopportare i costi degli arsenali nucleari, di fronte alle
diverse crisi economiche e alla emergenze sanitarie ed ambientali? </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="font-size: small;">L’Italia,
che ospita le armi nucleari della Missione Nato, non ha aderito al
Trattato per la loro proibizione e tuttavia vive obiettivamente “ai
margini” dei diversi confronti mondiali. Per gli italiani e
anche tanti europei che “sono spontaneamente in pace con tutti”, il
Trattato può dunque diventare una occasione di seria e importante
discussione, da condividere con la nostra casa comune europea. </span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">___________________________________________</div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">
<span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt;"><br /></span>
<span face="arial, sans-serif" style="color: #990000;"><span style="font-size: 21.3333px;"><b>UNA RIFLESSIONE SUL ROMANZO STORICO OGGI</b></span></span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: 21.3333px;"><b><br /></b></span></span></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><b style="color: #990000; font-size: 21.3333px;"><a href="http://www.transpostcross.it/images/stories/sito/saggi/2014/Wu_Ming.pdf">Cinque domande su Letteratura e Storia </a> </b><b style="font-size: 21.3333px;">a Wu Ming</b></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><span face="arial, sans-serif"><span style="font-size: 21.3333px;"><br /></span></span><span face=""arial" , sans-serif" style="font-size: 16pt;"><b>WU MING 2 <i>Utile per iscopo? La funzione del romanzo storico in una società di retromaniaci,</i> Guaraldi 2014 </b> <a href="https://atlantedigitale.it/recensioni/recensione/ritorno-al-passato.html">RECENSIONE</a></span><br /><br /></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal"><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;">GLI ALTRI VERSANTI DI ELSA MORANTE</span></div><div class="MsoNormal"><span style="color: #2b00fe; font-size: x-large;"><br /></span></div><div class="MsoNormal">Vedi il ricco volume <i><a href="https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-045-7/978-88-6969-045-7-ch-00.pdf">LE FONTI IN ELSA MORANTE</a></i></div><div class="MsoNormal"></div><blockquote><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--mygO2TVBAc/X6HOBdV4HUI/AAAAAAAAleE/HuUMSb9TEfUxGT15KkiMadASIUBdyCGiwCLcBGAsYHQ/s430/Elsa_Morante%252C_Bernardo_Bertolucci%252C_Adriana_Asti%252C_Pier_Paolo_Pasolini.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="326" data-original-width="430" src="https://1.bp.blogspot.com/--mygO2TVBAc/X6HOBdV4HUI/AAAAAAAAleE/HuUMSb9TEfUxGT15KkiMadASIUBdyCGiwCLcBGAsYHQ/s320/Elsa_Morante%252C_Bernardo_Bertolucci%252C_Adriana_Asti%252C_Pier_Paolo_Pasolini.jpg" width="320" /></a></div>"La mia intenzione di fare la scrittrice nacque, si può dire, insieme a me; e fu attraverso i miei primi tentativi letterari che imparai, in casa, l‟alfabeto. Nello scrivere mi rivolgevo, naturalmente, alle persone mie simili: e perciò, fino all‟età di quindici anni circa, scrissi esclusivamente favole e poesie per bambini. Alcuni di quegli scritti vennero pubblicati (e pagati) in quella stessa epoca. Altri invece rimasero inediti. Uno, poi, <b>Le avventure di Caterina</b>, è stato pubblicato postumo (per così dire) dall‟editore Einaudi, nel 1942; e ripubblicato di recente, nel 1959. Dopo i quindici anni incominciai a scrivere poesie e racconti per adulti."</div></blockquote><p>Si veda il ricco articolo di Giovanna Zaccaro</p><p><a href="https://www.uniba.it/docenti/zaccaro-giovanna/materiale-didattico-3/at_download/file">https://www.uniba.it/docenti/zaccaro-giovanna/materiale-didattico-3/at_download/file </a></p><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background-color: white;">3 novembre 1939: </span><b><a href="http://193.206.215.10/morante/periodici/oggi/SFALQUI_PER49000017.html">IL MONDO MARTE E' CASCATO </a> foto</b></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://www.blogger.com/blog/page/edit/3932219150429398200/239332071094838657"><b><span style="font-size: medium;">Il mondo Marte è cascato - testo</span></b></a></div><div class="MsoNormal"><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;">_____________________________________________________</div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><br /></div><div class="MsoNormal" style="background: white; text-align: justify;"><div class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><b><span style="color: #2b00fe;">IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI</span></b></div><div class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif"; font-size: 13.5pt;">Dalla prefazione di<span class="apple-converted-space"> </span><b>Goffredo Fofi</b><span class="apple-converted-space"> </span>(la Repubblica, 14.07.</span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 13.5pt;">2012</span></b><span style="font-family: Georgia, "serif"; font-size: 13.5pt;">)</span></div><div class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Nelle
poesie, nei poemetti di<span class="apple-converted-space"> </span><b>Il
mondo salvato dai ragazzini</b><span class="apple-converted-space"> </span>c’è
la Morante dei romanzi già scritti, in particolare<span class="apple-converted-space"> </span><i>L’isola di Arturo</i>, e di quelli
ancora da scrivere,<span class="apple-converted-space"> </span><i>La Storia</i><span class="apple-converted-space"> </span>e<span class="apple-converted-space"> </span><i>Aracoeli</i>,
anche se a una prima lettura questi tre titoli sembrano così distanti e diversi
tra loro.<span class="apple-converted-space"> </span><i>Il mondo salvato dai
ragazzini</i><span class="apple-converted-space"> </span>è una sintesi
sorprendente, comprensibile solo a distanza.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Quando il
libro uscì, nei primi mesi del ’68, non se ne comprese appieno l’ampiezza, la
novità. Si era nel vivo di un movimento
che in qualche modo era stato annunciato e invocato molti mesi prima dalla
pubblicazione su «Nuovi Argomenti» della<span class="apple-converted-space"> </span><i>Canzone
degli F. P. e degli I. M.</i>, letta con la dovuta attenzione da pochi, e tra
questi dai collaboratori dei «Quaderni piacentini» su sollecitazione dello
psicoanalista libertario<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=1568"><span style="color: #a02020;">Elvio Fachinelli</span></a>. </span></span></p><p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><b style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia, "serif";">[...] Non
era prevedibile, il nostro ’68, quando Elsa scrisse la Canzone, nonostante le
anticipazioni statunitensi. Ma era come se la Canzone lo prevedesse</span></b><span style="font-family: Georgia, "serif"; font-size: small;">, fosse
stata scritta con quella convinzione, e avesse eletto i suoi lettori tra coloro
che, nelle università ma non solo, si sperava giungessero a ribellarsi.</span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">E Il mondo
salvato dai ragazzini diventò dunque, volendolo essere, una voce nel deserto ma
che si rivolgeva a lettori specifici, ai «ragazzini» delle ultime grandi
rivolte possibili, ben oltre quelle della classe operaia dei gruppi e partiti
marxisti passati e futuri.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Alle
definizioni del libro che Elsa Morante volle elencare nella quarta di copertina
- «<b>È un manifesto. È un memoriale. È un
saggio filosofico. È un romanzo. È un’autobiografia. È un dialogo. È una
tragedia. È una commedia. È un documentario a colori. È un fumetto. È una chiave
magica. È un testamento. È una poesia» -, e che ci sembrano oggi tutte
adeguate, ne mancavano forse due più prosaiche e banali: È un comizio, È una
predica</b>. Sembrano insulti e non lo sono, se appena si rende alle parole il
loro significato più profondo: di invito (orazione) e di monito (spiegazione).<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Non si può
comprendere appieno il valore di questo libro nella sua complessità e varietà e
nel compendio che propone, se non si tiene conto della sua aspirazione a
incidere nella realtà con i mezzi della poesia attraverso i lettori
potenzialmente più ricettivi di tutti, i giovani, i nuovi. Ed è infine questo
il risultato più ardito a cui la poesia abbia mai potuto aspirare.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="font-family: Georgia, "serif";">Veggente
come l’amato Rimbaud</span></b><span style="font-family: Georgia, "serif";"> (si conosce una piccola incisione moderna del volto di Rimbaud su
cui la Morante ha scritto una dedica paradossale: «A Elsa, Arthur») e in quanto
tale anche profeta: annunciatrice, suscitatrice.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><b><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">La
funzione del poeta è, nella visione della Morante, la più alta possibile, è
quella di chi deve mettere in guardia i lettori (il mondo) dai pericoli che
covano al suo interno - il maggiore tra tutti quello dell’irrealtà -,
ricordandogli la bellezza del vero, della realtà.<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Veggente sì,
ma veggente, se così si può dire, armata, poiché è suo compito anche quello, da
rendere il più possibile concreto, di affrontare «il drago notturno, per
liberare la città atterrita». Sono pochi i poeti che, nei turbamenti e nelle
tempeste del Novecento, hanno osato chiedere così tanto alla poesia:
un’ambizione smisurata, che La Storia reitera reinventando il grande romanzo
dell’Ottocento, e che non poteva non andare incontro alla dichiarazione di
sconfitta, già cento volte intuita, narrata più tardi in<span class="apple-converted-space"> </span><i>Aracoeli</i>. Poiché «fuori del
Limbo non v’è Eliso».<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">La Nota
introduttiva alla prima edizione economica del libro, nel 1971, è assolutamente
chiara nella definizione del progetto morantiano di poesia come politica e come
religione. Pochi scrittori hanno osato assumersi un compito così arduo, scomodo
e pesante, e pochi hanno chiesto così tanto alla poesia.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Quando
l’hanno fatto è stato in epoche di massima trasformazione, in epoche
rivoluzionarie, quando lo scontro con il potere è stato più grave. E potremmo,
di conseguenza e senza forzar troppo, <b>considerare<span class="apple-converted-space"> </span><i>Il mondo salvato dai ragazzini </i>come
il documento più alto del<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3085"><span style="color: #a02020;">’68 e dei suoi dintorni</span></a><span class="apple-converted-space"> </span>- insieme a<span class="apple-converted-space"> </span><i>Lettera a una professoressa</i><span class="apple-converted-space"> </span>dei ragazzi di Barbiana.</b><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Però con una
profondità più radicale e in una luce assai più intensa, poiché la Morante
sapeva vedere più indietro e più avanti; sapeva vedere oltre senza rinunciare a
una leggibile precisione, a riferimenti comprensibili, senza mai dimenticare
che bisogna parlare a tutti, ai ragazzini come alle professoresse, e
soprattutto agli «analfabeti» della
bellissima citazione da César Vallejo «por el analfabeto a quien escribo», che
apre<span class="apple-converted-space"> </span><i>La Storia</i><span class="apple-converted-space"> </span>e che chiude, annunciando quella
fatica, la prefazione del ’71 al<span class="apple-converted-space"><i> </i></span><i>Mondo
salvato dai ragazzini</i>.<b><o:p></o:p></b></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="font-family: Georgia, "serif";">Questi
due libri, che andrebbero letti insieme al saggio<span class="apple-converted-space"> </span><i>Pro o contro la bomba atomica</i></span></b><span style="font-family: Georgia, "serif";">, sono bensì
libri di speranza e non di disperazione, di apertura e non di chiusura, ed è
forse per questo, per il radicamento nel proprio tempo, per il dialogo forte
col proprio tempo e per la scelta di lettori non abituali - gli studenti, «gli
analfabeti» - che essi hanno faticato a venire accettati, non dai lettori -
pochi per il primo, tanti per il secondo - ma dagli «alfabetizzati» per
definizione: gli intellettuali letterati e critici e artisti suoi contemporanei
(con le debite eccezioni in coloro che sapevano capire, e cioè nei grandi poeti
dalle visioni più larghe: c’è stato infatti un tempo, ancora molto vicino a noi
ma che oggi ci appare lontanissimo, in cui c’era ancora chi sapeva ascoltare
per tradurla nella nostra povera lingua la felliniana - leopardiana - «voce
