Giuseppe Ungaretti L’allegria
Poesie sulla guerra
VEGLIA
Un'intera
nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
ITALIA
Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
d'innumerevoli contrasti d'innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre
Locvizza, l'1 ottobre 1916
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
d'innumerevoli contrasti d'innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre
Locvizza, l'1 ottobre 1916
(Penultima
di Porto sepolto, questa lirica fa da chiusura alla
raccolta, in dichiarata simmetria con le proemiali Porto sepolto e In
memoria. Là Moammed Sceab era “suicida/ perché non aveva più/
patria”. Qui l'apolide poeta-soldato ne diventa finalmente parte,
confondendosi, mercé l'uniforme mimetica, nella moltitudine di italiani al
fronte: facendosi “grido unanime”.
Furono tanti,
troppi, gli intellettuali e gli scrittori che credettero che il massacro
inaudito della Prima guerra potesse essere il viatico necessario a fare degli
italiani un popolo. E se i proclami dei più ferventi interventisti ancora
ripugnano, anche le più sincere e problematiche istanze di chi credeva che il
fronte fosse l'unico luogo – se non quello d'elezione - per fraternizzare con i
compatrioti rimangono inaccettabili.
Tuttavia, questa poesia, di quel sentimento, rimane una delle testimonianze più
alte e sincere, immune com'è da ogni mistica bellicista, da qualsivoglia
fervore patriottardo.)
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IL PORTO SEPOLTO
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto
(poesia programmatica della poetica di Ungaretti)
SILENZIO
Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi
Mariano, il 27 giugno 1916
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi
Mariano, il 27 giugno 1916
(POESIA DEDICATA AD
ALESSANDRIA D’EGITTO)
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NOSTALGIA
Quando
la notte è a svanire
poco prima di
primavera
e di rado
qualcuno passa
Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto
In un canto
di ponte
contemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue
Le nostre
malattie
si fondono
E come portati via
si rimane.
Locvizza il 28
settembre 1916
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