GIUSEPPE LEDDA, DANTE E LA METAMORFOSI
Andrea Cortellessa: L'impossibilità della parola nel Paradiso (video di circa 14 min)
La terza
cantica della Commedia racconta la parte conclusiva del viaggio di Dante nel
regno degli angeli e beati. Esso è il regno della luce, simbolo della
beatitudine e della spiritualità ma anche della gloria e della potenza di
Dio. Nell’ultimo canto il protagonista
raggiunge il fine ultimo della sua impresa, ottenendo di poter contemplare la
luce divina.
Il viaggio
di Dante nell’aldilà si svolge nella settimana santa del 1300, tra il
mezzogiorno della domenica di Pasqua e il mezzogiorno del Lunedì dell’Angelo.
Come
l’Inferno e diversamente dal Purgatorio, il Paradiso è un regno eterno e la
beatitudine vissuta dalle anime elette dura per sempre.
Questo
regno ci appare non come è in realtà, ma come una sorta di grande sacra
rappresentazione “congedata” a uso e consumo di Dante. I beati lasciano infatti
provvisoriamente l’Empireo per muovere incontro a Dante e Beatrice nel loro passaggio per i nove cieli
inferiori, singolare privilegio questo, concesso
a Dante, creatura terrena e portatrice di tutti i limiti fisici e morali che
gli discendono dalla sua condizione umana, e che è strettamente connesso con la
missione che Dio ha affidato al poeta di giovare agli uomini viventi narrando
loro ciò che ha visto nell’aldilà.
All’interno di ciascun gruppo, ogni beato gode
di una visione di Dio tanto più perfetta quanto maggiori sono stati i suoi
meriti individuali sulla Terra. Nessun beato
tuttavia desidera una beatitudine maggiore in quanto l’amore divino fa
sì che desiderino solo ciò che hanno e
ne siano pienamente appagati, ciascuna in egual misura. Esse sono come navi in
movimento in un immenso oceano: ognuna ha un suo carico e una sua destinazione,
ognuna raggiungerà il porto a cui è stata avviata ma il pilota che regge tutto
dall’alto è sempre Dio,che dispone tutte le cose dell’universo verso il loro
fine. Un solo luogo rimane sempre immobile e uguale a se stesso, in quanto non
tende verso nulla poiché già perfetto grazie alla divina Provvidenza e si
tratta dell’Empireo, attorno al quale si muove il più veloce dei cieli, il
Primo Mobile conferendo il movimento circolare agli altri cieli sottostanti.
È a questo
luogo immobile, perfetto a cui tendono gli uomini; alcuni però oppongono resistenza al loro
naturale movimento ascensionale e si lasciano trascinare in basso dal peccato.
I temi
della luce e della visività hanno un ruolo fondamentale nell’intera cantica.
Gia nel primo canto Dante, fissando Beatrice, dal Paradiso Terrestre sale verso
la Sfera del
Fuoco e si protende verso l’immateriale, senza ancora rendersene conto. Egli
intuisce che sta avvenendo in lui un cambiamento importante, tanto che si
paragona a Glauco, il pescatore che mangiò l’erba soprannaturale che lo innalzò
dalla natura umana a quella divina. Dante avverte che si sta trasformando,sta
cominciando ad avvicinarsi a uno spirito puro e a liberarsi del peso del corpo
fisico. L’essenza di questo passaggio soprannaturale è espressa dal neologismo
«trasumanar» (vv.70): letteralmente andare oltre l’umano.
Questo è
frutto di un lento percorso di metamorfosi ed è l’indispensabile pedaggio che
l’anima umana deve pagare per vivere in cielo:solo uscendo dai propri parametri
terreni,che sono anche dei limiti, si può entrare veramente in sé, nella
propria essenza divina e quindi incontrare il Creatore. Dante dichiara di non
poter esprimere a parole, in termini adeguati questo passaggio allo stato
paradisiaco e si appella più volte a Dio affinché egli possa riuscire a
descrivere ciò che ha visto.
La luce si
fa sempre più intensa man mano che si passa dal Cielo delle Stelle Fisse, al
Primo Mobile e all’Empireo che è il cielo più vicino a Dio. Esso è pura luce, luce
del pensiero, piena di amore e di letizia che supera ogni immaginabile gioia, ma
talmente intensa da indebolire le facoltà visive di chi vi porge lo sguardo.
