23/04/17

L'età del DECADENTISMO

L'Età del Decadentismo

Le componenti culturali  del Decadentismo  vanno individuate nel "superomismo" di Nietzsche, nell' "intuizionismo" di Bergson e nella scoperta dell'inconscio di Freud.

Friedrich NIETZSCHE (1844-1900), filosofo tedesco, afferma che il sapere è falso e ipotetico perché noi non possiamo che conoscere le "apparenze" della realtà, la quale invece è costituita dalla "vita" dominata dagli "istinti". La gran massa degli uomini ("branco") è istintivamente orientata  verso l'accettazione di un "capo", di un  "padrone", perché, essendo incapace di scelte autonome, si sente protetta nel seguire quelle impostele dall'uomo forte. Pochi sono invece gli uomini dotati dell'istinto che il filosofo definisce "la volontà di potenza", e sono questi che hanno il diritto e il dovere di elevarsi sulla massa e di comandare ("superuomini").
Per il filosofo francese Henri-Louis BERGSON (1859-1941)  la vita consiste in uno  slancio vitale  che crea perennemente e imprevedibilmente infinite  "forme"  fuori del tempo e dello spazio convenzionali, in quanto il suo processo, puramente spirituale, implica l'esistenza di un unico indivisibile momento ideale ("durata") nel quale il passato è conservato nel presente e da questo nasce spontaneamente il futuro.  
L'austriaco Sigmund FREUD (1856-1939), fondatore della psicanalisi, determinò la presenza di tre livelli o zone della psiche:l'inconscio, il subconscio (o "subcoscienza") e la coscienza.
L'inconscio è la zona più misteriosa dell'individuo umano e rappresenta la sede degli istinti più primordiali   Addentrarsi nell'incoscio è assai arduo: un tentativo terapeutico, che si rivelò al Freud abbastanza proficuo, consiste nell'analisi dei sogni.
Il "subconscio" è una zona - al limite della coscienza - in cui dominano ancora gli istinti naturali ma non senza che il soggetto ne abbia una qualche consapevolezza.
La "coscienza" è invece la sede in cui l'attività psichica si esplica sotto il dominio della volontà e, quindi, applicando o non applicando deliberatamente le norme del vivere civile (in altre parole è la sede in cui si manifestano la "cultura" e la "moralità" dell'individuo).
Come si vede da queste rapidissime note, tutti e tre gli studiosi considerati furono ostili, per un verso o per un altro, alle scienze positive, contestarono la filosofia del "positivismo" e diedero maggiore importanza alle attività istintive che a quelle razionali dell'uomo.
La spiritualità decadentistica presenta due aspetti fondamentali: la consapevolezza che la realtà della vita sia un mistero che la ragione non potrà mai spiegare e la scoperta di una nuova dimensione della psiche, l'inconscio, consiste in una improvvisa folgorazione dello spirito. Ne conseguono il ripudio di ogni fiducia nella scienza e la convinzione che solo la poesia, mediante l'esplorazione dell'inconscio, può svelare il mistero della vita. La poesia, quindi, viene assunta come strumento di conoscenza.
I decadenti avvertirono questa loro condizione di crisi e furono consapevoli di rappresentare una generazione di "passaggio"da una civiltà ad un'altra.    
Angoscia, senso di solitudine e  di impotenza,  fragilità di  coscienza furono i tratti distintivi della spiritualità decadente, che trovò nell'arte espressioni le più disparate possibili, non riconducibili ad alcun modello ideale.
Come movimento letterario  il Decadentismo nasce in Francia negli ultimi decenni dell'Ottocento. In questo periodo la poesia francese era in gran parte espressa dal movimento dei "parnassiani", cioè di quei poeti che praticavano una poesia"impassibile", priva di ogni legame con la morale e con la vita sociale;   si erano essi stessi definiti "parnassiani" proprio per sottolineare che la loro sede ideale era il mitico monte Parnaso, ove non giungeva neppure l'eco delle passioni tipiche della vita attiva.
Il termine "decadente" ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Fu scelto "decadentismo" proprio per la sensazione di crollo di una civiltà, avvertendo il fallimento del sogno positivista.  Il decadentismo raggiunse il suo culmine attorno agli anni 1885-90 ma non è facile stabilire un momento di chiusura poiché il malessere sociale che ne costituiva l'humus verrà riscontrato anche nel novecento, fino ai nostri giorni.
Da questi si distaccò un gruppo di poeti, tra cui Paul Verlaine (1844-1896), Arthur Rimbaud (1854-1891) e Stéphane Mallarmé(1842-1898), che intesero rivolgersi alla lezione di Charles Baudelaire (1821-1867), secondo il quale la poesia doveva attingere nel profondo del cuore dell'uomo, tentare di scoprire la natura e la ragione di quel misterioso legame che unisce l'uomo all'universo.  
Le loro poesie sono lo specchio in cui si riflettono le loro angosce, le loro  frustrazioni, ma anche le loro trasgressioni, le loro ribellioni. Con i decadenti il legame fra vita (intima e individuale) e poesia si fece sempre più stretto e sempre più esasperata fu la ricerca e spregiudicata la confessione delle loro più intime sensazioni. Verlaine coniò per essi la definizione di "poeti maledetti".
Il Decadentismo ebbe però le sue più  compiute realizzazioni nel campo della narrativa, soprattutto quando si propagò nel resto dell'Europa. A tal riguardo gli esemplari più ragguardevoli sono i romanzi "A ritroso" (1884) del francese Joris-Karl Huysmans (1848-1907), "Il ritratto di Dorian Gray" (1890) dell'inglese Oscar Wilde (1854-1900) e "Il piacere" (1891) di Gabriele D'Annunzio (1863-1938).
Come si vede da questi tre esemplari, l'"eroe" decadente tende a vivere la propria esistenza come "opera d'arte", lasciandosi guidare più dai propri istinti che dalla razionalità e creando rapporti singolari ed ambigui con la realtà del vivere civile - rapporti che potremmo definire asociali - in virtù del proprio sfrenato egocentrismo.
Fra i decadenti italiani possiamo annoverare, ciascuno col proprio "mito", oltre al già citato D'Annunzio (sublime alto, ESTETISMO), il Pascoli (sublime basso, SIMBOLISMO).
Ma gli autori che rivelarono una più profonda consapevolezza della crisi esistenziale del proprio tempo furono Luigi Pirandello   ed     Italo Svevo.
Va però precisato che tutte le tendenze poetiche dei primi decenni del Novecento, dal crepuscolarismo al futurismo, dalla poesia pura alla poesia ermetica, germogliano e vivono nell'area della sensibilità decadente.
(Riassunto libro di Tuscano, sito SDC)

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