della luna»).<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Forse il
rapporto da indagare con più attenzione, se qualcuno vorrà mai farlo, è quello <b>tra Elsa e Pasolini</b>, amici-e-lontani
perché al tempo della rivolta dei «ragazzini » fu assai diverso il loro modo di
reagire alla novità che quei ragazzini portavano.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">E se ognuno
deve qualcosa all’altro, <b>è pur vero che
tra il «pazzariello» ideale della Morante e il «pazzariello » ideale di
Pasolini la distanza è assai grande.</b> Dietro quello morantiano c’è pur
sempre l’Arthur/Arturo/Artú dell’Isola e c’è la sconfitta del suo sogno di
avventura liberatoria o semplicemente di un’età adulta da «eroe» in grado di
controllare il proprio destino che, nel Mondo, è quella di Edipo, folgorato
dalla conoscenza e dalla sofferenza che ne consegue e che sarà più tardi
quella, ancor più cupa, di Aracoeli.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Dietro il
«pazzariello » pasoliniano (che nei film, e si pensa soprattutto all’episodio
più ardito ed esemplare, quello del Fiore di carta, ha i tratti di Ninetto
Davoli) c’è una materialità che contrappone alla Storia la Natura, la cui
spontanea bellezza è uccisa dalla concretezza di una trasformazione economica e
di un’evoluzione sociale piuttosto che dal metafisico cozzo dell’esperienza con
la vita, dalla comprensione dell’inguaribile povertà della propria condizione -
dell’umana condizione. (...) </span></span></p><p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Georgia, "serif";">C’è un breve
testo postumo di Elsa Morante che risale agli anni in cui il movimento dei
«ragazzini » andava perdendosi in interne diatribe e nel ritorno a una visione
della politica di stampo partitico e leninista, verticistico e autoritario,
ancora una volta ragionando soltanto in funzione della «presa del potere». </span><b style="font-family: Georgia, "serif";">È<span class="apple-converted-space"> </span><i>il
Piccolo manifesto dei comunisti (senza classe né partito)</i>,</b><span style="font-family: Georgia, "serif";"> che sembra
una spiegazione o un’aggiunta didascalica ai temi più immediati del</span><span class="apple-converted-space" style="font-family: Georgia, "serif";"> </span><i style="font-family: Georgia, "serif";">Mondo</i><span style="font-family: Georgia, "serif";">: la rivoluzione è una
«assoluta necessità», ma il suo compito è «liberare tutti gli uomini dal Potere
affinché il loro spirito sia libero».</span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">L’esercizio
del potere è un vizio degradante, un vizio che rende ciechi alla realtà: questa
la persuasione che avrebbe dovuto fare della rivolta dei ragazzini una svolta,
mentre così non è stato. È per ricordarlo un’ultima volta, che Elsa ha scritto<span class="apple-converted-space"> </span><b>La Storia</b>, un romanzo dal titolo
così ambizioso, e tuttavia così leggibile, accessibile, il cui scopo è mettere
in guardia da quanto la Storia da sempre riserva agli umani, poiché padroni ne
diventano coloro che ambiscono al Potere e fanno di tutto per averlo.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="spip" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: Georgia, "serif";"><span style="font-size: x-small;">Se anche i
giovani, se anche il ’68 rischiano di lasciarsi trascinare da questa abituale
deriva, il romanzo<span class="apple-converted-space"> </span><b>La Storia</b><span class="apple-converted-space"> </span>sarà per Elsa l’ultimo appello,
l’ultimo memento. (...) Quando Elsa scrive<span class="apple-converted-space"> </span><i>Aracoeli</i>,
la sua speranza nell’anti-potere della poesia come religione e politica, come
filosofia, è ormai morta: ciò che aveva temuto è accaduto, anche da
quest’ultimo scontro con il drago dell’irrealtà ella è uscita sconfitta. Come i
suoi amati Felici Pochi, nel cui elenco noi possiamo includerla senza paura di
sbagliare. E il problema non è la sua sconfitta, ma quella, ancora una volta,
del mondo.</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></p></div><div class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333; font-family: "Palatino Linotype","serif";"><br /></span></p><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Ah, Dottori
Dottori! alla vostra età!<br />
Ma perché, perché, mai <o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>p e r c h é<br />
signori Dottori I(nfelici) M(olti) dell’Universo<br />
con tutto che vi addottorate e vi baccalaureate<br />
e vi improfessorate nelle Università<br />
e la storia e la geografia studiate viaggiate vi scafate, le macchine
fabbricate<br />
sviscerate la scienza<br />
inventate l’atomica e il volo lunare<br />
però questa primaria lezione dell’esperienza<br />
ancora non la volete imparare?<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Ve lo ripeto, o Signori I.M., non c’è verso:<br />
con i F(elici) P(ochi) non ce la potrete mai spuntare.<br />
Quelli conoscono il volo da prima assai dell’aviazione conoscono<br />
la medicina che guarisce tutti i mali da prima assai<br />
della penicillina quelli sanno la resurrezione<br />
dai morti!<br />
Non illudetevi di poterli eliminare.<br />
Magari vi credete d’averli mangiati quando invece sul più bello del vostro
banchetto<br />
rieccoli che tornano a zompare<br />
sui vostri piatti.<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Quelli sono
incredibili inconcepibili inammissibili sono tutti matti.<br />
E non cullatevi nella speranza di poterli r i e d u c a r e<br />
indi paternamente legittimare.<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>(…)<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Sappiàtelo, o
padri meschini I(nfelici) M(olti) d’ogni paese:<br />
se ancora il corpo offeso dei viventi resiste<br />
in questo vostro mondo di sangue e di denti<br />
è perché passano sempre quelle poche voci illese<br />
con le loro allegre notizie.<br />
Contro le vostre milizie sevizie immondizie<br />
imprese spese carriere polveriere bandiere<br />
istanze finanze glorie vittorie sciarpe littorie & sedie gestatorie<br />
contro la vostra sana ideologia la vostra brava polizia<br />
ghepeù ghestapò fbi min-cul-pop ovra rapp & compagnia<br />
e tutta la vostra mortuaria litania<br />
ci vale solo quell’unica eterna scaramanzia:<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>l’allegria<br />
dei F(elici) P(ochi)<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Come vannio i
Vostri Reali E i Presidenti E i Generali<br />
E i Rendimenti gli Emolumenti? Siete contenti dei Vostri Affari?<br />
In Famiglia tutto bene? La Signora si mantiene?<br />
E la Bomba come va? La più bella chi ce l’ha?<br />
La Mammà dei Capitali o il Papà dei Proletari?<br />
Bravi bravi complimenti. Siete sempre Regolari.<br />
Troppo uguali. Troppo uguali. Troppo tristi e troppo uguali<br />
troppo uguali e troppo tristi. Troppo tristi troppo tristi<br />
tristi TRISTI. Non vi viene mai lo sfizio d’essere meno tristi?<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333;"><span style="font-family: courier;"><b>Comunque, se vi
piace la tristizia, godetevela voi la vostra.<br />
Questa terra non è mica roba vostra. E’ da secoli e da millenni<br />
che noi cerchiamo di farvelo capire.<br />
Mamma nostra non ci ha mica fatto per servire agli usi vostri.<br />
Mica ci ha fatto gli occhi per guardare le tristi facce vostre.<br />
Mica ci ha fatto gli orecchi per ascoltare le tristi chiacchiere vostre.<br />
La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l’allegria<br />
e la grazia, ossia<br />
la felicità.<o:p></o:p></b></span></span></p>
<p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333; font-family: courier;"><b>.......</b></span></p><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333; font-family: courier;"><b>_____________________________________</b></span></p><p class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: normal;"><span style="font-size: 14pt;">Incompiuta e non pubblicata </span><b><i><span style="color: red; font-family: "italic"","serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Lettera alle Brigate rosse</span></i></b><span style="font-size: 14pt;">,
scritta dalla Morante in occasione del sequestro di Aldo Moro (marzo 1978):
«[…] (rimosso l’orrore che per mia natura di fronte a ogni violenza mi farebbe
ammutolire) io mi sforzo di non dubitare, almeno, […] che voi</span><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: normal;"><span style="font-size: 14pt;">siate davvero, ai vostri propri occhi, dei </span><i><span style="font-size: 14pt;">rivoluzionari</span></i><span style="font-size: 14pt;">.
Confesso che dato l’uso che ne è stato fatto nella storia a tutt’oggi, mi
ripugna ormai di ripetere la parola </span><i><span style="font-size: 14pt;">rivoluzione </span></i><span style="font-size: 14pt;">(e fin di pronunciarla). Però questa parola, per
quanto stuprata e tradita, in se stessa mantiene il suo significato primo e
autentico: di grande azione popolare al fine di instaurare una società più
degna. Ora, su questa chiara definizione, sono state sventolate troppe bandiere
equivoche»</span><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: normal;"><i><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 13.5pt;">__________________________________________________</span></i><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></p><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333; font-family: courier;">
</span></p><p class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: normal;"><i><span style="color: #333333; font-family: ""arial"","serif"; font-size: 13.5pt; letter-spacing: .3pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 11.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><a href="https://www.blogger.com/blog/post/edit/7347614470263262155/3411694661581801465"><span style="color: blue; font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Archivio storico
della nuova sinistra Marco Pezzi </span></a></span></i><span style="font-family: "Times New Roman", "serif"; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: normal;"><i>__________________________________________________________________</i></p><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;"><span style="color: #2b00fe; font-family: georgia;"><b>L'ISOLA DI ARTURO </b></span></p><p style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; line-height: 14.05pt; margin: 0cm 0cm 13.8pt; vertical-align: baseline;">Lettura condivisa nelle scuole italiane e podcast a cura del Salone del libro di Torino. </p></div></div></div></div>
</div>
</div>
</div><a href="https://www.salonelibro.it/news/dal-salone-mobile/il-salone-presenta-elsa-morante.html"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;">https://www.salonelibro.it/news/dal-salone-mobile/il-salone-presenta-elsa-morante.html</span></a><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: courier;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWEdw8cf8UZk-NoSS-sleeUab0dEzB6c53op7JGi4-Izzy_PrUFmqErGbWqdvkaTvZl6ThKoQwFzK8vqhL5tcJfe54LqjNvUWAGPyfd3smWUzTdS5XHyVtGq7TP8tVisiGDJrv6DXPX1vmUBi7NTSQIGPQBeBy3Fw5AbmmtwuF_QUBBmZIZkcX-JvP/s660/un-libro-tante-scuole-193551.660x368.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="368" data-original-width="660" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWEdw8cf8UZk-NoSS-sleeUab0dEzB6c53op7JGi4-Izzy_PrUFmqErGbWqdvkaTvZl6ThKoQwFzK8vqhL5tcJfe54LqjNvUWAGPyfd3smWUzTdS5XHyVtGq7TP8tVisiGDJrv6DXPX1vmUBi7NTSQIGPQBeBy3Fw5AbmmtwuF_QUBBmZIZkcX-JvP/s320/un-libro-tante-scuole-193551.660x368.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: courier;"><br /></span></div><br /></div></div></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-39826888400043968652020-10-25T22:41:00.006+01:002023-11-19T20:47:33.802+01:00Il romanzo storico? La lunga vita di Marianna Ucrìa<b>BIOGRAFIA DI DACIA MARAINI:</b><br />
<b><a href="http://www.daciamaraini.com/biografia.shtml">http://www.daciamaraini.com/biografia.shtml</a></b><br />
<br />
<a href="http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/passioni/musthave/2017/10/02/un-milione-di-marianna-ucria-festa-per-dacia-maraini_e8bfdf37-de01-4c7f-a0b8-099ad79b4be0.html">un milione di marianna ucria</a> <br />
<br />
Qui trovi tutte le informazioni sul <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/La_lunga_vita_di_Marianna_Ucr%C3%ACa">romanzo </a><br />
<b><span></span><span></span><a href="https://www.blogger.com/goog_178053979"><br /></a></b><span><a name='more'></a></span><h4 class="jr_reviewTitle" style="background-color: #fefefe; color: #b2251f; font-family: MavenProRegular; font-size: 14px; line-height: 16px; margin: 5px 0px 0.5em; text-transform: uppercase;">UN SILENZIO CHE FA RUMORE (DI sONIA FASCENDINI)</h4>
