UNA INCOMPLETA ANTOLOGIA
ANTONELLA ANEDDA
Residenze invernali
Dorme.
La parola.
La bambina
la prende.
Sulla lingua.
Come un fiocco
di neve.
Un alfabeto.
Gelido.
Si scioglie.
MARIANGELA GUALTIERI
Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini del mio regno,
se fossi stata regina, fino all’ultima rosa,
fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie e al centro.
Ira. Ma tu non credere
a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa
e questo mondo come una palla
alla fine.
Non credere a chi tinge tutto
di buio pesto e di sangue.
Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Siamo ancora capaci di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
C’è splendore in ogni cosa.
Io l’ho visto. Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella, gioia più grande.
Il tuo destino è l’amore. Sempre
Nient’altro.
Nient’altro nient’altro.
[...]
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare più sola
nell'enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi, mia
la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso e la
parola bosco
trema più fragile del bosco, senza
rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.
Patrizia CAVALLI
GIOVANNI GIUDICI
Alcuni (1972)
Alcuni inseguono tutta la vita
uno scopo – il disegno di un
meccanismo
un seme particolare di grano un
incrocio di canarini
l’attuazione di un piano la
costruzione di una casa.
Alcuni in abitazioni private o in asili
psichiatrici ritentano solitari di carte
o calcoli di moto perpetuo o altre
più improbabili imprese come rivoluzioni.
[...]
Essere umani può anche significare
rassegnarsi.
Ma essere più umani è persistere a
darsi.
Erri De Luca (da “Opera sull'acqua e altre poesie”, Einaudi, 2002)
VALORE
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale
ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual'è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
ANDREA ZANZOTTO
E il nome di Maria Fresu
continua a scoppiare
all’ora dei pranzi
in ogni casseruola
in ogni pentola
in ogni boccone
in ogni
rutto - scoppiato e disseminato -
in milioni di
dimenticanze, di comi, bburp.
continua a scoppiare
all’ora dei pranzi
in ogni casseruola
in ogni pentola
in ogni boccone
in ogni
rutto - scoppiato e disseminato -
in milioni di
dimenticanze, di comi, bburp.
Edoardo Sanguineti, fine anni '60
Piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero
Bosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quaderno
con tredici righe, un’azione della Montecatini1:
piangi piangi, che ti compero
una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente2,
un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica
con bandiere vittoriose:
piangi piangi, che ti compero un grosso capidoglio
di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba
di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella
bomba a mano:
piangi piangi, che ti compero tanti francobolli
dell’Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,
tante teste di moro, tante teste di morto:
oh ridi ridi, che ti compero
un fratellino: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Michele.
LIVIA CANDIANI
LA PORTA Dorme.
La parola.
La bambina
la prende.
Sulla lingua.
Come un fiocco
di neve.
Un alfabeto.
Gelido.
Si scioglie.
MARIANGELA GUALTIERI
Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini del mio regno,
se fossi stata regina, fino all’ultima rosa,
fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie e al centro.
Ira. Ma tu non credere
a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa
e questo mondo come una palla
alla fine.
Non credere a chi tinge tutto
di buio pesto e di sangue.
Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Siamo ancora capaci di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
C’è splendore in ogni cosa.
Io l’ho visto. Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella, gioia più grande.
Il tuo destino è l’amore. Sempre
Nient’altro.
Nient’altro nient’altro.
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