da Le città invisibili
Ottavia
Se
volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città - ragnatela. C'è un
precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle
due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di
legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle
maglie di canapa. Sotto non c'è niente per centinaia e centinaia di
metri: qualche nuvola scorre; s'intravede più in basso il fondo del burrone.
Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno.
Tutto il resto, invece d'elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d'acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo.
Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia è meno incerta che in altre città.
Sanno che più di tanto la rete non regge.
Fedora
Al
centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una
sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città
azzurra che è il modello d’un’altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe
potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’altra, diventata come
oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato
il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in
miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri
era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di
vetro.
Fedora
ha adesso nel palazzo delle sfere il suo museo: ogni abitante lo visita,
sceglie la città che corrisponde ai suoi desideri, la contempla immaginando di
specchiarsi nella peschiera delle meduse che doveva raccogliere le acque del
canale (se non fosse stato prosciugato), di percorrere dall’alto del
baldacchino il viale riservato agli elefanti (ora banditi dalla città), di
scivolare lungo la spirale del minareto a chiocciola (che non trovò più la base
su cui sorgere).
Nella
mappa del tuo impero, o grande Kan, devono trovar posto sia la grande Fedora di
pietra sia le piccole Fedore nelle sfere di vetro. Non perché tutte ugualmente
reali, ma perché tutte solo presunte. L’una racchiude ciò che è accettato come
necessario mentre non lo è ancora; le altre ciò che è immaginato come possibile
e un minuto dopo non lo è più.
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