<div class="description jr_reviewComment" style="background-color: #fefefe; color: #666666; font-family: nobileregular;">
<div style="margin-bottom: 15px; margin-top: 15px;">
<span>Questo romanzo inizia in modo inquietante. Una bambina di sette anni viene accompagnata dal padre ad assistere ad un'impiccagione. La ragione? La ragazzina è sordomuta, probabilmente a seguito di un trauma e quindi si pensa che un altro spavento possa farle tornare la parola. La cura per fortuna non provoca danni peggiori del male che vuole guarire.</span><br />
<span>Siamo agli inizi del settecento in Sicilia nella casa di Marianna, una delle figlie di un nobile e ricco possidente. La bambina ad appena tredici anni viene data in sposa ad uno zio che ha parecchi decenni più di lei. Nonostante la sua infermità che potrebbe relegarla ad un ruolo di secondo piano fa sentire il suo pensiero e trascorre una vita molto più piena di molte altre persone. Ubbidiente e rispettosa verso il marito per educazione, per natura non gli sarà mai succube. Attenta ed amorevole verso i figli non li perderà mai d'occhio, ma senza farli diventare mammoni nè diventarne dipendente. Appassionata di libri darà scandalo per le sue letture progressiste, ma nella vità sarà sempre legata alle tradizioni e ai propri principi. Rispetterà e riverirà i genitori come da educazione ricevuta, ma questo non minerà la sua obiettività verso di loro. Conoscerà le varie forma dell'amore, quello egoista e crudele prima e poi quello sincero: appassionato ma allo steso tempo puro. Viaggerà molto: prima con la mente saltando di pagina in pagina dei numerosi libri di cui si circonderà e poi in modo reale passando con naturalezza da alberghi lussuosi a stamberghe infestate dai pidocchi.</span><br />
<span>Questo non è solo un romanzo che ci parla di una donna capace di imporsi pur avendo a disposizione solo delle armi spuntate. Ci parla anche della condizione femminile. La modernità ed audacia di Marianna è tanto più evidente se paragonata con la madre, le sorelle e le figlie. Tutte rassegnate al loro destino di oggetti di scambio. Sistemate in convento o cedute a ricchi uomini come fattrici e come pegni per accordi finanziari. Ognuna di loro si rifugia in quello che può. In un amore per i figli che le annulla, nel laudano, tra le braccia dell'amante. Ma nessuna di loro sarà mai se stessa. Peggiore ancora il confronto con la vita di contadine, cameriere e serve. Obbligate ad ubbidire a marito padroni e figli, queste ragazze si accontentano delle briciole e devono pure ringraziare.</span><br />
<span>Stile abbastanza scorrevole, salvo alcune parti decisamente pesanti. Nel complesso però sarebbe uno di quei libri che si divorano in poco tempo, se non fosse che parecchi sono gli spunti di riflessione. parecchi anche i riferimenti storici che stimolano ad approfondire la conoscenza di quel periodo.</span></div>
</div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div align="justify" style="background-color: white; font-family: "times new roman", times, freeserif, serif;">
<strong><span style="font-size: large;">Brani tratto dal romanzo "La lunga vita di Marianna Ucrìa" (1990) di Dacia Maraini - </span></strong><br />
<strong><span style="font-size: large;"><br /></span></strong>
<strong><span style="font-size: large;">CAP I - Incipit</span></strong><br />
<strong><span style="font-size: large;"><br /></span></strong>
<span style="font-size: large;"><span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">Un padre e una figlia eccoli lì: lui biondo, bello, sorridente, lei goffa, lentigginosa, spaventata. Lui elegante e trasandato, con le calze ciondolanti, la parrucca infilata di traverso, lei chiusa dentro un corsetto amaranto che mette in risalto la carnagione cerea.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">La bambina segue nello specchio il padre che, chino, si aggiusta le calze bianche sui polpacci. La bocca è in movimento ma il suono delle parole non la raggiunge, si perde prima di arrivare alle sue orecchie quasi che la distanza visibile che li separa fosse solo un inciampo dell'occhio. Sembrano vicini ma sono lontani mille miglia.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">La bambina spia le labbra del padre che ora si muovono più in fretta. Sa cosa le sta dicendo anche se non lo sente: che si sbrighi a salutare la signora madre, che scenda in cortile con lui, che monti di corsa in carrozza perché, come al solito sono in ritardo.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">Intanto Raffaele Cuffa che quando è alla "casena" cammina come una volpe a passi leggeri e cauti, ha raggiunto il duca Signoretto e gli porge una larga cesta di vimine intrecciato su cui spicca una croce bianca.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">Il duca apre il coperchio con un leggero movimento del polso che la figlia riconosce come uno dei suoi gesti più consueti: è il moto stizzoso con cui getta da una parte le cose che lo annoiano. Quella mano indolente e sensuale si caccia fra le stoffe ben stirate, rabbrividisce al contatto col gelido crocifisso d'argento, dà una strizzata al sacchetto pieno di monete e poi sguscia fuori rapida. Ad un cenno, Raffaele Cuffa si affretta a richiudere la cesta. Ora si tratta solo di fare correre i cavalli fino a Palermo.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">Marianna intanto si è precipitata nella camera da letto dei genitori dove trova la madre riversa fra le lenzuola, la camicia gonfia di pizzi che le scivola su una spalla, le dita della mano chiuse attorno alla tabacchiera di smalto.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">La bambina si ferma un attimo sopraffatta dall'odore del trinciato al miele che si mescola agli altri effluvi che accompagnano il risveglio materno: olio di rose, sudore rappreso, orina secca, pasticche al profumo di giaggiolo.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">La madre stringe a sé la figlia con un gesto di pigra tenerezza.</span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;">Marianna vede le labbra che si muovono ma non vuole fare lo sforzo di indovinarne le parole. Sa che le sta dicendo di non attraversare la strada da sola perché sorda com'è potrebbe trovarsi stritolata sotto una carrozza che non ha sentito arrivare. E poi i cani, che siano grandi o piccoli, che stia alla larga dai cani. Le loro code, lo sa bene, si allungano fino ad avvolgersi intorno alla vita delle persone come fanno le chimere e poi zac, ti infilzano con quella punta biforcuta che sei morta e neanche te ne accorgi...Per un momento la bambina fissa lo sguardo sul mento grassoccio della signora madre, sulla bocca bellissima dalle linee pure, sulle guance lisce e rosee, sugli occhi ingenui, arresi e lontani; non diventerò mai come lei, si dice, mai, neanche morta. </span></span><br />
<span face=""helvetica" , "arial" , sans-serif" style="color: #1d2129; text-align: start;"><br /></span><strong><span style="font-size: large;">"LUI I LIBRI LI EVITA PERCHE' SONO BUGIARDI" (è lo zio Pietro)<br /></span></strong>
<strong><span style="font-size: large;"><br /></span></strong>
<strong><span style="font-size: large;">CAP XXI . "UNA BIBLIOTECA"</span></strong></div>
<div align="justify" style="background-color: white; font-family: "times new roman", times, freeserif, serif;">
<span style="font-size: large;">[...]</span></div>
<div align="justify" style="font-family: "times new roman", times, freeserif, serif;">
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Fuori è buio. Il silenzio avvolge Marianna sterile e assoluto. Fra le sue mani un libro d'amore. Le parole, dice lo scrittore, vengono raccolte dagli occhi </span><span style="background-color: cyan;">come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida si spargono e scorrono felici per le vene. E questa la divina vendemmia della letteratura?</span></span><br />
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Trepidare con i personaggi che corrono fra le pagine, bere il succo del pensiero altrui, provare l'ebbrezza rimandata di un piacere che appartiene ad altri. Esaltare i propri sensi attraverso lo spettacolo sempre ripetuto dell'amore in rappresentazione, non è amore anche questo? Che importanza ha che questo amore non sia mai stato vissuto faccia a faccia direttamente? assistere agli abbracci di corpi estranei, ma quanto vicini e noti per via di lettura, non è come viverlo quell'abbraccio, con un privilegio in più, di rimanere padroni di sé?</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Un sospetto le attraversa la mente: che il suo sia solo uno spiare i respiri degli altri. Così come cerca di interpretare sulle labbra di chi le sta accanto il ritmo delle frasi, rincorre su queste pagine il farsi e il disfarsi degli amori altrui. Non è una caricatura un po' penosa?</span></div>
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Quante ore ha trascorso in quella biblioteca, </span><span style="background-color: cyan;">imparando a cavare l'oro dalle pietre, setacciando e pulendo per giorni e giorni, gli occhi a mollo nelle acque torbide della letteratura.</span><span style="background-color: white;">Che ne ha ricavato? qualche </span><span style="background-color: cyan;">granello di ruvido bitorzoluto sapere</span><span style="background-color: white;">. Da un libro all'altro, da una pagina all'altra. Centinaia di storie d'amore, di allegria, di disperazione, di morte,di godimenti, di assassinii, di incontri, di addii. E lei sempre lì seduta su quella poltrona dal centrino ricamato e consunto dietro la testa.</span></span><br />
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">La parte bassa degli scaffali, quelli raggiungibili da mani infantili contengono soprattutto vite di santi: La sequenza di santa Eulalia, La vita di san Leodegario, qualche libro in francese Le jeu de saint Nicolas, il Cymbalum mundi, qualche libro in spagnolo come il Rimado de palacio o il Lazarillo de Tormes. Una montagna di almanacchi: della Luna nuova, degli Amori sotto Marte, del Raccolto, dei Venti; nonché storie di paladini di Francia e alcuni romanzi per signorine che parlano d'amore con ipocrita licenza.</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Più sopra, negli scaffali ad altezza d'uomo si possono trovare i classici: dalla Vita nuova all'Orlando furioso, dal De rerum natura ai Dialoghi di Platone nonché qualche romanzo alla moda come il Colloandro fedele e La leggenda delle vergini. Questi erano i libri della biblioteca di villa Ucrìa quando l'ha ereditata Marianna. Ma da quando la frequenta assiduamente i libri sono raddoppiati. Da principio la scusa era lo studio dell'inglese e del francese. E quindi vocabolari, grammatiche, compendii. Poi, qualche libro di viaggi con disegni di mondi lontani e infine, con sempre più ardimento,romanzi moderni, libri di storia, di filosofia.</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Da quando i figli sono andati via ha molto più tempo a disposizione. E i libri non le bastano mai. Li ordina a dozzine ma spesso ci mettono dei mesi per arrivare. Come il pacchetto che conteneva il Paradise Lost che è rimasto cinque mesi al porto di Palermo senza che nessuno sapesse dove fosse andato a finire. Oppure la Histoire comique de Francion che è andato perso nel tragitto fra Napoli e la Sicilia in un battello che è affondato al largo di Capri.</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Altri li ha prestati e non ricorda più a chi; come i Lais di Maria di Francia che non sono più tornati indietro. O il Romance de Brut che deve essere nelle mani di suo fratello Carloal convento di San Martino delle Scale.</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Queste letture che si protraggono fino a notte fonda sono prostranti ma anche dense di piaceri. Marianna non riesce mai a decidersi ad andare a letto. E se non fosse per la sete che quasi sempre la strappa alla lettura continuerebbe fino a giorno.</span></div>
<div style="background-color: white;">
<span style="font-size: large;">Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sé. Passare dagli archi soffici e ariosi della mente alle goffaggini di un corpo accattone sempre in cerca di qualcosa è comunque una resa. Lasciare persone note e care per ritrovare una se stessa che non ama, chiusa in una contabilità ridicola di giornate che si sommano a giornate come fossero indistinguibili. La sete ha messo il suo zampino in quella quiete sensuale togliendo profumo ai fiori, ispessendo le ombre. Il silenzio di questa notte è soffocante.</span></div>
</div>
<div align="justify" style="font-family: "times new roman", times, freeserif, serif;">
