02/02/21

Pier Paolo Pasolini neorealista (Ragazzi d vita e La Ricotta)

Il romanzo Ragazzi di vita (1955)




CONSULTA IL CENTRO STUDI PASOLINI DI CASARSA: 
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E IL CENTRO STUDI -ARCHIVIO PPP DELLA CINETECA DI BOLOGNA:  http://www.cinetecadibologna.it/archivi-non-film/pasolini

Infine, vedi il blog http://sostienepierpaolo.blogspot.com/, creato da cinque classi quinte tra cui tre del Galvani per un convegno su Pier Paolo Pasolini in cui i relatori erano gli studenti! 

Sintesi del romanzo dal sito liminamunti (Deborah Mega)
Ragazzi di vita è il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato la prima volta nel 1955 da Garzanti. La prima edizione andò esaurita in 15 giorni. A causa di questo romanzo, Pasolini e Livio Garzanti subirono un processo per oscenità.
La vicenda è ambientata nelle squallide borgate romane al tempo del secondo dopoguerra del Novecento. I protagonisti sono degli adolescenti del sottoproletariato urbano che vivono di espedienti, cercando di accaparrarsi per poi rivendere ogni genere di oggetto: tombini di ferro, copertoni, tubi, generi alimentari. Riccetto, questo è il soprannome di uno dei ragazzi, dopo aver racimolato del denaro, affitta una barca per navigare sul Tevere con degli amici. Durante questo giro, egli dimostra la sua grande generosità rischiando seriamente la vita dopo essersi gettato in acqua per salvare una rondine che sta per annegare. La scuola che ospita gli sfrattati delle borgate è ridotta in uno stato deplorevole e un giorno crolla all’improvviso, seppellendo e uccidendo la madre del Riccetto e anche Marcello, uno degli amici di Riccetto.
Quando il Riccetto è ormai diciottenne, una sera con il Caciotta trovano da vendere alcune poltrone per conto di un tappezziere di via dei Volsci, ma una volta concluso l’affare, si tengono i soldi. Così si comprano degli abiti nuovi, vanno a mangiare una pizza e vanno al cinema, poi, mentre bighellonano per Villa Borghese incontrano dei compagni di malaffare. Si addormentano su una panchina del parco, ma il mattino dopo il Riccetto scopre di essere stato derubato delle scarpe e del denaro. Qualche giorno dopo i due adocchiano una signora che sta salendo sul tram, la seguono e la borseggiano. Il Caciotta mostra incautamente il bottino a degli amici e così attira l’attenzione di un certo Amerigo, un loro coetaneo aggressivo e dipendente dalle sigarette e dalla droga. Costui li conduce in una bisca dove, dopo una piccola vincita iniziale, comincia a perdere i soldi che il Riccetto gli ha prestato, fino a quando quest’ultimo scappa via. Giunge la polizia che arresta il Caciotta e Amerigo. Il Riccetto e il Lenzetta s’imbattono in un vecchio che presenta loro le proprie figlie. Riccetto comincia a frequentare la più giovane delle ragazze e la sua vita sembra subire una svolta positiva: inizia a lavorare, si fidanza, ma un giorno viene arrestato per un crimine che non ha commesso e deve scontare tre anni di prigione. 
Dopo tre anni i giovani si rincontrano al fiume, dove facevano il bagno da piccoli. Chiusi in un universo dominato dagli istinti, attraversano la loro odissea fatta di inganni, fame, furti, prostituzione, atti di bullismo. I ragazzi protagonisti del libro sono allo sbando: le famiglie e la scuola non costituiscono alcun punto di riferimento. Alle spalle di questi ragazzi infatti ci sono padri violenti e ubriachi, madri esasperate, miseria e violenza. Prima infatti incitano due cani a combattere tra di loro, poi viene preso di mira il Piattoletta, un ragazzo debole, che nessuno difende. Dopo una serie di angherie, viene legato ad un palo e gli viene appiccato il fuoco. Il ragazzo si salva, ma resta ustionato. Successivamente il Begalone, malato di tisi, si sente male, il piccolo Genesio attraversa il fiume, ma poi non è più in grado di ritornare sull’altra riva e muore sotto il ponte, trascinato sott’acqua dai mulinelli. Il Riccetto di nascosto assiste alla disgrazia, ma non si tuffa per aiutarlo, benché sia il figlio del principale della ditta dove ha iniziato a lavorare come manovale. Non è più il ragazzino che alcuni anni prima aveva rischiato la vita gettandosi in acqua per salvare una rondine. Pasolini denuncia il degrado sociale che aveva colpito tutto il Paese dopo il conflitto.
Per quanto riguarda il lessico l’opera è in dialetto romanesco, con tanto di glossario per permettere la comprensione dei termini usati. Questa scelta così spiccatamente gergale e locale è dovuta ad un’esigenza di realismo e secondo Contini rappresenta una vera e propria “dichiarazione d’amore” nei confronti dei ragazzi protagonisti dell’opera. Il primo Riccetto, quello delle scorrazzate, dei furti e delle disonestà è un ragazzino capace di provare pietà e compassione per una rondine. Il Riccetto “responsabilizzato” della conclusione del romanzo invece è integrato dai canoni della società borghese, ha perduto quegli slanci di umanità che si facevano vivi sotto la scorza da piccolo delinquente.
Altra caratteristica interessante è la scelta di nominare raramente i nomi propri dei personaggi, utilizzando invece il soprannome che hanno nel gruppo, nonché l’utilizzo strategico degli aggettivi volto a sottolineare la miseria e lo squallore di qualsiasi ambiente in cui si muovono i protagonisti. Il libro fu scartato sia al premio Strega che al premio Viareggio ma ottenne un grande successo di pubblico. Il processo contro Ragazzi di vita terminerà con una sentenza di assoluzione con “formula piena”, grazie anche alla testimonianza di Carlo Bo che aveva dichiarato che il libro era ricco di valori religiosi “perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati”
Certo è che il grande romanziere-narratore-poeta Pasolini racconta i giorni miserabili che in pieno miracolo economico vivevano i giovani del suo tempo, eroi dell’incultura e della povertà. Si compiva così la loro tragedia esistenziale perché tutti, in un modo o nell’altro avrebbero perseguito la loro irrimediabile vocazione di morte.
 COMMENTO

