Scrittrice che per la continua invenzione e per l'aperto sperimentalismo
delle forme narrative risulta assai poco riportabile ai canoni
consolidati, Anna Maria Ortese ha condotto un'esistenza alquanto ritrosa
e solitaria, cui hanno contribuito sia una vita in pratica senza radici
e segnata dal dolore, anzitutto per i numerosi lutti familiari (che
segnano in profondità anche la sua opera), sia un atteggiamento
fortemente critico verso il mondo culturale e intellettuale del suo
tempo.
Il suo esordio narrativo avviene nel 1937 coi racconti degli Angelici dolori.
Seguiranno numerose altre opere, tutte contraddistinte da
un'originalissima scrittura capace di alternare e fondere i registri
narrativi più diversi, dall'esattezza realistica, all'intensità lirica,
al racconto magico e visionario. Tra le altre, ricordiamo L'infanta sepolta (1950), Il mare non bagna Napoli (1953), L'iguana (1965), Il porto di Toledo (1975), Il cappello piumato (1979), Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari (1997). Un interessantissimo testo di poetica può essere considerato Corpo celeste (1997).
IL MALE FREDDO DI ANNA MARIA ORTESE (da Nazione Indiana)
IL MALE FREDDO DI ANNA MARIA ORTESE (da Nazione Indiana)
Da Il mare non bagna Napoli: "La città involontaria"
Da La lente scura: "Bologna forse una terra promessa"
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