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Tornata alla biblioteca, alle candele consumate, Marianna si chiede perché queste notti le stanno diventando strette. E perché ogni cosa tenda a </span><span style="background-color: cyan;">precipitare verso l'interno della sua testa come dentro un pozzo dalle acque scure in cui ogni tanto echeggia un tonfo, una caduta, ma di che?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: cyan;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;"><b>CAP XLIII - FINALE</b> (<i>Marianna si trova a Roma)</i></span></span></div><div align="justify" style="font-family: "times new roman", times, freeserif, serif;"><span style="font-size: large;"><i><br /></i></span>
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">In quella quiete meridiana Marianna si chiede se potrebbe mai appropriarsi di questo paesaggio, farsene una casa, un asilo. Tutto le è estraneo e perciò caro. Ma fino a quando si può chiedere alle cose che ci stanno intorno, di rimanere forestiere, perfettamente comprensibili e remote nella loro indecifrabilità? </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Il sottrarsi al futuro che le sta apparecchiando la sorte non sarà una sfida troppo grossa per le sue forze? questa voglia di conoscere gente diversa, questa voglia di girovagare, non sarà una superbia inutile, un poco frivola e perversa? Dove andrà a casarsi che ogni casa le pare troppo radicata e prevedibile? Le piacerebbe mettersela sulle spalle come una chiocciola e andare senza sapere dove. Dimenticare la pienezza di un abbraccio desiderato non sarà facile. La chiusa sta lì a ghermire ogni gocciolo di ricordo, ogni mollichella di diletto. Ma ci deve pur essere qualcos'altro che appartiene al mondo dlela saggezza e della contemplazione. Qualcosa che distolga la mente dalle sciocche pretese dei sensi. "E' disdicevole per una signora girare da una locanda all'altra, da un città all'altra senza pace, senza rimedio" direbbe il signor figlio Mariano e avrebbe forse ragione. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Quel correre, quel vagare, quel patire ogni fermata, ogni attesa, non sarà un avvertimento di fine? entrare nell'acqua del fiume, prima con la punta delle scarpe, poi con le caviglie e infine con le ginocchia, con il petto, con la gola. L'acqua non è fredda. Non sarebbe difficile farsi inghiottire da quel turbinio di correnti odorose di foglie marce. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">Ma la voglia di riprendere il cammino è più forte. Marianna ferma lo sguardo sulle acque giallognole, gorgoglianti e interroga i suoi silenzi. Ma la risposta che ne riceve è ancora una domanda. Ed è muta. </span></span><br />
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<br /></div>
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<h3 class="post-title entry-title">
<span style="font-size: large;"><a href="http://bibliogarlasco.blogspot.com/2011/05/raccontate-donne-la-vostra-vita-o-la.html"></a></span></h3>
<div class="post-header">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-kmapaJMcrso/Tbsc-XokqSI/AAAAAAAAAuk/_2Bvgt4ijt0/s1600/mariannaUcria.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-kmapaJMcrso/Tbsc-XokqSI/AAAAAAAAAuk/_2Bvgt4ijt0/s320/mariannaUcria.jpg" width="202" /></span></a></div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-7686338757437136333">
<b>Leggi qui sotto il saggio di Melania Mazzucco sulla storia delle donne:</b></div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-7686338757437136333">
<br />
"<a href="http://www.amazon.com/Writing-Womans-Life-Carolyn-Heilbrun/dp/0393331644/ref=sr_1_2?s=books&ie=UTF8&qid=1304344069&sr=1-2"><i>Scrivere la vita di una donna</i></a> - per ricordare un fortunato titolo di Carolyn Heilbrun - è un esercizio di storia, memoria, letteratura e in qualche modo politica. Dagli anni Settanta, studiose e scrittrici, studiosi e scrittori americani ed europei hanno avviato una monumentale impresa collettiva: ri-scrivere le vite delle donne del passato. Ritrovarne i nomi sepolti, le storie perdute, le opere e le azioni. Con lo scopo dichiarato di restituire loro il posto che meritavano negli eventi del loro tempo e nella storia della cultura. E con lo scopo pedagogico, in qualche modo sottinteso, di fornire esempi e modelli alle donne del presente, creando un pantheon alternativo a quello tradizionale e nuove icone. Il fenomeno non accenna a declinare. Una delle più influenti intellettuali europee, la semiologa Julia Kristeva, ha affrontato fra il 1999 e il 2002 una complessa riflessione sul genio femminile, componendo una <a href="http://www.ibs.it/code/9788860365187/kristeva-julia/genio-femminile-hannah.html">trilogia</a> su Hannah Arendt, Melanie Klein, Colette: nelle due sradicate nomadi dal pensiero abrasivo e nella scrittrice edonista e sensuale ha individuato un esemplare percorso di costruzione della singolarità. Sottotitolate rispettivamente La vita, La follia, Le parole, le tre anomale biografie della Kristeva (tradotte da <a href="http://www.donzelli.it/autore/566/julia-kristeva">Donzelli</a>), rappresentano una sfida per chiunque voglia interrogarsi sull'intellettualità femminile al di fuori di schemi prestabiliti o facili narrazioni.<br />
Ma non meno fertile è un genere di biografia apparentemente più leggero: la donna ordinaria capace però di imprese eccezionali, di conquistare l' ammirazione dei contemporanei, per poi scomparire nell'oblio. Un esempio ne è il godibile <a href="http://www.ibs.it/code/9788861922044/zheutlin-peter/giro-del-mondo.html"><i>Il giro del mondo in bicicletta</i></a> di Peter Zheutlin (<a href="http://www.elliotedizioni.com/catalog/title/title_card.php?title_id=170">Elliot</a>), dedicato ad Annie "Londonderry" Kopchovski, ebrea lituana emigrata negli Usa che, per dimostrare di cosa fosse capace una donna, a 23 anni inforcò una bicicletta e pedalò da Boston a Parigi, Gerusalemme e Singapore, tra calunnie e disavventure di ogni tipo, ma smascherando i pregiudizi misogini e trionfando alla fine, per proporsi come un esempio vincente della "nuova donna" del futuro.<br />
Talvolta il fenomeno esonda dalle trincee dell'accademia e dell'università per incontrare un vasto successo popolare. È capitato a Ipazia, filosofa e scienziata dell'antichità, che è stata "scoperta" grazie a film, saggi e spettacoli teatrali che le hanno dato una storia. Tra i libri più letti negli Usa c'è oggi <a href="http://www.amazon.com/Cleopatra-Life-Stacy-Schiff/dp/0316001929/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1304344625&sr=1-1"><i>Cleopatra: a life</i></a>, corposa biografia di <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Stacy_Schiff">Stacy Schiff</a> (Little Brown, in uscita per Mondadori). L'autrice aveva vinto il premio Pulitzer con <a href="http://www.ibs.it/code/9788887517170/schiff-stacy/vera-mrs-vladimir.html"><i>Vera</i></a> (<a href="http://www.fandango.it/scheda.php/it/vera/432">Fandango</a>), biografia della moglie di Nabokov, donna schiva che attraversò il '900 cercando di far perdere le proprie tracce: una figura antitetica a quella della regina, simbolo di seduzione e potere, resa mitica dal cinema hollywoodiano. Ma a entrambe Schiff ha dedicato un'analoga opera di ricostruzione del personaggio al di là della mistificazione - mai innocente - della memoria, restituendo a Vera l'identità cancellata dalla scelta di vivere all'ombra di un genio e a Cleopatra la personalità affascinante di una donna colta, poliglotta, astuta, politicamente abile, travisata e banalizzata dai vincitori che ne scrissero per primi la vita. Una delle ragioni della fortuna del volume può forse essere rintracciata nell'affermazione della Schiff: "Cleopatra è un modello per le donne indipendenti". Ma è davvero per questo che leggiamo le vite delle altre? Per cercare conferme delle nostre capacità, o possibilità nel mondo? Oppure quelle biografie svolgono, al contrario, una funzione quasi evasiva, consentendo alle lettrici di proiettare sulle esistenze eccentriche, eccessive, liberate di donne straordinarie le frustrazioni e le disillusioni di una condizione ancora insoddisfacente? Forse è legittimo chiederselo, ma non in Italia, dove le biografie di donne straordinarie del mondo classico, o ordinarie del passato prossimo, restano una lettura elitaria. Da noi prevale il filone, che definirei civile, della riscoperta di figure di donne dimenticate o rimosse della storia nazionale. A questo si possono ricondurre volumi di diversa natura o ambizione, come <a href="http://www.ibs.it/code/9788806200626/lamattina-amedeo/mai-sono-stata.html"><i>Mai sono stata tranquilla. Vita di Angelica Balabanoff</i></a> di Amedeo La Mattina (<a href="http://www.einaudi.it/libri/libro/amedeo-la-mattina/mai-sono-stata-tranquilla/978880620062">Einaudi</a>), sulla minuscola, controversa e maledetta signora del socialismo europeo, che tanto contribuì all'ascesa di Mussolini, o il collettivo <a href="http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=14713"><i>Donne del Risorgimento</i></a> (Il Mulino), nel quale per il 150° anniversario dell'Unità il battagliero gruppo di scrittrici e giornaliste di Controparola propone una galleria di ritratti delle protagoniste occultate dell'epopea dell'indipendenza - da Cristina di Belgiojoso a Sarah Levi Nathan. Fra i medaglioni, spiccano quello di Enrichetta di Lorenzo di Dacia Maraini e della garibaldina Antonia Masanello di Serena Tagliaventi. Eroine delle barricate, regine dei salotti, banchiere, infermiere o rivoluzionarie, le donne al centro di queste narrazioni sono apparentate dal silenzio - talvolta censorio - che le ha relegate ai margini della memoria collettiva o fuori di essa. In un paese come l'Italia questi libri hanno qualcosa di necessario. Facendo emergere una trama di esistenze tanto più sommerse quanto più furono pubbliche, essi indicano che da noi il silenzio non è stato infranto e la memoria resta frammentaria. Ma finché non avremo ritrovato le tracce e i nomi di quante, con le loro vite ordinarie o straordinarie, tumultuose o segrete, possono delineare una genealogia nuova, la mappa dell'Italia sarà incompleta: qui le vite delle altre servono anche, e forse soprattutto, a far emergere le nostre." (da Melania Mazzucco, <a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/30/raccontate-donne-la-vostra-vita-la-storia.html">Raccontate, donne, la vostra vita o la storia vi dimenticherà</a>, "La Repubblica", 30/04/'11)<br />
<br />
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<div style="text-align: justify;">
<i><b>La rivelazione al lettore della causa del trauma</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b> Il romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa è narrato in terza persona da una voce esterna, che però
conosce tutti i pensieri di Marianna e racconta la storia quasi sempre dal suo punto di vista e attraverso
i suoi ricordi. Nell’episodio qui riportato, in cui viene svelato il trauma originario che Marianna non
ricorda, il narratore cambia bruscamente la focalizzazione e rivela i pensieri del fratello abate, che ricorda,
e rievoca così il terribile episodio della violenza dello zio Pietro.</b></i></div>
.............<br />
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
"ma è vero, parlava
quando aveva quattro, forse cinque anni... lo ricorda benissimo e ricorda quel
sussurrare in famiglia, quel serrarsi di bocche atterrite... ma perché? cosa cavolo
stava succedendo in quei labirinti di via Alloro? una sera si erano sentiti dei
gridi da accapponare la pelle e Marianna [...] era stata portata via, sì trascinata
dal padre e da Raffaele Cuffa, strana l’assenza delle donne... il fatto è che sì,
ora lo ricorda, lo zio Pietro, quel capraro maledetto, l’aveva assalita e lasciata
mezza morta... sì lo zio Pietro, ora è chiarissimo, come aveva potuto dimenticarlo?
per amore diceva lui per amore sacrosanto che lui l’adorava quella bambina
e se n’era ‘nisciutu pazzu’ ... com’è che aveva perduto la memoria della
tragedia?
E dopo, sì dopo, quando Marianna era guarita, si era visto che non parlava più,
come se, zac, le avessero tagliato la lingua... il signor padre con le sue ubbie,
il suo amore esasperato per quella figlia... cercando di fare meglio ha fatto peggio...
una bambina al patibolo, come poteva venirgli in mente una simile baggianata!...
per regalarla poi a tredici anni a quello stesso zio che l’aveva violata
quando ne aveva cinque uno ‘scimunitazzu’ il signor padre Signoretto..."</blockquote>
<br />
<br />