Nessuno dei "ragazzi di vita" conosce una reale evoluzione, una crescita interiore: essi restano legati per tutto il romanzo ad una fanciullesca ignoranza, a un'esistenza «aurorale» (Ferretti), preculturale e in un certo senso addirittura presociale. Infatti il loro mondo non comunica con l'esterno (cioè con la società e con la storia) e lo stesso gergo ristretto in cui si esprimono sottolinea questa separatezza. Quando qualcuno di essi entra a far parte del mondo degli "altri" (gli adulti, la gente che lavora) cessa di interessare l'autore. È emblematica in questo senso la sorte che Pasolini riserva al Riccetto, il personaggio più importante del romanzo. A partire dal capitolo quinto, l'autore lo sospinge dal primo piano sullo sfondo, in un certo senso lo emargina, relegandolo al ruolo di spettatore estraneo, quasi di intruso. Significativamente poi, alcuni personaggi adolescenti muoiono prima di entrare nella vita adulta (Marcello, Genesio).La tematica cui si è fatto riferimento è indubbiamente in relazione con l'ideologia che sottende il romanzo, ed in particolare con la visione mitica, astorica che Pasolini ha del popolo: «attratto da una vita proletaria /... è per me religione / la sua allegria, non la millenaria / sua lotta: la sua natura, non la sua coscienza») (così scrive ne Le ceneri di Gramsci). Alla degenerazione della società borghese Pasolini contrappone la primitiva sanità del popolo, che, nei suoi strati più bassi (il sottoproletariato) gli appare ancora immune dagli pseudovalori e dagli snaturanti schemi di vita borghesi (o addirittura "civili": si veda la citazione di Tolstoj sul popolo come "grande selvaggio" preposta al quarto capitolo). In Ragazzi di vita la rappresentazione del paesaggio ha notevole rilevanza e riveste diverse funzioni: anzitutto quella di costruire lo sfondo realistico delle vicende. il narratore insiste allora costantemente sui tratti più squallidi, degradati della periferia romana, dove domina incontrastata la «zozzeria»: «Valanghe d'immondezza, case non finite e già in rovina, grandi sterri fangosi, scarpate piene di zozzeria». L'aggettivazione, scarna e incisiva, ha un ruolo privilegiato nel definire questo tipo di realtà, come in questi esempi: scarpate «putride e bruciate», lotti «scrostati e sporchi», loggia «acciaccata e cadente», praticelli «tozzi», finestrine «luride», tram «scassati», selciati «sconnessi». Per contro è assai frequente nel romanzo la presenza di squarci paesaggistici intensamente lirici, che rallentano il ritmo narrativo in pause distese. Si veda ad esempio il luminoso paesaggio che riflette la gioia del Riccetto per essersi impadronito del malloppo del «napoletano» o la rappresentazione della notte stellata durante l'episodio dell'incontro con Amerigo. Un vero pezzo di bravura è la raffigurazione, tra lirica e ironica, della notte nell'orto dove avverrà il furto di cavoli. L'ambigua natura del paesaggio in Ragazzi di vita cui si è fatto ora riferimento rimanda all'ambiguità stessa del narratore.In un intervento di poco posteriore a Ragazzi di vita, Pasolini teorizzava la necessità, per lo scrittore che volesse lasciar "parlare le cose", di attuare un'operazione regressivo-mimetica, il che vuol dire sostanzialmente abdicare alla propria identità socio-culturale e linguistica di autore colto per lasciar posto alla voce diretta del parlante (popolare). 
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Una recensione al romanzo nel sito del centro studi PPP di Casarsa

Capitolo primo RAGAZZI DI VITA: il Ferrobedò (deformazione del nome della fabbrica di cemento armato Ferro-Beton)- 


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CINEMA

LA RICOTTA 







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Altri film da vedere: 

                            integrale su you tube
(trovi un lungo commento al post 
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Che cosa sono le nuvole?

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(su Orte e Sabaudia, sulla bellezza, sul "fascismo", il consumismo e l'omologazione)
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