01/03/21

Natalia Ginzburg

 Biografia (dall'enciclopedia delle donne)



INTERVISTA DI 6 minuti a Natalia, dalle Teche Rai


VIDEO RAIPLAY SU LESSICO FAMIGLIARE


Premio Strega 1963. Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg:

 "Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire 'Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna' o 'De cosa spussa l'acido cloridrico', per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole". 


Natalia nasce a Palermo nel 1916 da Giuseppe Levi e Lidia Tanzi; suo padre, vero protagonista di Lessico Famigliare, è uno scienziato triestino antifascista di origine ebraica, mentre sua madre è la sorella di Drusilla Tanzi, la “Mosca” di Eugenio Montale- 


Si tratta di un’opera unica nel suo genere, innanzitutto per la felice commistione di più generi letterari: memoir, fiction, non-fiction e a tratti anche reportage.

Non è tanto l’elemento stilistico il tratto distintivo dell’opera, quanto la sua capacità quasi chirurgica di rendere con nitidezza le abitudini, le brutture, i nomignoli e anche i momenti di tenerezza della famiglia Levi, che diventano così i momenti universali di ogni famiglia. 

La voce del padre Giuseppe permea tutte le pagine del libro: è un personaggio che giganteggia, urla e strepita, burbero e amorevole al tempo stesso. Impone nel linguaggio di chi lo circonda i suoi motti e le parole da lui inventate, poiché nessun termine tratto dal dizionario dell’italiano comune potrebbe rendere con la stessa scrupolosità i concetti che gli balenano in testa e che gli servono per esplorare le sfaccettature della realtà. Basta un termine particolare per far sentire Natalia e i suoi fratelli a casa: l’ambiente domestico del racconto non viene creato tanto dai luoghi e dai gesti meccanici e visibili, quanto da quel lessico unico nel suo genere. Il paradosso, però, è che un linguaggio comprensibile solo per chi abita la bolla domestica dei Ginzburg finisce per diventare quello in cui ognuno di noi riesce a riconoscere la sua famiglia. Tutti gli eventi del libro sono filtrati attraverso quell’idioma familiare, che ne è il collante assoluto: i litigi iperbolici tra il padre e i fratelli, le esperienze amorose della sorella Paola, le moine della madre Lidia, che da giovane si divertiva a scrivere poesie, e che porta in dote il suo ramo familiare popolato di personaggi bizzarri e curiosi.

La lingua è anche il pilastro su cui si basa la trama di Lessico Famigliare, dove la stessa Ginzburg ammette di non aver inventato nulla: nella premessa del libro dichiara la volontà di non cambiare i nomi dei membri della sua famiglia, ma ammette anche di aver sopperito con la fantasia alle lacune della sua memoria, romanzando alcuni passaggi. Ciò che conta non è tanto la fabula, quanto il frasario che emerge e che cattura il lettore facendolo sentire parte del nucleo familiare, al pari degli altri personaggi che lo frequentano: amici di famiglia, professori universitari e la cameriera Natalina sono solo alcuni degli habitué di casa Levi. Nel salotto di casa sfilano anche nomi noti dell’intellighenzia torinese, tra cui Cesare Pavese, Adriano e Camillo Olivetti, Anna Kuliscioff ed Eugenio Montale, compagno della zia Drusilla Tanzi. In quel salotto va in scena anche la storia con la S maiuscola.

Il lessico della famiglia è una ramificata mappatura della memoria, immune alla corruzione da parte del tempo e degli eventi, pronta a ricrearsi nonostante le strade diverse intraprese dai vari componenti. Trasmette l’importanza di custodire le proprie storie e di ritagliarsi quei necessari momenti di raccoglimento e narrazione dell’identità familiare anche nei periodi più frenetici. Casa Levi è la casa di noi tutti, perché incarna i modi di dire, le stramberie, le gerarchie e i codici non scritti di ogni famiglia. In un periodo come il nostro, dove la dispersione, l’emigrazione e la lontananza sono la quotidianità di sempre più famiglie, è importante custodire una Casa Levi a cui tornare con il linguaggio, accarezzando quei modi di dire e quel lessico che ci faranno sempre sentire parte di un salotto che ci ricorda chi siamo stati.

(https://youmanist.it/categories/cultura/lessico-famigliare-natalia-ginzburg)


Tutta la sua opera e la sua vita qui: 

https://www.illibraio.it/news/dautore/natalia-ginzburg-lessico-famigliare-1245668/


                          INCIPIT DEL ROMANZO CON COMMENTO



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