__________________________________________________________<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #373737; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 15px; margin-bottom: 1.625em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></div><div style="border: 0px; margin-bottom: 1.625em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Le frequentazioni di Dacia Maraini – la Neoavanguardia e, soprattutto, la scrittura di Alberto Moravia e
il femminismo militante – trovano eco nella sua produzione, che si caratterizza per un realismo piuttosto
crudo ma attento alla problematica interiore dei personaggi femminili, negli aspetti più profondamente
esistenziali e intimi: la sessualità, la maternità, la famiglia. La scrittrice esprime una visione del mondo
non classista o sessista, ma volta alla denuncia dell’emarginazione, alla protezione dei più deboli, alla
difesa delle vittime della ferocia dell’essere umano, bambini e donne in primo luogo</i></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-3486745341336138522020-09-29T22:10:00.011+02:002023-11-19T20:47:55.887+01:00Il romanzo storico? Il nome della rosa <h1 style="background-color: white; border: 0px; color: #225b7b; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
</h1>
<span class="wuzSommario" face=""lucidagranderegular" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #225b7b; display: block; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-weight: bold; line-height: 18px; margin: 10px 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;"><img alt="Risultati immagini per umberto eco" src="data:image/jpeg;base64,/9j/4AAQSkZJRgABAQAAAQABAAD/2wCEAAkGBxITEhUSEhIWFhUXFRcWGBYXFRUYFRYVFRUYFxUXFxUYHSggGBolGxUVITEhJikrLi4uFx8zODMtNygtLisBCgoKBQUFDgUFDisZExkrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrKysrK//AABEIALABHgMBIgACEQEDEQH/xAAbAAABBQEBAAAAAAAAAAAAAAAEAQIDBQYAB//EAD4QAAEDAgQDBgUCBQMCBwAAAAEAAhEDIQQFEjFBUWEGInGBkaETMrHR8ELBI1Jy4fEUYoJjogcVM0OSk7L/xAAUAQEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA/8QAFBEBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAP/aAAwDAQACEQMRAD8A8tr7lMpBT123ULEBlErT5Ni4ICytMqxwVeHBB6rlmJkBWofZZDJsVIC0dOtZBDmFWFkszxV1dZniN1jszqklB1WrKCqGUhqWXNKAhjbIetiABuFV47MnE6WmAPdDMeSgOr42Nt/zhwUIxjz+rxGyCcb7yrvs/kb65BiGTc/m6AfB4B9T5BPgFpMF2VMAvE9PvC2OU5AxgEW8hJWgw2EY20Qg89PZUC/dFvfqqnEdnunI+v8Ahet18MCLD2VXjsvAuB4x+eaDyHG5Q4Gwm0+X3VTXoFpuIXtGJyhrt2ys5mvZ8EfLZB51TUoKOzTJXUpc249x0VbSqTbige5QkKYhROQQlNKe5NKDmommh2hFUmoHVAhnI2q2yDcED2JlRPYm1EEa5cuQclCRKEBeI3Q4U9YqDigmaUXhnXCABReG4INrk9awWhp4myx2WVNldNrIJcfVmVmcbdXOIqqoxSCulLXf3D4KN5uUJmFeBCCqcbpwdwUSIwdHU4AILjs/kxrOEiG895XreV5c2ixrQOCz3Y3L2tv026rWVXIC6J5IkFB4d6JpO4oCQFFXoSFMCnlAAKW6ExNEQrWoxCV2IMvj8qDgbLz/ALRdnHMmpTG27R9QvW6tKVWY3CAgoPGqT9Q6prwr/tDk4pVDUaO67ccAfsVSvagEcmQpnhMKDmBGUghGI2iED6osgqgVlVbZV9UIOpptVPphNrBBCuXLkHJQkShBO83UZSkphQPCIouhDNKkBQaDAVlaMxCzWDeVaMfZAViMQgKtdMq1ChyUCVDuqnMHy6OQVu2m50w0nwBP0VJiz33eKCEKyyf5x4+yrgFZ5ZAMlB612cLdIPS33VviFS9nPka7mPyyv6jQQD+eCDsO6RFlPRd1QtF17fnNGUYJ/sUBNKeKnCa2mClNLqfUoOJUNVimaw/n3XVW9EALqSAxVHdW+hCV2boMhneBDmuadnCD915i5ha5zDu0kei9hxjJleW9oKOnFTwd9digqagUZaja1NQmmghptVhh2oelTVjQYgV7LKsxDbq6c2yrMU1APSSVxZPphLiB3SgCXLlyDkoSJQg4lISlemgIFBUtMp1OgnNpwgscExWrGWVZgnKzD0EValKFdSvCNISYSlNRvignpZ4+i5tOkwaW/N15qq7V/CqO+MwaS75hzPhzWky/Lg57nEc1RdpMpLHyeP4EGWAW17L9ly8Co/Y3hVeR5MK7tJ259StXkeYPwR+BiL0C6GVo/wDTJMaan+2dj+ANhhMOGNHgjHbSdlA2qNIIM/v4JhzRjeBt0sEB1CiSJ28bn0RdGlHGfJZ8dpQfkDj1DT+w2RDe01MWcYPmg09JoUjqYjj6lUOA7Q0XmA8Hodx6q6p12kWKBRT5H1umhpnh6qQkJ7L/AJyQDuZ0+irsTS35z+WVtVHVA12fdBnsTSIB6cl5p2tZ/Epn/eR9F6RmtbSCvPu0wl1IcS8n0QVlagoHU1Y4hBVEA7RdF0noUkJRWAQHOqWQNZI/FIapXQObCTEPGkhDuqqMvlAi5clIQIlCRKEDnt3S0WqRw3TGuhAaxqjeUz/VKB9WSgsMI+TZXDW+qoMDW0mVd0MQHeKCRyJy+BUYTzQtQc1Fh6k1qbRxe36oNnj6JY3U0WMrJY99Z86gSLRM26lektoB1IdHGfVVeYtYQGMbLnGSAPIIKrspgoc4kWG3hH+VpMTQZUDmvaC0tIII3ad1Fk+F0ksAuGtvO/UfSUTUZJvaOKDDYkYjLDpDjVwb50niwnhP6T7HxS/66pVPwqT2w65f8zWNtc6Tc3gNn6La4jAF9NzHAOa4QRYtI6tKzHZvs5VFN1TDNY1tUl2p3eOgOd8MATbuwf8AkgtMsyPDN+cfF4l1WHSePdPdb4ABWhyTCPBijR8qbLe1li8X2bxT3EVKkwCA2dIngQs3QyzFseKQp1WPJ+YGo0f/ACB06UG0zvIm0zrYwti4NNzmx4QY9kFQzjG0e9SrtqDiyswT5VG6fcBQ4jG4rDv+G+qarYHzXB6E8CudVFR4AbE79EGtyrtjWcz4j8OHN2Pwqo1NcNw6lV0wdtibGRMq4wva7DNaBVe6gRaK9N9IEnk54DT5FZnJPgMxL21HAD4VF0agBqBfcgneNPsi+2Ge0WUHGm/UTbSOJJjbig07s/oxIeCImQQR6hV7+0lNwJDh4yvMsH2ffUGqAwm/c7p83Dc+SPZ2TrASK5n/AHNDh6ggoNbiMU2pJ9uiw+ed6s2P0tJ9T/ZSOr4mgYcGPHQ6Tfo+B5SVX/6kPqPJkEx3XCHAeB4dUEddyCq1EfVuq6s1AM96iNRdVKhJQPc9Rl6auQcSuakStQS03QQeRS1nS4nmZTFyDkoSJQgnPFQOKndxQ7kCJzQmKei1BPh2KzwzIQ+GpKxpNhAtQSmYdsVWO5OB90TbiVE6qwcUHqmHeKbtRuyoAfAwq3GFolzBMuknlF4ngExuOpPoU5cAS0Qup0SaLiR3QDYXgfaICBuRY01CHgQ3rbh3QBwsAVctpgkm9zv6Kjo0yxgdIgSTfedgOpsB4KyyyuS3vDqAJ25lAbmNNraFRwbLhTeQY4hhKhyENZRptZOlrGi7TwaBwFgi2YwOEb8wL+NlWZVUbRIpVKhpgd2lVJ/hvZsxjybNqCzb/NAIuSAFrisO1477fBw39QhBhgJ/ikjkSrhzHC4jxad/FqDqmo63w2HqUFTiMNSJsNZjaP3UGPy9lGkKr4aG3/srav8ADw4+JWeBwjgTNg1ou48gLqvGWVsZWFSux1PDsILKbo11OTntHyjob877BD2R7MMrU318TTY51UlwD2McWtIgRqBiAB6LHdq+zQpYtlHDtDWlmsAEhp02JLdgQSNgN17RhBAIHlGyxvagt/1NMuHeDHjyLmE/QIPLcww9eiQawq/DIgFr9MOPWDH7ojKM5xNGkKjnF9IujS4mY5tcf8L0CuA5umRttu0+RsqHNModUboNMW4g2HgEFVmePFdo0mQ4WJsRxMrO4lsQ4E6fdp/mby6jYq2q4Y0abm73In2VTSuNJ2NkBFKtLQTvx8RYqKs5CYZ5vym3mVOUAlUIZyMqhCvCCNJKUpECJW7roXN3QSLly5ByUJEoQTuQ7yp3ndDvQIFZ5bgnvNhbnwUeUZaapk2Y3c/sOq0jK4HdpiAPQfcoEpYEM3KgxdUCzRJlEfCkybrqTH1CWsZHM8AEFDXrukod1QnirivhaLZD6oJ4wgq9bDgHTJPBBe9lmueRLrCYkwAeHkvRcINNMsIk7QLg8ibefksD2ewFVjGOsHuAeAdi10x9FucDjAwQ5j2mNgS4GeLSNkE9LDNcw6o2kD9UzxAsIsPE9EI3UGkG8i8C0cA3/IVvl73FvyFo5QNTvDiL8VDnDXSIbc8J5IBcGwl29hwH7laKng6bhDmhwIggixHgsmcTpcYvG29zxJ6BH0c8a0S5w8kBz+ymHF6TqlHpSqPaz/6ySz2Q1XLtEzjq8cR/AH/cKc+6ra3ag1Too3PPgPE/ZH4LI2u71Z2s7wflHgEC5TgqZcalJrnuuBVquc93XSXEkDwgK3p4t2rS4QVT5Xm7KU0DDXMkR04HqFYHEtcQZ80F3RPdK897cn4dSlXPy03w8c6bxpd6d13/ABK3dPEN07rJdpWB4gxpm/WEAlTDQBHeaRLXTwO0H8lAY0V2iADp6x9U3BUK+GEUtNWif/aeSNP9DxOkdII8FLXx9E7tfS6Eam+Wkn6BBn8wGlv1WWxtUzpB8eg5ea0PaDMGBsUyXdXCB5CST7LL9TueKB1Nql0pjSpAUEVRqEqNRr0NUCAUhNhSuCagZCUJVyBVy5cg5KEiUIHuTadEucGgXJAHibIzCYIvLpIa1slznbN/v0Vp2bpUzVL26nfDaXSQAJNm2858kBeKApNFFn6RBPM/qPqpcDhiRYJ+HwJquJO0q9w9ItAEBAGMAQFF2tqmhgwGDSXuDSeMQT+yvqL0D2vwRrYV4G7e+PFt49JQeVaiUVltDXVYz+Z7W+pAQgV52Lpasdhx/wBQH0v+yD0/PaAZXpsbIPwgG27p0H5XeKdgsvL9LXNgCSIdteefsj8/ptNanaTpcBfhIn7+SnpUHO0l19PQA78xx9kBOX4XS+IdpEEdXdee/FGY+n3Dp+a9zeP7Log8XHYWEDjwspq7JDpsCD47WuPVBk8RhdZ+G1tgIJve8geNtV/2Cy3aCoylWbTeSYuQBwnlzgHyC3NWr8PSG8XEE8YaIkyeNh7LzDtvRczEucDd0ztbhHsgtcqxnfD3DTI1AAizRPAco/da+lnummXxAvuO8AO79ySvNcvyPFFgfcTBgnhuFYVcYWM01Ja6T8w3EDaBBFt54BAT2qrtrEFph++oXgDcAjjKquznaioHinUdIOzjv4FOzKsHH+GCSQ0A+5AvyaZWdGWVCY0m0n0ElB6w3tE0C7lT47Nn1tWjZgPHp/led4am83khviYtuPdanJnNpyzVyG4B4Ecd4i31QbjJcWH0h4Kj7WPiIgk8F2Cr6ARsJt4cx+coUZpOxBJaJIP+R6SgyONHD/IQmlXnaHBFjxa0C/7SqjSgjATgE/SuIQQuUL1O4KF4QDuCYpXBMIQMXJYSIFXLlyDkoSJQgss7zutiny4Q2bMaIHtur7szhC3DvJZpLngX3Ia2xHqtRWymkz5WAeA/dRUwNBgSA7h4C6CTLMNART6afQclrIB2hFUhIgoVpRVBB5L2iy74GIfT/TOpv9J29LjyRnYZs4/Dj/qfsVru3WS/GpfFYJfTk2/U39Q/dYfstVDcXh3EwBVZcdXR+6D23tLQAa1+xY7UD9fv5KajWOmw1EwZ8t+n90bm2G1sIOxH59Pbqs1gsXoGkgyy2njbk7j05ghBpsC7SIcNR4kERHCfIrsZV1NdDgbmYI25TwG1lWDHsPdEQd9wfDp6p5qWAgadw2Z1EbmxPFBWVKpvPysBJJESSSRB4mCB5dFmMdhTicQxxHcGok8HHXAE9NIJ8Y4rV1A9xcHPbMfK1p0tEQJgd5w5SmMy4yCCQ0AAukAG87uv+FAtQU6cNINhM7Sep48bKCpiKLrVWC/gSrJ+Da4h25LYA4QOKosyywvbpBI3k8TygAT7II8XlWAdcODTvIOkzztvuVWVcqcBFGu1wM7gEwbGDITK+S1WuAcPlbuSIJF4v+XVS74kgg3iAeEgbRuCSgFzHB1WjTpaQLCBEdQqYYhzX3G3AG/S/itD/wCZ1DLDPQcROw8fsocHhGmuXVNoEDqSB90F3lVJ+hmoGHuNpmAbx9CtVl+C+E0nhJk8TOxHmkyfCiHBwsCI8XRNzygJMyrEnS02gSOE9EAOIoCoC2oJnisXm+Vuou5t4Fb6lTkQUtXCNe003tkHig8xlNlXGfZG6g6Rdh2PJUjggRxUL09yjcUEbkwpzkwoESQlSIEXLlyDkoSJQg9izupfSq7Aj5mnobb8vsjszbNRo6XVVjMX8HEU5+V50H/lt7wgu8OJA8FMQmUgeA9eP3UnxWmzrH2QDOYE6kIT6lMeSQWQEtEiF5t2myY4PEsr0x/CNQOHJrw7UWHoYt58l6NScnY7A069J1KoJa4QeYPAjkQboNeAHMB5tB63H1+yw3aDBBtUOBLTwLenDkbG3QjktnkgcMPTa9we5rA1zhbUWiJjgTA84QOe4AVGn6geJkDpc+GoIMxh8W2biTxgb+Tdj7KzwuKHzuDug5eu3ks1Upmk8BwG5gzcdOv7ghT0c3JdYw0XIIHPeeFoQaSm0u+UADjMkE8pcb78lIwHUGaCQL8LztA253J4cUFRxxe0XLfAtPsIXUXOJLnukT3WzALuBJuDdBbtLTZg4ETzHGCo8Z3Z0C4sJFmw0Seu/wBEPWxoZM7hrnE9QBAHXl4Kvq5sX05dYC4aHDU4AkX6yHdLHkghxDy+rDohp0gXmW2Mjnv6pjMPTe2IBl1wN4NjHMT4HbkosTjWOZUa09/vaSOIBvBne7PRC4DEn4pabkS4OFh3T3gef9pQDYnISyoTGtjgHB0XaZmCDsR7qCvlBlrtjMnhIi22xF1sq7g4GwMCRP8A3A9YVRWxchp/lkdAeRPkgIfitDLEXj2HFCUb3VWcbrqERAHDqrXDIDKIRRpghQ0gi2BAJXoNc0seJBWA7R5C6idTbsPHkvTHMCHxFEOaWOEtKDxtwUTwtL2kyI0HamiWH2WeeEApCaQpnBRkII0ieQmkIGpT9vpdIld9vpf3QIlCRKEHt1aiNRdxWC7f1CNJG4MjxFwvQKplecdu3d4INhgsUCGun5gDH9Qn91YteHb7rO9k63xMLTtJaNBM3Gna3hCufhkIC2UoFlwYlpExdPJgIGNsiKNRQB/VDZhmlKg3VVe1o5Hc9ABcnwQX+ExmgyLjiOYV25ocJFwbg/nGfcdV4lmvb+o46MMzSNtT7nybw81uf/CvH16gqsrvL4DXiQBp1Egi3OB4WQW2c5MKgMWPMDaLgxyEkxyLhwWFzHKnsJ7xab+nHxgkX5EFewOpT+fl5v4zzVVmOUteLgftt9IJH9J6IPMsPXALRDSeJM7DnwV3RxjXmCdiNIuJMbxAgAfQKPOezDmkuYJ6He1gJ58PED+ZVzcy+HZzSHcHOmNpBt04dCEEmZZqWnQ9pIHdDokSJN2jgBG3RVWMzAyDPcjSS0QdLgXGI2Opx9eCkxlZvdPxALReADPCOaqa9JriNEiQPOJv03QSjEve1xDmyTDAJAAkz6iVaZWx1Noc4yTNzxnhA/qQmBwGgbgwQZ4iRv1Q2c5o2i2AdTyIkbDnMoNJis5aWlrnBo2E8fyVkc07ROPcZYbE8ys1isW+oZcZ+nopsthxLDx2QaPJK5m5lbXBGywGVS15Y7ht4LaZZWgQUF9RRdNB0TZEUSgJTXNTwkJQV+Lw7XtLH3BXmfaHKHUHn+Q7FerVWyqvNMG2qwsePAoPI3FR6kbnGBdRqFjvI8wq1zkEqa/ZMDkrigYnPF/Ie7QU1Oqb+Tf/AMhA1KEiUIP/2Q==" style="background-color: transparent;" /></span><span class="wuzSommario" face=""lucidagranderegular" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #225b7b; display: block; font-size: 13px; font-stretch: inherit; font-weight: bold; line-height: 18px; margin: 10px 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">SINTESI DEL ROMANZO</span><span class="wuzTesto" face=""lucidagranderegular" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-stretch: inherit; line-height: 20px; margin: 20px 0px 25px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">Il benedettino Adso da Melk ormai vecchio racconta le vicende di cui fu testimone nel novembre del 1327 in un grande monastero benedettino del Nord Italia dove giunse come segretario del dotto francescano Guglielmo da Baskerville, incaricato di una delicata missione diplomatica. Dopo il loro arrivo, l'abbazia viene sconvolta da una serie di morti inspiegabili: prima il miniaturista Adelmo, poi il monaco Venanzio, quindi l'aiuto bibliotecario Berengario, il monaco erborista e il bibliotecario Malachia. Durante i sette giorni di permanenza all'abbazia Gugliemo conduce le ricerche attraverso colloqui, interrogatori e osservando il comportamento dei frati. Ben presto comprende che i delitti muovono dalla biblioteca, la più grande della cristianità, costruita come un labirinto il cui accesso è noto solo al bibliotecario. Nella biblioteca esiste poi una sezione <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">finis Afrìcae </em>a tutti inaccessibile. Guglielmo e Adso riescono a penetrarvi e sciolgono il mistero. Gli omicidi sono opera dell'ex bibliotecario cieco Jorge da Burgos che ha voluto impedire la lettura di un libro secondo lui pericolosissimo: il secondo libro della <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Poetica </em>di Aristotele dedicato alla commedia e al riso e ritenuto perduto. Jorge convinto che il libro potesse danneggiare la cristianità ne ha avvelenato le pagine e i frati che hanno tentato di leggerlo sono morti. Scoperto, Jorge preferisce morire: divora il libro avvelenato e da fuoco alla biblioteca.</span><span class="wuzTesto" face=""lucidagranderegular" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-stretch: inherit; line-height: 20px; margin: 20px 0px 25px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"></span><span><a name='more'></a></span><span class="wuzTesto" face=""lucidagranderegular" , "arial" , "helvetica" , sans-serif" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-stretch: inherit; line-height: 20px; margin: 20px 0px 25px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><strong style="background-color: transparent; text-align: left;"><span style="font-family: "arial";">Umberto Eco, <i>Il nome della rosa</i>, Milano, Bompiani, 1980</span></strong></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<strong><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Naturalmente, un manoscritto</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il 16 agosto 1968 mi fu messo tra le mani un libro dovuto alla penna di tale
abate Vallet, <i>Le manuscript de Dom Adson de Melk</i>, traduit en français d'après
l'édition de Dom J. Mabillon (Aux Presses de l'Abbaye de la Source, Paris, 1842). Il
libro, corredato da indicazioni storiche invero assai povere, asseriva di riprodurre
fedelmente un manoscritto del XIV secolo, a sua volta trovato nel monastero di Melk
dal grande erudito secentesco, a cui tanto si deve per la storia dell'ordine
benedettino. La dotta trouvaille (mia, terza dunque nel tempo) mi rallegrava mentre
mi trovavo a Praga in attesa di una persona cara. Sei giorni dopo le truppe
sovietiche invadevano la sventurata città. Riuscivo fortunosamente a raggiungere la
frontiera austriaca a Linz, di lì mi portavo a Vienna dove mi ricongiungevo con la
persona attesa, e insieme risalivamo il corso del Danubio.
