30/01/13

Scapigliatura


LA SCAPIGLIATURA

La SCAPIGLIATURA
Sorse in Italia dopo il 1860 e terminò, grosso modo, nel 1875. Comprese, in senso stretto, un gruppo di poeti e scrittori milanesi o viventi a Milano (Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Tarchetti, Giovanni Camerana, Carlo Dossi), cui più tardi sono stati accostati alcuni prosatori piemontesi (Giovanni Faldella, Enrico Calandra) e ai quali si possono aggiungere i romanzi giovanili di Verga e alcune liriche di Carducci. Il termine "scapigliatura" venne usato per la prima volta in un romanzo di Cletto Arrighi, come traduzione del francese "boheme"; come fenomeno letterario fu essenzialmente espressione di anarchismo borghese: gli scapigliati erano difatti intellettuali che non accettavano le strutture borghesi, nelle quali vedevano la negazione dei loro ideali di arte e dei valori in cui credevano. Fu, tuttavia, una presa di posizione sterile, in quanto essi non seppero proporre soluzioni.



La Scapigliatura fu un fatto essenzialmente milanese, in quanto Milano era la città più progredita sotto l'aspetto economico e sociale e dove le vecchie concezioni del mondo e dei rapporti sociali si stavano rapidamente dissolvendo. Qui il contrasto fra intellettuali sognatori e borghesi era più aspro.
Le soluzioni artistiche adottate furono anch'esse anarchiche: gli scapigliati cercarono un'arte nuova con cui dire le sensazioni nuove che provavano, aderendo a quella società moderna che li attraeva e, nello stesso tempo, li respingeva. Perciò si accostarono ai poeti maledetti francesi (che prendevano in considerazione l'orrido oggettivo, non quello sentimentale del Romanticismo, gli aspetti orridi della realtà del loro tempo) e ai naturalisti francesi che volevano la rappresentazione del vero.
Questa assunzione di elementi dalle culture straniere (in verità poco fusi e, quindi, artisticamente sterili) rappresentò un fatto positivo, poichè corrispondeva all'esigenza di sprovincializzare la cultura italiana, portandola a diretto contatto con le più significative esperienze culturali straniere, soprattutto francesi.
Altro importante carattere fu la complementarietà delle arti: non esistevano più arti isolate, come la letteratura o la musica, ma l'artista doveva conoscere la molteplicità delle espressioni artistiche e fondere, nella letteratura, l'esperienza pittorica, quella musicale, insomma i valori espressivi della cultura.
"I colori, gli odori, le forme hanno occulti e stretti eapporti con la musica, e verrà tempo in cui si canteranno e suoneranno dal vero un mazzo di fiori, un vassoio di dolci, una statua, un edificio, come oggi un foglio di romanza o uno spirito di melodramma, aperti sul leggio".(C. Dossi, Note azzurre)

Per la loro produzione letteraria, gli scapigliati non tollerano preclusioni; la realtà va cantata in tutti i suoi aspetti, "non solo il cielo, ma anche il fango"; l'indagine viene estesa al subconscio, predominano i temi della letteratura noir, c'è un amore generico per la vita dissipata e il vizio, si guarda con simpatia il suicidio. Si contestano i valori borghesi di religione, patria e famiglia. Il linguaggio usato è semplice, spontaneo, ricco di innesti dal dialetto; non hanno però propositi popolari: ai valori borghesi che combattono  non vogliono opporre le qualità del mondo popolare.

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