È Beatrice stessa
a spiegare a Dante, nell’ingresso dell’Empireo, che ogni anima viene accolta
così dall’amore divino, affinché la sua vista si adegui alla nuova luce, come
una candela a una nuova fiamma. Appena udita questa spiegazione Dante percepisce
che sta oltrepassando le sue stesse capacità visive e vede con una nuova vista,
tale che può sostenere la luce più pura. Dante comprende la corrispondenza tra
finito e infinito,fra sistema dei cieli e gerarchia angelica: si tratta di
un’illusione il manifestarsi di Dio come un punto di luce così come la
distribuzione degli angeli in nove cerchi. Dio comprende in realtà in sé tutto
l’universo, angeli compresi, eppure per consentire al pellegrino di capirlo
almeno un po’ gli appare come un punto. Ma da quel punto tutto ha origine:nulla
e tutto si corrispondono.
Dante dall’Empireo vede ora il vero
manifestarsi della luce che rende visibile il Creatore alla sua creatura,che
solo nel contemplarlo raggiunge la vera pace.
Essa è così descritta da Beatrice nell’ultimo ambiente del paradiso, :
Noi siamo usciti fore / del maggior corpo
ch’è pura luce: / luce
intellettual,piena d’amore; / amor di vero ben
pien di letizia; / letizia che trascende ogne
dolore.» (vv. 38-42)
Intorno al poeta si trovano i beati disposti lungo i
gradini della candida rosa in linea circolare come in un anfiteatro romano. A
questo punto Beatrice scompare per riprendere il suo posto nella rosa dei
beati; al suo posto c’è San Bernardo di Chiaravalla, simbolo del momento
mistico, che guiderà il poeta per quest’ultima parte del viaggio. La scelta di
questa guida segnala la necessaria rinuncia di Dante di tentare di comprendere
con la parte razionale di sé, ma di abbandonarsi alla visione con la sua parte
mistica. Solo così potrà imparare ad accogliere in sé Dio. San Bernardo esorta
Dante a contemplare Maria: egli pregherà che interceda per la sua visione
finale.
La
preghiera si svolge in due tempi, i quali convergono nell’avvertimento del
bisogno dell’uomo di affidarsi alla guida religiosa, che è l’unica in grado di
fargli superare la sproporzione tra il finito e l’infinito. Della necessità
della guida è qui segno rivelatore Maria tramite indispensabile tra l’uomo e
Dio, sintesi di ogni virtù. A questo punto la preghiera converge su Dante, simbolo
dell’umanità,che dopo lo smarrimento, attraverso le tre guide ritrova le vie
della luce.
Da questo
punto in poi la parola di Dante è poca cosa in confronto a ciò che ha visto, e
così il suo ricordo. Il poeta spiega il suo stato d’animo: è come chi ha visto
qualcosa in sogno, e al risveglio non ricorda che cosa sia,ma sente ancora
tutta l’emozione che ha provato sognando. È come quando la neve si scioglie al
sole, o come quando i responsi della Sibilla si disperdevano con le foglie su
cui erano scritti. Dante prega Dio che gli conceda di rivedere un poco di quel
che ha visto e che la sua arte poetica sia in grado di descrivere almeno una
scintilla della sua gloria,così che i lettori futuri possano comprenderla un
po’.
Egli
comunque,vide e ricorda di una luce così
intensa e acuta, che, se avesse distolto gli occhi, avrebbe perso i sensi. Al
contrario della luce solare che abbaglia e acceca infatti, quella divina, quando
il fedele supera il primo momento di smarrimento provocato dall’impatto di una
potenza finita con una forza infinita, rende la vista più robusta e
penetrativa. Fuori da Dio è la cecità; in lui tutti i sensi si arricchiscono e
fortificano.
Nella profondità della luce divina Dante vede che sono
contenuti in un amoroso vincolo di unità tutti gli innumerevoli elementi che
nell’universo sono sparsi e divisi in un modo che il poeta non riesce a
spiegare. Ma crede di aver visto l’essenza divina che tiene insieme l’intero universo, perché
solo a parlarne sente ancora la gioia provata. La mente di Dante è tutta
assorbita dalla contemplazione , e sempre più desiderosa di contemplare. Al
cospetto della luce di Dio si cambia, si diventa tali che è impossibile
distogliere lo sguardo per guardare qualcos’altro, perché il bene,verso cui la
volontà tende , si riunisce tutto in questa luce, nel suo stato di
perfezione,mentre tutto ciò che ne è al di fuori è imperfetto.
Dante è
perfettamente fuso con la sua volontà, è diventato parte dell’armonia in movimento del
sistema celeste .
In
quest’istante tutto svanisce.
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