In un clima mentale di grande eccitazione leggevo, affascinato, la terribile
storia di Adso da Melk, e tanto me ne lasciai assorbire che quasi di getto ne stesi una
traduzione, su alcuni grandi quaderni della Papéterie Joseph Gibert, su cui è tanto
piacevole scrivere se la penna è morbida. E così facendo arrivammo nei pressi di
Melk, dove ancora, a picco su un'ansa del fiume, si erge il bellissimo Stift più volte
restaurato nei secoli. Come il lettore avrà immaginato, nella biblioteca del
monastero non trovai traccia del manoscritto di Adso.
Prima di arrivare a Salisburgo, una tragica notte in un piccolo albergo sulle
rive del Mondsee, il mio sodalizio di viaggio bruscamente si interruppe e la persona
con cui viaggiavo scomparve portando seco il libro dell'abate Vallet, non per
malizia, ma a causa del modo disordinato e abrupto con cui aveva avuto fine il
nostro rapporto. Mi rimase così una serie di quaderni manoscritti di mio pugno, e un
gran vuoto nel cuore.
Alcuni mesi dopo a Parigi decisi di andare a fondo nella mia ricerca. Delle
poche notizie che avevo tratto dal libro francese, mi rimaneva il riferimento alla
fonte, eccezionalmente minuto e preciso [---] </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Proprio non so perché mi sia deciso a
prendere il coraggio a due mani e a presentare come se fosse autentico il manoscritto di Adso da Melk. Diciamo: un gesto di innamoramento. O, se si vuole,
un modo per liberarmi da numerose e antiche ossessioni.
Trascrivo senza preoccupazioni di attualità. Negli anni in cui scoprivo il testo
dell'abate Vallet circolava la persuasione che si dovesse scrivere solo impegnandosi
sul presente, e per cambiare il mondo. A dieci e più anni di distanza è ora
consolazione dell'uomo di lettere (restituito alla sua altissima dignità) che si possa
scrivere per puro amor di scrittura. E così ora mi sento libero di raccontare, per
semplice gusto fabulatorio, la storia di Adso da Melk, e provo conforto e
consolazione nel ritrovarla così incommensurabilmente lontana nel tempo (ora che
la veglia della ragione ha fugato tutti i mostri che il suo sonno aveva generato), così
gloriosamente priva di rapporto coi tempi nostri, intemporalmente estranea alle
nostre speranze e alle nostre sicurezze.
Perché essa è storia di libri, non di miserie quotidiane, e la sua lettura può
inclinarci a recitare, col grande imitatore da Kempis </span><span style="font-family: courier; font-size: xx-small;">1</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">: “In omnibus requiem quaesivi,
et nusquam inveni nisi in angulo cum libro.” </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">5 gennaio 1980 </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<span><span style="font-family: georgia;"><b> </b><span style="font-size: x-small;">(1 Tommaso da Kempis, monaco benedettino, autore de "L'imitazione di Cristo")</span></span><br /></span>
<strong><span style="font-family: "arial";">_____________________________________________</span></strong><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: georgia;"><i>Il romanzo si apre ironicamente facendo riferimento al manoscritto manzoniano. Il racconto del reperimento del testo e delle ricerche successive e della decisione di riscriverlo e pubblicarlo è naturalmente fittizio ma basato su ricerche storiche accurate. </i></span></span></div>
<strong><span style="font-family: "arial";">_____________________________________________</span></strong><br />
<strong><span style="font-family: "arial";"><br /></span></strong>
<strong><span style="font-family: "arial";">FINALE</span></strong><br />
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia;"><strong><span style="font-weight: normal;">Rovistando tra le macerie trovavo a tratti brandelli
di pergamena, precipitati dallo <i>scriptorium</i></span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></b></span><!--[endif]--></span></i></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> e dalla
biblioteca e sopravvissuti come tesori sepolti nella terra; e incominciai a
raccoglierli, come se dovessi ricomporre i fogli di un libro…Povera messe fu la
mia, ma passai una intera giornata a raccoglierla,come se da quelle <i>disiecta membra</i></span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-size: 12pt;">[2]</span></b></span><!--[endif]--></span></i></span></a><strong><i><span style="font-weight: normal;"> </span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">della
biblioteca dovesse pervenirmi un messaggio. Alcuni brandelli di pergamena erano
scoloriti, altri lasciavano intravvedere l’ombra di una immagine, a tratti il
fantasma di una o più parole…Larve di libri, apparentemente ancora sane di
fuori ma divorate all’interno: eppure qualche volta si era salvato un mezzo
foglio, traspariva un incipit, un titolo…Raccolsi ogni reliquia che potei
trovare, e ne empii due sacche da viaggio. Lungo il viaggio di ritorno e poi a
Melk passai molte e molte ore a tentar di decifrare quelle vestigia</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn3" name="_ftnref3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">. Spesso
riconobbi da una parola o da una immagine residua di quale opera si trattasse.
Quando ritrovai nel tempo altre copie di quei libri, li studiai con amore, come
se il fato mi avesse lasciato quel legato</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn4" name="_ftnref4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[4]</span></span></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">, come
se l’averne individuato la copia distrutta fosse stato un segno chiaro del
cielo che diceva <i>tolle et lege</i></span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn5" name="_ftnref5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><i><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style="font-size: 12pt;">[5]</span></b></span><!--[endif]--></span></i></span></a><strong><i><span style="font-weight: normal;">. </span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">Alla fine
della mia paziente ricomposizione mi si disegnò come una biblioteca minore,
segno di quella maggiore scomparsa, </span><span>una
biblioteca fatta di brani, citazioni, periodi incompiuti, moncherini di libri</span><span style="font-weight: normal;">.
Più rileggo questo elenco più mi convinco che esso è effetto del caso e non
contiene alcun messaggio. Ma queste pagine incomplete mi hanno accompagnato per
tutta la vita che da allora mi è rimasta da vivere, le ho spesso consultate
come un oracolo</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn6" name="_ftnref6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[6]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">, e ho
quasi l’impressione che quanto ho scritto su questi fogli, che tu ora leggerai,
ignoto lettore, altro non sia che un centone</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn7" name="_ftnref7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[7]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">che non
dice e non ripete altro che ciò che quei frammenti mi hanno suggerito, né so
più se io abbia sinora parlato di essi o essi abbiano parlato per bocca mia. Ma
quale delle due venture</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn8" name="_ftnref8" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[8]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> si sia
data, più recito a me stesso la storia che ne è sortita, meno riesco a capire
se in essa vi sia una trama che vada al di là della sequenza naturale degli
eventi e dei tempi che li connettono. Ed è cosa dura per questo vecchio monaco,
alle soglie della morte, non sapere se la lettera</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn9" name="_ftnref9" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[9]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> che ha
scritto contenga un qualche senso nascosto, e se più d’ uno, e molti, o
nessuno. Ma questa mia inabilità a vedere è forse effetto dell’ombra che
la grande tenebra che si avvicina sta
gettando sul mondo incanutito…Non mi rimane che tacere. <i>O quam salubre, quam iucundum et suave est sedere in solitudine et
tacere et loqui cum Deo</i>!</span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn10" name="_ftnref10" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[10]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;"> Tra
poco mi ricongiungerò col mio principio, e non credo più che sia il Dio di
gloria di cui mi avevano parlato gli abati del mio ordine, o di gioia, come
credevano i minoriti </span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn11" name="_ftnref11" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[11]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal;">di
allora, forse neppure di pietà. </span></strong><strong><i><span lang="EN-GB" style="font-weight: normal;">Gott</span></i></strong><strong><span lang="EN-GB" style="font-weight: normal;"> <i>ist ein
lautes Nichts, ihn rührt kein Nun noch Hier</i></span></strong><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn12" name="_ftnref12" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><i><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-weight: bold;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b><span lang="EN-GB" style="font-size: 12pt;">[12]</span></b></span><!--[endif]--></span></i></span></a><strong><i><span lang="EN-GB" style="font-weight: normal;">…</span></i></strong><strong><span lang="EN-GB" style="font-weight: normal;"> . </span></strong><strong><span style="font-weight: normal;">Mi inoltrerò presto in
questo deserto amplissimo, perfettamente piano e incommensurabile, in cui il
cuore veramente pio soccombe beato. Sprofonderò nella tenebra divina, in un
silenzio muto e in una unione ineffabile, e in questo sprofondarsi andrà
perduta ogni eguaglianza e ogni disuguaglianza, e in quell’abisso il mio
spirito perderà se stesso, e non conoscerà né l’uguale né il disuguale, né
altro: e saranno dimenticate tutte le differenze…Fa freddo nello <i>scriptorium</i>, il pollice mi duole. Lascio
questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: <i>stat rosa pristina nomine, nomina nuda
tenemus</i>.</span></strong></span><a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftn13" name="_ftnref13" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><span style="font-family: georgia;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[13]</span></span></span><span style="font-family: arial;"><!--[endif]--></span></span></span></a><strong><span style="font-family: "arial"; font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></strong></div>
<div style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="border: 1pt solid windowtext; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-element: para-border-div; padding: 1pt 4pt;">
<div class="MsoNormal" style="border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;">Sono qui riportate le ultime pagine del romanzo. E’
evidente che la trattazione è <b>metaletteraria</b>: nelle parole del monaco Adso
sentiamo che Eco parla della sua
stessa scrittura. della sua modalità di raccolta-assemblaggio-
rifacimento di tanti altri testi precedenti, a volte in chiave parodica, a
volte come citazione seria<strong><span style="font-weight: normal;"> (”…una biblioteca fatta di brani, citazioni,
periodi incompiuti, moncherini di libri…”)</span></strong> </span><br />
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;">La convinzione è che
nulla di nuovo si possa più scrivere, eppure si debba ancora scrivere, o meglio
ancora, narrare storie. Si tenga conto che al principio del romanzo si parla di
un manoscritto ritrovato, evidente rinvio a Manzoni. <o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: 11pt;">L’altro riferimento interessante è il rivolgersi
diretto all’ignoto lettore, con una richiesta di comprensione. Il testo è un
capisaldo della <b>letteratura postmoderna</b>, anche per il commento che Eco ne fece
e la sua teoria della lettura possibile su livelli diversi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 1.0pt 4.0pt 1.0pt 4.0pt; padding: 0cm; text-align: justify;"><br /></div></div><div>
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> <i>scriptorium</i>: la zona della biblioteca in cui si copiavano i
manoscritti.</div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></a> <i>disiecta membra</i>: parti staccate</div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></a> vestigia: resti</div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></a> legato: compito</div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref5" name="_ftn5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[5]</span></span><!--[endif]--></span></a> <i>tolle et lege</i>: prendi e leggi. </div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref6" name="_ftn6" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[6]</span></span><!--[endif]--></span></a> oracolo: sentenza di
indovino</div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref7" name="_ftn7" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[7]</span></span><!--[endif]--></span></a> centone: elemento di
scarto, roba copiata</div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref8" name="_ftn8" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[8]</span></span><!--[endif]--></span></a> venture: possibilità</div>
</div>
<div id="ftn9">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref9" name="_ftn9" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[9]</span></span><!--[endif]--></span></a> lettera: qui nel senso di
testo</div>
</div>
<div id="ftn10">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref10" name="_ftn10" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[10]</span></span><!--[endif]--></span></a> <i>O quam…Deo:</i> “O<strong><span style="font-size: 11pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;"> come è
salutare e gioioso e soave sedere in solitudine e tacere e parlare con Dio!</span></strong></div>
</div>
<div id="ftn11">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref11" name="_ftn11" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[11]</span></span><!--[endif]--></span></a> Minoriti: francescani
dell’ordine minore</div>
</div>
<div id="ftn12">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref12" name="_ftn12" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[12]</span></span><!--[endif]--></span></a> <i>Gott…hier</i>: </div>
</div>
<div id="ftn13">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="file:///C:/Users/Magda%20home/Documents/Documenti/7%20MIEI/AAA%20pubblicati/ICON/materiali%20di%20corredo/narrativa%20ICON/testo%201%20Eco.doc#_ftnref13" name="_ftn13" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[13]</span></span><!--[endif]--></span></a><i> stat … tenemus</i>: la rosa esiste in primo luogo nel nome, possediamo
solo i nomi.<br />
<strong style="text-align: justify;"><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;"><br /></span></strong><strong style="text-align: justify;"><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;">___________________________________________________</span></strong><br />
<strong style="text-align: justify;"><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;">Storia e finzione in
Umberto Eco</span></strong><br />
<strong style="text-align: justify;"><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;"><br /></span></strong>
