30/10/20

WU MING SUL ROMANZO STORICO






Wu Ming 2  (Giovanni Cattabriga): 
Penso che il rinnovato interesse per la storia sia dovuto a un incrocio di fattori. Il primo è lo smarrimento: l’individuo che si perde nel bosco, solo, senza mappa né bussola, circondato da tronchi a perdita d’occhio, d’istinto cerca di tornare sui propri passi, in cerca di un punto di riferimento, se non addirittura del luogo di partenza. Questo stesso istinto – che non è ancora “coscienza storica” – mi pare fondi l’attuale brama di passato, la ricerca di un punto d’origine del presente. Credo che le persone intuiscano, fiutando l’aria, quello che Jameson affermava venticinque anni fa: nel tardo capitalismo è solo “storicizzando sempre” che possiamo recuperare una distanza critica, e costruire mappe cognitive con le quali orientarci. Il secondo elemento è il sospettoL’idea che la vulgata storica è “scritta dai vincitori” e contiene verità parziali, inganni e censure è ormai moneta comune. Le reazioni a questa consapevolezza sono disparate: si va dal complottismo alla disillusione, ma è raro che la master fiction sia l’unica storia che uomini e donne si sentono raccontare. A questo, aggiungerei un terzo elemento, l’archivioLa disponibilità di documenti, fonti, saggi e testimonianze è aumentata in maniera esponenziale. Esperienze un tempo riservate agli storici di professione, oggi sono alla portata di chiunque. Con lo stesso motore di ricerca, quotidiano e banale, che usi per trovare la ricetta del purè di fave, puoi imbatterti nel casellario politico centrale di epoca fascista. Inciampare nei frammenti di vicende dimenticate è molto più facile di un tempo, ma questo naturalmente non ci trasforma in storici professionisti, anche se purtroppo c’è chi non vede la differenza. Più spesso, quell’inciampo genera frustrazione, perché il frammento ritrovato non trova a sua volta un quadro di riferimento, oppure lo trova, ma è proprio quella vulgata storica dalla quale ci si vorrebbe affrancare: il frammento diventa semplice complemento, piccola aggiunta che avvalora la vulgata, invece di metterla in crisi. Ecco allora che, come quarto elemento, la fiction si propone di mettere insieme i frammenti, di cucirli in una trama che restituisca loro un senso, una verità narrativa abbastanza solida da opporsi alla master fiction. Ci si rivolge alla fiction perché non di rado i saggi più rigorosi sono o troppo specifici (cioè limitati al frammento) o troppo vasti (cioè meno attenti al dettaglio). La narrativa, invece, può fornire una via di mezzo tra la particolarità dei personaggi e l’universalità dei significati. In questo suo ruolo, direi epistemologico, sta la sua funzione sociale, e dunque la sua responsabilità politica.
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MARCO BELLOCCHIO SU BUONGIORNO NOTTE (a proposito dell'inserzione di personaggi non reali nella storia)

"Mi sono detto; non posso subire così la storia, la verità storica - ammesso che ci sia una verità definitiva nella vicenda di Moro. Devo inventarmi qualcosa di nuovo, di falso e infedele. Mi riconosco questa libertà. 
Oggi c'è un'esigenza civile e morale. non solo artistica, di tradire la storia, nel senso di non subirla fatalmente. 


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