<br />
<ol start="1" style="margin-top: 0cm;" type="1">
<li class="MsoNormal" style="line-height: 150%; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "palatino linotype" , "serif";">
<em><b><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;">Il nome della rosa</span></b></em><strong><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;"> (1980)</span></strong><span style="background: white;"> è stato definito un<b> romanzo postmoderno</b> che
ironicamente ri-scrive generi come il detective story, il romanzo filosofico e
soprattutto il romanzo storico. Dal lettore il romanzo richiede una
competenza storica media, una certa conoscenza della storia e della
cultura del Medioevo, ma anche delle competenze più specialistiche per
quanto riguarda il pensiero filosofico medievale. </span><strong><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;">Dal mondo medievale il
romanzo prende in prestito una serie di fatti storici</span></strong><span style="background: white;"> (il conflitto fra il papa Giovanni XXII e
l’imperatore Ludovico di Baviera nell’anno 1327) </span><strong><span style="border: 1pt none; font-family: "palatino linotype" , "serif"; padding: 0cm;">e di personaggi storici</span></strong><span style="background: white;"> (da Roger Bacon al teologo e filosofo
inglese Guglielmo di Occam e dal teologo e politico Marsilio di Padova al
frate benedettino Ubertino di Casale, da Michele da Cesena all’inquisitore
Bernardo Gui). In riferimento a questo sfondo storico, il viaggio dei
protagonisti, il francescano Guglielmo di Baskerville e il giovane
benedettino Adso di Melk, come anche il loro soggiorno nel convento benedettino,
dove Guglielmo deve iniziare le negoziazioni fra i francescani e il Papa
sulla questione della “povertà”, sono verosimili e, nel senso
aristotelico, necessari (cfr. Eco 1983, p. 43).</span><br />
<span style="background: white;">Le numerose conversazioni erudite sono
rappresentative della teologia medievale e delle idee religiose che
circolano nella comunità dei monaci. Anche la competenza enciclopedica di
Adso corrisponde al pensiero medievale. Nell’architettura
dell’Edificio, la costruzione principale dell’Abbazia, riconosce i
principi eterni della bellezza e dell’armonia. La descrizione comprende
però degli elementi inquietanti, per cui, sin dall’inizio del romanzo,
siamo preparati all’intuizione finale di Guglielmo, che un ordine cosmico,
universale, non esista. Guglielmo infatti deve ammettere che lo schema
dell’Apocalisse non ha funzionato come una chiave per la soluzione del
mistero della morte dei monaci e che la sua scoperta della “verità” è
stata casuale e non la logica conseguenza di una serie di deduzioni. È a
questo punto che il modello narrativo del detective story, che sin dall’inizio
del romanzo ha funzionato come spinta strutturante dell’azione, si
trasforma in anti-detective. </span></span></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: 150%; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify;">Insieme alla ri-scrittura <b style="font-family: "palatino linotype", serif;">meta-letteraria</b><span style="background-color: white; font-family: "palatino linotype" , serif;"> del
romanzo storico e del detective story, il romanzo ri-scrive anche il genere del
</span><i style="font-family: "palatino linotype", serif;">conte philosophique</i><span style="background-color: white; font-family: "palatino linotype" , serif;">, genere che relativizza l’ottimismo illuministico,
intuendo la fallibilità della ragione. È, tra l’altro, </span><b style="font-family: "palatino linotype", serif;">l’ironia
intertestuale, che costituisce il postmodernismo specifico di </b><i style="font-family: "palatino linotype", serif;">Il nome
della rosa</i><b style="font-family: "palatino linotype", serif;">.</b></li>
<li class="MsoNormal" style="line-height: 150%; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "palatino linotype" , "serif";">
<span style="background: white;">Si noti che lo schema dell’Apocalisse,
anche se non avrà delle conseguenze all’interno del mondo delle
investigazioni di Guglielmo, risulta effettivo nel livello dei fatti
narrati. Con l’incendio che devasta la biblioteca, collassa l’enciclopedia
medievale, che finora aveva dominato il mondo di Adso. Quando, alla fine
del romanzo, ripensa alla sua laboriosa ricostruzione di questo mondo
svanito, ricostruzione basata su frammenti di pergamena bruciata, è
assalito da dubbi e da una sconcertante incertezza sul senso ultimo di
tutto: “Ed è cosa dura per questo vecchio monaco, alle soglie della morte,
non sapere se la lettera che ha scritto contenga un qualche senso
nascosto, e se più d’uno, e molti, o nessuno” (p. 503).</span></span><span style="font-family: "palatino linotype" , "serif";"><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background: white; line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Ha scritto Umberto Eco in un articolo
per Repubblica: “Ecco, se dovessi tentare a ogni costo la proposta di una
cartina di tornasole per un buon romanzo storico, direi che la nostra reazione
dovrebbe essere: «Forse questo personaggio non è mai esistito, ma avrebbe
meritato di esistere; esso ci permette di capire meglio, se vogliamo, quel
periodo, ma ci consente anche di ignorarlo e di riflettere su noi stessi». <b>Così
il buon romanzo storico è scritto sempre al presente.”</b><span style="font-family: "palatino linotype" , "serif"; mso-bidi-font-family: Arial;"><o:p></o:p></span><br />
<br />
<a href="https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/09/eco-cosi-ho-dato-il-nome-alla.html">ECO: Così ho dato il nome alla rosa</a><br />
<br />
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: ProximaNova, "Noto Sans KR", "Helvetica Neue", Helvetica, Roboto, Arial, "ヒラギノ角ゴ Pro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Osaka, メイリオ, Meiryo, "MS Pゴシック", "MS PGothic", sans-serif; font-size: 1.125rem; line-height: 1.75rem; list-style: none; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: start;">
Un vero e proprio capolavoro di citazionismo e complessità che implica, come suggerisce lo stesso Eco, almeno quattro possibili livelli di senso. Il livello letterale corrisponde al romanzo giallo, alla "detection". Il livello allegorico racchiude i riferimenti alla realtà contemporanea (si vedano, per esempio, le citazioni dei volantini delle Brigate Rosse che richiamano un'analogia tra il Medioevo reale e quello metaforico degli Anni di piombo). Il livello morale concerne la già citata intertestualità: il testo contiene molti altri testi, ognuno portatore di idee. L'ultimo livello è quello anagogico, lasciato alla discrezionalità interpretativa del singolo: fedele al concetto di opera aperta (analizzato da Eco nell'omonimo saggio del 1962, approfondito poi ne <em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;">Il ruolo del lettore</em>), qui lo scrittore lascia spazio al lettore.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: ProximaNova, "Noto Sans KR", "Helvetica Neue", Helvetica, Roboto, Arial, "ヒラギノ角ゴ Pro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Osaka, メイリオ, Meiryo, "MS Pゴシック", "MS PGothic", sans-serif; font-size: 1.125rem; line-height: 1.75rem; list-style: none; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: start;">
Così il post-moderno diventa moltiplicazione di verità, finanche negazione di interpretazione univoca della storia (e, di conseguenza, del testo). <em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;">Il nome della rosa</em> si può considerare una sintesi dell'attività intellettuale e degli studi di Umberto Eco. L'essenza del romanzo viene espressa dalle parole di Guglielmo fin dalle prime pagine: niente esiste all'infuori dei segni, che non possono rinviare a significati al di là di se stessi, ma solo alla diversità fra loro. Il segno è tutto questo, mentre la parola (e, a maggior ragione, la scrittura) è mendace. Una fallacia accettabile a patto che il gioco sia condiviso, accettato da lettore e scrittore: a quel punto la mancanza di verità diviene partita da disputare, labirinto da attraversare.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: ProximaNova, "Noto Sans KR", "Helvetica Neue", Helvetica, Roboto, Arial, "ヒラギノ角ゴ Pro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Osaka, メイリオ, Meiryo, "MS Pゴシック", "MS PGothic", sans-serif; font-size: 1.125rem; line-height: 1.75rem; list-style: none; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: start;">
E, a proposito di labirinto, il centro gravitazionale de<em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"> Il nome della rosa</em>, coacervo di enigmi e sfide ermeneutiche, non poteva che essere la biblioteca. Essa è gestita dal monaco cieco Jorge de Burgos, il cui nome è un riferimento voluto e palese a quello che Eco considerava uno dei più grandi della letteratura post-moderna: Jorge Luis Borges. Lo scrittore argentino (divenuto non vedente a 55 anni), infatti, fu autore di <em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;">Ficciones</em> (<em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;">Finzioni</em>), raccolta di storie "labirintiche", dove la verità e la vita non esistono se non come realtà sfaccettate e inafferrabili nella loro mutevolezza.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: ProximaNova, "Noto Sans KR", "Helvetica Neue", Helvetica, Roboto, Arial, "ヒラギノ角ゴ Pro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Osaka, メイリオ, Meiryo, "MS Pゴシック", "MS PGothic", sans-serif; font-size: 1.125rem; line-height: 1.75rem; list-style: none; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: start;">
Ne<em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;"> Il nome della rosa</em>, dunque, la biblioteca diviene metafora della semiosfera, dell'infinita gamma di significati nel quale ci muoviamo, del gioco ermeneutico ed intertestuale col quale siamo chiamati a confrontarci. Anche nella realtà, ogni giorno.</div>
<div style="border: 0px; box-sizing: inherit; font-family: ProximaNova, "Noto Sans KR", "Helvetica Neue", Helvetica, Roboto, Arial, "ヒラギノ角ゴ Pro W3", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Osaka, メイリオ, Meiryo, "MS Pゴシック", "MS PGothic", sans-serif; font-size: 1.125rem; line-height: 1.75rem; list-style: none; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: start;">
Nell'epoca della post-verità, la sfida ermeneutica de <em style="border: 0px; box-sizing: inherit; list-style: none; margin: 0px; padding: 0px;">Il nome della rosa</em> rivela tutta la sua attualità e desta le coscienze. In un'era in cui, anche al di fuori dell'ambito politico, l'emotività e le convinzioni soggettive dominano sull'oggettività dobbiamo ricordare l'immagine del labirinto, memorizzare la sua struttura per evitare di perderci. Se l'opera letteraria è "aperta", le notizie lo sono assai meno.<br />
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<a href="https://www.lindiceonline.com/osservatorio/cultura-e-societa/la-scrittura-umoristica-satirica-umberto-eco/">La scrittura umoristica di Eco: la questione del riso</a></div>
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</div>
<span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span><span><!--more--></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-21235569616771997772020-09-22T19:53:00.001+02:002023-11-04T21:39:42.212+01:00 Sciascia, una storia semplice<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-VniU_jTHvFE/XYesWmJVD6I/AAAAAAAAW6s/cR8dHAFejSICXLQAckZGWve58EG6CRlMQCLcBGAsYHQ/s1600/Sciascia-960x576.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="960" height="192" src="https://1.bp.blogspot.com/-VniU_jTHvFE/XYesWmJVD6I/AAAAAAAAW6s/cR8dHAFejSICXLQAckZGWve58EG6CRlMQCLcBGAsYHQ/s320/Sciascia-960x576.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<a href="https://italiano.sismondi.ch/letteratura/autori/Sciascia/una-storia-semplice/l-sciascia-una-storia-semplice">Il testo per intero</a><br />
<br />
<a href="https://www.adelphi.it/libro/9788845907296">Risvolto Adelphi</a><br />
<br />
<a name='more'></a><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/genere-poliziesco/">IL GENERE POLIZIESCO</a><br />
<br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;">Come gli altri gialli di Sciascia, Una storia semplice rientra in quella categoria che viene definita <b><span style="color: red;">'giallo infinito'</span></b>, in cui il colpevole, identificato dal narratore o da un personaggio, non viene punito, ma solo reso noto al lettore alla conclusione del romanzo. Questa tecnica, che discosta il giallo di Sciascia dalla struttura classica del genere, è funzionale alla rappresentazione della società italiana. L'abilità di Sciascia, tuttavia, sta nella scelta di non denunciare in modo populista o retorico i mali della giustizia. La sua lingua piana e sottile, l'intreccio apparentemente semplice e lineare, dipanato in poche pagine, permettono infatti all'autore di trattare con leggerezza tematiche importanti, e di far emergere con forza la sua condanna, seppure senza proclami.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;">L'indizio che permette di individuare l'assassino - il guanto del commissario di Polizia – viene introdotto all'inizio della narrazione, quando tra gli aggettivi per descrivere il commissario Sciascia sceglie “guantato”.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><b style="background-color: #faf8f5; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px; text-align: start;">Come S. afferma nella introduzione a <i>Storia della colonna infame</i> di Alessandro Manzoni, uno scrittore ha il dovere morale di assumere il ruolo di testimone nella lotta contro la <i>impostura. </i></b></span><b style="background-color: #faf8f5; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px;">Questa indagine sulla "giustizia tradita" non perviene mai a soluzioni facili e consolatorie come avviene nei "gialli" classici in cui il detective risolve brillantemente l'enigma, perché per Sciascia la verità non è mai semplice, anche quando tutto sembra semplice e chiaro. </b><br />
<b style="background-color: #faf8f5; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px;"><br /></b>
<b style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px;">bbiamo quindi un intreccio narrativo tutto teso a ricostruire la storia assente, mediante l'analisi attenta degli indizi da parte dell'investigatore che procede con metodo razionalmente induttivo, deduttivo ed abduttivo. Non manca nemmeno il motivo della intuizione illuminante, come nel giallo classico. Infatti, osservando il foglio dove l'uomo ha scritto: <i>Ho trovato. quel punto si accese nella mente del brigadiere come un flash</i></b><br />
<b style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px;">Ai professori di Lettere ed agli uomini di cultura in genere, Sciascia affida in questa e in altre opere un ruolo assai impegnativo, quasi un dovere morale: <i>la parola</i> da usare nella lotta per la Verità, contro la disonestà e l'opportunismo.</b><br />
<b style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", Times, serif; font-size: 16px;"><br /></b>
<span style="font-family: "times new roman" , "times" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: 16px;"><b><a href="https://parentesistoriche.altervista.org/storia-semplice-testamento-sciascia/">ANALISI</a> 1</b></span></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "times" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: 16px;"><b><br /></b></span></span>
<span style="font-family: "times new roman" , "times" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: 16px;"><b><a href="https://www.doppiozero.com/materiali/una-storia-semplice">ANALISI 2 </a></b></span></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , "times" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: 16px;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "times new roman" , "times" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: 16px;"><a href="https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/11/12/leonardo-sciascia-una-storia-semplice-ombre-nella-luce-della-verita/"><b>ANALISI 3 </b></a></span></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><a href="https://www.amicisciascia.it/pubblicazioni/item/154-sciascia-e-manzoni.html">SCIASCIA E MANZONI</a> </span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-sciascia/">BIOGRAFIA DELLO SCRITTORE </a> (Treccani breve)</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "v" , "verdana" , "verdana linotype" , "verdana" , serif; font-size: 17.978px; text-align: justify;"><br /></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-48940176481628897942020-09-21T21:46:00.004+02:002023-11-19T20:48:23.681+01:00Il romanzo storico? Sciascia, La strega e il capitano<p> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4H4sUUr0J-jCNbBjeUDrFOWaRZpaXXIZIrD7Q82vyZOwbgL_qRViRmXHkHi3wPl-VgjWcHNKmflzn_KaTcMaEIdGw3XpFlZcI13fYH8lPXV8-zLFBIM-Zi-l_6z5-i0ktjPAIGVN7Lcf4QBGxPl18LjRMT4Kmxk135ojZF3xsosrui3noUTNBlFuZ/s842/9788845914812_0_536_0_75.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="842" data-original-width="536" height="461" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4H4sUUr0J-jCNbBjeUDrFOWaRZpaXXIZIrD7Q82vyZOwbgL_qRViRmXHkHi3wPl-VgjWcHNKmflzn_KaTcMaEIdGw3XpFlZcI13fYH8lPXV8-zLFBIM-Zi-l_6z5-i0ktjPAIGVN7Lcf4QBGxPl18LjRMT4Kmxk135ojZF3xsosrui3noUTNBlFuZ/w293-h461/9788845914812_0_536_0_75.jpg" width="293" /></a></p><br /><p></p><span><a name='more'></a></span><p class="MsoNormal"><i style="font-size: x-large;"><a href="https://www.adelphi.it/libro/9788845914812">DAL SITO ADELPHI</a></i></p><p class="MsoNormal">___________________________</p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;"><i>I Promessi Sposi</i> non hanno la dicitura FINE al 38 capitolo. Nella pagina successiva, nell'edizione del 1840 con le illustrazioni di Gonin, comincia la <i>Storia della Colonna infame </i></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Una nuova percezione e interpretazione del romanzo di Manzoni è iniziata dall' edizione Rizzoli 2014 a cura di Francesco De Cristofaro</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Si lega direttamente ai Promessi Sposi il romanzo storico di Leonardo Sciascia, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La
strega e il capitano</i> (1985)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Si tratta del processo a Caterina Medici,<span style="mso-spacerun: yes;"> colpevole di avvelenamento nei confronti del Senatore</span> Luigi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Melzi – citazione nei Promessi Sposi, cap XXXI</span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><br /></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-size: large;">Nota finale di Sciascia: le carte del processo a
C M erano rimaste due anni sulla scrivania… trasmesse da un amico… poi… in tre
settimane il racconto. Sommesso omaggio ad Alessandro Manzoni</span><span style="font-size: 18pt;"><o:p></o:p></span></span></p><p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></p><p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-size: x-large;">“Nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende”</span></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-76354614047994911082020-09-20T22:44:00.000+02:002023-03-12T14:46:46.447+01:00Epica e romanzo - il romanzo moderno <div class="MsoNormal" style="background-color: #cfe2f3; color: #222222;">
<div style="background-color: white; color: #646464; padding: 25px 20px 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Innumerevoli sono i romanzi del mondo. Ma come parlarne? Per prima cosa, il romanzo è per noi un grande <b>fatto culturale</b>, che ha ridefinito il senso della realtà, il fluire del tempo e dell'esistenza individuale, il linguaggio e le emozioni e i comportamenti. Romanzo come cultura, dunque; ma certo anche come forma, e anzi forme, <b>plurale</b>, perché nella sua lunga storia si incontrano le creature piú sorprendenti, e l'alto e il basso si scambiano volentieri di posto, e i confini stessi dell'universo letterario diventano incerti. A volte, viene da pensare a Babele. Ma è proprio questa <b>flessibilità</b> che ha fatto del romanzo la prima forma simbolica davvero mondiale: una fenice che ovunque si trovi sa riprendere il volo, e ha l'astuzia di azzeccare sempre il linguaggio giusto per i suoi nuovi lettori.</span></div>
<div align="right" style="background-color: white; color: #646464; padding: 25px 20px 10px; text-align: justify;">
<a href="http://www.einaudi.it/media/img/978880615290MED.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="Copertina" border="0" src="http://www.einaudi.it/media/img/978880615290MED.jpg" style="color: #222222;" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Franco Moretti </span></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"><br /></span></b></div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 15.4px;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Decadenza del genere epico / ascesa del romanzo = decadenza dell'aristocrazia / ascesa della borghesia</span></b></div>
</div>
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="background-color: #cfe2f3; border-collapse: collapse; border: none; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15.4px;"><tbody>
<tr><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 62.55pt;" valign="top" width="83"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">1.Ascesa della borghesia<o:p></o:p></span></b></div>
</td><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 429.5pt;" valign="top" width="573"><ul style="line-height: 1.4; margin: 0cm 0px 0.5em; padding: 0px 2.5em;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Il romanzo moderno accompagna e al contempo riflette l’ascesa e l’affermazione della classe borghese dopo <st1:personname productid="la Rivoluzione" w:st="on">la Rivoluzione</st1:personname> francese in ambito politico (crollo dell’ancien regime), economico (seconda rivoluzione industriale e nascita del capitalismo) e culturale (affermazione di una precisa gerarchia di valori legata all’utilitarismo e al materialismo borghese); semplificando, possiamo affermare che la borghesia soppianta l’aristocrazia, il mondo borghese con i suoi valori si afferma sul decadente mondo aristocratico che aveva dominato l’Europa sin da Carlo Magno (IX secolo).</li>
</ul>
</td></tr>
<tr><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 62.55pt;" valign="top" width="83"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">2.Il tramonto del genere epico<o:p></o:p></span></b></div>
</td><td style="border-bottom: 1pt solid windowtext; border-left: none; border-right: 1pt solid windowtext; border-top: none; padding: 0cm 5.4pt; width: 429.5pt;" valign="top" width="573"><ul style="line-height: 1.4; margin: 0cm 0px 0.5em; padding: 0px 2.5em;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Questa evoluzione ha il suo corrispettivo in ambito letterario: più si sviluppava e si affermava il romanzo e più tendeva a rarefarsi la produzione di poemi epici, un genere rimasto centrale e importante almeno fino al XVIII secolo. L’epos rappresentava sempre più un genere distante, portatore di valori ormai in declino e appartenenti a quell’aristocrazia di ascendenza medievale che aveva dominato in Europa fino alla rivoluzione francese; il romanzo, ben più dell’epos, in quanto genere nuovo, non vincolato da regole formali precise e libero dall’osservanza dei modelli classici del passato, si prestava a dar voce alle istanze e alla nuova visione del mondo della classe borghese in ascesa.</li>
</ul>
</td></tr>
<tr><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 62.55pt;" valign="top" width="83"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Perché il romanzo</span><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">diventa il genere privilegiato per raccontare la realtà?</span><o:p></o:p></b></div>
</td><td style="border-bottom: 1pt solid windowtext; border-left: none; border-right: 1pt solid windowtext; border-top: none; padding: 0cm 5.4pt; width: 429.5pt;" valign="top" width="573"><ul style="line-height: 1.4; margin: 0cm 0px 0.5em; padding: 0px 2.5em;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Il romanzo, come abbiamo visto, nasce ai margini del sistema letterario ufficiale che privilegiò sempre la poesia (in particolare nel 1500/1600 il genere epico e della poesia pastorale, come risulta evidente anche dalla biblioteca di Don Chisciotte) a discapito, per esempio, del romanzo cavalleresco e picaresco (che pure conobbero una straordinaria diffusione, ma sempre al di fuori del sistema letterario ufficiale, come dimostra peraltro la difficoltà di rintracciarne gli autori, il plagio continuo, il mancato riconoscimento dell'authorship, tutti elementi che caratterizzano, come abbiamo visto, la serie di romanzi cortesi-cavallereschi presenti nella biblioteca di Don Chisciotte).</li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Nel 1700 il romanzo diventa invece la forma letteraria dominante perché:</li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">A)è un duttile strumento per rappresentare gli aspetti molteplici della società e insieme per analizzare sentimenti e passioni degli individui;</li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">B)consente all'autore di esporre la sua concezione del mondo (es. in R.Crusoe la fiducia incrollabile nel progresso e nella capacità dell'uomo di plasmare e dominare il mondo della natura), a volte con interventi diretti di commento (come avviene spesso nei romanzi di Defoe) oppure mediante la stessa strategia narrativa e quindi con una finzione di oggettività (es. la convinzione per cui l'uomo, grazie alle sue capacità tecniche e all'intelligenza, può sopravvivere anche in un ambiente ostile e renderlo familiare e civile, traspare ogni volta che Robinson costruisce qualcosa, utilizzando i materiali che ha disposizione, quelli della nave e quelli che gli offre la natura incontaminata dell'isola).</li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">C)è una forma di narrazione estremamente duttile anche dal punto di vista strutturale, libera, in un certo senso, dalle regole formali imposte al genere della poesia (chi scrive un poema epico deve attenersi a una serie di precetti stilistico-formali invariati dai tempi di Omero e Virgilio: narrazione impersonale in terza persona, personaggi di un certo tenore, linguaggio aulico-solenne ecc.): si scrivono infatti romanzi in prima o in terza persona, in forma epistolare o di racconto autobiografico, di tono patetico-sentilmentale (come <st1:personname productid="la Pamela" w:st="on">la Pamela</st1:personname> di S. Richardson) o invece ironico, parodico (come il Tristam Shandy di L. Sterne).</li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">D)Consente di comunicare insegnamenti (come avviene spesso in Moll Flanders) o puro divertimento.</li>
</ul>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #cfe2f3; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="background-color: #cfe2f3; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15.4px; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Perché il romanzo moderno nasce in Inghilterra?<o:p></o:p></span></b></div>
<br style="background-color: #cfe2f3; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15.4px;" />
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoNormalTable" style="background-color: #cfe2f3; border-collapse: collapse; border: none; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15.4px;"><tbody>
<tr><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 63.9pt;" valign="top" width="85"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;">Perché il romanzo moderno nasce in Inghilterra</span>?<o:p></o:p></b></div>
</td><td style="border: 1pt solid windowtext; padding: 0cm 5.4pt; width: 426.8pt;" valign="top" width="569"><ul style="line-height: 1.4; margin: 0cm 0px 0.5em; padding: 0px 2.5em;" type="disc">
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Non a caso il romanzo nasce e conosce i suoi primi significativi sviluppi nella progredita Inghilterra del Settecento che stava sperimentando profondi cambiamenti sociali e culturali a seguito della crescente industrializzazione: qui la borghesia esercitò sempre più un ruolo dominante non sul piano della produzione, sul piano economico, ma anche culturale e sociale.<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">Il motore della crescente industrializzazione del paese è la classe borghese che soppianta, almeno dal punto di vista economico, l’antico potere aristocratico (che mantiene tuttavia la sua centralità sul piano politico); è naturale dunque che il romanzo si sviluppi proprio nella nazione in cui la classe borghese è più avanzata.<o:p></o:p></li>
<li class="MsoNormal" style="margin: 0px 0px 0.0001pt; padding: 0px; text-align: justify;">A questo si aggiunge la presenza di un pubblico intellettualmente molto partecipe e attivo grazie all’alto tasso di alfabetizzazione: gran parte della popolazione, donne comprese, legge i giornali e acquista libri. Le donne in particolare sono avide lettrici ed è proprio al pubblico femminile che sono destinati i primi romanzi prodotti in questo periodo (anche Robinson Crusoe).</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
- <i>DAL SITO DEL LICEO MEDI DI SENIGALLIA</i>-</div>
</td></tr>
</tbody></table>
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<div>
<span style="font-size: x-large;"><b><span style="color: purple;">Per approfondire vedi il testo di G. LUKACS <i>Problemi di teoria del romanzo</i> (in particolare i due saggi di Lukacs e di Bachtin) nel </span></b><a href="https://gyorgylukacs.files.wordpress.com/2013/02/lukc3a1cs-gyc3b6rgy-problemi-di-teoria-del-romanzo.pdf"><b>PDF QUI</b></a></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3932219150429398200.post-81442097592007718452020-09-18T09:51:00.005+02:002023-11-04T21:40:40.882+01:00Lalla Romano - Una stretta di mano<p><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Lalla_Romano"> https://it.wikipedia.org/wiki/Lalla_Romano</a></p><p><br /></p><p>Lalla Romano, <i>Le metamorfosi</i>, Einaudi</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ynzVvXcPyOY/X2Rm2UneUfI/AAAAAAAAk5o/GfkbajG8KCIMstKEkuupU2-tuorMXvQTwCLcBGAsYHQ/s2048/lalla%2Bromano%2B.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1394" height="498" src="https://1.bp.blogspot.com/-ynzVvXcPyOY/X2Rm2UneUfI/AAAAAAAAk5o/GfkbajG8KCIMstKEkuupU2-tuorMXvQTwCLcBGAsYHQ/w339-h498/lalla%2Bromano%2B.jpg" width="339" /></a></div><br /><p><a href="https://www.academia.edu/37017271/Lalla_Romano_testimone_e_protagonista_del_Novecento_Mosaico_italiano_anno_XIII_numero_173" target="_blank">Lalla Romano testimone e protagonista del suo tempo </a></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0